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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
- ISSN 1973-252X
Direttore responsabile: Dario Cillo


 

CORSO DI AGGIORNAMENTO-RIFLESSIONE

ANNO SCOLASTICO 2011-2012

Calci, 9 settembre 2011

 

 

Scenari della complessità e progetto educativo nella Scuola: alcune riflessioni

di Giovanni Padroni

gpadroni@hotmail.com

 

 

 

 

 

Indice

 

1."Educare alla Buona Vita del Vangelo":

il bisogno di relazioni profonde

 

2.Una rete basata sull'Amicizia

 

3. La dimensione spirituale

per l'integralità della Persona

 

4. Il ruolo della conoscenza

 

5. Per "navigare" in ambienti

 sempre più difficili e incerti

 


 

1. "Educare alla Buona Vita del Vangelo": il bisogno di relazioni profonde…

Nello scenario di una società "sgretolata e instabile", dolorosamente tracciato da Benedetto XVI durante le Giornate Mondiali della Gioventù a Madrid, gli Orientamenti pastorali dell'Episcopato Italiano per il decennio 2010-2020,"Educare alla Vita Buona del Vangelo", colgono ed enfatizzano  il bisogno di relazioni profonde che abita nel cuore di ogni uomo orientandolo alla ricerca della verità e alla testimonianza della carità.

Ne discende esplicitamente l'invito a dare spazio maggiore ad una costruzione autenticamente antropologica nel segno di una reale unitarietà della persona. E ciò presuppone il recupero della metafisica che pone l'uomo come valore assoluto, irriducibile di fronte all'Essere.

Un aspetto inquietante della situazione attuale è rappresentato dal fatto che se si perde di vista il nocciolo degli scenari educativi si rischia di concentrarsi su elementi non essenziali che quantomeno "distraggono" e rendono verosimilmente più difficile la soluzione dei problemi.

Benedetto XVI, durante le Giornate della Gioventù a Madrid, ha definito l'Università come la casa dove si cerca la verità. Ma, ovviamente, le parole si estendono a tutto il mondo della Scuola.

Per i docenti, afferma il Papa, è importante vivere come testimoni, mettendo insieme intelligenza e amore nel segno dell'umiltà. Insieme all'attenzione verso gli aspetti funzionali si impongono sempre nuove riflessioni sulla cultura nelle sue variegate accezioni, sulla maturità etica ed umana dei giovani: perché l'educazione, radicata nell'attività libera e responsabile dell' allievo, non si riduce alla mera socializzazione o addestramento, investendo  il sapere e dover essere.

La formazione, "ipertestuale" è anche risultato della convergenza di elementi tecnici ed umani. Ciò si accompagna a problemi complessi, sempre nuovi e di non facile soluzione, che evidenziano spinte verso  ripensamenti in cui modelli e paradigmi  educativi tradizionali rischiano di apparire obsoleti.

Abbiamo la consapevolezza di trovarci di fronte ad una vera e propria emergenza, in un futuro che sembra perdere rilevanza perché il tempo della gioventù si dilata a dismisura, il digitale trasforma la società, scienza tecnica ed arte sono chiamate a indicare nuovi vocabolari.

Sono evidenti pesanti crisi di identità, non soltanto nell'adolescenza ma anche tra le persone adulte.

L'educazione costituisce un bisogno primario della persona. E, come osserva Aristotele nella sua Retorica, gli unici discorsi realmente persuasivi sono quelli che riguardano la verità. Benedetto XVI insiste a parlare di libertà e verità, questioni che, di fatto, il "pensiero debole" ha messo al bando.

Se la libertà è pienamente valorizzata attraverso l’accoglimento della verità e del servizio ad ogni uomo, la mancanza di verità apre la strada alla menzogna. E, come drammaticamente testimonia Solzenicyn, la violenza, che non vive da sola e non può esistere da sola, è immancabilmente legata proprio alla menzogna.

Anche nella scuola siamo liberi se ed in quanto ci troviamo nella verità, necessariamente basata sulla capacità di accettare diverse identità, culture, etnie.

 Una verità che, spesso temuta come possibile ostacolo alle relazioni e al dialogo con gli altri, può consentire il raggiungimento di comunicazioni fecondate e fecondatrici, non fittizie, perciò davvero unificanti. E senza la verità anche la giustizia manca di radici.

Il mondo della scuola deve aprirsi ad un più realistico paradigma che costringe a relativizzare le rappresentazioni meramente intellettuali e a rivolgerci, in chiave antropologica, alla complessa e misteriosa profondità delle cose e delle persone.

Ognuno ha dalla nascita una dignità che nessuno può concedergli o negargli. La causa dei diritti dell'uomo è quella dell'umanità intera. 

Così, con Husserl, possiamo ritenere che il centro di gravità della crisi non sia soltanto legato alle particolari strutture tecnico-scientifiche o sociali. Nella visione fenomenologica husserliana senza un fondamento antropologico la coscienza si ridurrebbe ad una semplice struttura neurofisiologica capace di suggerire l’osservanza di regole e procedure ma che nulla dice alla persona sui criteri di valutazione delle azioni compiute o da compiere.

E a ben guardare, la crisi dell'uomo appare oggi segnata dalla dialettica tra chi nega la trascendenza e chi vi anela: tra un'ideologia che rivendica autonomia e capacità di generare verità al di fuori della fede ed un'esperienza che si apre alla realtà e alla ricerca fiduciosa del mistero.

 

2. Una rete basata sull'Amicizia

Nella comunità scolastica genitori, docenti, alunni, dirigenti, rivestono ruoli diversi nel segno dall'amicizia che ha una forte vocazione sociale capace di collegarli sinergicamente: che spinge a prendersi per mano e condursi avanti, esprimendo pensieri e volontà in comune.

La pratica dell'amicizia coincide con l'obiettivo di una buona educazione e un'amicizia leale verso gli uomini presuppone un'amicizia leale anche verso Dio. E' certo che la negazione o anche solo l'appannamento di Dio porta allo svilimento della Persona.

Nessuno, anche nella scuola, deve mai essere isolato. Il successo sarà sempre collegato a comportamenti solidali e amichevoli, aperti alla collaborazione non solo con il Dirigente scolastico ma con i partner ad ogni livello, interni ed esterni, caratterizzati da sincera umiltà e disponibilità a dar vita ad una comunità educante: capace di mettersi costantemente in discussione, creando un sistema che valorizzi tutti gli aspetti, da quelli spirituali a quelli materiali, soggettivi, relazionali, umanistici, scientifici.

Una comunità segnata dall'abilità di sviluppare e portare avanti sempre più numerose attività "intangibili" come la conoscenza, l’informazione, la creatività.

Il confronto e la collaborazione con le istituzioni, le agenzie educative, le realtà culturali presenti nel territorio rappresentano uno strumento formativo importante per i genitori, gli insegnanti, per tutti coloro che operano nel campo educativo.

Ma l'informazione, che fornisce soprattutto dati e notizie, è condizione necessaria ma non sufficiente. Per raggiungere traguardi strategici importanti è necessario mettere in relazione le idee dei vari protagonisti della scuola, dar vita a sistemi di valori condivisi.

Il coinvolgimento attivo e responsabile della famiglia, primo protagonista responsabile di un'educazione efficace, rende possibile la missione dei docenti verso gli alunni: dunque una sfida educativa capace di generare una comunità di cittadini amici, solidali nel perseguimento del bene comune.

Perché, come già affermava Pio XI"l'educazione è opera sociale, non solitaria".

E dunque si comprende l'importanza ed il significato dell'azione formativa, assai complessa, dell'Istituto Santa Caterina rivolta agli studenti, al territorio, alla Comunità ecclesiale, a famiglie caratterizzate da rapide e imponenti trasformazioni.

La cosiddetta "famiglia delle regole" ha rappresentato il modello dominante sino agli anni ’70 del Novecento. La si ritrova presente in alcune comunità di immigrati provenienti da contesti in cui l’emancipazione della donna, l’indebolimento del ruolo paterno e dei valori/tradizioni non si sono ancora manifestati con forza. E sappiamo che l'obiettivo educativo principale in questo scenario consiste soprattutto nella trasmissione di norme, valori, regole del contesto di appartenenza. Ma se i valori senza la verità sono ciechi, senza i valori la verità è sprovvista delle risorse etiche che rendono possibile indirizzare le conoscenze al bene dell’uomo.

Successivamente si è passati rapidamente da un "modello delle regole" a un "modello degli affetti" in cui l’obiettivo educativo tipico è polarizzato nella trasmissione di sentimenti e sostegno.

Questa delicata transizione ha fatto emergere, dal punto di vista educativo, aspetti come la negoziazione continua, il venir meno dei confini tra i membri, la sovrapposizione di ruoli, l'indebolimento della figura paterna, aspettative poco chiare o contrastanti, conflitti…

Ed alla scuola si chiede sempre più spesso di svolgere una funzione complementare e di supporto alla prassi educativa della famiglia e, in alcuni casi, ad integrarla o addirittura a correggerla. Anche perché l'assenza o comunque la "criminalizzazione" delle regole ha contribuito a provocare vere emergenze etiche: situazioni in cui non si dà più valore al dovere, in cui i "diritti", quasi senza confini, sono ormai fini a se stessi e si sommano ad altre pericolose "dipendenze".

 

3. La dimensione spirituale per l'integralità della Persona

Se educare è anzitutto introdurre l'altro alla realtà totale, accompagnare la persona perché possa conoscere e scoprire nelle cose il segno del Mistero, ciò chiede agli educatori oltre a solide competenze professionali, capacità di dar vita a reti collaborative solide e vive, andare oltre ogni ideologia, essere autorevoli, sicuri, generosi.

Interessanti a questo proposito sono recenti studi in campi di ricerca, soltanto apparentemente "lontani", che confermano il ruolo fondamentale delle interazioni.

Lo stesso cervello umano, con circa centomila miliardi di connessioni, reagisce significativamente alle percezioni dei sentimenti dell'altro, espresse con la complessa gamma dei sensi e dei comportamenti.

Possiamo pensare al cervello come ad un "muscolo" da allenare e tutte le materie scolastiche sono certamente utili per aumentarne la plasticità e l'efficienza: ogni stimolo è in grado di determinarne cambiamenti. Così Arthur Jacobs, neuropsicologo, ed il poeta Raoul Schrott ci fanno autorevolmente sapere che il linguaggio poetico agisce sui neuroni e le sinapsi, influenzando la percezione della realtà che ci circonda. Ciò avviene anche per le materie scientifiche, dalla matematica alla fisica, che non appartengono meramente agli specialisti ma alla cultura "tout court".

E verso una costruzione autenticamente sistemica ed antropologica va la sperimentazione dell'Istituto Paritario Arcivescovile "Santa Caterina", Scuola espressione del Progetto educativo dell'Arcidiocesi di Pisa, volta a collegare ed integrare l'insegnamento della religione, mai mera comunicazione di contenuti, con le altre materie per dare loro un polmone capace di dilatarne ed arricchirne contenuti e significati.

Un'iniziativa che è tanto più importante se consideriamo la ricorrente tentazione dell’umanità di sbriciolare l'uomo per poi sceglierne feticisticamente un frammento e ingigantirlo fino a farlo diventare "ideologicamente" il tutto: un risultato mostruoso che mortifica l’umanità, fa sparire l’armonia e la bellezza, eliminando dimensioni di rilevante significato.

Questo grave rischio è presente nelle visioni che riducono l’uomo ora a materia, ora a corpo, a lavoro, a ragione, a tecnica…o anche soltanto a spirito. Perché nella persona, forse più della mancanza di un organo, è pericoloso averne esageratamente sviluppato una parte.

 Sempre più spesso vediamo, metaforicamente, individui che non sono nient'altro se non un grande occhio o una grande bocca o un grande ventre o qualcos'altro di abnorme che si regge su un esile peduncolo.

E' dunque rilevante che, in maniera chiara e trasparente, a fondamento del Progetto educativo dell'Istituto Santa Caterina non sia la mera trasmissione di contenuti ma anzitutto Cristo, a cui si legano, sempre operando una sintesi tra cultura, fede e vita, la centralità e irripetibilità della persona nella sua integralità, la promozione della cultura e della società, la testimonianza del Vangelo, gli sforzi per far crescere la comunità ecclesiale, l'integrazione feconda genitori-alunni.

E proprio il connubio tra fede e ragione caratterizza il cristianesimo nei confronti delle altre religioni.

Un cristianesimo protagonista di una rivoluzione capace di trasformare l'idea di "individuo" in quella più complessa e completa di "persona" rafforzando la regola della responsabilità verso l'ordinamento giuridico e, sul piano etico-religioso, verso Dio. Se non si presume la responsabilità ogni norma perde, infatti, il suo destinatario.

Così come nell'insegnamento Paolino è importante reinterpretare rielaborare, rifondere…

In Paolo, che sbalza radicalmente a tutto tondo un cristianesimo sulla persona di Cristo, forse più che in ogni altro appare la "creatività" nel coniugare il fondamentale dato evangelico con le concrete situazioni culturali dei diversi ambienti umani ed ecclesiali: nel costante riferimento al mistero eucaristico nel quale Cristo dona continuamente il Suo Corpo e fa di noi il Suo Corpo.

 E, citando Paolo, Benedetto XVI invita a fuggire l'idolatria, capace di insidiare verosimilmente anche il terreno educativo: perché insistiamo a crearci idoli a ripetizione, spesso veicolati e amplificati dai cattivi maestri, fuori e dentro la scuola.

E proprio la scristianizzazione è verosimilmente alla base di tanti moderni malesseri che non risparmiano il mondo della scuola. Se Dio muore anche l'uomo muore. Chi teorizza l'effimero è egli stesso effimero.

La nostra civiltà ci ha molto aiutati e ci aiuta ancora a trovare i mezzi per quei fini che abbiamo. Per contro ci aiuta sempre meno ad individuare i fini. E' una civiltà che ha banalizzato se stessa. Una società, come sottolinea Gianfranco Morra, nella quale la storia, lo spazio, il tempo, i valori hanno subito un processo di frammentazione e di de-costruzione, in cui il pensiero è divenuto "debole" e la morale "provvisoria": una società nichilista e fondata sul vuoto, che non vive ma sopravvive, che non crea ma enciclopedizza, che preferisce consumare piuttosto che produrre.

E' concreto il pericolo di una socializzazione non coerente addirittura divaricata rispetto all'orientamento fondamentale al bene delle persone, spingendo l'uomo a diventare mero strumento del sistema delle cose, oggetto di un processo che porta alla spersonalizzazione, all'indebolimento delle relazioni interpersonali che diventano sempre più strumentali.

E nei rapporti tra gli uomini entra il rapporto con il Mistero, che parla attraverso altri uomini. Un rapporto talvolta drammatico e nello stesso tempo esaltante.

Nella scuola cattolica il docente, distinto per retta dottrina e probità di vita, con la sua professionalità è sempre un fondamentale attore della qualità educativa con un profilo estremamente ricco e complesso.

Anzitutto è "maestro" con un patrimonio da trasmettere e comunicare: non soltanto quantitativo e "puntiforme" quanto anche esteso alla sua capacità di interagire con gli altri docenti. Ciò nell'ambito di comuni progettualità, pur nella specificità delle singole materie, in grado di far crescere gli allievi inserendoli nel solco di una tradizione e di un sistema che li precede e li supera.

Il mondo materiale è portatore di significati che superano la mera materialità. Ogni realtà suscita nella persona stati d'animo differenti influenzando la sua spiritualità. Ogni stimolo parla un proprio linguaggio anche spirituale che possiamo e dobbiamo sempre accogliere con attenzione e rispetto.

 Il concetto di persona non può essere compreso senza far riferimento al fine o alla natura essenziale dell'uomo stesso. Tutti i doveri reciproci sono riconducibili a quello di percepire ogni uomo come persona, ciò che presuppone un diritto incondizionato che non dipende da presupposti empirici. Poiché la persona è l'uomo e non una qualità dell'uomo.

Ragionare in termini di progetto educativo significa anzitutto riflettere e lavorare sui significati complessi che l'attività ha per noi e per tutti coloro con cui interagiamo: dagli studenti alle famiglie alle Istituzioni. Anche gli interventi nel campo dell'orientamento hanno senso se concordati con i docenti ai quali spetta, insieme alle famiglie, la regia e la sintesi educativa.

Sulla traccia di Jaques Maritain, il Cardinale Scola ha recentemente sottolineato come la cosa più importante nell'educazione non sia un "affare" di educazione, e ancora meno di insegnamento.

 L’esperienza, una volta sgombrato il campo da ogni riduzione psicologico-soggettivistica del termine, è il cardine della proposta educativa.

L’esperienza integrale può garantire il processo educativo perché garantisce lo sviluppo di tutte le dimensioni di un individuo fino alla loro realizzazione e, contemporaneamente, l’affermazione di tutte le possibilità di connessione attiva di quelle dimensioni con tutta la realtà.

Una simile impostazione, ad un tempo teoretica e pratica, mette subito in campo la natura inter-personale del processo.

La totalità dell’esperienza, nel rispetto della natura del reale, non è garantita solo dal fatto che il discente sia chiamato al paragone con una proposta vivente e personale della tradizione, sempre innovativa, per il tramite di una figura autorevole: è necessario che si impegni personalmente con tale proposta.

Ed è importante capire che in questo passaggio non è semplicemente in gioco un metodo educativo più adeguato o più consono con le legittime aspirazioni di “autonomia” dei giovani.

Infine una freccia contro un'eccessiva" cultura del risultato" che non può essere esclusiva misura delle cose. Lo è invece l'Uomo, nell'alternanza di successi e sconfitte.

La globalizzazione, con la quale anche la scuola deve fare i conti, forse richiede anzitutto una "smitizzazione": non è astrattamente buona o cattiva, è in fondo uno strumento, ancorché molto potente. Ed ogni strumento, nelle mani di persone responsabili, può essere utilizzato correttamente e risultare utile, così come nelle mani di individui meno preparati, o privi di senso etico, estremamente pericoloso.

Ci serviamo di Internet e delle tecnologie offerte dalla rete… mai ne abbiamo avuto di così potenti. Ma il vero problema è imparare a farne un uso corretto e con grande responsabilità.

Tutti cercano una bussola per navigare nelle situazioni confuse che la quotidianità produce senza soste. Filosofi e scienziati hanno costruito un'apposita architettura di pensiero per definire questa caratteristica della nostra società e l'hanno chiamata teoria della complessità che non può essere affrontata e risolta se non in chiave culturale.

Cultura, anche nella scuola, significa tra l'altro capacità di esaminare un'idea da varie angolature, formulare generalizzazioni al di là di pregiudizi o convincimenti meramente personali, agire con costante umiltà intellettuale, facendo cadere barriere ed incomprensioni, sempre nemiche delle scienze  ma anche del  buon senso.

E l'umiltà, come ha proclamato il Papa a Madrid, è virtù indispensabile perché ci protegge dalla vanità che chiude l'accesso alla verità.

 

4. Il ruolo della conoscenza

Ci stiamo muovendo verso un'"epoca della conoscenza" che richiederà verosimilmente nuovi metodi per comprendere e governare ogni organizzazione.

L'interdisciplinarietà, non pura giustapposizione di saperi ma autentica sinergia, necessita di una chiarificazione del significato specifico di "scienza" e di "autonomia", esprime una richiesta di unitarietà di fronte all'eccessiva frammentazione e parcellizzazione dei saperi, resi possibili dalla progressiva suddivisione del lavoro, delle competenze, delle aree di studio.  Si tratta, per certi aspetti, di un movimento inverso rispetto a quello innestato nell’epoca moderna con la nascita delle scienze sperimentali, quando il problema era proprio quello di salvaguardare l’autonomia delle singole discipline.

La complessità è stata studiata in molti contesti, dalla chimica alla fisica, dalla filosofia all’economia. Abbiamo alle spalle sistemi "semplici" "razionali" "lineari" "prevedibili", e oggi ci troviamo immersi in realtà di segno opposto, che richiedono dunque paradigmi interpretativi diversi.

Nella scuola come nella vita la risorsa principale è rappresentata dalla conoscenza che richiede ogni giorno e per tutta la vita uno sforzo di continua ricerca, impegno e fatica.

Proprio un premio Nobel per l’economia, Robert Lucas, nel suo “On the Mechanics of Economic Development”afferma che una delle più importanti determinanti dello sviluppo economico consiste in quello spontaneo e non organizzato trasferimento di conoscenza che si verifica all’interno dei sistemi socio-economici e culturali.

Oltre ad un brillante titolo di studio, importante sarà lo sviluppo continuo della conoscenza che inizia sempre più precocemente, nei banchi della scuola.

Si dovrà continuamente "imparare ad imparare" perché in una società complessa c’è anche l’obsolescenza delle conoscenze. Ciò che si è studiato necessariamente decade, quindi si deve ricrearlo di nuovo, con rinnovata passione, sentimento che non deve divenire idolatria ma, ordinato da una libera volontà può imprimere energia e slancio all'azione di ogni persona.

Perciò è importante che ogni alunno, il più presto possibile, tracci un proprio "piano" in cui lo studio sia coerente con ogni altro progetto e vissuto oltre che con impegno anche con entusiasmo e passione: un'unità di vita che, oltre gli orizzonti personali influenza le relazioni sociali .

Tutti, non soltanto i docenti, ai giovani devono dare molto e chiedere molto. E ciò nel segno della responsabilità.

In questo quadro complesso c’è un'altra esigenza: quella di fare appello ad una "nuova sensibilità", considerando approcci che non fanno parte dei tradizionali bagagli scientifici e tecnologici, come la "business ethics".

Dunque anzitutto vedere i problemi non nella gerarchia tradizionale ma tenendo conto di altri aspetti, forse non evidenti oggi ma sicuramente importanti domani e comunque in un quadro sistemico.

Torna alla memoria una frase attribuita a Roosvelt, molto attuale anche nella scuola: "Noi non possiamo garantire un futuro per i nostri giovani ma possiamo preparare i nostri giovani per il loro futuro".

La complessità ci obbliga a generare sistemi in cui tutte le parti funzionano, e non solo alcune: così se la docenza di una materia è carente si avrà un effetto negativo molto più ampio.

Le realtà complesse, e la scuola ricade sicuramente in questo modello, sono contemporaneamente potenti e fragili e richiedono modalità di attenzione, comprensione e gestione diverse rispetto al passato.

Dobbiamo avere il coraggio e la sapienza di pensare che, con la complessità, emerga anzitutto il bisogno di un coerente sistema di valori collegati e condivisi.

Elemento costitutivo della vita di ogni comunità e di ogni società veramente umana è l’idea di ethos: un ethos che si fa operativo attraverso una formazione della sensibilità e del carattere e che diventa un modo di percepire.

Nel nostro tempo, ma anche in ogni altra epoca della storia, l’uomo si è smarrito da quando ha smesso di chiedersi chi è, appannando la propria identità.

Togliere all'uomo la libertà di coscienza è togliergli tutto. Da ciò scaturisce il rifiuto all'intolleranza dello Stato sull'uomo, come pure dell'uomo sull'uomo.

 Niente divide il mondo in modo così chiaro e netto come la concezione della persona: dalla filosofia all'arte, dalla politica all'economia, dalla storia alla sociologia.

Occorre un confronto critico tra scienziati e filosofi sul terreno della logica epistemica per procedere verso una comune consapevolezza degli strumenti dialettici a disposizione della cultura attuale in ordine alla ricostruzione e allo sviluppo dell'unità delle scienze e dell'unità del sapere (sapere teorico e sapere pratico, sapere profano e sapere religioso, sapere metafisico e fenomenico).

Perché la scienza non solo è fatta dall'uomo, ma è fatta per l'uomo, per la sua mente ma anche per la sua anima.

Dobbiamo lavorare instancabilmente per perfezionare quell'importante aspetto della cultura rappresentato dallo strumento del servizio, creare rapporti tra i popoli sulla base di un’autentica “cultura del dare”, senza mai perdere  di vista l'obiettivo della comprensione. Se sapremo aprirci e stabilire rapporti di pace e di servizio con ogni persona agiremo concretamente per dar vita ad un mondo più giusto, quindi più umano.

L'etica è la capacità di conoscere il bene e la volontà di seguirlo. Ricordiamo, parafrasando Aristotele, che l'uomo è un animale etico. Infatti, ogni azione e giudizio presuppongono una scelta ed una scelta basata su valori presuppone l'etica.

Non v'è dubbio che le scienze debbano seguire leggi e metodologie loro proprie; tuttavia per essere veramente tali ed autenticamente al servizio dell'uomo non potranno mai prescindere dagli imperativi etici, che presiedono al dinamismo della natura e della vita stessa.

Lungi dall'essere in contrasto con la normativa intrinseca alle singole discipline, il rispetto della normativa etica servirà a darsi un preciso codice di comportamento, varrà a garantire alle discipline stesse quell'indeclinabile finalizzazione umana che i loro cultori – maestri, scienziati, tecnici, ricercatori, imprenditori si prefiggono nelle loro attività.

Comportarsi tenendo conto di principi etici significa porre il fondamento su valori presenti nella nostra coscienza e condivisi, accettandone la responsabilità .

 E’ necessario mostrare ai giovani, con le parole ma più ancora con l'azione concreta, il rapporto tra valore delle"cose" e valore della vita, tra valore della ricchezza e ricchezza dei sentimenti, testimoniare che è possibile vivere cultura e professionalità nell'autentico servizio all’uomo, che l'amicizia è un valore autentico, che è necessario agire costantemente per una migliore comprensione tra i popoli, per la pace e la giustizia.

La scuola deve aiutare i giovani a lavorare instancabilmente, con entusiasmo, per perfezionare quell'importante valore che è il servizio: l'entusiasmo suscita energia e fa sì che ciascun membro di un gruppo si prodighi in maniera superiore alle proprie abitudini.

E’ facile sottoscrivere l’affermazione di George Bernard Shaw quando afferma che la vera gioia nella vita si raggiunge proprio quando si è al servizio di uno scopo che noi stessi riconosciamo come superiore.

Citiamo spesso un'immagine tanto poetica quanto efficace di Antoine de Saint Exupery, che continua ad essere attuale: "Se volete costruire una nave non radunate uomini per avere il legname, distribuire i compiti e organizzare il lavoro, ma infondete loro la brama degli spazi aperti e del mare infinito." Perché il lavoro è per l'uomo e non l'uomo per il lavoro.

In questi momenti difficili, in cui le persone si sentono smarrite ed incerte, il compito della scuola nei confronti delle nuove generazioni è anzitutto far conoscere, mediante comportamenti soggettivi, sentimenti di correttezza, lealtà, altruismo, abnegazione, ideali senza i quali i giovani possono facilmente trasformare le loro energie in tensioni negative. Coltivare questi principi significa facilitare il loro ingresso nella vita professionale e lavorativa ma anche prepararli a trasformare il mondo così come loro desiderano che sia.

Come afferma Alberoni, non basta la scienza e non basta la ragione. L'intelligenza senza moralità è cieca, pronta a mettersi al servizio di tutti i demoni e a giustificare ogni folle scelta. Perché ci sia morale occorre anche uno slancio interiore, un'emozione, una passione che ci porti oltre noi stessi.

E l'uomo scopre che il desiderio del bene altrui, della felicità degli altri, è la fonte più generosa della propria felicità. Tutti gli attori della vita scolastica, dai docenti ai genitori, possono aiutare i giovani a scoprirlo ed a farne la bussola del loro percorso di studio, dei loro rapporti personali, della loro professione, della vita.

C’è una frase, sempre forte ed emblematica, di Victor Frankl, psicologo che ha perso moglie e figli nel dramma dell’Olocausto: "Coloro che riuscivano a sopravvivere più a lungo alla terribile esperienza del lager, non erano i soggetti più forti fisicamente, bensì coloro che avevano un più solido motivo d’amore per sopravvivere!".

Deve perciò essere potenziata un’efficace e continua azione a favore della cultura che, interpretata come strumento di scelta libera e consapevole, diviene veicolo efficace per orientare l’insieme dei bisogni, delle aspettative, dei valori dell’uomo, all’interno di un quadro etico capace tra l’altro di favorire un migliore equilibrio del problematico rapporto con l’ambiente.

La conoscenza è connessa con l’apprendimento che, come scriveva Mario Luzi, non ha mai fine: un apprendimento che può avvenire solo in un contesto relazionale sulla base di un'imprescindibile concezione integrale della persona.

L'articolazione pluridimensionale e universale della conoscenza deve essere costantemente attenta ad ostacolare il distacco e la contrapposizione tra momenti diversi del "sapere", di necessità armonicamente uniti.

La verità come tale è dialogante. E il dialogo, interdisciplinare e rigoroso grazie ad un continuo affinamento delle metodologie di ricerca integrate dall'entusiasmo e dalla passione, si completa alla luce di un " sistema" permeato di solida cultura: capace di riportare a sintesi la tradizionale contrapposizione tra discorso scientifico-tecnico e cultura umanistica, suturando lo strappo prodotto dalla dialettica della modernità. Dunque, come nel pensiero di Sciacca, un nuovo umanesimo capace di collegare e far collaborare saperi eterogenei ma organizzati secondo un fondamento filosofico capace di dare senso e spessore alla stessa pedagogia.

Se anche nella scuola la conoscenza era tradizionalmente esprimibile attraverso un paradigma ad albero, richiamante un pensiero "verticale", oggi appare più realistica una rappresentazione a rete in cui, più della base e del centro, sono importanti i nodi e le interconnessioni: un modello stabile di transazioni cooperative tra diversi soggetti, capace di far nascere un nuovo attore collettivo.

I valori possono sicuramente favorire l'affermazione di una Società  aperta alla cultura vera, restituendo a molti la dignità di persone in grado di esprimersi autonomamente mediante strumenti critici basati sulla conoscenza e sul sapere piuttosto che sull'uso acritico di macchine "prodigiose ", che mai saranno più intelligenti dell'uomo.

E’ necessario che la cultura sia capace di spaziare oltre il proprio campo allargando la sua sfera di azione.

Dunque il nostro tempo, ed in particolare quello dei giovani e della scuola di oggi, è tempo di incertezze, di aridità, talvolta di ribellione, ma anche di nostalgia e di speranza. Molti valori sembrano scomparire; ma spesso è solo un’eclissi.

Un grande compito attende gli uomini e le donne di domani: ristabilire i legami allentati e talvolta spezzati tra i valori culturali del nostro tempo ed il loro fondamento etico permanente.

Si tratta di esigenze particolarmente significative in un periodo della storia nel quale la responsabilità, non di rado categoria oscillante, manifesta il bisogno di un urgente recupero della sua concezione unitaria più alta e matura: poiché continuano a rimanere attuali le lucide espressioni, di Vittorio Mathieu, sull’irresponsabilità illimitata che pervade molte nostre strutture.

 

5. Per "navigare" in ambienti sempre più difficili e incerti

La scuola deve essere culla del sapere critico, elaborato con metodo aperto al confronto e alla verifica costante, che non nasconde le contraddizioni, piuttosto cerca le vie di un loro logico superamento. E solo nel contesto di una visione etica ancorata ai valori umani per l'uomo e la società la Scienza può trovare la sua dignità.

Ma è anche importante che l'insegnante si impegni sempre con grande passione nella propria materia, fuggendo la tentazione di non dar valore a ciò che non è immediatamente spendibile ma che arricchisce interiormente e offre soluzioni di metodo per affrontare i problemi.

Nella società postmoderna non ci sono soluzioni "ottime" né strategie garantite per costruire la propria identità. Incertezza, fluidità dei rapporti, perdita dei punti di riferimento rendono difficile la formulazione di risposte educative efficaci ed efficienti, comunque lontane da scorciatoie e facili soluzioni preconfezionate.

La scuola può e deve offrire strumenti per “navigare” in mari perigliosi, sconosciuti, che richiedono informazioni corrette e decisioni tempestive.

Con le parole del Cardinale Scola, l’educazione esige una testimonianza adulta. E l’adulto è educatore a due condizioni: anzitutto che lui, in prima persona, si lasci educare, la seconda condizione è una perenne educabilità.

Una delle esperienze più significative che possiamo vivere è quella di sentirci utili per una persona, offrendogli un servizio: una delle acquisizioni più fondamentali e determinanti che il bambino e il ragazzo possono fare, anche nella scuola.

E tra i primi valori che si devono riconoscere c'è quello dell'altro come persona, pari in dignità ma complementare in qualità. I due principi dell'identità e della relazionalità regolano una gran parte del comportamento umano.

Anche ogni attività didattica deve sempre svolgersi alla luce di un'imprescindibile corrispondenza corpo-mente-anima. Non può essere pensato alcun evento psico-somatico che non sia in qualche modo anche connesso con l'anima ed il processo spirituale.

L'apprendimento, piuttosto che meccanica assimilazione di risultati già elaborati, deve configurarsi come forma di partecipazione attiva e responsabile.

 Oltre alla capacità d'utilizzare concetti astratti sono richiesti al discente abilità di interagire con gli altri, capacità di comprendere ed adattarsi al cambiamento con tempestività ed efficacia.

E non è di piccolo momento la considerazione che oggi la società riconosce proprio alla scuola un'esplicita funzione di innovazione.

La fisionomia peculiare del docente di scuola cattolica è caratterizzata dalla grande responsabilità di essere professionista dell’istruzione e dell’educazione, educatore cristiano, mediatore di uno specifico progetto educativo nel segno dell'unitarietà della persona, impegnato in un cammino di crescita e maturazione spirituale: un'educazione che è profondamente segnata dalla comunicazione, processo di interiorizzazione reciproca. Così anche il figlio può insegnare ai genitori e l'alunno all'insegnante, dando vita ad una reciprocità educativa ricca ed arricchente.

Protagonisti di grandi cambiamenti saranno in primo luogo i giovani che oggi occupano i banchi di scuola.

 E giovinezza vuol dire anzitutto assenza si preconcetti e sclerotizzazioni ideologiche, capacità di avere speranza e tensione verso disinteressati traguardi; disponibilità a pensare e ad operare "in grande"; cogliere in ogni situazione o avvenimento la possibilità di cercare, operare e procedere oltre ogni confine.

Vuol dire, altresì, orientamento al servizio, alla solidarietà, al desiderio di integrazione. E tutto ciò rappresenta una sfida anche per tutti i protagonisti dell'educazione, all'interno e all'esterno dell'edificio scolastico.

Per raccogliere questa sfida e soddisfare questo obbligo dobbiamo sentire la responsabilità di far riguadagnare alla Società la sua più profonda identità fondata sul diritto naturale della persona e un'autentica cultura della solidarietà.

La solidarietà non è una nuova "tecnica" ma piuttosto una "filosofia" che consente di agire, in un'ottica svincolata dal contingente, per l'ottenimento di positivi risultati anche percorrendo strade apparentemente lontane e divergenti.

Nell’epoca della globalizzazione anche i sistemi educativi non possono prescindere dalla gratuità, che dissemina e alimenta la solidarietà e la responsabilità per la giustizia e il bene comune nei suoi vari soggetti e attori.

Ed è consolante ricordare Simone Weil che definisce la compassione come il più puro dei sentimenti.

Nonostante le molte difficoltà, tuttavia, la Società odierna ha energie un tempo inimmaginabili per la crescita di ognuno: possiamo perciò tendere con la nostra volontà, le nostre azioni, i nostri entusiasmi verso valori autentici, testimoniando il primato dello spirito in ogni uomo, in una civiltà veramente degna di passare alla Storia .

Allora uno dei compiti che spetta ad ogni studente è di mostrarsi appassionato a qualche cosa. Al proprio studio, in primo luogo. Ma anche avere un hobby può essere importante. Non di rado proprio da una “ passione” praticata con serietà scaturisce un'innovativa occasione di lavoro.

E' una sfida culturale più che tecnologica che presuppone il dominio di visione globali e di dettagli, spostando l'attenzione delle singole organizzazioni ai networks.

Formare e motivare con continuità i giovani, metterli al centro della scuola, significa trasformarli in attori responsabili: una scuola comunità di persone nella quale tutti imparano e si educano reciprocamente.  

Come affermava un Maestro della filosofia, Francesco Barone, molte delle attuali ricerche non permettono più una netta distinzione tra la scienza " pura", di per sé buona, e le sue applicazioni tecnologiche, valutabili come buone o cattive a seconda dei fini per cui vengono utilizzate.

E stato giustamente osservato che mentre nel passato le scienze si concentravano sulla descrizione, oggi invece si tenda a " modificare". Da qui, dunque, l'esigenza che le scelte morali non intervengano solo nel momento dell'applicazione tecnologica delle conoscenze scientifiche, ma siano presenti sin dall'inizio come una delle condizioni della ricerca.

 E si tratta delle scelte morali non solo degli scienziati, ma di tutti coloro, "laici" e "chierici", su cui la ricerca può interferire, ossia di tutti i cittadini o, meglio, di tutti gli esseri umani, di là dalle distinzioni nazionali.

L'ideale del servizio può aiutare ogni persona, non importa il suo livello gerarchico nella scuola, a dare senso alle proprie attività, umane e professionali, nel non facile ma entusiasmante sforzo di coniugare gli aspetti materiali ed economici con quelli etici e spirituali, esercitare una professione in termini d'autentico servizio: perché mediante lo studio ed il lavoro l'uomo non solo trasforma la natura adattandola alle proprie necessità ma anche realizza se stesso ed anzi, in un certo senso, diventa più uomo.

Anche nella scuola il fattore critico per la creazione del valore e dell'eccellenza si conferma costituito dalle persone: nel segno dell' amore, dono che non conosce misure, e della libertà, richiamanti valori universali da cui nascono le odierne democrazie.

 Risuonano profetiche le parole di Parmenide, ricordate con forte dolcezza da Benedetto XVI quasi a sintesi delle Giornate della Gioventù di Madrid: "Cerca la verità mentre sei giovane, perché se non lo farai, poi ti scapperà dalle mani".


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