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Verso l'assoluto *
(Un'aspirazione mai smessa)

di Antonio Stanca

E' stato recentemente pubblicato da Bruno Mondadori "La nostalgia dell'assoluto" (107 pagine, 16.000 lire) di George Steiner. Filologo, linguista, critico letterario di fama mondiale, Steiner è nato in Francia nel 1929, si è formato in America ed ha operato soprattutto in Europa quale docente di Letteratura inglese e Letterature comparate presso le Università di Cambridge e Ginevra ed autore di numerosi libri - saggio oltre che di due romanzi e racconti. Ora ha riunito in questa breve opera i testi di cinque conferenze tenute nel 1994 per la radio canadese. Gli argomenti sono di carattere storico, sociale, filosofico, esistenziale e riguardano la condizione dell'uomo nel mondo occidentale, i suoi problemi, le sue aspirazioni, il suo destino. Ogni indagine è sostenuta da citazioni significative di testi antichi e moderni, dalla loro interpretazione e comparazione sicché dalla particolarità del caso in esame si perviene ogni volta alla generalità di una teoria. E' questo un procedimento proprio dello Steiner e col tempo gli ha fatto superare i confini della critica letteraria e lo ha rivelato un attento e profondo conoscitore della storia dell'uomo dalle origini ai tempi moderni, un osservatore acuto dei suoi costumi, sentimenti, pensieri, azioni e della loro evoluzione. Tutto ciò che è stato dell'uomo, lingua, cultura, arte, scienza, religione, tutta la sua vita, passata e presente, è ora di Steiner e rappresenta lo sconfinato terreno dal quale egli muove per ognuna delle sue elaborazioni.

Stavolta, in queste cinque conferenze, intende documentare e provare quanto storici e sociologi da tempo sostengono e cioè che nel mondo occidentale si è assistito ad una progressiva crisi della teologia, delle chiese, dei sistemi religiosi, in particolare di quello cristiano, e della funzione di verità e centralità da essi svolta nella vita del singolo e della collettività dalla fine della storia greca e romana in poi. Circa i tempi d'origine del fenomeno alcuni studiosi li fanno risalire al momento della diffusione del razionalismo rinascimentale, altri a quello delle concezioni laiche proprie dell'Illuminismo, altri ancora al periodo del darwinismo, della rivoluzione industriale quando in nome dell'immanenza si rifiutò ogni trascendenza. Si discute, quindi, sui tempi ma si è unanimi nel riconoscere l'esistenza del problema e lo Steiner vi aggiunge che tale riduzione e quasi scomparsa della componente religiosa della vita aveva creato dei vuoti profondi nello spirito individuale e sociale poiché lo aveva privato di un riferimento sicuro, di un elemento catalizzatore, totalizzante e lo aveva reso nostalgico di esso. Era rimasta intatta, cioè, la tensione verso quanto di unico, di assoluto la verità religiosa aveva rappresentato e la situazione era sfociata, negli ultimi centocinquant'anni, nella formulazione di alcune dottrine che, pur non religiose, avevano mirato a sostituirsi alla vecchia religione, alla sua capacità di attirare e finalizzare le speranze di tutti, di proiettarle in una dimensione ideale prospettata come correttiva di quella reale, liberata dai problemi di questa. "Mitologie" vengono definite dallo Steiner tali dottrine perché così gli sembra di rendere la loro qualità di religione laica. Il comunismo di Marx, la psicoanalisi di Freud, l'antropologia di Lévi - Strauss sono state le tre grandi "mitologie" che hanno cercato, tra XIX e XX secolo, di colmare il vuoto provocato dalla crisi della religione, di prendere il posto di questa. Come una religione, infatti, anch'esse si sono mostrate fondate da un maestro, fissate in testi canonici, seguite da discepoli e col tempo sono state messe in discussione da dissidenti, come una religione hanno sviluppato linguaggi, simboli, rituali propri ed aspirato ad essere uniche, totali, assolute, a valere per l'umanità intera, per le sue condizioni presenti e future, per i suoi destini. Ed ancora seguendo il modello religioso i loro iniziatori si sono e sono stati ritenuti degli spiriti illuminati, dei messia, dei profeti, dei portatori e diffusori di verità: Marx s'identificò con Prometeo, Freud con Mosè; come loro avrebbero procurato uno il fuoco, la luce della verità, l'altro le leggi del vivere. In effetti Marx elaborò un programma storico, politico, filosofico che avrebbe dovuto condurre ad "un mondo senza classi, senza oppressione economica, senza povertà e senza guerra"; Freud operò, nella vita e negli scritti, affinchè l'uomo risolvesse l'eterno problema del conflitto tra istinto e razionalità, tra pulsioni interiori e condizionamenti esterni, controllasse le repressioni provenienti dal sociale, chiarisse ogni interiorità pur inconscia e giungesse a sentirsi libero; Lévi - Strauss comprese, nel suo pensiero, le posizioni di Marx (società) e Freud (coscienza) e si avviò verso una totalità più estesa della loro, verso quella "scienza dell'uomo" che sarebbe stata la sua antropologia ed avrebbe rivelato la graduale soppressione, verificatasi nella storia, della condizione naturale dell'uomo in nome di quella culturale, della sua vita libera a contatto con gli altri elementi ed aspetti della natura in nome di quella voluta e regolata dal progresso. Questa, secondo lo studioso, avrebbe annullato completamente quella e si potrebbe già prevedere un'apocalisse finale da attribuire alla volontà di potenza insita nell'uomo progredito e al correlato bisogno di distruggere quanto del progresso non fa parte.

Nessuna di tali teorie riuscì nell'intento perseguito di tradursi in un valore universale, incondizionato, definitivo, in una verità assoluta e tutte sono finite tra interminabili contestazioni e irreparabili danni, tutte hanno mostrato i limiti propri di ogni progetto di carattere soggettivo oltre che quelli della dipendenza da determinati tempi e ambienti della vita e della storia. Come la religione che avrebbero voluto sostituire anch'esse sono andate in crisi, come i suoi valori astratti anche i loro valori concreti sono finiti. E' successo anche perché nel contempo inarrestabili divenivano le conquiste della scienza e della tecnica. Queste suscitavano un'attenzione ed un interesse sempre maggiori, assumevano un posto centrale nell'opinione pubblica, annullavano ogni altra fede o credenza o aspirazione grazie agli innumerevoli ed evidenti vantaggi che offrivano, lasciavano intravedere destini di inesauribile benessere per il singolo e la comunità, si trasformavano in un nuovo credo, un nuovo culto, una nuova vita, assurgevano a quel livello di valore assoluto così intensamente e vanamente perseguito da Marx, Freud, Lévi - Strauss nei loro lavori.

Anche la scienza, tuttavia, finiva col fallire nei suoi immensi ed accattivanti programmi, giungeva con l'assumere l'aspetto di una minaccia fino a trasformarsi, nei giorni nostri, in un vero e proprio pericolo se si pensa a quanto da essa provocato in ambito individuale (malattie fisiche e psichiche) e sociale (inquinamento diffuso, continue sciagure nei trasporti privati e pubblici, presenza di armi ad altissimo potenziale distruttivo, rivalità e tensioni tra gli stati del mondo, minaccia di guerre nucleari). Deludevano, quindi, la scienza e la sua ragione oggettiva come aveva fatto quella soggettiva delle suddette dottrine ed ora le conseguenze erano più gravi perché la fiducia era stata maggiore.

Si esauriva così una serie di progetti mossi dal proposito di chiarire, correggere, cambiare, migliorare quanto della vita era ancora rimasto affidato al caso, di eliminare, superare ciò che d'illogico, irrazionale era ancora in essa. Si piombava in uno stato di confusione, di smarrimento ché nessuna delle ragioni perseguite si era mostrata capace di realizzare quanto sperato. Tutte avevano mancato se nel mondo occidentale c'era inflazione, sovrappopolazione, disoccupazione, fame, odio politico, se anche l'antico principio della superiorità della civiltà, della cultura, dei sistemi politici d'Occidente veniva meno e si pensava ormai, isolatamente o in gruppo, a misteriosi e invisibili aiuti esterni, a culture lontane e diverse dalla propria. L'astrologia, l'occultismo, l'orientalismo sono, infatti, oggi fenomeni molto diffusi presso la popolazione occidentale del mondo e diffusa è pure l'editoria che ne fa i propri temi e che conta su strati di pubblico sempre più larghi. E' il segno che l'Occidente sta attraversando una grave ed estesa crisi di sfiducia in seguito al sistematico insuccesso di ogni operazione tesa ad interpretare e realizzare quel senso di assoluto una volta proprio della religione ma è anche la prova che si aspira ancora a colmare il vuoto di verità, di centralità da questa lasciato. Che si stia credendo di farlo ricorrendo al misterioso, all'esotico, all'irrazionale, a quanto, cioè, per anni si era cercato di debellare, conferma in modo inequivocabile che il bisogno di un riferimento, di una verità che lo superi è connaturato all'uomo e non smetterà di esserlo qualunque sia la sua condizione di vita e di pensiero.

* da Segni e Comprensione, Università di Lecce, maggio/agosto 2001


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