NUOVI CURRICOLI:
LE INDICAZIONI CURRICOLARI MINISTERIALI

 

Umberto Landi

Il processo di definizione dei ‘curricoli nazionali’ (puntigliosamente definiti dal Ministro ‘ Indirizzi per il curricolo’), salvo imprevisti, sembra giunto alla sua fase conclusiva.

Negli ultimi giorni di febbraio il Ministro De Mauro ha trasmesso al Consiglio nazionale della pubblica istruzione (CNPI), per il previsto parere, lo schema di Regolamento recante norme in materia di curricoli della scuola di base’, con allegati gli Indirizzi per l’attuazione del curricolo predisposti da un Comitato ristretto di collaboratori sulla base dei documenti che erano stati elaborati dai vari Gruppi della Commissione dei 250.

Successivamente ha indirizzato a tutti i dirigenti e a tutti i docenti una lettera con la quale invita coloro che dovranno definire e attuare i curricoli, a livello locale, a comprendere le oggettive difficoltà dell’operazione, cercando di farli sentire compartecipi indirettamente del lavoro svolto e

del testo finale predisposto. ‘Torna alle scuole ciò che le scuole...hanno saputo elaborare in concreto’. In questa dichiarazione, sostanzialmente veritiera e, al tempo stesso, suadente, il Ministro De Mauro ha inteso racchiudere il significato dell’ultima tappa del lungo e tortuoso cammino della riforma degli ordinamenti scolastici. E, temendo reazioni non del tutto favorevoli, con un ulteriore tentativo di ottenere comprensione da parte di chi si aspettava un documento ‘essenziale’, dichiara ‘ Come vedete, il testo non è breve’.

Esso si compone di molte pagine e si articola infatti in tre parti:

I Considerazioni generali relative all’impianto delle scuole dell’autonomia e della riforma;

II Profilo e funzioni della scuola dell’infanzia;

III La scuola di base con ‘una analitica esposizione delle indicazioni curricolari’ degli ambiti e delle discipline per i tre ‘segmenti’ in cui essa si articola: primo biennio (3 ambiti disciplinari), triennio (quattro ambiti) e biennio finale(12 discipline).

Quelli che si aspettavano un testo ‘essenziale’ limitato alla definizione degli ‘orari’ e degli ‘obiettivi formativi’ resteranno piuttosto delusi. In più punti il testo si presenta non solo molto analitico ma addirittura eccessivamente dettagliato, come quando vengono richiamati, uno per uno, gli articoli della Costituzioni nei quali trovano fondamento le varie finalità e funzioni formative. Poteva bastare un rinvio alla prima parte della Carta costituzionale e agli articoli 33 e 34, noti a tutte le persone che nella scuola lavorano come docenti e dirigenti. Ma non sembra l’unico caso in cui il testo meriterebbe ulteriore lavoro di sintesi e di affinamento.

Il Ministro e i suoi collaboratori, d’altra parte, sono consapevoli del disagio e del malessere che c’è nella scuola e del rischio di non buona accoglienza cui sono esposti i documenti di indirizzo nazionale.

Vista anche la reazione non entusiastica che hanno suscitato i documenti presentati circa un mese fa, De Mauro, quasi a voler far sentire compartecipi gli operatori scolastici impegnati sul campo, precisa ancora che ‘ la Commissione non ha tanto innovato quanto piuttosto riorganizzato e portato a norma, perché si generalizzi al meglio, il ricco patrimonio di esperienze didattiche e di innovazioni istituzionali sedimentato negli anni, anzi, talora nei decenni’.

Anche questa ammissione sostanzialmente è vera. Ma la lettura della ‘ Premessa generale’ è piena di affermazioni che la contraddicono. A parte certo tono enfatizzante (che non si addice a un documento ufficiale che deve avere una sua prospettiva di media durata), tornano con insistenza espressioni del tipo ‘ la nuova scuola’, la nuova qualità della scuola, la scuola riformata e simili.

E si nota anche una certa verbosità, con aggettivazione eccessiva e forme di ridondanza nella esplicitazione delle indicazioni e degli indirizzi, con insistenti sottolineature su certi aspetti, peraltro fondamentali, quali l’educazione alla cittadinanza e alla responsabilità, la dimensione ricorsiva dei processi formativi e la funzione delle attività ricorsive nell’educazione delle persone handicappate e non. Sono impressioni ‘a caldo’ ma il testo inviato agli Organi di consulenza e di controllo sembra aver bisogno di ulteriore ‘limatura’ e rifinitura, per una vera ‘essenzializzazione’.

La lettura delle ‘ Indicazioni curricolari’ e del Regolamento cui sono allegate merita la dovuta attenzione degli addetti ai lavori per cogliere quanto del modo attuale e diffuso di fare scuola permane e quanto cambia e dovrebbe cambiare, non solo a parole.

Si sa che i curricoli effettivi dovranno essere definiti da ciascuna scuola, negli specifici contesti operativi e che la loro attuazione dipenderà innanzitutto dalle competenze professionali dei docenti e dal clima organizzativo proprio di ciascuna istituzione.

Ma le indicazioni curricolari ministeriali per i tre segmenti della scuola di base - anche nella stesura finale - presentano difficoltà e perplessità. Nonostante le solenni e ripetute dichiarazioni che il Ministero si sarebbe limitato a fornire, come per legge, solo gli obiettivi generali e specifici in termini di conoscenze, capacità e competenze, la tentazione di dire cosa fare e come fare, non è stata evitata. E qua e là sono stati indicati anche contenuti e attività. Ed è comprensibile che sia successo, almeno per quelle discipline per le quali i nessi tra contenuti e obiettivi, processi e risultati, sono più forti.

Ma non è tanto questo il problema. Ad una prima lettura sembra che, come già succede abbondantemente nelle scuole, vi sia una certa ambiguità terminologica e una certa confusione, tra l’altro, tra obiettivi e attività, processi e mete formative.

E, sia consentito, con tutto il rispetto per le implicazioni cognitive, non si capisce, ad esempio, perché le attività di ‘educazione motoria’ debbano chiamarsi, fin dalla prima classe, scienze motorie quasi si trattasse di curricoli del corso di laurea in scienze motorie e non di attività formative che nella scuola immediatamente precedente (quella dell’infanzia’) vanno, giustamente, sotto il nome di: il corpo e il movimento, il sé e l’altro.

Vi è ancora il problema, tutt’altro che risolto, dei rapporti tra le ‘Indicazioni curricolari’ di cui trattasi e i precedenti Ordinamenti didattici dei tre segmenti di scuola cui si riferiscono (orientamenti e Programmi per le elementari e le medie) che conservano una loro funzione non chiara o almeno di non facile interpretazione per gli operatori scolastici.

Ma il problema più grosso è forse quello di come fronteggiare e infrangere l’onda anomala prevista per il 2007/08. Le disposizioni transitorie contenute nello schema di Regolamento sono già note e già hanno suscitato motivate preoccupazioni tra le famiglie-utenti per la questione dei ‘salti’ che potrebbe mettere in fibrillazione non solo tutto l’impianto della valutazione degli alunni faticosamente avviato negli ultimi anni ma la stessa garanzia di un servizio pubblico fondato su principi egualitari e solidaristici.