Prima Pagina
Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
Direttore responsabile: Dario Cillo


 

L’ONU  LE PERSONE CON DISABILITA’ E LO STATO ITALIANO

di Salvatore Nocera

             Con la firma , il 30Marzo 2007, della Convenzione universale dei diritti delle persone con disabilità, si apre una pagina giuridica nuova nella storia della civiltà, avviata politicamente con l’approvazione in Giugno della Convenzione da parte dell’Assemblea  dell’ONU. Le persone con disabilità  nella seconda metà   del secolo scorso erano emerse come soggetti di diritti a livello dei singoli Stati. Adesso, nel terzo millennio, emergono come soggetti di diritti a livello internazionale.

La Convenzione è un trattato internazionale che, già dal suo preambolo, colloca i diritti delle persone con disabilità nell’ambito di tutte  le altre convenzioni sui diritti umani, precisando che ancora esistono discriminazioni a loro danno, malgrado la proclamazione dei diritti delle persone umane, delle donne, dei bambini e quindi occorre un’apposita convenzione .

Il testo si compone di 50 articoli e di un protocollo aggiuntivo, assai interessante, di 18 articoli.

La Convenzione può , a larghe linee, dividersi in due parti : sino all’art 32 , essa contiene quello che i Giuristi chiamano “ il diritto sostanziale”, cioè l’elencazione dei principi e diritti; dall’art 33 al 50 si ha “   il diritto processuale”, cioè le procedure di approvazione e gli strumenti per farla rispettare.Il protocollo aggiuntivo può considerarsi un prolungamento di questa seconda parte.

I primi 4 articoli indicano lo scopo, le definizioni, ad es. per linguaggi si intendono anche quelli non verbali e non solo quelli più conosciuti come ad es. la lingua dei segni per  i sordi “segnanti”, ma anche quelli aumentativi ed alternativi concernenti, ad es. le persone artistiche o cerebrolesi; i principi e gli obblighi generali, analiticamente sviluppati negli articoli successivi.Interessante  l’art 4 comma 3 in cui gli Stati  firmatari si  impegnano a consultare le persone con disabilità, tramite le loro associazioni di rappresentanza. Questa norma , in Italia dovrà avere una modifica nell’attuale legislazione che prevede come rappresentanti per legge solo le Associazioni “storiche”, cioè l’ANMIC, ENS, UIC, ANMIL, UNMIL, anche contro la volontà dei singoli interessati.

Interessante pure il successivo comma 4 secondo il quale nessuno Stato può ridurre  il livello dei diritti già previsto dalla legislazione interna, adducendo che nella Convenzione i livelli o i diritti siano indicati in misura minore.Ciò , in Italia è fondamentale ad es. per l’integrazione scolastica che è un diritto pienamente riconosciuto in misura ben maggiore di quanto non faccia l’art 24 della Convenzione.

Gli articoli da 5 a 13 sono fondamentalmente imperniati sull’eguaglianza declinata sia con riguardo alle donne ed ai bambini, sia con la lotta ai pregiudizi che  con l’accessibilità dei disabili a tutti i mezzi di informazione e comunicazione, sia nei casi di calamità naturale, che di fronte  ai tribunali.

Gli articoli da 14 a 32 sono un’ampia rassegna dei diritti fondamentali  che, con Bobbio, potremmo classificare   nel modo seguente:come di prima generazione quelli concernenti la vita ,   l’integrità fisica ed il divieto di essere  sottoposti a tortura ed a sfruttamento.Si pensi all’uso assai diffuso , specie nei Paesi poveri,   di persone con disabilità, specie minori, per raccolte di elemosine organizzate  da sfruttatori; si pensi alle notizie ricorrenti sulla stampa di utilizzo di persone con disabilità intellettiva per espianto di organi, oggetto di commercio  criminale.

Diritti di seconda generazione  possono considerarsi quelli di libertà, declinata nei diversi ambiti : di locomozione, che per le persone con disabilità significa diritto all’eliminazione delle barriere architettoniche e senso-percettive;  inviolabilità del domicilio, libertà di manifestazione del pensiero, che per le persone con disabilità intellettiva significa rispetto delle loro esigenze ed aspirazioni,come stabilisce la nostra L.n. 6/04 sull’amministratore di sostegno; libertà di partecipazione alla vita politica, anche col voto.

Diritti di terza generazione possono considerarsi quelli all’assistenza sanitaria e sociale , all’abilitazione ed alla riabilitazione,  all’istruzione, al lavoro ed alla liberazione dalla povertà, che per le persone con disabilità dei Paesi sottosviluppati è una endemica situazione non ancora seriamente affrontata.

Tra i diritti di quarta generazione possiamo considerare il diritto alla privacy, ancora non pienamente tutelato neppure in tutti i Paesi del Primo mondo; il diritto alla vita indipendente ed all’inclusione sociale, sancito dall’art 19 della Convenzione, che per le persone con disabilità significa divieto di ghettizzazione negli istituti speciali, assai presenti, specie nei Paesi del Primo mondo; diritto ad una vita nel proprio nucleo familiare originario o ad una vita autonoma , fuori famiglia, assistito dai servizi sociosanitari di territorio, come prevede la  nostra L.n. 162/98.

L’art 23  sulla famiglia e l’art 25 sulla salute, hanno incontrato riserve da parte dello Stato del Vaticano che vi ha visto la legittimazione dell’aborto  e per questo si rifiuta di sottoscrivere la Convenzione.Trattandosi della prima Convenzione universale del Terzo Millennio e  delle Persone con disabilità, sarebbe gravissima la mancanza di sottoscrizione della Santa Sede, che ha pure dedicato documenti assai importanti ed innovativi ai diritti delle persone con disabilità.Le   Associazioni delle Persone con disabilità auspicano che la Santa Sede voglia avvalersi del diritto riconosciuto di “riserva” nella sottoscrizione della Convenzione, escludendo da essa solo quelle parti dei due articoli controversi.

Gli articoli da 33 a 50 riguardano le modalità di entrata in vigore  della Convenzione ed il monitoraggio per il suo rispetto da parte degli Stati firmatari.

E’ una parte importantissima, perché permette di parlare di “esigibilità dei diritti “ in una materia, quella del diritto internazionale, assai fragile sotto questo profilo.

L’approvazione  dell’Assemblea generale dell’ONU del Giugno scorso può considerarsi una specie di autorizzazione di tutto il mondo alla possibilità di sottoscrizione da parte degli Stati che lo vogliano. Questi sottoscrivono a partire dal 30 Marzo ;  dalla sottoscrizione nasce per lo stato l’obbligo di ratifica, che per la nostra Costituzione avviene con legge, non sottoponibile a referendum abrogativo; solo quando si arriverà almeno a 20  ratifiche, a partire dal trentesimo giorno dal deposito della ventesima ratifica, la Convenzione entrerà in vigore; quindi non solo gli Stati aderenti all’ONU non sono obbligati a firmare, ma anche quelli firmatari non sono obbligati a ratificare se non dopo  un mese dal deposito della ventesima ratifica, come stabilisce l’art 45 della Convenzione.

Per assicurarsi dell’attuazione della Convenzione e cioè dell’emanazione da parte degli stati  che hanno ratificato, delle leggi e degli atti amministrativi necessari, ogni stato firmatario deve creare un “punto di contatto”,  un organismo amministrativo , con l’ONU; deve inoltre istituire un organismo di monitoraggio con la presenza pure di rappresentanti delle associazioni delle persone con disabilità.Presso l’ONU è costituito un “ Comitato per i diritti delle persone con disabilità2 composto  da non più di 18 membri eletti fra gli stati firmatari col compito di ricevere segnalazioni di inadempienze o violazioni della Convenzione e di redigere un rapporto periodico sullo stato di attuazione della Convenzione da parte dei singoli stati.

A tal proposito è assai importante il protocollo aggiuntivo che prevede la possibilità di presentare segnalazioni e denunce al Comitato anche da parte di persone singole o gruppi  non nominati dagli stati firmatari. Questa forma di controllo da parte della società civile è assai importante, poiché i rappresentanti ufficiali degli stati potrebbero filtrare le informazioni secondo calcoli politici; di qui la possibilità di questo controllo dal basso, che però deve essere accettato dagli stati con la sottoscrizione del protocollo aggiuntivo, che non è obbligatoria per chi sottoscrive la Convenzione.In caso di mancata sottoscrizione del protocollo,il Comitato ONU di controllo non potrà prendere in considerazione eventuali segnalazioni provenienti da persone e gruppi dello stato firmatario.Però in tal caso,, è noto che  potrà supplire la cooperazione di uno stato firmatario, specie tramite gli organismi non governativi che ormai hanno ramificazioni internazionali.

Infine l’importanza della Convenzione risulta anche dal fatto che depositario della Convenzione e di tutti gli atti che la riguardano, come ad es. emendamenti successivi, è il Segretario generale dell’ONU.

Adesso, dopo la firma del nostro Ministro Ferrero in rappresentanza dello Stato italiano, a noi persone con disabilità incombe l’impegno di sollecitare il Governo ed il Parlamento per l’approvazione più rapida possibile della legge di ratifica, dopo di che comincerà il lavoro certosino di monitoraggio.


L'Italia firma la convenzione Onu sui disabili!
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Esteri/2007/03_Marzo/30/convenzione_disabili_onu.shtml

Alla carta hanno aderito per ora circa 50 Paesi

Sancito il riconoscimento dei diritti delle persone con disabilità e l'impegno a favorire il loro effettivo inserimento nella società

NEW YORK (USA) - Per la prima volta l’ONU riconosce con una speciale Convenzione l’esigenza di dare dignità alla "nazione" dei disabili, che nel mondo sono 650 milioni: una realtà, dunque, che numericamente viene al terzo posto dopo le popolazioni della Cina e dell’India. In una solenne cerimonia, nella quale l’Italia era rappresentata dal ministro per la solidarietà sociale Paolo Ferrero, un primo gruppo di una cinquantina di Paesi ha firmato il documento che sancisce il riconoscimento dei diritti delle persone con disabilità e si impegna a favorire con concrete iniziative il loro effettivo inserimento nella società, incominciando dalla scuola e soprattutto dal mondo del lavoro.

LA CONVENZIONE - L’Italia, è vero, può vantare di essere una delle prime firmatarie di questa Carta delle Nazioni Unite, e potrebbe anche essere fiera di avere una delle legislazioni più avanzate in questo campo. Ma l’essere accomunata nel plotone dei primi 50 firmatari con paesi come Austria, Cipro, Croazia, Danimarca, Finlandia, Germania, Irlanda, Islanda, Israele, Lituania, Portogallo, Regno Unito, San Marino, Slovenia, Svezia e Spagna, e fra le nazioni extraeuropee anche alla Corea, al Sudafrica e alla Cina, ci ridimensiona bruscamente quando dalle dichiarazioni astratte di principio e dalle formule legali si passa alla verifica concreta di ciò che è stato fatto per dare applicazione a questi nobili principi. Il problema non è, e il ministro Ferrero prima di recarsi nel Palazzo di Vetro per firmare lo ha spiegato in una conferenza stampa tenuta presso la Rappresentanza permanente italiana all’ONU, solo di risorse finanziarie. L’Italia infatti, per le varie indennità come l’accompagnamento dei disabili, e per le misure di sostegno nella scuola, spende già 8 miliardi di euro e, inoltre, nella scuola, ha uno degli indici di sovraffollamento delle classi più bassi del mondo. Ora, se si rapportano gli otto miliardi di stanziamenti alle stime dei disabili italiani, che variano da 800mila a 2,3 milioni, si è tentati di concludere che, per ogni disabile, l’Italia – a seconda dei criteri di calcolo - spende già da 10mila a 3.333 euro l’anno per ciascun assistito.

REALTA' DIVERSE - Ma la realtà è diversa. Per capirlo basta confrontare il modo in cui è tutelata la mobilità del portatore di handicap in Italia con quanto accade non solo in Svezia (il che è scontato) ma negli Stati Uniti, che pure hanno fama di essere refrattari al Welfare State. A New York il disabile ha diritto di fermare l’autobus e salire quando gli pare, perfino nelle ore di punta. Basta un gesto con la mano del portatore di handicap seduto sul suo veicolo elettrico su ruote e il bus si abbassa idraulicamente al livello della strada. Poi l’autista scende, fa salire il passeggero e lo sistema nell’apposito spazio con tanto di cinture. La procedura è lenta e macchinosa ma nessun automobilista si mette a strombazzare per il traffico bloccato. Nessuno dei passeggeri cosiddetti "normali" insolentisce per la perdita di tempo. In Italia simili episodi sarebbero pura fantascienza. Nelle stazioni italiane, del resto, nessuno ha ancora pensato a realizzare quell’invenzione non moderna che sono le pensiline a livello con i treni. Il viaggiatore si presume dotato di capacità acrobatiche, essenziali per arrampicarsi sui vagoni con pesanti valigie e per saltare a terra. Se è disabile o comunque non in forma, si faccia aiutare da qualcuno; altrimenti resti a casa.

MIGLIORAMENTO DEI SERVIZI - "Il problema – commenta Ferrero – in Italia non è di aumento delle risorse ma di miglioramento dei servizi". Ancora più grave del trasporto è, per il disabile italiano, la situazione in fatto di accesso al mercato del lavoro. Secondo le statistiche, infatti, la disoccupazione italiana negli ultimi anni è scesa al 6,8%. Si tratta di un dato che, per quanto dovuto in buona parte al forte impulso dei contratti di lavoro a tempo, rispetto alla media europea di paesi come la Francia o la Germania può sembrare positivo. Ma per il portatore di handicap il lavoro resta quasi sempre un miraggio se è vero, come afferma il ministro, che "nella categoria dei disabili la disoccupazione in Italia è del 76%".

Renzo Cianfanelli

31 marzo 2007


Convenzione Onu: intervista a Don Mackay

(di Giampiero Griffo)

In attesa della firma della Convenzione, il nostro corrispondente Giampiero Griffo raccoglie le impressioni dell'Ambasciatore Don MacKay che, nella sua qualità di Presidente del Comitato Ad Hoc, è stato uno dei protagonisti nel percorso per il raggiungimento di questo storico obiettivo.

Don MacKay, nella sua qualità di presidente del Comitato Ad Hoc (AHC), ha coordinato in modo eccelente i lavori di questo importante consesso. Gli rivolgiamo alcune domande, per raccogliere le sue impressioni.

Griffo. Cosa pensa di questa giornata?

MacKay. È un evento straordinario. Mai prima d’ora erano stati tanti paesi a firmare una convenzione il primo giorno e mai c’era stata una partecipazione tanto ampia della società civile. Le organizzazioni delle persone con disabilità possono essere fiere di questo risultato. È anche un momento particolarmente significativo per le Nazioni Unite che vedono riconosciuto il loro ruolo e avanzano nel progresso della tutela dei diritti umani nel mondo.

Griffo.Crede che l’impatto della convenzione produrrà un cambiamento nella condizione delle persone con disabilità nel mondo?

MacKay. Senza dubbio. La convenzione e molto chiara e per i paesi che la ratificano sarà uno strumento forte per la tutela dei diritti umani delle persone con disabilità. In piu’ la partecipazione delle  DPO nel processo di ratifica, di monitoraggio e di implementazione consente di avere una ragionevole speranza che i principi e le norme contenute nella convenzione siano rispettati.

Griffo. Si parla della rapida ratifica della convenzione e della sua rapida entrata in vigore. Questo significa che è probabile che si raggiunga il numero di 20 paesi per l’entrata in vigore già a giugno o luglio di quest’anno. Pensa sia possibile?

MacKay. Partendo da quello che è successo oggi, mi pare che possiamo essere ottimisti. Credo che si raggiungerà molto presto il numero di paesi necessario per l’entrata in vigore della Convenzione. Anche questo sarà un risultato mai raggiunto prima.

Griffo. Se il processo di ratifica sarà così rapido, già si circola la voce che la prima conferenza degli stati membri potrebbe tenersi in autunno e in quella occasione essere eletti i membri del Comitato internazionale sui Diritti delle Persone con Disabilità. Tra i paesi che pare ratificheranno rapidamente la convenzione, e che avranno diritto di voto nella prima conferenza degli stati parte, vi sono paesi che non sono stati molto supportivi durante le negoziazioni all’AHC. Non c’è il rischio che al momento dell’elezione dei membri del Comitato internazionale sui Diritti delle Persone con Disabilità vi siano rappresentanti eletti che possano rallentare e limitare l’efficacia del suo lavoro?

MacKay. No. Il ruolo del Comitato è quello di monitorare l’applicazione della Convenzione e raccogliere tutte le informazioni relative alla tutela dei diritti umani nel mondo. Non credo che questo compito possa essere inficiato o limitato.

Griffo.Qual è il suo sentimento per la responsabilità di aver gestito l'AHC nelle sezioni negoziali?

MacKay. Sono orgoglioso di aver contribuito al miglioramento della qualità della vita dei milioni di persone con disabilità nel mondo.   


Caro Ferrero…vorrei essere con te a New York,

nel palazzo di vetro dell'Onu, a firmare per tutti noi la Convenzione sui diritti delle persone con disabilità. Il 30 marzo 2007 per milioni e milioni di cittadini del mondo sarà una data storica, perché per la prima volta, nero su bianco, sarà scritto che la disabilità non deve essere motivo di discriminazione alcuna. E' una legge internazionale, vale in Occidente e in Oriente, a Nord e a Sud del mondo. Ogni singola persona con disabilità da questo momento in poi può appellarsi all'articolo 2, che vieta ogni discriminazione sulla base della disabilità, ossia "ogni forma di distinzione, esclusione o restrizione che abbia lo scopo o l'effetto di compromettere o annullare il godimento, allo stesso livello degli altri, di tutti i diritti umani e le libertà fondamentali nel settore politico, economico,sociale, culturale, civile e in ogni altro ambito".

Nero su bianco, scritto e sottoscritto dalle nazioni del mondo. A partire dall'Italia, questa volta in prima fila, con la penna in mano. Perché in questo campo, incredibile a dirsi, nonostante tutte le difficoltà, i ritardi, le furbizie, le cialtronerie, siamo comunque un Paese civile, che ha capito almeno in teoria che cosa vuol dire integrazione e inclusione sociale di chi, per nascita o per destino, vive su di sé una diversità determinata da una disabilità fisica, sensoriale, intellettiva, relazionale. Uso le parole con precisione perché troppo spesso facciamo confusione e attribuiamo l'handicap alla persona, etichettandola, e non alla società o all'ambiente che non permette a ciascuno di esprimersi secondo le proprie capacità e desideri.

Io stesso sarei un pessimo contadino, e forse sono anche un pessimo giornalista, ma almeno posso fare il giornalista e mi hanno messo in condizione di farlo. Sta a me, a parità di condizioni, dimostrare le mie capacità. Tutto qui. Semplice, ma fino ad oggi, incredibilmente, un principio privo di una norma valida di riferimento per tutti, in tutte le lingue del mondo.

Ho visto in un convegno a Milano che tu, caro Ferrero, hai capito bene di che cosa stiamo parlando, e sono contento che un ministro della solidarietà sociale, e non degli esteri, firmi questa convenzione a nome dell'Italia, Forse anche questo è un segno importante che portiamo all'Onu, noi non siamo il Paese delle armi e delle diplomazie, ma abbiamo messo su un discreto sistema di solidarietà e di attenzione ai bisogni e ai diritti delle persone più deboli. E' che ci mancano soldi e convinzione, è che ogni momento dobbiamo difendere le conquiste di chi ci ha preceduto, è che dobbiamo sempre spiegare a chi è più giovane che le conquiste non sono mai acquisite una volte per tutte ma vanno difese e rinforzate giorno dopo giorno, anno dopo anno.


A 55 anni (quasi) sono felice di sapere che qualche decennio di battaglie (in minima parte anche mie) per i diritti di tutti ora si traduce in un frutto importante, che potrà anche non servire subito, ma che intanto c'è e può essere spiegato, diffuso, controllato nella sua traduzione pratica. Penso a quanti ancora faticano a trovare un lavoro (il 75 per cento delle persone con disabilità è disoccupato), a quanti non riescono a salire e soprattutto a scendere da un treno (solo un treno su quattro è accessibile in Italia), a quanti non riescono ad avere un valido insegnante di sostegno in una scuola davvero per tutti (e qui i numeri neppure sono chiari), a quanti ogni anno non riescono a vivere dignitosamente perché la pensione di invalidità è ridicola, e l'assegno di accompagnamento ogni tanto provano a toglierlo, come se fosse un privilegio e non un piccolo risarcimento per i costi aggiuntivi di una vita in salita.

Caro Ferrero, ora che hai la penna in mano e stai per firmare a nome anche mio, ricordati che metti anche la tua faccia su questo documento, e che nei prossimi mesi e anni le associazioni delle persone con disabilità, sempre più unite e combattive, ti chiederanno conto di quello che hai fatto, tu e il tuo governo, perché queste mie parole non siano un esercizio di retorica. Ma mi sembri una persona seria, e, per il momento, mi fido. Firma pure.

franco.bomprezzi@affaritaliani.it


Dal Redattore Sociale

Ferrero alla firma della convenzione Onu: ''Con le associazioni una grande campagna sulla disabilità''

ROMA - Passa i controlli di sicurezza all'aeroporto di Fiumicino e si imbarca per gli Stati Uniti: il ministro della Solidarietà sociale Paolo Ferrero è atteso al Palazzo di Vetro, dove domani firmerà per l"Italia la Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, adottata dall’Assemblea Generale lo scorso 13 dicembre. Quattro anni di trattative e cinquanta articoli per il primo grande trattato internazionale del ventunesimo secolo: un traguardo raggiunto grazie alla partecipazione attiva delle associazioni del mondo della disabilità, protagoniste del lungo lavoro di mediazione necessario per giungere ad un testo condiviso. Più di venti gli stati che hanno annunciato di voler sottoscrivere il documento già al momento dell’apertura alla firma: la Convenzione dovrebbe dunque immediatamente entrare in vigore. Ma – sottolinea il ministro, che prima di partire per New York ha voluto partecipare ad un convegno su “Media e Disabilità” promosso dalla Provincia di Roma – “il primo obiettivo è quello di fare in modo che i diritti non rimangano sulla carta”. Per fare questo, dunque, annuncia per le prossime settimane la partenza di una grande campagna informativa e culturale sul tema della disabilità, capace di dare una spallata alla situazione attuale e di riportare al centro dell’attenzione gli interventi da compiere perché la quotidianità di milioni di persone possa realmente migliorare. Nelle parole del ministro la soddisfazione per il traguardo raggiunto, la sottolineatura del ruolo delle associazioni, i provvedimenti attualmente all’esame del suo ministero.

Ministro Ferrero, è arrivato il momento della firma della convenzione sui diritti delle persone con disabilità. Il punto di arrivo di un lungo percorso: quale sentimento prevale?
L’essere giunti alla firma di questa convenzione è motivo di grande soddisfazione, e per almeno due ragioni. La prima è che si tratta di una buona Convenzione, di un buon testo che riconosce a queste persone, in ogni angolo del pianeta, il diritto di vivere alla pari con gli altri cittadini, assicurando il pieno godimento di tutti i diritti, senza alcuna distinzione: un testo chiamato a produrre delle conseguenze dunque sulla vita di tutte le persone con disabilità del pianeta, la grande delle quali vive in condizioni di povertà, segregazione, esclusione dall’accesso ad ogni tipo di servizio. La seconda ragione, che ritengo straordinariamente importante, è che il percorso fatto per arrivare a questo documento è stato segnato dalla partecipazione costante e decisiva delle associazioni delle persone con disabilità. Il loro contributo è stato determinante e la gran parte del merito va ascritta a loro, come ai tanti funzionari che si sono prodigati per giungere ad un testo condiviso. E’ la prima grande convenzione stilata in primo luogo non da diplomatici, ma da rappresentanti di quelle persone alle quali si indirizza: è un fatto di estrema rilevanza.

Eppure troppo spesso i diritti restano solo sulla carta. Cosa cambia davvero, quali opportunità e prospettive si aprono a questo punto?
E’ vero, il grande rischio è che la Convenzione rimanga lettera morta, che ci sia un puro elemento di scrittura: il solito bon ton, quel buonismo largamente presente nella nostra società che non si traduce però nella quotidianità delle persone, quella fatta di lavoro, di servizi, di scuola, di relazioni sociali. Bisogna evitare di credere che i problemi si risolvano per il fatto stesso che venga firmata la convenzione, o che venga promulgata una legge. In Italia abbiamo molte ottime leggi nel campo della disabilità, ma non basta, perché occorre guardare a come vengono applicate e finanziate, agli effetti reali che esse determinano. In questo senso il fatto di firmare la Convenzione non è un punto di arrivo, ma una nuova e fondamentale tappa che all’interno di un lungo percorso culturale e legislativo abbiamo il dovere di valorizzare.

Quali iniziative dunque si stanno per mettere in campo?
Il punto fondamentale della partita è quello di usare la firma della convenzione per mettere in piedi una grande campagna nazionale che ci permetta di porre all’ordine del giorno le politiche della disabilità: è un passaggio obbligato perché solo così potremo modificare davvero il funzionamento delle cose. Stiamo mettendo in piedi un Tavolo con le stesse associazioni con le quali abbiamo condiviso l’impegno internazionale in sede Onu: il loro protagonismo, la loro la capacità di contestare, di criticare anche in modo ruvido, se necessario, è un valore aggiunto che non deve andare perduto.

Uno dei primi provvedimenti sui quali si sta già lavorando?
Oggi siamo già impegnati nel tentativo di predisporre un disegno di legge sulla questione della lingua dei segni (Lis), un argomento sul quale non sono mancate le polemiche anche fra le stesse associazioni. Deve essere chiaro che per noi la Lis non deve affatto sostituire le politiche che puntano a rimuovere il problema all’origine. Vogliamo cioè che il ddl sia in grado da un lato di valorizzare tutti gli elementi possibili di educazione che possano permettere il raggiungimento di una comunicazione verbale (soprattutto nel bambino, che deve essere aiutato già in età precoce), e dall’altro che si riconosca ufficialmente anche la Lingua dei Segni. Ci sembra questo il modo corretto per affrontare la questione.

Una nota personale: al momento di partire per New York, qual è il sentimento che si prova nell’essere chiamati a firmare, per il proprio paese, quello che è pur sempre il primo Trattato internazionale sui diritti umani del ventunesimo secolo?
Ne sono davvero onorato, e lo sono ancor di più perché insieme a me sottoscriveranno la Convenzione anche due rappresentanti delle associazioni, la Fand e la Fish: considerando l’apporto decisivo che hanno fornito, non poteva davvero andare altrimenti. Penso che la loro presenza all’Onu sia un segnale forte: firmerà non solo il governo, ma anche il mondo associativo, i soggetti direttamente interessati. Io sono davvero l’ultima persona ad avere un merito personale nel raggiungimento di questo obiettivo: dal mio canto però l’impegno che prendo è quello di battermi perché tutte le politiche necessarie per rendere effettivi i diritti della Convenzione vengano realizzate. (Stefano Caredda)


Con la convenzione Onu ''una vita migliore per 650 milioni di persone''

Il 30 marzo l'Italia firmerà la ''Convenzione sui diritti delle persone con disabilità''. Il ministro promette ''un piano per applicare la convenzione in Italia, tra cui una campagna per farla conoscere''

MILANO - "Ci vogliono più fondi per favorire l'inclusione sociale delle persone con disabilità". A chiederlo è Paolo Ferrero, ministro per la Solidarietà sociale, che è intervenuto questa mattina al convegno "Verso la ratifica della Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità", organizzato a Milano dal Ministero e dalla Provincia. "Una vera inclusione delle persone disabili richiede risorse -dice il ministro-. Finora si è pensato che la spesa sociale fosse solo un peso per il bilancio di un paese. Dobbiamo renderci conto invece che questi soldi sono un investimento per un futuro migliore".

Scuola, lavoro, salute, libertà di movimento: la Convenzione Onu sancisce pari diritti per tutti, disabili e non. Per raggiungere questo risultato ci vogliono, però, iniziative concrete. "Se vogliamo tutelare il diritto allo studio dobbiamo fare in modo che la scuola abbia le risorse necessarie -aggiunge il ministro Ferrero. Non vedo perché i soldi per l'alta velocità siano considerati un investimento, mentre quelli per sostenere nelle scuole i bambini disabili solo una spesa e non un modo per guardare al futuro di questo Paese".

A New York, nel palazzo delle Nazioni Unite, il 30 marzo Paolo Ferrero firmerà la Convenzione. In nome del Governo italiano. "Il rischio è quello di di migliorare le norme, senza che ci sia un effettivo progresso nelle condizioni di vita delle persone con disabilità -avverte il ministro delle Politiche sociali-. In Italia ci vuole un cambiamento di cultura, che favorisca l'inclusione e il rispetto delle differenze". Dopo la firma e la ratifica del Parlamento, la Convenzione dovrà essere applicata. "Con le associazioni adotteremo un piano per individuare le priorità e monitorare la situazione -preannuncia il Ministro-. Ma prima di tutto, dovremo avviare una campagna informativa per farla conoscere". (dp)

Griffo (Dpi): ''Solo il 2% dei disabili nel mondo riceve servizi adeguati. In Europa sono 500 mila quelli che vivono segregati negli istituti''. Papisca: ''Non crea nuovi diritti, ma promuove il godimento di quelli esistenti''

MILANO - "Cambierà la vita dei 650 milioni di persone disabili nel mondo".Per Giampiero Griffo, membro del Consiglio mondiale "Disabled people international", la "Convenzione sui diritti delle persone con disabilità" è una pietra miliare nel cammino di riconoscimento della loro dignità e delle pari opportunità. Sono ancora tanti i Paesi nei quali chi è disabile viene considerato un cittadino di serie B. "Solo il 2% dei disabili nel mondo riceve servizi adeguati - spiega Giampiero Griffo-. In Europa sono ben 500 mila quelli che vivono ancora segregati negli istituti".  La Convenzione Onu è stata redatta con il contributo delle associazioni dei disabili. "Sono state le persone con disabilità a determinare i contenuti di norme che li riguardano -aggiunge Giampiero Griffo-. Troppe volte c'è chi decide al nostro posto".

Il 30 marzo l'Italia firmerà  la Convenzione, il primo giorno utile. "In questa occasione il nostro Paese si dimostra tempestivo -aggiunge Griffo-. È un buon segno, anche se poi dovrà trovare una concreta applicazione".

I contenuti della Convenzione sono stati presentati questa mattina a Milano al convegno "Verso la ratifica della Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità", organizzato dal ministero della Solidarietà sociale e dalla Provincia di Milano. I 50 articoli che la compongono e il protocollo aggiuntivo sanciscono per le persone disabili pari dignità nel godimento dei diritti umani. "Non introduce quindi nuovi diritti, visto che sono già tutelati dalla Dichiarazione dei diritti umani -spiega Antonio Papisca, docente di Relazioni internazionali all'Università di Padova-. Il suo scopo è, come si legge nel primo articolo, quello di promuovere, proteggere e assicurare il loro pieno ed eguale godimento". Diritto alla vita, alla salute, all'istruzione, al lavoro, ad una vita indipendente, a muoversi, a esprimere le proprie opinioni, a partecipare alla vita politica e sociale: gli Stati si impegnano a garantirli per chi è disabile, ma non solo. Gli articoli 6 e 7 sono dedicati alle donne e ai bambini: i Paesi firmatari riconoscono che queste categorie sono spesso vittime di una doppia discriminazione (perché disabili e per il solo fatto di essere donne o bambini; ndr) e si impegnano a "prendere misure per assicurarne il pieno ed uguale godimento dei diritti umani".

La Convenzione prevede anche la costituzione di un comitato indipendente che dovrà monitorare l'applicazione delle norme nei Paesi aderenti. "Il protocollo aggiuntivo garantisce inoltre che singoli e associazioni possano rivolgersi al comitato per denunciare le violazioni della convenzione da parte di un Paese -sottolinea Antonio Papisca-. Questo rafforzerà ancora di più la tutela dei diritti".

Dopo la firma della Convenzione, il Parlamento italiano dovrà ratificarla, si spera in tempi rapidi. "A Palazzo Madama si è costituito un gruppo di 51 senatori di diverse formazioni politiche -rassicura Fiorenza Bassoli dell'Ulivo-. L'impegno è chiaro: arrivare al voto entro il 30 giugno". (dp)

In Italia i diritti dei disabili non sono garantiti? Barbieri: ''Sempre più ricoverati nelle strutture, a scapito dell'integrazione''

Il presidente della Fish: ''Ci vuole un piano concreto che definisca priorità, risorse, tempi di realizzazione. Abbiamo già tante leggi che sulla carta sono buone, bisogna realizzarle''

MILANO - In Italia i diritti dei disabili non sono ancora garantiti. A 5 giorni dalla firma della Convenzione Onu sulle persone con disabilità, arriva la denuncia dell'associazionismo. "C'è un ricorso sempre maggiore al loro ricovero in strutture -denuncia Pietro Barbieri, presidente Fish (Federazione italiana superamento handicap; ndr)-. Così non c'é integrazione, ma si favorisce l'isolamento dalla società". La Convenzione Onu sancisce che i diritti umani valgono anche per i disabili e che ogni ostacolo al loro pieno godimento debba essere rimosso. "La vita di tutti i giorni è poi ben diversa -aggiunge Pietro Barbieri-. Nessuno in Italia mette in discussione il diritto alla scuola, ma poi mancano le risorse e non c'è un'adeguata preparazione degli insegnanti". Per le associazioni che si occupano di disabilità la Convenzione Onu è solo un punto di partenza. "Ci vuole ora un piano concreto che definisca priorità, risorse, tempi di realizzazione -chiede il presidente del Fish-. Abbiamo già tante leggi che sulla carta sono buone, bisogna realizzarle".

L'articolo 27 della nuova convenzione Onu tutela il diritto al lavoro. "In questo campo  la situazione dei disabili è drammatica -afferma Pietro Mercandelli, presidente della Federazione delle associazioni nazionali di disabili-. Molti imprenditori ci ritengono solo un costo e un peso, e spesso, all'interno delle aziende, si assiste all'emarginazione delle persone con disabilità: non vengono valorizzate per quello che possono dare". Se le leggi ci sono, manca forse la cultura e il rispetto della diversità. "Purtroppo si sta diffondendo una mentalità chiusa, insofferente verso le persone che non rispecchiano alcuni standard -aggiunge Mercandelli-. A Roma su un autobus ho visto alcuni passeggeri lamentarsi perché un disabile in carrozzella stava impiegando, secondo loro, troppo tempo a scendere". (dp)


La pagina
- Educazione&Scuola©