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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
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Non solo realtà

di Antonio Stanca

Molto prima di Copernico e Galileo i cinesi sapevano che la terra era rotonda, prima di Colombo avevano scoperto l’America: così dice, nella conclusione del suo ampio volume “L’impero di Cindia”, Federico Rampini. Nato a Genova nel 1956, giornalista e corrispondente da Pechino del quotidiano “la Repubblica”, Rampini è autore di numerosi saggi sulla storia passata e presente, la vita, i costumi, la politica, l’economia delle nazioni asiatiche. Questi, comparsi negli anni precedenti presso Mondadori, vengono ora riproposti come supplemento a “la Repubblica” o “L’espresso”. Tra essi “L’impero di Cindia” è risultato particolarmente interessante poiché mette a confronto due paesi immensi per estensione e popolazione, la Cina con un miliardo e trecento milioni di abitanti e l’India con un miliardo e cento milioni, li presenta nella loro attuale situazione di sviluppo economico, nel moderno processo di emancipazione che sta facendo superare loro i lunghi secoli di silenzio, di sfruttamento, di subordinazione alle potenze occidentali, l’interminabile periodo di decadenza sopravvenuto agli splendori iniziali di civiltà millenarie, alle loro conquiste nella scienza e nella tecnica, alle loro espressioni nell’arte, nella religione, nella filosofia. Rampini ne ricava un quadro così ricco, così documentato da affermare che il futuro del mondo, l’avvenire dell’umanità non dipende più dall’Occidente ma dall’Oriente, che Cina ed India sostituiranno i tradizionali colossi rappresentati dagli Stati Uniti, dall’Unione Sovietica e da altre nazioni, che la loro potenza economica, scientifica, militare, i rapporti tra i due stati e tra questi e il resto del mondo, gli equilibri tra essi raggiunti o mancati saranno determinanti per la vita, la storia, la società dei prossimi anni. Il saggista mostra, nel libro, come la maggior parte dell’economia mondiale sia ormai legata alle aziende, alle fabbriche, alla produzione che avviene in India e in Cina. Qui investono sempre più le multinazionali perché qui la manodopera costa di meno. Così è successo che in pochi anni nei due paesi siano avvenute trasformazioni totali del territorio, che si siano formate gigantesche metropoli, che piccoli villaggi sperduti siano diventati città popolose e operose, che dalla campagna si sia fuggito verso i centri urbani e che si viva in maniera più decorosa rispetto ad un passato piuttosto recente. Ma non ovunque, non per tutti la situazione è cambiata perché sia in Cina sia in India rimangono ancora vaste aree e milioni di abitanti che non partecipano di tale movimento, che ne sono esclusi e lo saranno ancora per molto. Sono nazioni tanto vaste e tanto popolate da contenere luoghi, ambienti, costumi completamente diversi, opposti, da giustificare la ricchezza e la povertà, l’unione e la separazione, la partecipazione e la rivalità, la legge e la clandestinità, l’amore e la violenza, la vita e la morte ed ogni altro contrasto possibile in simili circostanze. Elementi comuni ai due stati stanno soprattutto nell’attuale processo di ammodernamento, altri diversi si riferiscono alla situazione politica di ognuno di essi, al regime autoritario di Pechino, alla democrazia di Nuova Delhi, e molto abile si rivela il Rampini nell’illustrare realtà così complesse, nel saper ordinare un materiale tanto vasto. Lo fa in questo libro e con un linguaggio semplice, chiaro, scorrevole, capace di muoversi con facilità tra generale e particolare, storia e vita, passato e presente. Il lettore ne viene attratto poiché si vede agevolmente informato di situazioni, vicende che finora gli erano rimaste lontane, gli erano risultate misteriose, se le vede spiegate, chiarite, avvicinate, in esse ritrova aspetti, momenti della sua vita, scopre somiglianze che non avrebbe mai immaginato con luoghi e persone tanto distanti.

Niente sfugge allo sguardo del Rampini, è così sicuro da comprendere quanto è accaduto e accade non solo in Cina e in India ma anche nei paesi vicini, da ricavare una storia completa, totale di questi luoghi, farne un documento, un testo dal quale non si può prescindere. Un’opera di storia è “L’impero di Cindia”, di una storia che non si limita ad esporre degli avvenimenti poichè li sente, partecipa di essi, non è solo realtà ma anche vita.


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