Prima Pagina
Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
Direttore responsabile: Dario Cillo


 

Tagore o della vita infinita

di Antonio Stanca

Col settimanale “L’espresso”, nella serie “Poeti del Mondo”, è comparso di recente Rabindranath Tagore. E’ una scelta dei componimenti più significativi delle principali raccolte poetiche dell’autore indiano di nobili origini e di lingua bengali. Egli visse dal 1861 al 1941, Calcutta fu la sua città natale e quella dove morì dopo una vita particolarmente intensa. Tagore è stato autore di versi, drammi, saggi, novelle, romanzi e da vecchio si è dedicato pure alla pittura. Ha fondato a Santiniketan una scuola sperimentale con la quale realizzare i suoi interessi pedagogici e filosofici. Ha viaggiato molto in Europa e in America fino a pensare di fondere la cultura orientale con quella occidentale. Ed infine si è impegnato nel sociale, in politica, si è esposto direttamente in situazioni di emergenza. In ogni circostanza ha manifestato i suoi principi, le sue aspirazioni di uomo e di autore. I due  aspetti della sua figura non sono mai risultati divisi, le azioni non sono rimaste separate dal pensiero: Tagore ha sempre e ovunque seguito un’unica via, quella dell’affermazione della persona umana, della sua dignità, della promozione delle sue capacità e qualità morali e spirituali.

Nobel per la letteratura nel 1913, non ha distinto nel suo impegno ma soprattutto in poesia si è espressa la sua ricca vitalità, la sua tensione, la sua necessità di dire dell’anima. Nei versi gli è riuscito meglio mostrarla estesa, diffusa in ogni parte del creato, la poesia è stata la maniera più congeniale per chi cercava dappertutto, nelle piante, nelle acque, nelle nuvole, nel vento, in ogni elemento della natura, il segno di un pensiero, di un sentimento, per chi voleva rappresentare l’esistenza come unica, totale, comprensiva di realtà e idea, umano e divino.

La raccolta ora pubblicata contiene componimenti tratti da “La barca d’oro” (1894), “Bambino” (1903), “Canti di offerta” (1910), “Il Giardiniere” (1912), “Stormi nel cielo” (1916), “Petali sulle ceneri” (1917), “Raccolta di canti della fuggitiva” (1920), “Scintille” (1945), “Ali della morte” (1960). E’ tutta la sua vita ad essere percorsa da questa antologia. Con essa si ha la possibilità di osservare il Tagore poeta prima e dopo e notare come già dall’inizio siano presenti quei motivi che ritorneranno sempre, l’amore, la gioia di partecipare di una vita immensa, vissuta da tutto l’universo e che neanche la morte può annullare poiché non la fine ma solo un passaggio essa rappresenta. Tagore poeta, con le sue strofe e versi di varia misura, riesce meglio, incide di più, la lirica è la sua condizione migliore dal momento che gli permette di entrare in comunicazione con quella poesia che egli crede sia propria  della vita, di dar voce a questa ed assurgere così alla sua dimensione universale, eterna. Egli tradurrà, musicherà molti suoi versi al fine di estendere quanto gli proveniva dalla voce della vita, farlo giungere presso altra gente, collegare la sua con altre culture. Dirà spesso, nei componimenti, di sentirsi come un viaggiatore senza meta e senza posa, alla ricerca dei luoghi, dei momenti che più degli altri favoriscono quelle emozioni, quelle sensazioni che fanno ritrovare vicine, unite persone diverse e lontane, permettono loro di vivere di una sola anima, di comporre un’unica armonia. Di questa immensità dice la poesia di Tagore, di un’infinita umanità si sente egli partecipe, di tutte le vite vive la sua.

Si può dire come di un inno all’amore totale, alla vita totale, ad un amore, ad una vita che comprendono e annullano ogni limite sia pure quello della morte. Di una filosofia, di una religione si può parlare nel caso di Tagore e vederne la provenienza in quella cultura indiana formatasi sulla prosa e sui versi delle antiche Upanisad e inneggiante ad una condizione di vita ove non sia possibile distinguere tra la sfera individuale e quella universale e panteistica sia l’atmosfera diffusa. Notevole è il rilievo che acquista una simile espressione poetica, il suo contenuto, se si pensa che nello stesso tempo in Occidente, e specie in Europa, ci si perdeva, in ambito culturale, tra infiniti esercizi di stile. Era il momento delle avanguardie artistiche e quello per la forma sembrava diventato l’unico interesse. Ed erano pure gli anni della prima guerra mondiale e quelli che ne erano seguiti e preludevano alla seconda: due paesaggi di morte facevano da sfondo ad un messaggio di vita!


La pagina
- Educazione&Scuola©