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Un’umanità inquieta
(Nel Sud d’Italia come altrove)

di Antonio Stanca

Giornalista e scrittore attivo da tempo e molte volte impegnato a trattare , in entrambe le direzioni , del Meridione d’Italia,della sua storia passata, di quella attuale, del divario col Settentrione, dei gravi problemi interni ed esterni a quest’area della Penisola, delle sue difficoltà ad inserirsi in un movimento maggiore, più volte premiato per le sue opere narrative, il salernitano Giovanni Russo ha recentemente pubblicato "Le olive verdi" - Racconti dal Sud (ed.Scheiwiller). E’una raccolta di racconti, alcuni brevissimi, condotta in uno stile scorrevole, incisivo e rivolta a rappresentare situazioni di vita individuale, casi umani verificatisi o verificantisi in regioni quali la Bassa Campania, Basilicata, Puglia, Calabria. Di essi l’autore mostra di aver saputo o di essere stato testimone. I tempi della narrazione sono, quindi, piuttosto recenti se si tiene conto che il Russo è vivente e dice di sue esperienze facendo del libro quasi un’opera autobiografica. Da notare che mentre nelle precedenti opere d’argomento meridionale si era generalmente assistito a rappresentazioni ben determinate, a vicende chiaramente definite nei loro elementi ed aspetti, in questa l’autore concede ampi spazi all’indeterminazione, alla mancata spiegazione, al mistero, al segreto. Le varie zone dell’Italia meridionale presentate, le loro tradizioni, i loro costumi sono divenuti ora motivo di confronto con i personaggi dei racconti. Da questi emergono non i problemi di una terra, di una collettività bensì quelli di alcune persone in esse inserite e con esse in un rapporto piuttosto contrastato, difficile, poco chiaro, mai risolto. Sono delle figure moderne che, nonostante i luoghi, gli ambienti della loro vita, pensano e sentono come gli eroi di tanta letteratura decadente o contemporanea. Vivono, cioè, esclusivamente del loro spirito e si vedono limitate da quanto succede intorno si tratti della famiglia o del paese. Il loro atteggiamento è di protesta, ribellione, il loro destino di morte prima morale e poi fisica. Quello della sconfitta, della fine è il senso che percorre l’opera e di esso il Russo rende partecipe anche il paesaggio, le piante, le acque, la luce e tutto ciò che viene a contatto con il personaggio protagonista. I suoi eroi comunicano con gli elementi della natura, in essi soltanto a volte si ritrovano, con essi dicono di sé essendo divenuto impossibile farlo con chi sta vicino. "Come i primi uomini della terra" molti protagonisti di questi racconti sono soli, indifesi, spaventati."…Tutto ciò che era stato costruito per seppellire… la paura… celarla e vincerla era scardinato ed essa ritornava a minacciare ed opprimere ora come tremila anni fa…".

Il tema dell’attuale diffusa negatività, cioè della crisi dei valori più veri ed autentici dell’uomo, giunge, con quest’opera, ad ampliare quanto nella produzione del Russo sarebbe rimasto limitato ad un modo e luogo specifici. Il suo Meridione, tramite i nuovi personaggi dall’interiorità così complessa da sentirsi divisi, sospesi tra i propri pensieri, supera i confini del territorio, si trasforma in un’espressione dello spirito e si affianca ai luoghi di molta letteratura mondiale modificando tanta opinione corrente. Se finora, infatti, si era pensato che soltanto l’intellettualità, l’artisticità fossero esposte al rischio dell’incomprensione, della sconfitta in un mondo divenuto ostile perché regolato in maniera completamente diversa dalle loro idealità, ora si sa che anche l’uomo semplice, quotidiano può sentirsi "esiliato tra gli uomini"; se ancora si pensava che alcuni posti della terra, come quelli rappresentati dal Russo, perché non invasi o meno invasi dalla modernità rappresentassero una possibilità di salvezza per spiriti inquieti, disturbati nel rapporto con la realtà,ora si sa che anche chi abita quei posti, "il contadino", "lo zappatore", i loro figli possono soffrire della stessa inquietudine.

Questa è divenuta una dimensione dell’anima della quale insieme allo spirito eletto può sentirsi partecipe pure chi era immaginato del tutto lontano dimostrando così che la spiegazione del fenomeno non sta nei tempi, luoghi, ambienti ma soltanto nell’uomo.


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