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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
- ISSN 1973-252X
Direttore responsabile: Dario Cillo


 

PON E AGGIORNAMENTO DEI DOCENTI
Una salutare inversione di rotta

di Umberto Tenuta

A differenza dei primi anni, quando il 90% dei PON era opportunamente destinato ai docenti, quest’anno la situazione si è invertita, nemmeno il 10% è stato destinato ai docenti!

Più del 90% è stato destinato agli alunni, sulle tematiche più varie, alcune strane, tutte inutili, anzi dannose.

Il perché del fenomeno?

I docenti non vogliono aggiornarsi: perché dovrebbero farlo? La progressione di carriera va avanti per età; i titoli per i concorsi dirigenziali ed ispettivi riguardano gli incarichi elargiti dal dirigente e non le competenze professionali.

Il dovere professionale: certo, c’è un 10% di docenti e dirigenti che ancora lo avverte!

Le rivista professionali, che pure hanno svolto un’utile funzione, sono tutte in crisi!

I saggi socio psicopedagogici non sono acquistati.

Iniziative di aggiornamento, in particolare PON, che negli anni decorsi erano predominanti, ora sono assenti.

I fondi dei PON sono destinati agli alunni.

Se ne avessero un vantaggio, mica male.

Invece, non solo sono inutili, ma anche dannosi.

Inutili, perché un cosiddetto Esperto, che si trova davanti a 20/25 alunni provenienti dalle più diverse classi e indotti a frequentare il PON dai più diversi motivi, non può certo sostituirsi validamente al docente della classe cui compete istituzionalmente anche il compito del recupero[1], sia perché molto spesso non ha le competenze specifiche, trattandosi di docente di altra scuola (Nella Primaria sono di moda i docenti della Secondaria: ad esempio, i docenti di Matematica della Secondaria, privi di competenze didattiche, sono preferiti ai docenti della Primaria, forniti forse poco di competenza disciplinare ma senz’altro molto di più di quelli della Secondaria di competenza metodologico-didattica che è poi quella che conta), ma la cosa più grave è che si tratta di interventi sporadici, spesso non condivisi e quindi trascurati dai docenti di classe se non contrastati.

Anche quando il PON funziona bene, è sprecato, perché gli alunni poi tornano alla routine della classe di appartenenza.

Intanto, si sprecano risorse consistenti, con le quali si potrebbero aggiornare i docenti delle classi: aggiornare tre docenti di classe significa migliorare per lungo periodo di tempo la docenza per settantacinque alunni, a fronte del presunto miglioramento temporaneo per venticinque alunni.

L’INDIRE dovrebbe affidare ad un istituto qualificato, esterno all’Amministrazione scolastica, la valutazione dei risultati dei PON.

Si dovrebbe cominciare dalle tematiche: le più strampalate!

Ma, ammesso che gli alunni abbiano migliorato le competenze disciplinari previste dal PON, per le altre, soprattutto per quelle successive, che si fa?

Mi sia consentito un paragone.

Quando una Fabbrica di automobili rileva che alcune auto presentano dei difetti, mica si limita a farle riparare: si migliora la linea di montaggio!

Se questo si fa in ogni campo tecnologico, perché non si fa nella scuola?

Tra parentesi, sta venendo meno anche la funzione formativa dei Dirigenti e degli Ispettori, costretti a studiare il Codice di procedura penale, quasi che il compito della scuola sia diverso da quello del carcere, il cui compito non è repressivo ma educavo: educa il carcere ma non la scuola coi suoi ispettori competenti in procedura penale!

La scuola è alla deriva perché manca la formazione professionale iniziale e continua del personale docente, dirigente ed ispettivo.

Possibile che nessuno al Ministero se ne renda conto?

Possibile che non si prenda atto che i genitori, cui l’art. 30 della Costituzione affida il compito dell’istruzione e dell’educazione dei propri figli, non vengano ascoltati, se non attraverso i loro cosiddetti rappresentanti, privi dei cahiers di doleans?

La si smetta coi PON per gli alunni e li si organizzi per i docenti: certamente i risultati saranno migliori, se tutti i docenti saranno indotti ad aggiornarsi e se si troveranno esperti capaci di aggiornarli a 360°facendo affidamento, oltre che sulle competenze disciplinari, su quelle socio psicopedagogiche e soprattutto su quelle organizzative e metodologico-didattiche, se non proprio su quelle matetiche.

Sembra che tutti i discorsi sul Costruttivi pedagogico, sulle Tecnologie, sulle Metodologie dell’apprendimento, sulla Programmazione , su processi apprenditivi degli alunni, siano venuti meno.

La Moratti aveva fatto la Riforma delle Riforme introducendo le Unità di apprendimento, ma subito si è provveduto a ripristinare la vetusta lezione di gentiliana memoria, fornendo le scuole delle LIM, strumenti per insegnare e non per apprendere attraverso il Problem solving, il Cooperative learning, le Tecnologie concrete (comuni e strutturate) introdotte dal Piaget e dal Bruner, delle Tecnologie virtuali (SCORM) introdotte Papert e sostenute da Umberto Eco.

Le lavagne di plastiche hanno sostituito malamente quelle di ardesia, che funzionavano meglio.

Ora le LIM sostituiscono le une e le altre e la lezione espositiva, nata nelle cattedrali medioevali, tornerà in auge.

 

Ci rendiamo conto che la nostra è vox clamans in deserto, perché altre sono le esigenze!



[1] In merito cfr.: TENUTA U, Le UNITÀ DI APPRENDIMENTO, nella rubrica RIFORMA della Rivista Digitale della Didattica: www.rivistadidattica.com


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