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Per un uomo nuovo
(I tempi della coscienza)

di Antonio Stanca

 

E’ stato recentemente ristampato dalla Mondadori, nella serie Oscar Saggi, il libro di Pierre Riches "La fede è un bagaglio lieve" (pagg. 140, euro 7,23). L’autore, un ebreo nato ad Alessandria d’Egitto e battezzato a Milano quando aveva ventitré anni, ha studiato filosofia in Inghilterra e teologia in Italia, ha viaggiato, praticato il sacerdozio e insegnato in molti paesi del mondo, ha partecipato al Concilio Vaticano II, è stato parroco in un paese della provincia romana e spesso ha raccolto le sue riflessioni, il suo pensiero, i risultati delle sue vaste esperienze in saggi od opere d’indiscusso valore morale e filosofico.

"La fede è un bagaglio lieve" era comparso, la prima volta, nel 1995 e già allora l’autore-teologo, nell’introduzione, si era dichiarato incerto riguardo alla pubblicazione perché si trattava di argomenti da lui affrontati in altre opere e perché i lettori avrebbero potuto rilevare molte approssimazioni o superficialità in un libro che era la trasposizione immediata, fedele dei dialoghi verificatisi con alcuni ragazzi durante una sua sosta a Milano. Tra ragazzi e ragazze erano stati in undici a fargli delle domande e questo era avvenuto per otto sere consecutive. Ogni sera ci si era soffermati su uno o più argomenti e così si erano resi possibili colloqui concernenti la fede, la creazione della vita, del mondo, la sofferenza, la guerra (allora in Ruanda e Bosnia), la diffusione di religioni diverse dal Cristianesimo, il peccato originale, il Messia nelle Scritture, l’incarnazione di Cristo, il destino dell’uomo, dell’umanità, la morte, l’aldilà, il celibato dei preti, il divieto di sacerdozio per le donne, il sesso, i contraccettivi, il matrimonio, l’omosessualità, la libertà sessuale, la Chiesa nel mondo d’oggi, i grandi spostamenti delle popolazioni asiatiche, africane, sudamericane, la Chiesa e la politica, le immigrazioni in Europa.

Temi, problemi vecchi e nuovi vengono presentati in una forma letteraria, il dialogo, che dall’antichità è giunta fino a noi senza mai perdere la sua capacità d’ interessare, di attrarre perché sempre coinvolgente nel suo procedere costantemente e variamente animato. Preminenti risultano negli scambi tra il teologo ed i ragazzi delle serate milanesi l’attenzione al problema religioso ed il modello della domanda e risposta , le domande dei giovani e le risposte del Riches, che finiscono col costituire il vero se non l’unico contenuto dell’opera e col renderla accessibile ai più larghi strati di pubblico date la semplicità e chiarezza alle quali sono improntate e le finalità esplicative che perseguono. Una serie di lezioni tenute a studenti e quasi obbligate a riuscire semplici e chiare sia per la giovane età degli ascoltatori sia per il proposito del relatore di risolvere molti loro dubbi riguardo a questioni del passato e, tuttavia, ancora cariche di difficoltà e incomprensioni oppure del presente ed alle quali essi stessi sono interessati: così si presenta il libro e da qui il piacere di leggerlo senza mai fermarsi. Insieme ai ragazzi che ascoltano i lettori si sentono partecipi delle varie situazioni presentate giacchè sono vissute anche da loro o anche per loro non si sono ancora chiarite. Chi legge si ritrova in quanto avviene nel testo, vorrebbe intervenire attirato dall’importanza dei contenuti e dalla facilità di affrontarli, chiarirli, dalla modestia ed umiltà di chi lo fa. Né poteva essere diversamente per uno studioso, un pensatore che mentre mostra, nei suoi discorsi, conoscenze tanto estese da comprendere mitologia, epica, teologia, storia, filosofia, letteratura, arte, scienza di ogni popolo del mondo dalle origini alle più recenti condizioni di vita individuale e collettiva o acquisizioni del pensiero religioso e laico o conquiste scientifiche e tecniche o espressioni artistiche, mentre si muove con estrema facilità tra tanto sapere perché lo ha assorbito al punto da viverlo, da menzionare, citare continuamente testi ed autori del passato e del presente, mentre impressiona il lettore per quanto mostra di conoscere e di poter dire riguardo ad ogni argomento che gli viene richiesto, invita pure i suoi interlocutori a pensare ed agire, a vivere seguendo la linea del buon senso, comportandosi secondo quanto la ragione, il sentimento, la circostanza suggerisce e non in nome di teorie o principi astratti, di tesi a priori, usando, cioè, il proprio spirito critico , cercando la propria verità. Difficile risulta, pertanto, distinguere in Riches l’uomo colto, profondamente religioso da quello comune tanto compenetrate di quotidianità sono la sua cultura e religione, tanto adattate ad onestà, sincerità, spontaneità le conoscenze dello studioso e le convinzioni del fedele, tanto ricondotte a sé, alla propria persona la vita e la storia.

Questo non significa mettere in discussione ogni eredità, dubitare di tutto poiché inalterati rimangono principi quali il bene, la giustizia, la virtù o altri che costituiscono il patrimonio spirituale, morale dell’umanità ed ai quali i tempi, le generazioni hanno riconosciuto funzione e valore positivi fissandoli come esempi da imitare e trasmettere. Vuole essere, invece, un invito a non sentirsi, di fronte ai grandi interrogativi della storia passata e presente ed in particolare quello religioso, divino che tutti li percorre, soggiogati, ossessionati dal peso delle tradizioni, da timori o terrori che spesso sono stati ad essi associati, vuole esortare a sviluppare una coscienza critica, a mostrarsi non passivi o dipendenti da quanto è avvenuto o avviene fuori di noi ma attivi, capaci di riflettere, considerare, decidere, agire per proprio conto. Si potrebbe dire come di un richiamo ad evolversi, rinnovarsi acquisendo una coscienza non solo autonoma ma anche nuova di ciò che è stato prima ed è adesso. In tal modo quanto era rimasto sempre lontano dall’uomo perché difficile oppure oscuro, inquietante, quanto egli aveva subito o accettato passivamente come la fede, la religione, diviene a lui vicino, acquista una dimensione, una misura umana. L’uomo diventa protagonista, arbitro della sua esistenza se oltre che coi problemi religiosi impara a confrontarsi con quelli affettivi, sociali, sessuali, politici e con gli altri che i tempi sempre nuovi e diversi gli procureranno, se si dispone verso di essi in nome di una propria posizione. "Un bagaglio lieve" saranno per un uomo simile la fede ed ogni altra cognizione perché le avrà adattate a sé, alla sua condizione individuale e sociale, avrà trovato l’equilibrio necessario per viverle come qualunque verità.

Una lezione di modernità, di progresso risulta, in definitiva, quella del Riches di questo libro, un insegnamento volto ad educare, preparare i giovani che lo ascoltano e, con essi, ogni gioventù all’idea della necessità di formare, tramite il rinnovamento della coscienza, quell’uomo nuovo che, sicuro delle proprie scelte, sia capace di creare per sé e per gli altri la vita, la storia che i tempi richiedono.


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