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Alla ricerca di effetti

di Antonio Stanca

Ridotti, scarsi gli avvenimenti, minima l’azione, tanti i pensieri, i dubbi avvertiti, i problemi, i pericoli immaginati dal protagonista del recente lavoro di Tiziano Scarpa, il romanzo “Le cose fondamentali” pubblicato da Einaudi, Torino 2010.

Scarpa è nato a Venezia nel 1963, qui ha studiato e qui lavora. E’ autore di romanzi, racconti, saggi, poesie, drammi. Fa parte dell’ultima generazione di scrittori italiani, quella più libera dalle regole, ed in particolare si distingue per il suo bisogno di mostrarsi, di apparire. Non cerca solo lettori ma anche ascoltatori, spettatori tramite lavori alla radio, al cinema e apparizioni in pubblico dove legge o addirittura canta, con accompagnamento musicale, brani delle sue opere. Un autore strano è Tiziano Scarpa, un autore che produce molto in molte direzioni e che sembra mosso soprattutto dal bisogno di far vedere i suoi prodotti, attirare l’attenzione, incuriosire. La forma più che il contenuto egli cura e per questo molto discussa è stata, l’anno scorso, l’assegnazione del Premio Strega al suo romanzo “Stabat Mater” del 2008. Poi, nel 2010, sono venuti i resoconti de “La vita, non il mondo” ed ora è comparso “Le cose fondamentali”. Sono quelle che il padre, Leonardo, di un bambino appena nato, Mario, inizia a scrivere al computer perché pensa che potranno servire al figlio quando sarà adolescente. Riguardano l’amore, la famiglia, le aspirazioni, il potere ed altri aspetti della vita che lui ritiene “fondamentali”. Comincia dalle proprie esperienze, dalle delusioni che aveva provato quando, divenuto adolescente, aveva scoperto che poco o niente era vero di quanto in casa gli avevano fatto credere. Per evitare un simile pericolo a Mario Leonardo gli prepara una scrittura che dovrà leggere a quattordici anni e dalla quale dovrà apprendere che la vita non è quella che  s’immagina da bambini e che non è bene farsi illusioni. Un suo amico, Tiziano, gli contesta l’operazione poiché è convinto che per formarsi alla vita servano le esperienze dirette e non quelle desunte dalle pagine di uno scritto. Leonardo riflette sulle obiezioni dell’amico, a volte pensa d’interrompere il lavoro ma lo riprende sempre perché sempre riemerge il suo bisogno di sentirsi utile e di poterlo fare scrivendo.

Mario si ammalerà di una grave malattia e la circostanza farà scoprire a Leonardo di non essere il padre del bambino. I pensieri che generalmente lo inseguivano e che provenivano dalla sua immaginazione sempre in movimento, dalle sue preoccupazioni sempre molte riguardo al futuro rapporto con il figlio e ad altre situazioni pure immaginate, ora diventeranno ossessioni, si trasformeranno in un tumulto, in un vortice nel quale Leonardo si sentirà smarrito. Tra l’altro penserà di suicidarsi. Infiniti, diversi, opposti saranno i suoi pensieri e tutti troveranno posto nella sua mente.

Un libro di pensieri è questo dello Scarpa, di parole, delle parole che quei pensieri rendono e da essi ricavano gli elementi necessari per ottenere effetti sempre nuovi, originali, insoliti. Quest’opera non è diversa da altre di un autore che scrive come vive, cioè per sorprendere. Rammaricati si rimane pensando che il tema è valido, interessante e che se svolto in altra maniera avrebbe avuto un esito diverso, sarebbe divenuto un messaggio.

 


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