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IL FASCINO DI UN'IDEA

di Antonella Cesari

 

Da circa quattro anni, collaboro con le scuole del mio territorio (l'Alta Tuscia) come esperto esterno nella progettazione e realizzazione di percorsi di educazione civica e alla cittadinanza. La mia attività é nata come per magia da una domanda di una bambina di cinque anni che un giorno nel mio studio, cominciò a leggere i titoli dei libri presenti sulla scrivania e non erano certo libri di favole. Diritto civile, diritto pubblico, diritto privato ...leggeva in modo spedito. Quella bambina era mia figlia e in quel momento l'orgoglio di mamma , premiato da una lettura tanto disinvolta di termini così tecnici a soli cinque anni , mi distolse dalla sua domanda. "Mamma cos'è il diritto? " Non diedi molto peso alla cosa, ma Chiara ha le idee "chiare" e guardandomi con quei grandi occhioni si era appoggiata alla scrivania aspettando tranquillamente la mia risposta. Sarebbe stato molto più semplice predisporre un decreto ingiuntivo o un ricorso di separazione giudiziale piuttosto che spiegare ad una bambina di cinque anni cosa significasse la parola "diritto". Visto che il dialogo è stato sempre il momento qualificante del rapporto con mia figlia anche questa volta ci siamo messi a parlare.. parlare... parlare. Le domande sull'argomento crebbero in modo esponenziale e così la crescita professionale e la crescita del rapporto educativo con mia figlia da quel momento sono andati avanti di pari passo. Dopo una serie di articoli di educazione civica pubblicati su una rivista locale (La Loggetta) e sollecitata dalla richiesta da una insegnante di scuola elementare, che aveva bisogno di un progetto innovativo da inserire nel Pof della scuola, é nato il mio primo progetto: "La regola addormentata nel bosco" un percorso multidisciplinare di introduzione al significato delle regole inserito in un progetto di educazione al territorio. Strutturato in cinque unità didattiche e dieci ore di interventi in classe, i bambini (IV e V elementare) guardandosi intorno, analizzando le regole della convivenza che incontriamo nella vita di tutti i giorni, hanno provato a dare delle risposte a due domande precise: che cosa succede se si addormentano le regole della natura? e se si addormentano le regole della convivenza degli uomini? La signorina "Letizia Primavera" ed il signor "Giusto Regoli" sono stati i compagni di viaggio dei bambini insieme al terzo incomodo "Icaro De Disastris". Visto il riscontro positivo avuto dal progetto ho continuato a "mescolare" creatività entusiasmo, voglia di giocare e.... contenuti disciplinari. La metodologia delle mie attività può essere ricondotta alla prospettiva del cultural planning, cioè individuare e usare in modo integrato risorse (anche territoriali) e competenze per elaborare progetti volti a sviluppare saperi e conoscenze multidisciplinari. Su questa linea, la tipologia progettuale é rivolta non solo alle scuole ma anche agli organismi territoriali operanti nel settore della formazione e della cultura (biblioteche, associazioni culturali), con particolare attenzione ai progetti culturali ed educativi rivolti alle tematiche inerenti l'educazione civica, la cittadinanza europea e l'ambiente. Nello svolgere tali attività educative nelle scuole come esperto esterno, sono socia della sezione UCIIM (Unione cattolica italiana insegnanti medi ) di Montefiascone. Alcuni anni fa, quando l'intenzione di intraprendere questo tipo di attività era poco più di una idea , proprio sulla rivista dell'UCIIM "La scuola e l'uomo" in un articolo scritto da Don Carlo Nanni, consulente ecclesiatico dell' associazione, lessi una frase che é stata per me illuminante sia per la mia vocazione di mamma che professionale : " c'è da perdere l'orgoglio adulto e ricercare il dialogo intergenerazionale; imparare ad ascoltare la voce che viene dalla generazione in crescita, prima ancora che volerla formare a propria immagine e somiglianza..crescere insieme nella diversità e nella reciprocità."e ancora: "sarebbe triste che a noi adulti i giovani dicessero quello che la parabola evangelica mette in bocca a dei giovani che stanno sulla piazza: -vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non avete pianto-".

La mia esperienza di madre mi ha permesso di ascoltare quel flauto suonare. È stato bello provare il "gusto per quella musica" che ha significato costruire e realizzare percorsi in linea con ciò che sarà l'educazione del XXI secolo "saper vivere insieme con gli altri". Scriveva Antoine de St. Exupèry che "Se si voglio formare dei navigatori non basta insegnare loro come si allestisce un' imbarcazione e come la si regge, ma è necessario infondere in loro il gusto del mare spazioso ed infinito". Parimenti se si vogliono formare veri cittadini, non basta indicare ai giovani gli articoli della costituzione e del codice civile o i trattati europei ma occorre guidarli alla scoperta del significato della convivenza civile e al senso delle leggi. In questo momento la mia attività sta continuando con un progetto di educazione alla cittadinanza europea con alcune scuole della Tuscia e con un progetto che sta prendendo forma proprio in questi mesi in collaborazione con L'UCIIM di Roma. Per me educare alla cittadinanza europea vuol dire andare alla ricerca di una saggia sintesi tra cose nuove e cose antiche, in particolare nella Tuscia, dove la dimensione socio-economica che ha trovato per secoli la sua radice nel mondo rurale. Attualmente lo spiccato calo demografico, l'invecchiamento della popolazione, la diffusione dei mezzi di comunicazione vanno a incidere profondamente sui valori, la cultura, l'identità stessa del territorio. I mutamenti dei sistemi economici condizionano ormai lo stile di vita e le scelte lavorative della popolazione. Soprattutto nei nostri piccoli centri si avverte "l'insufficienza dell'economia paesana". In questo contesto l'educazione alla cittadinanza europea acquista "il valore di un metodo di integrazione sociale, mediante il quale i cittadini generano insieme l'esperienza necessaria per diventare architetti e attori della propria vita". Le occasioni di apprendere e mettere in pratica l'autonomia, la responsabilità, la cooperazione e la creatività consentono di sviluppare un senso del valore personale e la capacità di un'interdipendenza positiva con gli altri e con l'ambiente circostante. E' partendo da questa definizione di cittadinanza che vanno interpretati i mutamenti sul nostro territorio e indirizzate le scelte individuali e politiche. Le spinte federaliste in atto contribuiscono a ridefinire ulteriormente i rapporti tra le istituzioni e il territorio e in questo contesto l'iniziativa dei singoli e le scelte delle amministrazioni comunali vanno riviste alla luce di interventi meno circoscritti e sempre più di valenza territoriale. Se la realizzazione di questi progetti indica l'impegno delle istituzioni per intraprendere il cammino dell'integrazione europea a vari livelli, occorre un'educazione alla cittadinanza europea che si rivolga ai singoli individui. La fiducia nella cultura collettiva locale è una condizione preliminare per una disposizione fiduciosa e positiva nei confronti degli altri e la fiducia negli altri è il primo passo necessario per il coinvolgimento, l'inserimento e la partecipazione attiva ad una comunità sia essa locale o più ampia, regionale, nazionale o europea. La costruzione della cittadinanza europea sta in relazione di interdipendenza e complementarietà con le comunità di identità locale, regionale e con i legami propri della cittadinanza nazionale. Questa realtà coinvolge ognuno di noi, come individui e come cittadini, dai bambini ai giovani che preparano la loro valigia per intraprendere il "viaggio della vita", agli adulti comunque coinvolti con i cambiamenti in atto. Ormai non si parla più di formazione scolastica in senso tradizionale, ma accanto all'educazione formale, si fa strada il concetto di educazione informale e di educazione per tutta la vita. Tutti, ognuno nel proprio settore lavorativo avvertiamo ormai la precarietà e l'insufficienza di una preparazione e di una esperienza acquisita un volta per tutte. Le nostre competenze e le nostre abilità vanno ridiscusse e rimodulate alla luce delle veloci trasformazioni che ci coinvolgono. Dal settore dell'agricoltura a quello dell'automazione dei servizi, dal comparto turistico al mondo della comunicazione, al marketing dei nuovi prodotti finanziari ed assicurativi, tutti, per operare con professionalità e in sinergia con gli altri, siamo invitati a rimetterci in gioco; ciò significa soprattutto saper creare interdipendenze positive con gli altri, saper lavorare per progetti e per obiettivi.

Questa disponibilità a lavorare in modo sinergico con gli altri è la condizione essenziale che l'Unione europea ci chiede per essere cittadini attivi. Occorre avere la capacità di interpretare questi cambiamenti non per un discorso strettamente intellettuale o sentimentale ma anche e soprattutto per dare vita ad un territorio in cui i suoi abitanti si sentano protagonisti, attori del proprio sviluppo e della propria qualità della vita. In questo impegno sono coinvolti padri e figli della nostra terra in uno sforzo intergenerazionale indispensabile per evitate lo spopolamento e la perdita di identità del nostro territorio. A proposito di padri e figli é significativa una favola raccontata da Esopo e ripresa molti secoli dopo da Tolstoj (a testimonianza di un patrimonio culturale e di sentimenti comuni del popolo europeo). Un padre ordinò ai suoi figli di vivere d'amore e d'ac­cordo; ma non gli diedero ascolto. Allora ordinò di por­tare una ramazza, e disse:«Spezzatela!» Per quanto si sforzassero, non riuscirono a spezzarla. Allora il padre sciolse la corda che teneva insieme la ra­mazza, e ordinò di spezzarne i singoli ramoscelli. Fu facile spezzare i ramoscelli, una volta separatili gli uni dagli altri. E il padre disse: «Anche voi altri siete come questa ramazza: se vivrete d'amore e d'accordo, nessuno avrà la meglio su di voi; ma se sarete in lite tra voi ognuno per conto suo, chiunque vi potrà distruggere senza fatica.».E' racchiuso in una favola il senso più profondo e l'impegno autentico da intraprendere per realizzare a pieno la saggia sintesi di cose nuove e cose antiche che la nuova realtà europea ci chiama a compiere.

Per me é bello poter credere in questi valori ed é bello poter coinvolgere in modo trasversale ai curricoli ordinari insegnanti e alunni in questa "favola".


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