LUIGI TORINO, La giornata di un professore - Prefazione di Francesco D’Episcopo, Lettere Italiane di Alfredo Guida Editore, Napoli, 2001

L'autore di questo libro, chi scrive e tanti, tanti altri hanno vissuto e vivono in prima linea l'esperienza di una scuola, sentita non solo come lavoro, ma soprattutto come ragione di vita. Se ci si limitasse a svolgere il proprio servizio, tutto finirebbe nel giro di una giornata o anche meno, ma in questo libro il termine "giornata", seguendo significativi esempi letterari, assurge a metafora di uno spazio e di un tempo, che si dilatano e si restringono, a seconda delle aspettative che la scuola riesce a creare nei suoi rapporti ora reali ora irreali con la vita.

Il diario, che l'autore ricompone nell'archivio di una memoria sempre vigile e soprattutto partecipe dei problemi di tutti i giorni, si incide con forza nel corpo di una scuola, che accompagna tanti anni della nostra vita (i più importanti!) e continua in coloro, come noi, che hanno scelto di continuarla a vivere come docenti.

I problemi sono certamente tanti - e molti vengono affrontati con spirito realistico - nelle pagine ardenti e acute di questo libro, che nasce dall'esigenza di offrire una testimonianza, capace di illuminare la difficile "giornata" di un uomo, che ha deciso di insegnare per amore ma è costretto a misurarsi con un mondo che non può più dominare, perché non dipende direttamente dalla sua volontà. L'importante però è non soggiacere e lo spirito di combattere, di cui nella dedica l'autore ringrazia i genitori, si afferma nell'atteggiamento critico, forte ma sempre sano, con cui egli affronta gli argomenti più vari, pensando, sentendo, proponendo soluzioni, insomma fornendo un contributo costruttivo che nasce da una onestà intellettuale e da una motivazione accorata ai problemi seri e alle prospettive non sempre sicure che la scuola è capace di offrire.

La scuola si ripropone, allora, come specchiò privilegiato di una società in perenne contraddizione con se stessa, ma proprio per questo forse più inquieta e vitale. La svolta del nuovo Millennio dovrebbe indurre tutti a rimeditare le radici del proprio ruolo, in un impegno comune che non dovrebbe tralasciare le ragioni di nessuno.

Lo spirito più profondo di questo libro è in questa ritrovata concordia sociale, di cui la scuola dovrebbe essere lo specchio più autentico ed autorevole nel quale credere. Non basta sperare di cavarsela, bisogna far molto di più, per restituire a docenti e discenti la piena consapevolezza di una rivoluzione possibile, affidata alla fatica quotidiana, al senso pieno di una giornata mai vissuta per caso. Il nostro è un popolo fondamentalmente sano, che attende solo di essere meglio riconosciuto nell'eroismo quotidiano di cui dà sorprendentemente prova. Questo libro ne offre testimonianza scabra ed essenziale, direbbe Montale, rinunciando programmaticamente al bello stile, che non ha niente da dire. Il vero deve identificarsi con il fatto, ricordava Vico, maestro non a caso del più ardente sostenitore d una scuola che fosse vita: De Sanctis.

Francesco D'Episcopo
(Docente di Letteratura italiana Università di Napoli "Federico II")


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