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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
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Tra storia e vita 

di Antonio Stanca

A sessantanove anni il pittore, poeta, saggista, scrittore genovese che vive a Novara, Sebastiano Vassalli, torna a scrivere della storia d’Italia, della vita in un villaggio alpino negli anni compresi tra la prima e la seconda guerra mondiale fino ai giorni nostri. Lo fa nell’ampio romanzo “Le due chiese” ora pubblicato da Einaudi. E’ un’opera che rientra nella vasta produzione narrativa del secondo Vassalli, quella venuta dopo gli anni ’80 e diversa dalle sperimentazioni letterarie fatte dall’autore giovane insieme agli altri del “Gruppo ‘63”, quella impegnata a recuperare tradizioni, lingua, costumi degli italiani, a ricostruire la loro storia al fine di procurare un’identità alla nazione, di salvare un passato sempre più esposto all’assalto della modernità, al pericolo di essere cancellato.

Non un “romanziere storico” è, tuttavia, il Vassalli né interessi puramente didattici lo muovono in questa operazione dal momento che le sue non sono solo narrazioni di storia ma anche di vita, non solo di avvenimenti esse dicono ma anche di persone, non solo di realtà ma anche di idee. Non sono documenti ma trame con personaggi, situazioni, pensieri, sentimenti, problemi, conflitti soprattutto interiori. Sospese  spesso rimangono tra il passato recuperato e il presente vissuto.

Così  nel recente “Le due chiese” dove si narra di un paesino immaginario ma molto simile al vero, il villaggio Rocca di Sasso situato in una valle alpina. Lo si rappresenta dai primi del Novecento ad oggi. Le due chiese si trovano una a destra e l’altra a sinistra della strada d’ingresso al paese. La più piccola è dedicata alla Beata Vergine del Soccorso ed è stata costruita al momento della mobilitazione generale richiesta dalla prima guerra mondiale, la più grande è dedicata alla Madonna Incoronata e la sua costruzione vuole ricordare i reduci dalla guerra. Questa, gli avvenimenti che la segnarono, quelli che ne seguirono fino agli altri della seconda grande guerra rimangono sullo sfondo della narrazione poiché più attento si mostra lo scrittore a rappresentare quanto in quel corso di tempo succedeva a Rocca di Sasso, la vita che si svolgeva, le piccole cose che avvenivano lontano dalle grandi, dai loro fragori, dai loro tumulti. Distaccato dal resto del mondo sarebbe il villaggio se non ci fosse ogni mattina e solo da qualche tempo una “corriera” che giunge e si ferma in piazza per svolgere il servizio postale, procurare i giornali e scaricare qualche raro passeggero. Fermo sembra il tempo in questa valle dominata dalla vetta di una grande montagna, il Macigno Bianco, persa tra le foreste e le acque proprie di una località alpina. Le case, le strade, la piazza, i pochi locali pubblici ma soprattutto le famiglie, le persone del villaggio sono i veri protagonisti dell’opera del Vassalli. Attraverso la loro vita dentro e fuori casa, mediante i loro discorsi lo scrittore fa sapere delle leggende, dei miti del luogo, mostra la lingua, gli usi, i costumi, le tradizioni, le credenze dei roccasassesi, quanto proviene dal loro passato ed ancora non ha smesso di valere. Sembra di assistere ad una composizione che avviene per gradi poiché muove da casi diversi e si sofferma su di essi prima di inserirli tra le sue parti.

Come si parlava, si pensava, si pregava, si amava, si lavorava, si amministrava, si curava, come si viveva in un piccolo paese di montagna in un passato non molto lontano vuole mostrare il Vassalli de “Le due chiese” e vi riesce molto bene date le sue ampie conoscenze e le eccellenti qualità della sua scrittura. Semplice, chiara, spesso ironica e sempre vicina a chi legge essa risulta. Sembra di ascoltare una serie di racconti da una voce amica. Muove a ricordare i tempi dell’infanzia.

Finita la guerra a Rocca di Sasso torneranno i reduci, sarà costruita un’altra chiesa, ci sarà un nuovo medico, un nuovo amministratore, un nuovo parroco, sorgeranno nuovi amori, ci saranno matrimoni, si assisterà a gravi e violente manifestazioni di gelosia, si giungerà alla seconda guerra mondiale, quella combattuta dai figli dei defunti o dei reduci della prima, nostri alleati saranno i vecchi nemici e tali torneranno ad essere alla fine del conflitto, si arriverà ai partigiani, non si distinguerà tra alleati e nemici, finirà anche tanto disastro, giungeranno i tempi moderni. Di tutto questo si sa attraverso Rocca di Sasso, lo si capisce da quanto nel paese succede, da come ci si comporta, da quel che si dice. Rocca di Sasso rimarrà, fino alla fine della narrazione, il luogo principale di essa, i casi dei suoi abitanti saranno i più importanti, le trasformazioni apportate dai tempi nuovi ai suoi luoghi risulteranno le più evidenti: le due chiese saranno abbattute per creare un parcheggio, sorgeranno impianti per gli sport invernali, alberghi per i turisti, tutto cambierà. E’ passato un secolo e quella vita semplice, senza rumori, narrata dallo scrittore non c’è più, è finita insieme alle sue persone. Sono sopraggiunti altri modi di pensare, di essere, di fare, altri interessi, materiali, economici, sono divenuti dominanti. Un’altra volta Vassalli ha recuperato il passato per salvarlo dalla moderna crisi di valori, un’altra volta si è trovato in una situazione difficile poiché divisa tra il rimpianto di quel passato, la delusione per il presente e la speranza in un futuro. 

 


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