Prima Pagina
Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
Direttore responsabile: Dario Cillo

Ricerca

 

Orientarsi

di DAVIDE A. LECCESE

Una delle definizioni più intelligenti di orientamento è quella che fa riferimento alla capacità di imparare lungo tutto l’arco della vita e nella contaminazione tra scuola e realtà.

Un soggetto è orientato quando impara a valorizzare sia il punto di partenza, sia il percorso sia il punto di arrivo; insomma quando accompagna, con la consapevolezza, tutto il tragitto formativo.

La condizione itinerante della crescita è forse la caratteristica davvero significativa della formazione e la scuola – che di questa formazione gestisce i momenti salienti – comprende che la continuità e la discontinuità sono le forme flessibili dell’approccio istruttivo e educativo. La continuità consiste nel sapere graduare i passaggi tenendo presenti sia il prima che il poi. La discontinuità consiste nei “salti” che caratterizzano comunque le differenze tra le varie fasi della crescita della persona e dei processi di formazione/istruzione.

Per parlare di orientamento dobbiamo necessariamente, quindi, parlare di formazione e, nella prospettiva di uno sbocco professionale della formazione, va chiaramente esplicitato ai giovani che tutto il lavoro e ogni professione hanno sempre bisogno di formazione, soprattutto oggi che la flessibilità e la caducità del posto fisso impongono ritmi di cambiamento continuo e, quindi, di riadattamento di conoscenze e di competenze.

La prima caratteristica della formazione è l’intelligenza adattiva e creativa: saper plasmare il ruolo sulla propria identità (pensiero – azione – emozioni) alle esigenze operative del ruolo sociale futuro.

Va, quindi, insegnato ai giovani che il vero sviluppo della loro formazione è nello studio attento (che accompagni “gli studi”); quello che concretizza il rapporto tra premesse d’impiego e ed esiti di occupazione.

Scegliere un percorso di studi universitari che dia soddisfazione solo all’intelligenza e non presenti sbocchi concreti occupazionali è deleterio; così come è alienante scegliere studi che diano solo soddisfazione economica e tradiscono la propria vocazione esistenziale.

Altra caratteristica dell’orientamento: la costituzione di élites; da non fraintendere il termine: non significa affatto un gruppo di privilegiati che opera contro o al di fuori di altri, ma un insieme di specificità umane e professionali non di prescelti ma di soggetti che hanno saputo scegliere.

La comunità degli intellettuali, verso cui punta la formazione integrale dell’uomo e del cittadino (tutti i “colti” devono essere “intellettuali”), si avvale di gente che non solo sa fare da sé ma che soprattutto ha saputo far di sé. Potrebbe apparire un gioco retorico, invece cela un importante tassello delle dinamiche formative. 

La concretezza orientativa della formazione passa attraverso la certezza di saper campare, cioè di saper accreditare delle risposte personalizzate ai problemi della vita – nella complessità delle situazioni incerte e complesse che a mano a mano si presentano – per sé e per la comunità entro cui ci relazioniamo.

Solo quando la scuola diventerà davvero orientativa si salverà dal “consumo” di scuola. Sono in pochi a riflettere su questo scivoloso pericolo della comunità scolastica: la scuola si “consuma” se si quantifica in cose da imparare, in gesti da eseguire, in compiti da svolgere. La scuola si nutre e prospera quando orienta alla relazione, insegna la prospettiva, tiene conto degli scenari sociali e culturali, impagina gli apprendimenti alla spendibilità delle competenze conseguenti.

Per ottenere questi (impegnativi) esiti i docenti hanno bisogno di formazione lungo tutto l’arco della vita; hanno bisogno di ri-orientarsi nel ruolo. Orientatori da orientare.


La pagina
- Educazione&Scuola©