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Dio: perderlo o ritrovarlo? di Antonio Stanca
Altro mondo, altro tempo deve essere considerato il nostro, finito, concluso è il mondo, il tempo della religione ed iniziato quello dell’uomo! Più volte nella storia si è contrapposta l’opera dell’uomo a quella di Dio, ci si è mostrati convinti della forza della prima, della sua capacità di modificare la situazione vissuta e si è trattato di movimenti di pensiero estesi che, tuttavia, non sono riusciti a cambiare, se non nella mente degli intellettuali del momento o del periodo, quanto avveniva. Da parte sua l’opinione pubblica era rimasta sulla propria posizione, quella di una religiosità vissuta quasi passivamente come avviene per un’idea, un pensiero che faccia parte dell’atmosfera comune, dell’ambiente sociale, che si trasmetta naturalmente come altri elementi o aspetti della vita. Ancora adesso questa è la situazione collettiva e, pertanto, non si capisce come possa la Sallenave pensare di laicizzare un mondo nel quale quello religioso è uno degli elementi costitutivi fin dal più lontano passato, una delle parti che lo compongono e che come l’acqua, l’aria, la luce, sono giunte fino a noi per via naturale, senza che lo volessimo. Togliere, eliminare questo elemento, questa parte significa voler cambiare il mondo, la vita quali essi sono stati da sempre e questo non è possibile, significa voler ridurre l’uomo alla sola componente materiale, fisica o voler orientare quella morale, spirituale in altro senso e neanche questo si può giacché quello religioso è il senso che si scopre più facilmente perché spontaneamente. Perché non sia più così servirebbe una vasta, immensa operazione mirata a rimuovere quanto i tempi, gli usi, i costumi hanno stabilito e si tratterebbe d’iniziare un percorso nuovo, lunghissimo e dagli esiti incerti. E se, invece, si pensasse di rafforzare presso l’opinione pubblica quel sentimento religioso che i tempi ed i problemi hanno indebolito? Più facile e più efficace potrebbe riuscire una simile azione giacché si tratterebbe di recuperare quanto, soprattutto presso i giovani, sta per perdersi: la religione come senso del dovere, rispetto della regola, disciplina dell’anima. Si potrebbe sperare, così, di eliminare o almeno ridurre i gravi fenomeni dei quali la cronaca quotidiana informa e che riguardano, in particolare, i giovani delle società moderne, civili. Anche per il fondamentalismo religioso che, nei paesi orientali, diventa violenza, terrore, morte, servirebbe un’azione volta a riportare la religione entro i propri termini liberandola da quanto intenzionalmente e falsamente le viene attribuito. Non meno religione nel mondo, quindi, ma più religione o una religione maggiormente e giustamente sentita e vissuta. Potrebbe essere un motivo o il motivo di coesione, di riconoscimento in una situazione come la moderna che tende ad isolare, separare, dividere. Potrebbe coesistere, convivere con tutto, scienza compresa, ché anche questa è mossa da spirito anche se i risultati riguardano la materia. Potrebbe servire alla distensione, alla pace, al bene essendo questi sentimenti possibili solo se si è religiosi. |
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