TRE COSE SERIE PER LA SCUOLA

UMBERTO TENUTA

Anche, e forse proprio perché non faccio parte di alcuna delle contrapposte schiere dei guelfi e dei ghibellini, sono uno a cui interessano le tre cose serie per la scuola di cui sinteticamente ed efficacemente scrive oggi (10 settembre 2001 - NdR) sul Corriere della Sera Angelo Panebianco.

In particolare, mi stanno a cuore le prime due cose serie: la qualità dell’insegnamento e la qualità degli insegnanti, che poi sono interconnesse.

Da alcuni decenni, nei miei libri e nei miei articoli sulle maggiori riviste scolastiche - e da qualche tempo su DIDATTICA@EDSCUOLA.COM - vado sostenendo che, più che discettare di problematiche organizzative, occorre puntare l’attenzione soprattutto sulla qualità dell’insegnamento, su quanto avviene "dentro le aule" - è questo lo slogan di DIDATTICA@EDSCUOLA.COM - e che per migliorare la qualità dell’insegnamento è necessario migliorare la qualità della formazione iniziale e soprattutto la formazione in servizio dei docenti.

Tutte le riforme di struttura, dal Tempo pieno all’Organizzazione modulare, dalla Programmazione ai Documenti di valutazione, hanno significato solo se migliorano i processi di insegnamento e di apprendimento: se gli alunni sono guidati meglio ad apprendere ed a formarsi.

Quali siano gli strumenti per ottenere questo cambiamento di rotta, la competizione o altro, non so, ma è questo che importa: occorre che i docenti, sin dal primo giorno di scuola, si domandino quali siano gli obiettivi formativi che attengono alla formazione motoria, emotivo-affettiva, sociale, morale, estetica, linguistica, cognitiva, matematica, scientifica, storica ecc., non della scolaresca, ma dei singoli alunni, e si impegnino a ricercare le migliori strategie didattiche per aiutare ciascuno di essi ad apprendere con successo, non solo perché ciascun alunno ha diritto al successo formativo, ma anche perché il modo più valido perché i singoli alunni si impegnino nei processi apprenditivi è quello di predisporre i percorsi formativi in modo che essi li possano affrontare con successo.

Perché i docenti possano insegnare con successo è necessario che sia assicurata loro una competenza disciplinare, didattica, organizzativa e relazionale che la trentennale gestione burocratica dell’aggiornamento non poteva assicurare.

Occorre restituire ai docenti la competenza di promuovere ed organizzare le iniziative di aggiornamento che consentano a ciascuno di essi di esprimere le proprie esigenze formative e di soddisfarle immediatamente.

Evidentemente, l’attenzione va posta, oltre che sugli aspetti organizzativi, soprattutto sulle problematiche dell’insegnamento e dell’apprendimento.

Occorre realizzare l’effettiva centralità degli alunni, nel senso che l’attenzione va focalizzata sulle loro esigenze e sui loro processi di apprendimento, creando tutte le condizioni che possano favorirli.

In tale prospettiva, anche le verifiche debbono riguardare, non tanto gli aspetti organizzativi, quanto gli effettivi risultati formativi dei singoli alunni, in termini di atteggiamenti, di capacità e di conoscenze essenziali che essi hanno acquisito relativamente alla formazione delle diverse dimensioni della loro personalità.

La scuola deve finalmente recuperare la sua dimensione formativa, impegnandosi nella promozione delle capacità e degli atteggiamenti, più che nell’acquisizione di aridi repertori nozionistici, che in una civiltà in rapida trasformazione non hanno più ragione di essere.

Occorre ritornare al valore formativo delle discipline e dei processi apprenditivi.

Questo cambiamento di prospettiva è possibile solo se si restituisce agli alunni la gioia di imparare ed ai docenti la gioia di insegnare.

La cosa è possibile e soprattutto interessa gli alunni ed i loro genitori.


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