A POCHI GIORNI DALLE PROVE

di Davide Leccese

Le scuole, in questi giorni, sono ingarbugliate in un ginepraio di "carte" che dovrebbero avere comunque il sapore antico della saggezza didattica, anche se rispondono alle istanze meticolose della burocrazia, per niente alleggerita anche nel nuovo Esame di Stato.

E’ cambiata la forma, ma rischia di non cambiare la sostanza, nella predisposizione degli atti preparatori, se non avvertiamo che è mutata la mentalità di approccio alla stesura dei documenti. Questa mutazione vorrebbe il Ministero e vorrebbero soprattutto gli esaminandi e gli esaminatori. Ma, essendo queste, in fondo, delle prove generali (tutte le prime volte assumono questa funzione), ci permettiamo di "alzare il tiro", invitando i docenti e i presidi ad una riflessione per niente altra rispetto alle citate esigenze della precisione e della dettagliata analisi delle situazioni didattiche pre-esame.

Innanzitutto occorre generare negli studenti un giusto equilibrio tra impegno e serenità, ferma restando la convinzione che chi ha studiato, anche se al momento – data l’ansia scontata – ha paura di rendere male o di non produrre all’altezza della sua, è suffragato dalla esperienza: gli argomenti, in sede di esame, si snocciolano da soli, vengono adeguatamente limpidi, sempre che la Commissione abbia la capacità professionale di tirar fuori il meglio e non sottolineare quel che il candidato non sa, non ricorda.

La serenità sarà sostanziale se accompagnata da una logica di pensiero apprenditivo concreto e rigoroso. Bisogna far in modo che gli studenti, nel momento in cui "ripassano", si pongano nella continua condizione di simulazione di esame; è il classico: "Se mi faranno questa domanda, come dovrò rispondere?". Più si è cattivi con se stessi nella preparazione più si sentirà meno aggressiva la "cattiveria" degli esaminatori.

Quel che comunque desta preoccupazione – nei docenti e negli studenti – è come verranno integrate e valutate le competenze e le conoscenze acquisite nelle esperienze para ed extrascolastiche. Qui siamo veramente sul nuovo, a meno che non si voglia ricorrere al generico interessarsi ad iniziative dichiarate – solo a fin di credito – che comunque abbiano scarso raccordo con i processi formativi dell’identità di percorso scolastico.

Un’ottima pagina l’ha scritta Raffaella Semeraro (1) quando tratta del tema dei saperi integrati e dice che nella scuola attuale potremmo dire di essere ancora in presenza di una oscillazione (nelle rappresentazioni mentali di società, famiglie, dirigenti e docenti) tra un significato di curricolo scolastico centrato sulle discipline, rispetto ad un significato opposto di curricolo centrato sull’allievo. La Semeraro sollecita posizioni che non snaturano….il senso che le società civili devono primariamente attribuire all’istruzione, e cioè l’offerta di opportunità formative ai giovani per lo sviluppo della loro personalità globale e per la loro integrazione sociale in senso lato.

Vediamo, allora, se riusciamo a "curvare" questa riflessione alle esigenze prossime degli Esami: le competenze e le conoscenze altre – acquisite in parallelo a quelle strettamente scolastiche – dovranno essere assunte (e verificate) dalla commissione come prodotto non espulso della formazione globale della personalità dello studente; se questi riuscirà a dimostrare che quelle costituiscono oramai patrimonio del suo sé, andranno riconosciute e valutate come positiva occasione anche di esaltazione di una scuola armonica, non chiusa nella presunzione di essere tutto della conoscenza e della competenza, ma occasione unica ed irripetibile di canalizzazione di pensieri forti, di esperienze significative, di sentimenti robusti.


(1) Cfr. "I saperi in una nuova concezione del curricolo", pag. 169, in GLI ISTITUTI COMPRENSIVI – Studi e documenti degli Annali della Pubblica Istruzione – n. 83 – Ed. Le Monnier.



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