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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
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Pasqua 2008 - Pensieri

Penso alle due polarità della Pasqua: quella del venerdì santo e quella del sabato santo. Per ora il venerdì è scatenato: l’arroganza della Cina all’ONU e contro il Tibet, la crisi finanziaria mondiale, le sofferenze e le ingiustizie diffuse, a partire dalla Campania, la difficoltà di tenere, nel mare in tempesta, dritta la barra del timone di tante navicelle e navi, che sono le singole persone, le singole famiglie, i gruppi, i partiti, i popoli, gli stati e il Pianeta nel suo complesso, non esclusa la “barca di Pietro”.

Anche l’esultanza della primavera non è disgiunta da quella sofferenza che Leopardi vedeva nel giardino, che sotto i fiori custodisce  la violenza di piccoli animali che si sbranano fra loro. A chi la tocca, la tocca, anche agli uomini, come al tempo della peste manzoniana.

Non ci è consentito saltare qualche giorno del calendario, diceva in sostanza Aldo Moro in Parlamento. Nei giorni difficili, che non possiamo saltare,  ci resta solo uno spiraglio verso l’alto, costituito dalla preghiera (“Vieni, Signore Gesù”) rinforzato dalla consolazione di quel tanto di amicizia e di vera solidarietà di cui si riesce a godere in questo mondo. Ma Paolo VI che invocava, dagli uomini delle Brigate Rosse e da Dio, la salvezza terrena del suo Amico, non è stato ascoltato né dagli uomini, né da Dio: “Tu non hai ascoltato…”.

Siamo pieni di domande che attendono risposte. Credo che queste risposte arriveranno. Ne abbiamo bisogno noi; e ne ha bisogno anche Dio, perché non può pensare di tenerci in eterno all’oscuro sulla soluzione dei problemi enormi che travagliano il nostro pensiero e la nostra esistenza.

Prima di morire, Gesù ha detto ai suoi:”Anche voi ora siete tristi, ma io vi rivedrò e voi vi rallegrerete, e nessuno vi toglierà la vostra gioia. Quando quel giorno verrà, non mi farete più nessuna domanda”.(Gv, 16,22-23). Non faremo domande, perché non ne avremo più bisogno, perché “Dio toglierà ogni maledizione dalla terra…Vedranno Dio faccia a faccia e porteranno il suo nome scritto sulla fronte. Non vi sarà più notte; non avranno bisogno né di lampade, né del sole, perché il Signore Dio li illuminerà, e regneranno per sempre”(Ap, 22, 3-5)

E’ questa la Pasqua definitiva, di cui quella che riguarda la resurrezione del Signore, circa 2000 anni fa, è solo un anticipo e una promessa. Frattanto Lui ci ha dato un’assicurazione: “Sappiate che io sarò sempre con voi, tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt, 28.20) Non è un sapere sperimentale come lo è quello di Galilei. Ma produce speranza, amore e gioia, come dimostra, fra gli altri, la vicenda di Chiara Lubich, che in questi giorni è andata a incontrare Colui che anche lei, come Gesualdo Nosengo, chiamava Gesù Maestro.

Luciano Corradini


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