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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
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Per una storia dell’uomo

di Antonio Stanca

Giornalista, saggista, poeta, scrittore, drammaturgo, Nobel per la Letteratura nel 1998, José Saramago è stato un autore prolifico. Era nato nel 1922 ad Azinhaga, in Portogallo, ed è morto il 18 Giugno scorso quando aveva ottantotto anni a Tίas, nelle Isole Canarie, dove si era rifugiato fin dal 1991 poiché, in seguito alla pubblicazione del “Vangelo secondo Gesù Cristo”, si era visto esposto a continue critiche da parte degli ambienti cattolici. Il fenomeno si è ripetuto nel 2009 con la pubblicazione di “Caino”. Come nel “Vangelo secondo Gesù Cristo” aveva ripercorso il Nuovo Testamento così in “Caino” Saramago ripercorre il Vecchio riportando entrambi ad una dimensione umana, terrena, liberandoli dal carattere divino, sacro che generalmente viene attribuito alle loro storie. Da qui erano derivate al momento delle due opere le polemiche con la Chiesa.

“Caino” è stata l’ultima narrazione dello scrittore portoghese ed in Italia è comparsa quest’anno nella serie “I Narratori” della Casa Editrice Feltrinelli con la traduzione di Rita Desti. In essa l’autore, dichiaratamente ateo, presenta un Caino perdonato da Dio per l’uccisione del fratello Abele ma non completamente assolto. Il segno di quella colpa gli viene impresso sulla fronte affinché lo porti con sé nel lungo viaggio che Saramago gli fa compiere in groppa ad un asino tra luoghi, tempi, avvenimenti che si stanno verificando o che ancora devono verificarsi, tra tanti presenti e tanti futuri. Si tratta dei posti e degli eventi più significativi del Vecchio Testamento quali la cacciata dall’Eden, la reggia e gli amori di Lilith, il sacrificio di Isacco, la Torre di Babele, la distruzione di Sodoma, il Vitello d’oro, le storie di Giobbe ed infine l’Arca  di Noè. Sono i momenti nei quali l’umanità si sta formando, i primordi della vita, della storia, i tempi che vedono nascere le regole, i principi validi per tutti, per sempre e Caino vi partecipa come spettatore, testimone o protagonista mostrando di non essere quel personaggio solamente cattivo che la tradizione religiosa ha inteso e fatto intendere ma di assomigliare a molte altre persone, di essere uno tra i tanti. Invece è Dio quello che in tale percorso si mostra cattivo ed a volte crudele, privo di amore, di pietà verso l’essere umano sia esso padre o figlio, maschio o femmina, adulto o bambino. Ad un capovolgimento di quanto sempre si è creduto circa il Vecchio Testamento fa assistere il Saramago di questo libro, una versione diversa ne offre. Tra l’altro non è Dio ma l’uomo al centro delle varie vicende e non un solo uomo ma quanti vi si erano trovati, vi avevano preso parte. Di tutti, dei loro pensieri, delle loro azioni fa sapere lo scrittore tramite il viaggio che in mezzo a loro fa compiere al suo Caino.

Come le altre di Saramago anche questa è una storia senza eroi perché di soli uomini con i loro aspetti positivi e negativi e come le altre volte la sua scrittura vuole rendere fedelmente le varie situazioni rappresentate, vuole aderire ad esse fino a sembrare la loro voce. Per questo si mostra priva di particolari costruzioni, lontana dalle regole più elementari: vuole essere la voce di chi non le conosce! Da tanta realtà lo scrittore fa emergere quel che si propone, il fine che persegue. Come nell’epica antica si narra, si scrive di una storia che già esiste, la si combina con un’idea.

In “Caino” si è trattato di storia religiosa e di una religione così antica e così vicina all’uomo da muovere Saramago a compiere, in maniera convinta, quel processo di umanizzazione degli eventi che sempre aveva cercato. In “Caino” il suo uomo oltre a dire dei propri problemi, della propria vita, dice pure di Dio, sta con Dio, parla con lui, ne fa una presenza tra le altre, lo espone agli errori, alle colpe degli altri, gli attribuisce la voce, la funzione degli altri, lo fa uomo.

A questo giunge l’ultimo Saramago non solo perché era ateo ma soprattutto perché era uomo che tra gli uomini voleva rimanere ed alla misura umana si era assunto il compito di riportare la vita e tutto quanto ad essa era appartenuto e apparteneva.


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