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Tristano: dall’inizio alla fine
(Come raccontare un’epoca)

di Antonio Stanca

Frammentismo, prosa d’arte, romanzo-poema: sono i termini ora usati, in ambito critico, a proposito della forma perseguita dal sessantunenne scrittore pisano Antonio Tabucchi nel suo recente “Tristano muore” (ed. Feltrinelli). L’autore, docente universitario di Letteratura portoghese, è già noto per racconti e romanzi oltre che per la produzione saggistica. Traduttore e commentatore del poeta portoghese Antònio Fernando Pessoa (1888-1935), Tabucchi ha accolto, nella narrativa, la sua tendenza a moltiplicare i piani della realtà rappresentata, ad aggiungere sempre nuove presenze, ad estendere le situazioni in modo da renderle incommensurabili, infinite. Così avviene in “Notturno indiano” e “Sostiene Pereira”, due dei suoi maggiori lavori, e così in “Tristano muore”. Qui un soldato italiano durante l’occupazione greca condotta insieme ai nazisti, di fronte ad una situazione di grave crudeltà ed ingiustizia, spara e uccide un ufficiale tedesco senza tener conto che è  suo alleato. Avvia, così, una sommossa popolare contro gli occupanti e dalla furia del momento viene salvato da una donna. Diventerà un partigiano greco e combatterà fino alla fine per la liberazione del popolo ellenico. Il suo nome è Tristano e, condannato a morte dalla cancrena, chiama al capezzale, dal quale non può allontanarsi, uno scrittore per raccontargli la sua vita. Questi lo ascolterà, in silenzio, per molti giorni ed assisterà alla fatica con la quale il moribondo, aiutato dalla morfina, gli dirà di sé, dei suoi trascorsi, pregandolo di trarne un libro, un racconto, un romanzo, qualunque cosa purchè sia scritta dal momento che solo la scrittura, secondo lui, ha la possibilità di resistere al tempo. Dalle sue parole lo scrittore e, tramite lui, il lettore sapranno di storia antica e moderna, occidentale ed orientale, di letteratura, filosofia, scienze, musica, poesia, teatro, di vita e  morte, amore e odio, bene e male, di tutto quanto è successo prima e succede ora, dell’esistito e dell’esistente e soprattutto del danno che il passato ha subito ad opera del presente, dell’attuale crisi di ogni idealità e spiritualità, della fine del bene, dell’amore, di ogni sentimento e tradizione che lo celebrava compresa quella letteraria, della morte di Tristano, di quanto, cioè, per secoli la leggenda del suo amore per Isotta ha rappresentato, dei sentimenti che essa ha trasmesso fin dal suo lontanissimo comparire. Una civiltà intera, quella occidentale, è derivata da quei principi e valori, una storia che ha retto fino ai tempi moderni e che ora sta finendo perché dell’altro è sopravvenuto, dell’imprevisto, dell’inevitabile è successo.

E’ la storia di un’epoca quella che Tristano racconta: egli ne è stato uno degli autori fondamentali, l’ha avviata, formata, difesa fino all’ultimo combattendo per la libertà greca ma ora si è arreso e, insieme ad essa, sta attendendo la morte.

Molto nuova, molto originale, molto intelligente la maniera con la quale Tabucchi ha inteso rappresentare la crisi della civiltà occidentale, dei suoi valori ideali, dei suoi principi morali. Il percorso del libro è lungo ma frammentato, intramezzato perché avviene a tratti, si sposta in continuazione, in continuazione inizia, lascia, riprende, si ricollega, si sovrappone. Non si potevano attraversare tanti secoli tramite una voce ed una memoria deboli come quelle di un moribondo senza cadere in ripetizioni, senza pericoli di confusione, senza fare di alcuni personaggi dei riferimenti importanti e per questo mobili, possibili di diversa collocazione e funzione. Una poema recitato quest’ultimo di Tabucchi e strofe le sue innumerevoli parti chè come le strofe hanno un’espressione libera da regole. E’ una prova di grande abilità: contenuto e forma tra le loro innumerevoli manifestazioni convergono a dire di poche cose essenziali, tra tanto movimento non perdono mai di vista i motivi di fondo, tra le tante strade del mondo non smarriscono la direzione perseguita.

E’ un’opera di letteratura ma anche e soprattutto una riuscita opera di scrittura!


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