Prima Pagina
Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
- ISSN 1973-252X
Direttore responsabile: Dario Cillo


 

Feuerstein  di Fortunata C.Cutolo

 Il metodo Feuerstein in sintesi 

 

Nato nel 1921 da genitori ebrei sensibili alla cultura e all’educazione, Reuven Feuerstein, fin dall’età dei vent’anni si è sempre dedicato all’educazione degli adolescenti.

Fu proprio a partire dagli studi sugli adolescenti che, Feuerstein e i suoi collaboratori misero a punto un sistema di valutazione del potenziale di apprendimento e un programma di intervento cognitivo, diventato noto nel mondo come metodo Feuerstein. Laureatosi sotto la guida di Jean Piaget, conseguendo il dottorato in psicologia presso la Sorbona nel 1970, Feuerstein è professore di psicologia e pedagogia all'Università di Bar Ilan di Tel Aviv.   

L’importanza e la scoperta rivoluzionaria messa a punto da Feuerstein è che “l’intelligenza può essere insegnata, e quindi aumentata, fin dai primi anni di vita [1]: l’intelligenza è un insieme di abilità e di processi mentali che ci permettono di dare un senso al mondo che ci circonda, e di acquisire le informazioni per risolvere i problemi che ci vengono posti.

Dunque, la domanda che ci poniamo è la seguente: è possibile insegnare l'intelligenza ai bambini? Sì, e Feuerstein lo insegna. “Come insegnare l'intelligenza ai vostri bambini. Il famoso metodo Feuerstein alla portata di tutti i genitori”, a cura di Nessia Laniado, Ed. Red (Novara, 2002) ne è l'esempio, o meglio, riprende quelli che sono i principi educativi e didattici che Feuerstein, da sempre ha discusso.

Feuerstein parte dall'assunto che “tutti gli esseri umani devono essere considerati come sistemi aperti, soggetti ad essere significativamnete modificati dall'intervento ambientale”.[2] Pertanto, la teroria dell'Esperienza di Apprendimento Mediatizzato (EAM), influisce sulla struttura stessa del cervello, in quanto ha un effetto perfino su quelle zone che sono rimaste poco sviluppate o danneggiate a causa di fattori genetici, traumi o anomalie cromosomiche.

Feuerstein osserva che,  per lo sviluppo intellettivo del bambino, è importante porsi come mediatori tra il mondo e i propri figli, “di dare cioè un senso alle parole e alle azioni anche più banali e di svelare la carica di emozioni che si nasconde dietro i nostri gesti, affinchè diventino intellegibili”.[3] Dunque, l'intervento educativo dell'adulto sul bambino necessario al suo apprendimento, Esperienza di Apprendimento Mediatizzato, si basa su due punti fondamentali:

1.    la struttura dell'intelligenza può essere modificata

2.    affinché qualsiasi stimolo possa arricchire il bambino, è necessaria una particolare forma di mediazione che lo aiuti ad elaborarli.

Il metodo Feuerstein si basa su tre elementi fondamentali: la diagnosi delle potenzialità di apprendimento, il programma di apprendimento strumentale e l'esperienza di apprendimento mediatizzato. Il mediatore naturale è il genitore e l'insegnante, ma importanti mediatori sono le tradizioni, i miti, i simboli, in quanto suscitano emozioni collegandole alla storia individuale e collettiva.

Feuerstein ha individuato dodici criteri di mediazione che ci permettono di essere consapevoli di quello che realmente vogliamo comunicare ai bambini: intenzionalità e reciprocità, assicurandoci che ci stiano ascoltando; la trascendenza collegando situazioni e realtà diverse; la trasmissione del significato rendendolo carico di emozioni. I primi tre assunti sono fondamentali per l'apprendimento.

Altri criteri di mediazione riguardano la trasmissione del senso di competenza; il controllo del comportamento; il comportamento di partecipazione; l'individualizzazione e la differenziazione;  l'individuazione degli obiettivi e le strategie per raggiungerli; la percezione di sé stessi come esseri in evoluzione; la ricerca dell'alternativa ottimistica; il sentimento di appartenenza alla collettività umana.

Come già osservato precedentemente, un ruolo fondamentale giocano le emozioni, in quanto sono uno strumento con cui poter rappresentare nella propria mente i sentimenti vissuti sia da noi stessi che dagli altri, in modo da poter percepire e ricordare qualcosa di passato per poterlo attribuire al nuovo.

Tutto questo riconduce alla “ zona di sviluppo prossimale” di Lev S. Vygotzky che definisce la distanza tra il livello di sviluppo effettivo e il livello di sviluppo potenziale, consente cioè di valutare la differenza tra ciò che il bambino è in grado di fare da solo e ciò che è in grado di fare con l’aiuto e il supporto di un individuo più competente. Infatti, come ricorda Feuerstein  la mediazione orienta il bambino a ricercare le connessioni tra l'evento che sta sperimentando e altre esperienze simili alle quali è stato esposto a prevedere così le possibili conseguenze, quando incontrerà qualcosa di simile in futuro”.[4]

 

 

 

BIBLIOGRAFIA

Nessia Laniado, Come insegnare l’intelligenza ai vostri bambini. Il famoso metodo Feuerstein alla portata di tutti i genitori, Red Edizioni, Novara, 2002.

Rauven Feuerstein, Yaacov Rand, John E. Rynders, Non accettarmi come sono. Un approccio nuovo per affrontare la Sindrome di Down, Sansoni, Milano, 2001.

 

 

 



[1] Nessia Laniado, Come insegnare l’intelligenza ai vostri bambini. Il famoso metodo Feuerstein alla portata di tutti i genitori, Red Edizioni, Novara, 2002, p. 15.

[2] Rauven Feuerstein, Yaacov Rand, John E. Rynders, Non accettarmi come sono. Un approccio nuovo per affrontare la Sindrome di Down, Sansoni, Milano, 2001, p. 5.

[3] Nessia Laniado, Come insegnare l'intelligenza ai vostri bambini. Il famoso metodo Feuerstein alla portata di tutti i   genitori,  Ed. Red,Novara, 2002, p. 8.

[4] Rauven Feuerstein, Yaacov Rand, John E. Rynders, Non accettarmi come sono. Un approccio nuovo per affrontare la Sindrome di Down, Sansoni, Milano, 2001, p. 63.

 


La pagina
- Educazione&Scuola©