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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
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Come correggere?

di Antonio Stanca

 

Il secondo volume della collana “Aculei”, promossa dalla casa editrice Salerno di Roma e diretta da Alessandro Barbero, s’intitola Faccia da Italiano ed è di Matteo Sanfilippo, docente di Storia Moderna presso l’Università della Tuscia. Sanfilippo è tra i direttori dell’ ”Archivio storico dell’emigrazione italiana” e, insieme a P. Corti, ha curato, nel 2009, il volume degli “Annali” della “Storia d’Italia” relativo all’emigrazione. È uno studioso del fenomeno e ad altri studiosi saranno affidati i volumi della collana che seguiranno e che riguarderanno quanto della storia, vecchia e nuova, non è stato completamente chiarito.

In Faccia da Italiano il Sanfilippo si sofferma ancora una volta sull’emigrazione, va alle sue origini, quando, durante i secoli bui del Medioevo, essa cominciò a manifestarsi nelle zone del Nord d’Italia. Allora i motivi che vi soggiacevano erano solo di tipo economico e si cercava all’estero il lavoro necessario per assicurare a se stessi e alla propria famiglia quanto serviva per sopravvivere almeno per un certo periodo di tempo. Le nazioni dove si emigrava erano generalmente l’Inghilterra, la Francia e la Svizzera. In seguito il fenomeno migratorio è continuato, si è esteso verso altre nazioni, ha compreso l’America ed è giunto ai tempi moderni, a quelli contemporanei. Ai motivi economici si sono aggiunti altri ma inalterati sono rimasti i caratteri che da quel lontano passato sono stati attribuiti agli italiani dalle popolazioni che li hanno ospitati. Dai tempi che furono a quelli che sono l’italiano all’estero è considerato un tipo di persona da tenere a distanza, da guardare con sospetto perché pigro, svogliato, capace d’ingannare, di tradire. Questa conseguenza del fenomeno migratorio è andata aggravandosi quando in seguito ad emigrare sono stati pure molti meridionali, pugliesi, calabresi, siciliani, i quali erano già considerati poco raccomandabili. Inoltre molta letteratura, molto cinema, molta televisione dei paesi scelti dagli emigranti hanno tratto alimento da questo tema ed esso ha finito col divenire un luogo comune difficile da rimuovere. In effetti non sono mancate le azioni illecite compiute dagli italiani all’estero, le bande criminali da essi formate, le famose figure della malavita americana da essi provenienti, le operazioni mafiose di controllo dell’economia, della politica da essi compiute, ma è successo pure che da qui derivasse un pregiudizio e che fosse attribuito anche a quegli italiani emigrati e rimasti lontani dalla criminalità e addirittura a quel popolo italiano rimasto entro i confini della propria nazione.

Il Sanfilippo vuole spiegare come si sia verificata una simile distorsione ma non spera di poterla correggere con la sola spiegazione. Spera di più negli scambi che, in seguito alla formazione dell’Europa Unita, stanno avvenendo tra le nazioni del Vecchio Continente compresa l’Italia, e negli altri scambi tra l’Italia e l’Est Europeo, l’Asia, l’Africa, l’America Latina che il recente fenomeno dell’immigrazione ha avviato. Spera in un’integrazione nella quale i connotati italiani perdano rilievo. Con la modernità, secondo Sanfilippo, si potrebbe superare quanto è giunto dal passato ma non è un cammino facile né breve e potrebbe comportare altri problemi.


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