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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
- ISSN 1973-252X
Direttore responsabile: Dario Cillo


 

DELLA MAESTRA UNICA E TRINA

Gianna Valente

Allora brillava il fuoco nel camino, il fuoco che apre le pigne odorose, che scava nel tronco splendenti grotte di corallo, il fuoco che incanta gli occhi. Allora tutto era meraviglioso, la calda vicinanza dei tuoi genitori, la tua immensa casa, i tuoi favolosi giocattoli,  Rin tin tin alla televisione, e quegli odori, quei sapori che non sai più ritrovare. 

Oggi che sei grande in genere  lo capisci che la bellezza è negli occhi di chi guarda, che l’incanto dell’infanzia è una lente  preziosa che colora tutto di magia  al punto che  una semplice bolla di sapone sembra un tesoro inestimabile. Già … i bambini fanno oh. Però da grande te ne accorgi che non era poi così immensa quella casa, e quei giocattoli meravigliosi erano semplici pezzi di legno impreziositi dalla tua sognante fantasia. Se lo rivedi lo trovi un po’ ingenuo e banale  Rin Tin Tin e capisci anche che i fichi secchi sono gli stessi di oggi, non ti sembrano più così buoni perchè il tuo palato non è più vergine, è abituato ormai a gusti più complessi e sofisticati.

Ma la maestra, oh la mitica maestra unica, quella sì che era brava, che più bravi non ce n’è.

Nelle mie scuole il primo giorno non c’erano paramenti funebri, né maestre in gramaglie o con le maniche listate a lutto, i bambini sono stati accolti nel solito clima festoso del primo giorno e  grandi cartelli sull’ingresso li salutavano : BENVENUTI IN UNA SCUOLA DI QUALITA’ (speriamo che rimanga così). Capisco però chi ha fatto scelte diverse, chi ha voluto già nel giorno d’inizio, l’unico di solito agli onori della cronaca, comunicare nel modo più eclatante possibile all’opinione pubblica le minacce gravi che si addensano su una scuola che funziona, le potature degli unici rami fruttuosi dell’albero dell’istruzione, le amputazioni di arti vivi … a fin di bene.

Una mamma ieri mi ha detto: “Ma lo ha detto il Ministro in televisione che si sta facendo questo per il bene dei bambini, a chi dobbiamo credere se non al Ministro della Scuola?” Ho ingoiato un groppo di lacrime senza riuscire a rispondere. Ciò che ci sforziamo di insegnare ai bambini, e spesso anche ai loro giovani genitori confusi dalle contraddizioni di una società complessa, è il rispetto delle regole, la fiducia nell’autorità, i valori della democrazia. Come  faccio a spiegare loro che il Ministro forse in questo caso si sbaglia (perché … vedete … non  ha alcuna esperienza di bambini, non ha mai lavorato nella scuola) che mira a risultati di risanamento dell’economia (ma non doveva essere prima di tutto il garante della qualità della scuola?) che ha scavalcato con un Decreto tutte le regole del dibattito democratico (alla faccia nostra che ci affanniamo ogni anno a contrattare con i genitori una parte dell’offerta formativa). Come faccio a difendere un Ministro che parla male di me, che dice che sono superfluo, inutile, anzi dannoso per lo sviluppo del bambino?

Accidenti che grossa responsabilità Ministro, e che terribile danno: stai prostrando l’immagine della scuola insieme alla tua credibilità e all’autorevolezza delle Istituzioni. Ne avevamo proprio bisogno.

Ho letto che ti sei indignata e hai definito “vergognoso strumentalizzare i bambini”. Ma sei sicura che siamo noi a strumentalizzare i bambini ? Siamo noi che abbiamo deciso risparmi sulla loro testa, che mistifichiamo tagli per regali? Che usiamo la scuola solo come serbatoio di economie? Ma stai proprio dicendo a noi che "la scuola non può essere utilizzata come un luogo di battaglie politiche". Come la chiami questa crociata che stai combattendo senza grandi competenze ma con tanta passione? Non stai facendo tu una battaglia politica sulla scuola? Ma davvero ti aspetti che noi “per non fare politica” ci teniamo insulti e offese e la bugia che si pagano tre persone per fare il lavoro di una sola?

Si vuole cambiare una squadra vincente. Nello sport di solito non si fa, ma se una società è alla frutta finisce che si vende anche i gioielli di famiglia pur di sopravvivere. E poi fatalmente retrocederà. Ma qui il paragone è più amaro: quando un contadino per sopravvivere è costretto a vendersi anche la semina dell’anno successivo non avrà più nessuna speranza di futuro. Risparmiare sulla semina, sulla prima formazione,  sulla scuola di base, sulla quale si fonda tutta la formazione delle future generazioni di uomini e di cittadini, è un suicidio annunciato.

Oddio, magari detto così è un po’ esagerato, ma non tanto di più che dire  che questi tagli sono fatti per migliorare la scuola elementare, e che il vero regalo è portare a casa 1 maestro al posto di 3.   Guarda e stupisci: Adesso hai 30/40 ore ma noi te ne offriamo ben 24!  E, colmo della convenienza, al posto di tre docenti te ne diamo uno solo, e non te lo puoi nemmeno scegliere.

 L’argomentazione preferita è sempre quella che “l’invenzione” dei tre maestri era stata suggerita da questioni occupazionali e non educative. Certo, alla fine degli anni 80 il discorso occupazionale non sarà stato ostativo, ma piuttosto convergente, con gli interessi di una riforma illuminata, ma il vantaggio di professionalità che ne è derivato  di approfondimento didattico, di integrazione di stili e competenze, di complementarità e di supporto reciproco fra docenti, così come  di reciproca emulazione e controllo,  non sono stati effetti secondari puramente accidentali, probabilmente sono stati i motivi veri grazie ai quali, contrariamente agli altri ordini di scuola, la nostra scuola primaria è riconosciuta fra le prime nel mondo. Ci puoi scommettere che ci sarà anche fra i docenti colui che preferirebbe essere l’unico dio della classe. Non avrai altro maestro all’infuori di me : 24 ore tutte a scuola , niente riunioni pomeridiane, nessuna faticosa negoziazione con i colleghi per condividere regole, stili e obiettivi, nessun possibile confronto dei genitori con il collega più bravo, più impegnato e competente di te, nessuno a cui rendere conto di quello che si fa in classe, che possa contraddire le tue opinioni sui bambini, su quello che è giusto o non è giusto fare. E anche il comodissimo inconfutabile alibi di non poter fare niente da solo per tutti quei bambini che non tengono il passo. Si potrà solo dar loro “un’altra chance”: bocciarli. Così ricadranno in un’altra classe ancora più complessa e incasinata. Comunque almeno non saranno di ostacolo a quei bambini bravi che potrebbero fare mooolto di più.

Accidenti ripensiamoci: Siamo sicuri che non è proprio possibile svendere le Province, gli Enti inutili, e fare a meno di inutili e incompetenti parlamentari (tanto ormai si va avanti a Decreti)  riformare, risparmiare su altri settori, anche scolastici, piuttosto che sulla qualità di una scuola che funziona e sulle competenze disciplinari dei maestri?

Da qualunque lato lo giri questo garbuglio è indifendibile. Proviamo a guardare i bambini.

Pensate che i bambini che aveva di fronte il maestro di 20 anni fa siano uguali ai bambini di oggi? O.k. diciamo che la geometria euclidea è la stessa di 2000 anni, ma c’è qualcuno che pensa sia la stessa cosa insegnarla ai bambini di oggi rispetto a quelli di 20 anni fa?  Vi assicuro che l’accelerazione vertiginosa del cambiamento è perfettamente visibile da un ciclo all’altro, ogni cinque anni  i maestri si trovano ad affrontare caratteristiche, atteggiamenti, stili, aspettative completamente diversi da quelli di 5 anni prima. Allora potevi forse insegnare solo con un discorsetto dalla cattedra e qualche disegnino alla lavagna, ora devi assecondare  processi cognitivi totalmente diversi, i bambini hanno meccanismi di pensiero e di attenzione trasformati dalle nuove tecnologie, hanno la disponibilità di un mare di informazioni e di stimoli che li arricchiscono infinitamente ma fra i quali si perdono con facilità. Hanno anche a casa modelli educativi totalmente diversi da quelli di 20 anni fa.  Spesso i genitori non sanno che educare significa anche dare regole, arrivano a chiedere ai loro figli cosa debbano fare, talvolta sono presi in ostaggio dai loro bambini e si dimostrano immaturi almeno quanto loro.  Basti dire che fino a 20 anni fa  (bei tempi!) se la maestra rimproverava un bambino c’era caso che questo prendesse anche “il resto” dai suoi genitori, adesso c’è caso che “il resto” se lo prenda l’insegnate che lo ha rimproverato.  Chi lavora tutti i giorni con i bambini fa i conti tutti i giorni con questa realtà e spesso si trova a fare il terapeuta o il consigliere o l’educatore anche a giovani padri di 30 anni.

Sì i bambini sono cambiati negli ultimi 20 anni, ma le discipline no. Perché allora inseguire una specializzazione anche dei docenti della scuola primaria?

Non c’è bisogno di scomodare Gardner e le Intelligenze multiple per riconoscere empiricamente che, salvo una percentuale minima di ambidestri, (Michelangelo, Da Vinci ecc.)  la maggioranza dei comuni mortali ha  virtù limitate, personali stili cognitivi, proprie caratteristiche logiche, settori di elezione. I docenti elementari (a parte tutte le ambiguità contrattuali  sul diritto dovere alla formazione) mediamente ci tengono ad aggiornarsi, ad approfondire la loro preparazione, ma, potete giurarci, scelgono sempre quei settori che amano di più. Raramente un docente sceglie di approfondire un ambito in cui si muove a disagio, che corrisponde poco alle sue caratteristiche cognitive, alle sue preferenze disciplinari. Così, naturalmente alcuni maestri sono più bravi ad insegnare l’italiano e gli ambiti espressivi, altri riescono meglio nelle materie tecniche, altri nell’area della matematica, dell’informatica, delle scienze ecc. Negli ultimi 20 anni i maestri hanno avuto la possibilità di formarsi, di specializzarsi e diventare sempre più bravi nei loro ambiti, ma certamente non sono altrettanto portati né  preparati nelle altre aree che non hanno mai più praticato.  E’ ancora peggio di prima, di quando c’era il maestro unico: si può dire sicuramente che facesse tutto da solo,  ma certo non tutto altrettanto bene, ne’ con gli stessi risultati … e almeno la praticaccia surrogava in qualche modo la competenza. Tutto ciò che si è perso negli ultimi 20 anni rispetto all’area, alla superficie disciplinare coperta dal generico fac totum, si è guadagnato rispetto al volume, alla profondità delle competenze,  alla conoscenza degli statuti epistemologici delle discipline, alla didattica delle discipline, che rappresenta  il mestiere vero dell’insegnante: non solo sapere (tutti sappiamo leggere e scrivere)  ma sapere insegnare. Riproporre l’insegnante unico e’ come voler utilizzare lo stesso aggeggio che trita, frulla, fa fotografie, riproduce musica,  fa funzioni di automobile e di telefono al posto di strumenti più specializzati. Funzionerà pure,  ma è difficile dire che è più utile e vantaggioso di strumenti un po’ più fini. E’ come dire che nove docenti nella scuola media non servono a niente, che ne basta uno solo. Attenzione, mi direte,  non  vorrai paragonare la specializzazione che ci vuole per insegnare ai preadolescenti con quella che ci vuole per ammaestrare i “fanciulli”? O.k., O.k., infatti nella scuola media ci sono 9  docenti e nella primaria ce ne sono solo 3. Nella scuola primaria c’è qualcuno che trita e frulla insieme, ma fino ad ora si tratta di una approssimazione accettabile. Lasciamo perdere che con una schizofrenia incredibile ogni giorno i nostri governanti  fanno partire un treno diverso.  Fino a ieri c’era bisogno dell’insegnante di inglese, meglio ancora se di madre lingua (ma quello lo hanno subito riservato solo alle scuole private dove i genitori se lo possono pagare)  oggi no, non c’è più bisogno dell’insegnante di inglese, bastano quelli che abbiamo, gli facciamo fare solo un corsetto accelerato. Fino a ieri si diceva che c’era bisogno dell’insegnante di educazione fisica, (anche perché c’erano esuberi dalla scuola media) oggi  non c’è bisogno dell’insegnante di educazione fisica: che ci vuole a fare due giochini in palestra …(purchè ci sia , la palestra). L’informatica.? Niente scuse tutti la devono imparare e insegnare. La musica? Sarebbe bello, peccato che non abbiamo chi la sappia insegnare nelle scuole elementari … vabbe’ basta una canzoncina, tanto quelli che contano se la possono comprare altrove, quegli altri non importa. La religione? Fermi tutti! la Religione non si tocca, per quella, fin dalla scuola dell’infanzia,  è assolutamente necessario un docente appositamente selezionato dalla Curia, con una formazione specifica o con un corso di aggiornamento obbligatorio ogni due, massimo  tre anni. Dice: bisogna risparmiare, è questo l’imperativo, si tratta di una Ragione di Stato … così ci  levano le maestre di italiano, di matematica ecc.  … ma quelle di religione … mai … anzi, bisogna assumerne di più. *

Ma lasciatemi dire, una volta tanto fatemi spezzare una lancia per un sistema pluralista:  chi vuol fare religione perché non va alle scuole private? E questo, detto da me, è proprio il colmo, perché, vedete, io sono fra quelli che pensano che se una cosa è utile e buona per i bambini dovrebbe  essere data a tutti, non solo a quelli che se la possono pagare. Invece si è capito bene che l’idea di scuola che ha questo governo é quella del servizio più economico ed essenziale possibile, la qualità, chi la vuole se la vada a cercare nelle scuole private. Il principio è che non deve essere lo Stato a pagare  i costi di una formazione di qualità per tutti, insomma dove s’è visto! se tu vuoi qualcosa di più te lo devi pagare, per Diana, mica lo puoi fare  pagare alla comunità, ai contribuenti, allo Stato. E’ una visione del mondo, del bene del Paese, assolutamente ragionevole,  legittima quanto la mia. E in questo momento ci stanno loro al governo, non io. Poi non sono così catastrofista da pensare che sarà l’intera società italiana a franare nell’ignoranza, no, perché per i propri figli i genitori accendono  mutui, vanno dagli strozzini, lavorano anche di notte purchè abbiano il meglio. Vedrete che infondo gli sfigati puri saranno solo una minoranza. E saranno quelli che rimarranno nelle pietose scuole pubbliche. Ma dov’è lo scandalo? Forse che negli Stati Uniti non funziona così il sistema? Sono scelte politiche, dicevamo, pienamente legittime. Lo scandalo è che bisogna dirle chiare queste cose, non farle passare in un decreto di 5 minuti o gabellarle per innovazioni vantaggiose per i bambini. Bisogna dire chiaro ai genitori che forse risparmieranno un po’ di soldi per il servizio pubblico, ma che poi forse dovranno spenderli per un servizio privato. Spiegare la “vision” e la “mission” che stanno alla base delle scelte politiche, non manipolare l’opinione pubblica e dire meschine bugie : si tratta di una esigenza pedagogica, il bambino ha bisogno di unitarietà di  stili, di uniformità di modelli, il bambino è unico, il sapere è unico e così ballando (nel senso di contando balle) E perché non un solo genitore? Due non saranno troppi? Con il rischio di disorientarlo.

Mi ero ripromessa di non metterla sul personale, di non mettermi a rischio di apparire troppo femminile, poco professionale, di non usare uno stile da maestra insomma, ma da dirigente. Ma infondo chi  è stato educatore ne conserva l’anima per tutta la vita e così l’attenzione alla persona finisce per trascinarti sempre sul personale.

Chiedo venia a tutti, soprattutto a Cristina e alle altre  mie eccellenti maestre di religione.

*Ogni ragione  è buona per revocare l’idoneità a quei poveri docenti risparmiosi che invece di accaparrarsi  un docente in più che li sgravi di due ore di lavoro alla settimana ritengono di poterla insegnare, come hanno sempre fatto, senza ulteriori corsi di formazione. Pensateci, per insegnare italiano, matematica, scienze sperimentali non c’è obbligo di aggiornamento,  per la religione è un obbligo,  a pena di perdere l’idoneità. Neanche quelle maestre di ruolo così per bene, così utili quando si tratta di insegnare il catechismo nelle parrocchie, possono insegnare religione in una scuola statale. Solo quelle vagliate  dalla Curia.  Presto qualche insegnante specialista sfrutterà al meglio questa opportunità: non mi aggiorno più, e anche se mi capita di separarmi da mio marito al massimo perdo l’idoneità e passo a fare la maestra unica, tanto una volta che lo Stato mi ha assunta non mi può mica licenziare. Dice: con l’Autonomia puoi inventare modelli diversi. Magari puoi  metterli tutti insieme i bambini stranieri, puoi fare classi e scuole  “di livello”, corsi di serie A e di serie b, c…z . Ma se ti azzardi a dire mettiamo insieme tutti i bambini che non fanno religione (così risparmiamo l’insegnante di  religione in una classe e utilizziamo meglio anche l’altro docente che non è costretto ad impiegare due ore alla settimana a inventarsi un’alternativa per i 3 o 4 bambini) o almeno la religione nell’orario  mettiamola alla prima o all’ultima ora (così possono entrare o uscire prima) Apriti cielo! gridano alle discriminazioni .


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