Prima Pagina
Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
- ISSN 1973-252X
Direttore responsabile: Dario Cillo


 

SCUOLA NUOVA: NEL PROSSIMO ANNO SCOLASTICO UNA SCUOLA CHE GARANTISCA IL SUCCESSO FORMATIVO A TUTTI GLI STUDENTI di Umberto Tenuta

<<ogni uomo è destinato ad essere un successo e il mondo è destinato ad accogliere questo successo>>[1]

È possibile realizzare la scuola del successo formativo di tutti gli alunni, prevista dal REGOLAMENTO DELL’AUTONOMIA SCOLASTICA (D.P.R. 275/1999)?

La risposta, positiva, ed è data, non dalla lezione (UNITà DIDATTICHE), ma dalle unità di apprendimento.

Occorre  che i docenti smettano di fare lezioni, di insegnare. Docente e Professore sono “coloro che insegnano”. Anche Maestro è “colui che insegna” (“persona tanto preparata ed abile in q.c. da poterla insegnare ad altri”)[2]. In fondo, docenti, professori e maestri sono insegnanti. E insegnante¸ secondo l’etimologia, è colui che “incide, imprime dei segni (nella mente)”, in quanto la parola insegnare è composta da in- (intensivo) e da signare nel senso di “mostrare, spiegare[3]. Appare evidente il collegamento stretto di tali concetti con la psicologia empiristica che concepiva la mente dell’alunno come una tabula rasa, sulla quale l’insegnante andava a incidere i segni (in-signare). Oggi non v'è chi non veda che si tratta di una visione dell’insegnare completamente superata, nel momento in cui universalmente si riconosce che l’insegnante non può imprimere le conoscenze nella mente degli alunni,, come pure si prevedeva nei Programmi didattici del 1867 (<<Il maestro si astenga dal dare dimostrazioni che in quella tenera età non sarebbero intese. Si limiti ad imprimer bene nelle menti degli scolari le definizioni e le regole>>[4].

Oggi la prospettiva del cognitivismo costruttivistico porta a concepire l’attività del docente in una prospettiva diversa, che era stata già preannunciata da Tommaso d’Aquino:

<<Vi è un doppio modo di acquistare la scienza: uno quando la ragione naturale da se stessa giunge alla conoscenza di cose ignote, e questo modo si chiama invenzione; l’altro quando la ragione naturale viene aiutata da qualcuno dall’esterno e questa maniera si chiama dottrina (insegnamento). In ciò in vero che viene prodotto dalla natura e dall’arte, l’arte procede allo stesso modo e con gli stessi mezzi che la natura. Come infatti la natura guarirebbe riscaldando chi soffre di frigidezza, così fa pure il medico; per cui si dice che l’arte imita la natura. Il simile accade anche nell’acquisto della scienza: il docente cioè conduce altri alla scienza di cose ignote allo stesso modo che uno, scoprendo, conduce se stesso alla conoscenza di ciò che ignora>> (si impara quando si è messi nella stessa condizione di chi ha scoperto quello che si vuole fare apprendere)[5].

Scoprire significa, non più togliere il velo nel senso baconiano e galileiano, ma costruire le conoscenze secondo la psicologia del Costruzionismo cognitivistico[6].

Le conoscenze non sono scoperte, trovate, viste nella realtà, ma costruite dalla mente. Si pensi ai meridiani ed ai paralleli che non esistono nella realtà ma sono delle costruzioni mentali.

Ed allora la scuola deve essere quella che Bruner chiama un ambiente artificiale: <<la scuola è l'ingresso nella vita della ra­gione. È, certamente, vita essa stessa, e non mera preparazione alla vita; tuttavia è uno speciale tipo di vita, accu­ratamente program­mato al fine di sfruttare al massimo quegli anni ricchi di possibilità formative che caratterizzano lo svi­luppo dell'homo sapiens e che distinguono la specie umana dalle altre>> [7].

Questa conoscenza avviene attraverso la costruzione del sapere in situazioni problematiche, attraverso la cooperazione degli alunni, come peraltro la Montessori aveva già realizzato nel 1907 nelle Case dei bambini[8].

Ed allora la scuola è il luogo del Problem solving[9] e del Cooperative learning[10].

Si passa dalla le lezioni (UNITà DIDATTICHE) alla attività di apprendimento (UNITÀ DI APPRENDIMENTO).

L’itinerario di apprendimento[11] può essere così descritto:Clayton, il quale così scrive:

<<si può tracciare il seguente modello dell'attività dell'insegnante:

Egli:

1.determina i risultati auspicati;

2.esamina lo scolaro e valuta il suo livello effettivo di apprendi­mento;

3.specifica gli obiettivi dell'insegnamento alla luce dei punti 1) e 2);

4.seleziona le informazioni, i temi di studio e mette a punto i metodi;

5.impegna lo scolaro in attività che presume lo portino all'apprendimento;

6.dirige e guida le attività di apprendimento;

7.crea situazioni che permettano di utilizzare gli apprendimenti acquisiti;

8.valuta i risultati del processo”[12].

Evidentemente, ciò comporta che i libri di testo siano uno dei tanti strumenti dell’apprendimenti e che gli alunni possano utilizzare adeguati materiali didattici. Al riguardo, il Piaget scrive: <<L'intelligenza è un sistema di operazioni... L'operazione non è altro che azione: un'azione reale, ma interiorizzata, divenuta reversibile. Perché il bambino giunga a combinare delle opera­zioni, si tratti di operazioni numeriche o di operazioni spaziali, è ne­ces­sario che abbia manipolato, è necessario che abbia agito, sperimentato non solo su disegni ma su un materiale reale, su oggetti fisici...>>[13]

Il Bruner conclude: <<Se è vero che l'abituale decorso dello sviluppo intellettuale procede dalla rappresentazione attiva, attraverso quella iconica, alla rappresentazione simbolica della realtà, è probabile che la migliore progressione possibile seguirà la stessa direzione>>[14].

L’affermazione di Bruner va integrata con la rappresentazione virtuale[15].

 

Alle tre rappresentazioni del Piaget e del Bruner oggi è possibile aggiungere la rappresentazione virtuale, che non sono quelle delle immagini utilizzate dal docente sulle LIM, ma  quelle che ormai tutti i bambini possono utilizzare nel “banco a due piazze” di berlingueriana memoria, anche perché colla spesa della LIM si possono acquistare almeno tredici NOTEBOOK coi quali gli alunni possono lavorare a due a due.

Le LIM non cambieranno le unità di didattiche in UNITà DI APPRENDIMENTO[16] che sono la metodologia per realizzare le personalizzazione formativa, l’efficacia dell’apprendimento e, quindi, una scuola che, rispettando i livelli di sviluppo e di apprendimento, i ritmi e gli stili apprenditivi, le motivazioni dei singoli alunni, consentiranno di garantire il successo formativo a tutti i singoli alunni, rendendo possibile, non solo la integrazione degli alunni diversamente abili, ma anche una più elevata formazione in alcune discipline degli alunni superdotati.

Pertanto all’aula coi banchi allineati a due a due, ma anche a cinque a cinque, si sostituiscono i tavolinetti intorno ai quali lavorano tre/quattro alunni.

Abituati ad un’aula, prima coi banchi a due posti, ma anche a cinque posti, ora è difficile  passare ad un loro raggruppamento in tavolinetti per consentire il lavoro degli alunni in forma cooperativa, a tre a tre, ma anche a quattro  a quattro[17]:

:

Al riguardo, vogliamo fornire alcuni esempi di apprendimento.

Cominciamo dalla Tavola Pitagorica e dalle aree.

Gli alunni dispongono di semplici quadratini di cartone coi quali costruiscono la TAVOLA PITAGORICA ed imparano  le AREE:

 

 

 

 

 

 

 

 

Pensiamo di aver dato solo una pallida idea di quello che potrà essere una scuola delle UNITà DI APPRENDIMENTO. Altri esempi seguiranno.

Ma ci auguriamo che i lettori ci facciamo delle precise osservazioni e richieste.



[1] FAURE E, (a cura di), Rapporto sulle strategie dell'educazione, Armando-UNESCO, Roma, 1973, p. 249 -

[2] CORTELLAZZO M, ZOLLI P., Il Nuovo Etimologico, Dizionario etimologico della lingua italiana, Zanichelli, Bologna, 1999.

[3] Idem

[4] LOMBARDI F.M., I Programmi per la scuola elementare dal 1850 al 1985, La Scuola, Brescia, 1987, pp. 49-50.

[5] TOMMASO D’AQUINO (a cura di M. Casotti), De magistro, La Scuola, Brescia, 1957, p. 28

[7]BRUNER J. S., Dopo Dewey, Armando, Roma, 1964, p. 17.

[8] MONTESSORI M., La scoperta del bambino, Garzanti, Milano, 2000

[9] In merito al Problem solving cfr.: MOSCONI G., D'URSO V. (a cura di), La soluzione di problemi. Problem-solving, Giunti-Barbèra, Firenze, 1973; KLEINMUNTZ B.(a cura di), Problem solving Ricerche, metodi, teorie, Armando, Roma, 1976; DUNCKER K., La psicologia del pensiero produttivo, Giunti-Barbèra, Firenze, 1969; WERTEIMER M., Il pensiero produttivo, Giunti-Barbèra, Firenze, 1965; DORNER D., La soluzione dei problemi come elaborazione dell’informazione, Città Nuova, Roma, 1988. Per la problematica dell’ermeneutica, cfr: GENNARI M., Interpretare l’educazione. Pedagogia, semiotica, ermeneutica, La Scuola, Brescia, 1992; MALAVASI P., Tra ermeneutica e pedagogia, La Nuova Italia, Firenze, 1992

[10] In merito al Cooperative learning cfr.: JOHNSON, D.W. ET AL., Apprendimento Cooperativo in Classe, Edizioni Erickson, Trento, 1997; PONTECORVO C., AIELLO A.M., ZUCCHERMAGLIO C., Discutendo si impara. Interazione sociale e cono-scenza a scuola, NIS, Roma, 1991; PONTECORVO C. (a cura di), La condivisione della conoscenza, La Nuova Italia, Firenze, 1993; PONTECORVO C., AIELLO A.M., ZUCCERMAGLIO C., (a cura di), I contesti sociali dell’apprendimento. Acquisire co-noscenze a scuola, nel lavoro, nella vita quotidiana, LED, Milano, 1995;. LIGORIO M.B., Apprendimento e collaborazione in ambienti di Realtà Virtuale. Teoria, metodi, tecniche ed esperienze, Garamond, Roma 2002 

[12] CLAYTON T.E., Insegnamento e apprendimento, Martello, Milano, 1967, p. 14

[13] PIAGET J., Avviamento al calcolo, la Nuova Italia, Firenze, 1956, p. 31.

[14] BRUNER J.S., Verso una teoria dell'istruzione, Armando, Roma, 1967, p. 85

[15] TENUTA U., Rappresentazione virtuale, in www.rivistadidattica.com

[16] Per un’ampia trattazione della problematica, si rinvia alla rubrica RIFORMA delle RIVISTA DIGITALE DELLA DIDATTICA: www.rivistadidattica.com

[17] <<Dovrà essere abolito quasi completamente l'attuale metodo di insegnamento in classe dove l'insegnante pontifica, in posizione di potere centrale, e dovrà essere sostituito con lo studio individuale ed a piccoli gruppi, usando materiale concreto ed istruzioni scritte, con l'insegnante che agisce come guida e consigliere>>(DIENES Z.P., Costruiamo la matematica, ED. O.S., FIRENZE, 1962, p. 27).


La pagina
- Educazione&Scuola©