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La qualità della Stilo
La qualità della scuola

Umberto Tenuta

Viene da chiedersi da dove nasce la Qualità della Stilo, l'ultima nata di casa Agnelli.

Nasce forse dall’organizzazione del lavoro?

Nasce forse dal numero degli operai, dei tecnici, degli impiegati, dei dirigenti?

Nasce forse dagli orari settimanali, dalle ferie, dalle retribuzioni ecc.?

Indubbiamente, sì!

Nasce anche da questi aspetti dell'organizzazione FIAT.

Ma non solo da questi.

Forse la qualità della Stilo nasce anche dalla qualità delle ruote, dall’innovazione dei cerchioni e dei copertoni, dalla loro forma, dal disegno del battistrada ecc

Nasce anche dalla qualità della scocca, delle porte, degli interni.

Nasce anche dall'innovazione dei sedili, della loro forma, dei poggiateste...

Nasce anche dalla qualità dell'abitacolo, dalla nuova apertura dei cristalli...

Nasce anche dall'innovazione dell'impianto di aerazione, dello sterzo, dei freni...

Nasce anche dalle innumerevoli innovazioni del motore...

Nasce da ognuna delle innovazioni che hanno migliorato le già ottime qualità delle auto FIAT.

LA QUALITÀ DELLA Scuola

E la qualità della scuola?

Da dove nasce la qualità della scuola?

Nasce dal numero dei docenti e dall’organico funzionale (funzionale a che cosa?), dalle ore di lezione di 60 o di 45 minuti, dai calendari con maggiori o minori festività e vacanze, dalle attività e dalle discipline più varie, dalle sempre più numerose attività integrative e dalle attività aggiuntive (rientri pomeridiani, tempo lungo, tempo pieno ecc.), dai Progetti educativi ministeriali e dai POn...?

Nasce da un’attività di programmazione che non finisce nella elaborazione del POF, e nemmeno nella elaborazione della Programmazione didattica annuale, ma si completa necessariamente nella Programmazione didattica periodica, mediante la quale i docenti delineano gli itinerari di apprendimento che gli alunni dovranno seguire per comprendere ed apprendere, per acquisire non solo conoscenze ma anche capacità ed atteggiamenti?

Nasce anche e forse soprattutto dalla qualità dei processi di insegnamento e di apprendimento?

Nasce dalla grande capacità di tutti i docenti di motivare gli studenti (1) all’apprendimento, facendo in modo che essi non vivano la scuola come un luogo di pena, ma come una esperienza gioiosa (2)?

Nasce dalla qualità dei processi di apprendimento che, messi da parte le procedure meccaniche dell’apprendimento mnemonico, sono prevalentemente fondati sull’impegno di ricerca, di scoperta, di costruzione, di invenzione dei concetti (problem solving), anche nella forma del cooperative learning?

Nasce dalla delineazione di un quadro organico di obiettivi formativi a lungo termine che comprendano gli atteggiamenti, le capacità e le conoscenze essenziali(3) attinenti alla piena formazione della persona umana (formazione motoria, formazione affettiva, formazione sociale, formazione morale, formazione religiosa, formazione linguistica, formazione cognitiva ecc.)?

Nasce dalla ricerca delle strategie educative e didattiche più avanzate e sempre adeguate ai livelli, ai ritmi ed agli stili di apprendimento dei singoli alunni (Piani educativi personalizzati per tutti gli alunni, e non solo per gli alunni in situazione di handicap) ?

Nasce dalla configurazione della scuola come laboratorio di apprendimento, anziché come luogo dell’insegnamento ex cattedra?

Nasce dall’utilizzazione, più che da parte dei docenti, da parte degli alunni, delle tecnologie educative più adeguate ai livelli di sviluppo ed agli stili di apprendimento dei singoli alunni: materiali didattici concreti, comuni e strutturati, e tecnologie multimediali?

Nasce anche da una valutazione utilizzata per progettare e continuamente mettere a punto gli itinerari di apprendimento degli alunni, anziché per giudicare e sanzionare?

Forse la qualità della scuola nasce soprattutto da questi elementi, ai quali non sembra che si rivolga adeguata attenzione, come invece si fa in casa Agnelli.

In casa Agnelli ci sono gruppi di esperti, che hanno diretta esperienza di ruote, di gomme, di sedili, di cilindri ecc. Gli esperti di casa Agnelli si sporcano le mani con i cerchioni, con le gomme, con le coppe dell’olio, con i tubi di scarico dei gas ecc.

Sono esperti qualificati che la FIAT non assume perché iscritti in un albo, ma perché ne sperimenta la effettiva competenza.

A scuola che cosa avviene?

Anche per la scuola ci sono gruppi di esperti, che però stanno le mille miglia lontani dalla aule, dentro le ovattate stanze ministeriali, e che soprattutto non bazzicano le scuole, non entrano nelle aule ove gli alunni sono impegnati a comprendere e ad apprendere le moltiplicazioni, le proporzioni, il sistema solare, le formule chimiche: queste cose essi non le hanno mai insegnate!

Forse bisogna avere l’onestà di riconoscere che questi esperti hanno il pudore di non entrare nei particolari: de minimis non curat praetor!

Restano sulle generali, sull’organizzativo, senza scendere nel metodologico, nel didattico, nell’educativo.

La situazione dolorosa è che nessuno prepara i docenti ad insegnare l’addizione con il riporto, i numeri decimali (nemmeno oggi con l’euro che bussa alle porte!), la funzione clorofilliana, i fenomeni carsici ecc.

Negli istituti magistrali e nelle università i docenti hanno imparato la Matematica, la Fisica, la Chimica, la Geografia ecc.

Per i concorsi a cattedre hanno affrontato tante problematiche generiche; nell’anno di formazione le cose non sono andate diversamente.

Di conseguenza, i docenti sono entrati nelle aule pressoché sprovvisti di ogni competenza metodologico-didattica ed hanno dovuto imparare a spese loro e degli alunni come si insegna e come si impara.

Ci rendiamo conto che questo discorso rischia di assomigliare alle lamentazioni di Ezechiele e perciò ci affrettiamo ad esemplificare.

C’è stato il PSTD che ha introdotto le tecnologie multimediali nelle scuole. Si prevedeva un corso di formazione.

Ci si domanda: ai docenti è stato detto come le tecnologie multimediali si utilizzano, non tanto nell’insegnamento, quanto nell’apprendimento della Storia, della Geografia, delle Scienze, della Matematica, della Grammatica ecc.

Vorremmo proprio scendere nei particolari e domandarci in quante scuole sono state presentati, ad esempio, le tastiere virtuali del LOGO Windows (Micromondi) per "fare" musica?

In quante scuole sono stati presentati, tanto per rimanere nel campo delle tecnologie multimediali, i possibili strumenti didattici virtuali per apprendere le quattro operazioni (4)?

Ha scritto Umberto Eco nel Documento dei saggi sui saperi essenziali: <<…l'editoria multimediale produce materiale di tipo ludico, a livello di divulgazione elementare, pieno di immagini bellissime, didatticamente nullo….In America ci sono dei dischi da 30 dollari ma sono appunto delle bufale. Se nasce il banco a due piazze, gli editori si metteranno a produrre materiale a prima vista gradevole ma didatticamente insufficiente>>.

La situazione non sembra granché cambiata anche dopo il PSTD.

Lungi da noi la pretesa di ricercare i responsabili di una tale situazione, ma sappiamo benissimo che i docenti sono stati e sono abbandonati a se stessi, per tutto ciò che riguarda quanto avviene dentro le aule.

 

Ma vorremmo concludere con una proposta operativa.

Se si vuole veramente l’innovazione anche dentro la scuola, come c’è fuori della scuola, in ogni aspetto della vita, occorre anche e forse soprattutto occuparsi della costruzione delle competenze degli alunni: occorre occuparsi di quello che gli alunni ed i docenti fanno dentro le aule, ogni giorno.

Quali sono gli obiettivi formativi che gli alunni sono aiutati a perseguire ed a conseguire per realizzare la loro formazione motoria, sociale, linguistica, matematica ecc.?

Quali sono gli itinerari di apprendimento, le strategie e le tecnologie educative di cui si avvalgono per comprendere ed apprendere?

Come si organizzano gli alunni nei processi, non tanto di ascolto (lezione frontale) o di visione (lezione multimediale), quanto di ricerca/riscoperta/reinvenzione/ricostruzione (problem solving).

In particolare, quale spazio è dato alle specifiche strategie di apprendimento per ricezione, per associazione, per tentativi ed errori, per problem solving, anche nella forma del cooperative learning?

Quale spazio viene dato all’utilizzazione da parte degli alunni dei materiali concreti, comuni e strutturati, dei laboratori, delle tecnologie multimediali?

Infine (veramente!), quale spazio trova nelle scuole, nelle aule, da parte dei singoli docenti, la valutazione formativa?

Forse di queste cose dovrebbero occuparsi tutti coloro che sono impegnati a rinnovare la scuola, a cominciare dal Ministro della pubblica istruzione.

 

POST SCRIPTUM

Oh, pardon: qualcuno degli esperti naviganti (anzi navigati!) dirà che gli alunni non sono STILO e che quindi non ci sono metodologie didattiche da imparare e da utilizzare, per cui l’unica cosa possibile è la creatività didattica che, come è evidente, ogni docente deve inventarsi!

È una storiella che si racconta da tanto tempo, ma che alla FIAT interpretano nel senso bruneriano: la creatività favorisce solo le menti ben preparate, le menti degli esperti, le menti di coloro che si sporcano le mani!

Note

1 Studente deriva dal "Studium" che significa anche "passione, desiderio, impulso interiore". Scrive F. Ferrarotti che occorre <<riportare lo studio al suo significato originario di studium, ossia amore, passione, avventura>>.

2 UMBERTO TENUTA, Gioia di Imparare Gioia di imparare / Gioia di insegnare  Gioia e Gusto di Imparare  in DIDATTICA@EDSCUOLA.COM

3 UMBERTO TENUTA, Conoscenze Capacità Atteggiamenti in DIDATTICA@EDSCUOLA.COM

4 In merito cfr. la Bilancia Matematica Virtuale e gli Abaci Virtuali prelevabili gratis da DIDATTICA@EDSCUOLA.COM


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