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AMORE DELLA LETTURA

Umberto Tenuta

Insegnare a leggere, a scrivere ed a far di conto…

Si diceva nei Programmi didattici del 1955, e si ripete spesso che questa poteva essere la finalità della scuola.

Ma non basta!

Non basta, non perché la scuola deve assicurare una formazione che sia più completa, più onnicomprensiva, integrale.

La scuola deve assicurare una formazione che, oltre ad essere ottimale ed originale, sia integrale: occorre promuovere la formazione di tutte le dimensioni della personalità, da quella motoria a quella emotivo-affettiva, sociale, morale, linguistica ecc.

Tuttavia, una scuola che insegnasse per davvero a leggere sarebbe già una grande scuola.

In fondo, sembra che la scuola sia nata proprio con l’intento di insegnare a leggere.

Insegnare a leggere.

Ma che cosa significa insegnare a leggere?

Basta saper leggere?

Oppure occorre innanzitutto e soprattutto acquisire l’amore della lettura?

J.J. Rousseau, quando si è posto il problema di insegnare a leggere ad Emilio, ha risposto che il problema prioritario, essenziale, anzi esclusivo, era paradossalmente solo quello di far nascere l’amore della lettura e che un grande pedagogista come lui non si occupava dei metodi per insegnare a leggere, a significare che quello che importa è soprattutto l’interesse per l’apprendimento del leggere.

Occorre che la scuola si impegni a insegnare a leggere e si impegni soprattutto a far nascere, a coltivare, a incrementare l’amore della lettura.

Ecco, questo è l’impegno primario, fondamentale, essenziale, di ogni scuola, di ogni docente: del docente di lingua e del docente di Storia, del docente di Matematica e del docente di Scienze…

Ma, si dirà, come si fa a far nascere l’amore della lettura?

A qualcuno viene in mente l’intelligenza: si nasce intelligenti!

Quindi, si nasce con l’amore della lettura!

Vi sono alcuni bambini che amano leggere e vi sono altri bambini che non amano leggere. Come se fosse scritto nei cromosomi!

Ma ci si è posta la domanda: che cosa sarebbe accaduto se questi bambini fossero cresciuti in un’altra famiglia, in un altro contesto socioculturale, diverso da quello del figlio del dottore di Lettera ad una professoressa (1)?

Dalle famiglie, dalle madri, dai padri, dai fratelli e dalle sorelle i bambini apprendono, non solo capacità, ma anche atteggiamenti motori, sociali, morali, religiosi, linguistici ecc.: apprendono atteggiamenti anche nei confronti della lettura!

È un dato di fatto acclarato.

Tuttavia, anche l’azione educativa e didattica della scuola ha molto spazio per intervenire.

Ma come?

Come si fa, non solo a insegnare a leggere, ma anche a far nascere l’amore per la lettura, il <<piacere del leggere>> di cui parla il Documento dei saggi sui saperi essenziali?

Forse è possibile individuare alcuni criteri.

Innanzitutto, occorre non spegnere l’amore per la lettura.

Non lo debbono spegnere i genitori presentando la scuola come luogo di pena.

Non lo debbono spegnere i docenti della scuola dell’infanzia, non lo debbono spegnere i docenti della scuola elementare per insegnare a leggere.

Non lo debbono spegnere i docenti della scuola secondaria imponendo le letture.

A volte può capitare che per insegnare a leggere si infliggono agli alunni tali fatiche che, anche se ci fosse, l’amore per la lettura verrebbe meno. Si pensi agli esercizi di lettura, alle pagine lette più volte di seguito a scuola e come compito domestico.

L’amore per la lettura lo si spegne ogniqualvolta il leggere viene presentato come un obbligo, come una condanna, come una pena.

Primo criterio, quindi: non obbligare a leggere!

Ma non basta preoccuparsi di non distruggere l’amore per la lettura. Occorre anche saperlo far nascere ed alimentare.

Come si fa nascere?

Non ci sono regole, come per tutti gli amori.

Non si insegna ad amare, malgrado l’Ars amatoria di Ovidio e di tutti i suoi seguaci.

Non ci sono regole infallibili, ma criteri utili ce ne sono.

Forse il più efficace è quello del contagio: il docente che ama leggere contagia i suoi alunni!

Il bambino nasce con un forte bisogno di imitazione. Egli ripete quello che fanno gli adulti, a cominciare dai movimenti labiali nella pronuncia dei fonemi, durante la fase della lallazione.

I bambini imitano i movimenti per manipolare gli oggetti, per muoversi, per camminare eretti ecc.

I bambini imparano a fare quello che fanno gli adulti attraverso l’imitazione.

Soprattutto nei primi anni i genitori rappresentano i modelli da imitare, i modelli di identificazione.

Se i genitori leggono, i bambini giocano a leggere.

Anche nella scuola dell’infanzia è possibile sfruttare questo bisogno.

I docenti debbono leggere ai bambini e debbono offrire loro dei libri: albi illustrati perché i bambini li "leggano" scorrendo le immagini, magari con l’aiuto delle audio e video cassete, dei CD-ROM ecc.

Ancora, all’inizio della scuola elementare, prima di impegnare gli alunni nell’apprendimento del leggere, i docenti debbono far nascere, coltivare, incentivare il desiderio di leggere, di imparare a leggere, di saper leggere, soprattutto testimoniando la loro consuetudine con la lettura, dicono i Programmi didattici del 1985.

E continuano: <<La prima esperienza di lettura da parte del fanciullo, che deve essere protratta per tutto l'arco della scuola elementare, è sentir leggere l'adulto, cioè sentirgli eseguire oralmente la lettura di testi di vario tipo (non solo racconti, poesie, brani letterari, ma anche brevi notizie tratte dai giornali, lettere, documenti scolastici, ecc.)…. L'insegnante, anche testimoniando la sua consuetudine alla lettura, stimola e accresce la motivazione del fanciullo a leggere … Inoltre, tenendo conto della diffusa disaffezione dei fanciulli di oggi per il leggere, assorbiti come sono dalle immagini televisive e filmiche, l'insegnante avrà cura di accendere interessi idonei a far emergere il bisogno ed il piacere della lettura. È una esigenza anche infantile quella di accrescere la propria esperienza e di allargare i confini della propria conoscenza e dei propri sentimenti: è opportuno che l'insegnante aiuti gli alunni a trovare i libri e, in genere, le pubblicazioni che corrispondano a quella esigenza in modo sempre più costruttivo. …Anche per la lettura… si consiglia il ricorso, oltre che ai testi scolastici e ai libri della biblioteca di classe, a una varietà di materiali idonei a incentivare il bisogno di leggere. La scuola non dovrà trascurare alcuna iniziativa utile ad avvicinare i fanciulli ai libri. Così consentirà loro l'accesso diretto alla biblioteca (che va quindi attrezzata a questo scopo), li solleciterà a segnalare l'acquisto di libri o pubblicazioni periodiche cui siano interessati, e riserverà alla lettura personale tempi adeguati nell'arco della settimana>>.

L’aula deve configurarsi come un laboratorio linguistico che fa largo spazio alla lingua parlata ed alla lingua scritta: ai libri che si leggono anche prima di saperli leggere!

Come tutte le mamme, dotata di innato intuito educativo, una mamma lamentava che l’aula del figlio fosse spoglia, priva di materiali didattici e con le pareti grigie, affermando che a sei anni la vita non può essere grigia!

Libri, albi, cartoons, schede… una vera e propria biblioteca!

E, poi, l’insegnante che legge!

Ognuno dei docenti, quello di Lingua e quello di Storia, quello di Religione e quello di Inglese!

I docenti leggono, raccontano, narrano… e danno i libri ai bambini perché li sfoglino , li guardino, li leggano.

Ma, si dirà, i bambini per apprendere a leggere, debbono pur seguire un certo metodo.

Indubbiamente. Ma a condizione che il metodo non faccia smettere mai di leggere.

Il bambino deve sempre capire, comprendere ed amare quello che legge.

Forse la differenza sostanziale tra i metodi analitici (che poi sarebbero i metodi sintetici!) ed i metodi sintetici (che poi sarebbero i metodi analitici!) sta soprattutto nel fatto che nei metodi globali gli alunni muovono da testi significativi, rappresentati dalle frasi nel metodo globale decrolyano o dalla parole nel metodo naturale italiano.

Il bambino prima legge, capisce, e poi analizza.

Tuttavia, anche nei metodi analitici, il bambino può passare subito alla comprensione dei significati: dopo i suoni sillabici SI – SO- SA – SE – SU, il bambino legge SOLE, SALE, SERA ecc. Dove SALE è il sale che della minestra, che se è troppo non la fa mangiare!

Nei Programmi didattici del 1985 si dice che << è inevitabile il momento in cui, nell'apprendimento, si produce la separazione temporanea degli aspetti del significato da quelli dei simboli formati (fonemi e grafemi). Sarà necessario che l'insegnante consideri questo passaggio come preliminare per la riconquista dei significati>>. Questa indicazione va letta correttamente, dando rilevanza alla <<riconquista dei significati>>: ri-conquista, una conquista nuova, dopo quella iniziale, magari globale. Forse l’aggettivo <<preliminare>> non è proprio felice, perché il momento dell’analisi viene dopo che il bambino ha "letto" SOLE: prima lo "legge", lo comprende, e poi scompone SO – LE, S – O – L – E. Senza perdere mai il significato, il riferimento alla parola SOLE, al suo significato, al sole che brilla nel cielo, al sole che scalda e fa sudare…

Ma poi, subito, le schede, le tante schede; gli albi, i tanti albi; i libricini, i tanti libricini: la bibliotechina sin dalla prima elementare, sin dalla scuola dell’infanzia.

Il docente legge per far nascere l’amore della lettura.

Ma non basta leggere. Occorre che nella lettura traspaia l’amore del leggere, questo bisogno inesausto, il piacere del leggere, come il gioco.

Homo ludens… la natura ludica dell’uomo (2)!

Ma anche, e forse assieme, homo legens!

La natura simbolica dell’uomo (3): l’uomo che è portato a codificare e a decodificare i simboli per capire, per comprendere, per leggere le tracce lasciate dagli animali, i rumori della foresta, i segni del cielo che preannuncia la tempesta…

L’uomo che decodifica i segni, i simboli; l’uomo ch legge il paesaggio; l’uomo che legge i segni della stagioni; l’uomo che legge le vestigia storiche.

Leggere per capire, per comprendere, per arricchire le proprie conoscenze, per vivere le esperienze degli altri, per entrare in altri mondi personali.

Ed allora sono necessari i libri, le biblioteche, ricche, sin dalla scuola dell’infanzia e dalla prima elementare.

Ma non bastano i libri.

Quello che soprattutto necessita è l’atmosfera che solo i docenti sanno creare.

Leggere fiabe, novelle, racconti, storie, romanzi…

Leggere anche di Storia, di Geografie, di Scienze…

I documenti per lo studio della Storia sono anche i libri. M. Montessori raccomandava di avvicinare i bambini alla Storia attraverso i romanzi storici: quanti romanzi storici appartengono alla letteratura per l’infanzia!

Ma chi può dimenticare i libri scientifici del Fabre?

E le biografie dei grandi circumnavigatori?

Si dirà che è necessaria anche la tecnica: è necessario l’esercizio della lettura.

Ma non fa lo stesso leggere 7 pagine di una fiaba anziché 7 volte la stessa pagina del libro di testo?

A proposito dei libri di testo, dei libri di lettura: forse occorre una maggiore attenzione alla loro scelta tra quelli che offrono letture significative, interessanti, avvincenti, sin dalla prima elementare. Fiabe, novelle, racconti, romanzi della letteratura per l’infanzia dovrebbero occupare la scena.

Gli esercizi, le esercitazioni, i compiti si possono fare anche altrove, magari su pagine fotocopiate!

Ma il libro deve essere sempre oggetto di "culto".

Insegnare a leggere è il compito più importante.

Ma soprattutto far nascere l’amore della lettura!

 

BIBLIOGRAFIA

Bettelheim B., Zelan K., Imparare a leggere. Come affascinare i bambini con le parole, Feltrinelli, Milano.

Cardarello R., Libri e bambini. La prima formazione del lettore, La Nuova Italia, Firenze.

Catarsi E., Leggere e capire. La comprensione delle storie nella scuola dell'infanzia e elementare, Edizioni del Cerro, Tirrenia (PI).

Catarsi E., Leggere le figure. Il libro nell'asilo e nella scuola materna, Edizioni del Cerro, Tirrenia (PI).

Crispiani P., Andar per fiabe Alla ricerca dell'ìmmaginario perduto, Armando, Roma.

Doman G., Leggere a tre anni I bambini possono, vogliono, debbono leggere, Armando, Roma.

Gherardi V., Manini M., I bambini e la lettura. La cultura del libro dall'infanzia all'adolescenza, Carocci, Roma.

IADANZA G., Didattica della lettura progressiva, La Scuola, Brescia.

Levorato . M. C., Le emozioni della lettura . Il Mulino, Bologna.

Lumbelli L., Incoraggiare a leggere. Intenzione e comportamento verbale degli insegnanti, La Nuova Italia, Firenze.

Lumbelli L., Salvatori M., Capire le storie. Un modo di usare i racconti illustrati nella scuola dell'infanzia, Emme, Milano.

Mialaret G., L'apprendimento della lettura, Armando, Roma.

Rodari G., Grammatica della fantasia. Introduzione all'arte di inventare storie, Einaudi Ragazzi,Torino.

Solomon N., I bambini e la lettura Guida per genitori ed insegnanti, Armando, Roma.

Tucker N., Il bambino ed il libro, Armando, Roma.

Valentino Merletti R., Leggere ad alta voce, A.Mondadori, Milano.

Note

1 DON MILANI, lettera ad una professoressa, Libreria Editrice Fiorentina, Firenze, 1967.

2 Huizinga J., Homo ludens, Einaudi, Torino, 1973.

3 Cassirer E., Saggio sull’uomo, Armando, Roma, 1971.


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