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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
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L’idea dei Centri territoriali per l’integrazione (CTI) nel Veneto

Nell’ottobre 2001, per volontà e con il coordinamento del dr. Vincenzo Viglione, Dirigente dell’Area Interventi Educativi della Direzione Generale per l’Istruzione del Veneto, si è costituito un Gruppo di Lavoro regionale formato, oltre che dal Dirigente d’Area, da due Dirigenti Tecnici e dai sette referenti provinciali competenti in materia di Integrazione.

Una decina di persone in tutto che, partendo dagli spunti che il MPI prima e il MIUR poi, con vari documenti, tra cui le due ultime circolari finanziarie sull’handicap: la C.M. 235/00 e la C.M. 139/01, hanno provato ad "inventare" un meccanismo di base che agevolasse maggiormente l’integrazione scolastica degli alunni in possesso di abilità extra-ordinarie, cioè diverse dall’ordinario.

Un passaggio soprattutto della C.M. 139/01 ci sollecitava, laddove questa recita:

"Nella fase di riorganizzazione complessiva dell'amministrazione territoriale, anche i servizi per l'integrazione vanno positivamente ripensati. La Legge 104/92 va oggi riletta nell'ottica del nuovo sistema di autonomie e responsabilità, tenendo conto delle competenze degli enti locali ai sensi del D.L.vo 112/98 e della Legge Quadro 328/2000 già citata, facendo riferimento agli indirizzi presenti nel primo Piano nazionale di attuazione approvato con D.P.R. il 3 maggio 2001, in particolare per quanto riguarda la realizzazione dei piani regionali e locali di integrazione dei servizi.

In questa fase di transizione è opportuno che i diversi livelli territoriali predispongano azioni conseguenti al processo più complessivo di riorganizzazione dei servizi, tenendo conto del nuovo livello regionale di amministrazione del sistema scolastico e della ridefinizione delle competenze degli enti locali e delle istituzioni scolastiche autonome."

Inizialmente, come gruppo, si è pensato ad una rilevazione dei bisogni dei vari soggetti più direttamente interessati: in primis gli alunni e poi di seguito coloro che più interagiscono con loro nel quotidiano, cioè i familiari, gli insegnanti e il personale degli Enti Locali e/o delle ASL.

L’obiettivo era quello di costituire nel territorio subprovinciale reti miste tra scuola, enti locali e associazioni che operassero come supporti di informazione, scambio, formazione, documentazione funzionali all'integrazione scolastica degli alunni disabili.

Velatamente però l’ambizione nostra potrebbe essere ancora più ampia: se i CTI otterranno il riconoscimento non solo della Direzione Generale dell’Istruzione per il Veneto, ma anche della Regione Veneto, e di conseguenza delle ASL che da essa dipendono, delle Amministrazioni Provinciali, delle Conferenze dei Sindaci e delle principali associazioni di disabili presenti nel territorio regionale, i compiti ad esso assegnati potranno varcare la soglia dell’integrazione scolastica e ampliarsi nel favorire l’inserimento lavorativo, lo sviluppo di Centri educativo-occupazionali e di Case Famiglia aperti alla società ed integrati con essa.

Per questo la struttura dei CTI dovrà vedere impegnati in prima persona, auspicabilmente a livello di "direzione-promozione" o di "coordinamento", alcuni ex alunni diplomati o laureati, o, in "vece sussidiaria", alcuni genitori di alunni in situazione di disabilità.

L’idea originale della Direzione Generale del Veneto, fatti salvi i diritti delle singole istituzioni scolastiche di ricevere i finanziamenti "diretti" previsti per legge, è stata quella di "condizionare" quasi tutti gli altri finanziamenti alla costituzione di reti di scuole, reti denominate appunto Centri Territoriali per l’Integrazione.

A differenza di altre reti, auspicate da diverse direttive ministeriali, in cui una scuola può collegarsi con altre scuole anche di altre province, queste reti per l’integrazione non potevano non avere una dimensione territoriale, proprio perché la scuola in questo campo deve collaborare con il territorio, con i Comuni, con le Asl, ecc.

La dimensione territoriale dei Centri è lasciata alla libera scelta delle singole istituzioni scolastiche anche se si sono indicati dei "limiti" o paletti entro cui esse si possono e devono muoversi:

· Un limite numerico dato da un minimo di 90-100 alunni certificati ad un massimo di 300-400.

· Un limite territoriale che s’indicava potesse coincidere con un distretto scolastico, un distretto ASL o in una rete già esistente di scuole, di comuni o comunità montane.

Le dimensioni devono essere a misura di gruppo di lavoro, con dimensioni ottimali medie di 200 alunni certificati, cosicchè gli operatori ASL, scolastici, ecc., possono sperare di conoscerli tutti per nome, conoscere i bisogni e le necessità individuali di ognuno, e programmare congiuntamente.

L’Ente Regione Veneto, vista la Circolare della Direzione Generale Regionale e la Bozza di lavoro ad essa allegata, ha obiettato che sarebbe stato opportuno stabilire prima a priori le dimensioni territoriali, facendole obbligatoriamente coincidere con una "dimensione" già esistente a livello di ASL, come per es. i distretti. Si è preferito solo raccomandarla, lasciando libere ed autonome le scuole; ciò non toglie però che negli anni futuri, qualora il "riconoscimento" dei Centri territoriali diventi ufficiale anche da parte degli Enti Locali e della Regione, non si possano concordare congiuntamente le dimensioni territoriali per far sì che siano sempre più a misura d’uomo e di gruppo di lavoro.

Della struttura dei CTI si è già in parte detto: essa prevede un Consiglio Direttivo snello che veda la presenza di poche persone coinvolte veramente nell’integrazione; per questo si auspica la presenza di portatori di "abilità diverse" e/o di genitori di alunni. Le spese di funzionamento sono da ridurre al minimo, nel senso che la scuola capofila o anche un Comune garantisce gratuitamente sede ed attrezzature, che possono essere quelle stesse di una segreteria o di una biblioteca.

Nella bozza di lavoro si è anche accennato ad alcuni compiti o servizi che i Centri possono gradualmente pensare di attivare, reperendo nel territorio le persone più adatte per svolgerli. Si rimanda alla Bozza per l’elencazione; si vuole qui rilevare com’era intendimento del gruppo di lavoro regionale "potenziare l’esistente" e dar vita a cose nuove solamente là dove non fossero già esistenti, collegandole magari con esperienze significative e similari funzionanti in altri territori. Così che, per esempio, laddove esiste già un "informahandicap" sostenuto da un Comune o da una ASL, si auspica che questo diventi automaticamente il "punto informazione" del CTI e dal CTI ricevi appoggio. Il CTI potrà casomai decidere di creare in altri Comuni del proprio territorio altri punti d’informazione collegandoli all’esistente in modo da ampliarne il servizio. La stessa cosa potrebbe avvenire per i Centri di documentazione più legati finora all’esperienza scolastica.

Il Gruppo Regionale, consapevole della varietà e della significatività di tante esperienze già in atto, ha volutamente scelto di lasciare alla "fantasia" e alla libertà di ogni CTI esprimere le proprie modalità di servizio al territorio, sapendo che tutte le persone del mondo sono "diversamente abili" e ognuna di esse rappresenta un "dono" e un "vantaggio" per il territorio e la società.

Mario Chieregato
Referente integrazione del CSA di Rovigo


 

Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca
Direzione Generale del Veneto
Direzione Area Regionale 3 – Ufficio 5°

BOZZA DI LAVORO SUI
CENTRI TERRITORIALI per l'INTEGRAZIONE (CTI)

 

1) Premessa

"Nella fase di riorganizzazione complessiva dell'amministrazione territoriale, anche i servizi per l'integrazione vanno positivamente ripensati. La Legge 104/92 va oggi riletta nell'ottica del nuovo sistema di autonomie e responsabilità, tenendo conto delle competenze degli enti locali ai sensi del D.lvo 112/98 e della Legge Quadro 328/2000 già citata, facendo riferimento agli indirizzi presenti nel primo Piano nazionale di attuazione approvato con D.P.R. il 3 maggio 2001, in particolare per quanto riguarda la realizzazione dei piani regionali e locali di integrazione dei servizi.

In questa fase di transizione è opportuno che i diversi livelli territoriali predispongano azioni conseguenti al processo più complessivo di riorganizzazione dei servizi, tenendo conto del nuovo livello regionale di amministrazione del sistema scolastico e della ridefinizione delle competenze degli enti locali e delle istituzioni scolastiche autonome." (dalla C.M. 139/01)

2 Rilevazione dei bisogni

2.1. Bisogni degli alunni

essere "accolti e valorizzati"da genitori, insegnanti e compagni di scuola

avere a disposizione tutte le strumentazioni necessarie a ridurre il deficit e a valorizzare le diverse abilità che possiedono sia in ambito scolastico che extrascolastico

il pieno accordo tra gli adulti che si "occupano" della loro istruzione ed educazione sulla base di un Piano Educativo Individualizzato, progettato con obiettivi anche a lungo termine

avere la prospettiva realistica di una vita dignitosa ed autonoma, inserita nel contesto sociale in cui sono abituati a vivere

avere un’istruzione adeguata alle loro possibilità che prepari il loro ingresso nel mondo lavorativo e nella società

(ecc…)

2.2. Bisogni dei genitori

avere insegnanti accoglienti e professionalmente preparati anche sui temi della disabilità

avere informazioni sui supporti didattici che possano favorire la piena integrazione dei figli

avere un luogo in cui condividere i problemi con altri genitori coinvolti

far parte, a pieno titolo, del gruppo professionisti (insegnanti, educatori, psicologi, neuropsichiatri) che preparano e modificano il Piano Educativo Individualizzato

(ecc….)

2.3. Bisogni degli insegnanti

avere un supporto psicologico costante per il proprio lavoro

avere una "formazione" adeguata e specifica alle problematiche che l'integrazione di quel particolare alunno richiede

avere un sostegno sulle didattiche e sugli strumenti utili per l'integrazione dei vari tipi di "extrabilità" da parte di specialisti

avere la certezza di equità e/o di perequazione sia nella gestione delle risorse economiche sia nella distribuzione dei posti da assegnare al sostegno

avere il sostegno di educatori addetti all’assistenza per favorire l’acquisizione dell’autonomia personale e sociale da parte dello studente con abilità "extra-ordinarie"

(ecc….)

2.4. Bisogni del personale degli EE.LL. e delle ASL

essere considerato parte integrante del processo di integrazione che si svolge nelle scuole

essere "formato" nella specificità propria di assistenza all'autonomia e all'educazione e al superamento di deficit sensoriali

essere "riconosciuto"con una "funzione educativa ampia" che va al di là della peculiarità del proprio servizio

essere "supportato" dagli insegnanti in tale "ampia funzione educativa"

(ecc….)

3 L’obiettivo

lo sviluppo di reti tra scuole o, preferibilmente, di centri territoriali misti tra scuola, enti locali e associazionismo, che operino nel territorio come supporti di informazione, scambio, formazione, documentazione funzionali all'integrazione scolastica degli alunni disabili.

In futuro il Centro potrà ampliare gli obiettivi con l’inserimento lavorativo e lo sviluppo di centri educativi occupazionali e di case-famiglia.

4 La Struttura dei CTI

Visti i bisogni rilevati i CTI dovrebbero essere formati da:

persone adulte con "disabilità"

genitori (singoli o rappresentanti di associazioni)

insegnanti di sostegno e non

personale "specialistico" degli EE.LL. e ASL che opera nelle scuole

almeno un Dirigente scolastico (tra cui quello della scuola capofila del CTI)

un Direttore dei servizi generali e amministrativi (o un assistente amministrativo) della scuola capofila del CTI

rappresentanti degli EE.LL.

rappresentanti ASL - personale che "certifica" conosce e segue gli alunni

5 I Compiti dei CTI

I compiti di seguito elencati vorrebbero essere il punto di arrivo dell’attività dei CTI.

Nei primi tempi sarà sufficiente puntare alla realizzazione, anche parziale, di alcuni di tali compiti

5.1 Compiti di informazione

(i CTI potrebbero conglobare o almeno essere strettamente collegati agli eventuali informahandicap comunali o asl esistenti nel territorio)

per offrire informazioni legislative riguardo a:

integrazione scolastica

orientamento ed inserimento lavorativo

congedi parentali

servizi sociali territoriali

ecc.

5.2 Compiti di acquisti e gestione delle attrezzature e sussidi didattici

(collegamenti con il S.I.V.A. di Milano ed altri Enti simili per fornire Banche Dati sugli strumenti e sulla strumentazione non solo didattica ma anche riabilitativa, motoria, ecc)

gestione di acquisti, prestiti, scambi di attrezzatura

ecc.

5.3 Compiti di supporto, consulenza e assistenza

(in particolare ai genitori e al personale sia dello Stato sia degli EE.LL. che opera nelle scuole: potrebbe configurarsi come l'attività che attualmente offrono i "Centri di Documentazione")

i Centri di documentazione esistenti potrebbero essere conglobati nei CTI che insistono nel loro territorio ed essere "i punti di riferimento" per gli eventuali "Centri di documentazione" che nascessero nei CTI periferici mettendo a loro disposizione l'esperienza acquisita in questi anni.

potrebbe essere anche potenziata l'attività di "assistenza" dando vita a delle "Task force" di pronto intervento nelle scuole del territorio, valorizzando il personale statale o degli Enti Locali già in possesso di competenze su Hardware e Software.

ecc.

5.4. Compiti di valutazione delle richieste e di assegnazione del personale docente e non per l'integrazione

Già alcuni provveditorati avevano negli scorsi anni avviato l'esperienza di assegnare compiti di valutazione e gestione di risorse a livello territoriale

I CTI avendo al loro interno oltre ai docenti anche personale ASL ed EE.LL. legati al territorio, si presentano come il gruppo che più conosce gli alunni del medesimo territorio e le loro esigenze e che quindi, formando una Commissione ad hoc potrebbero in via sperimentale costituire il luogo adatto per l'individuazione delle risorse necessarie, per la formulazione di proposte di assegnazione e per la distribuzione ottimale delle risorse per ogni plesso scolastico e per ogni singola classe, fatte salve le rispettive competenze in merito dei Dirigenti scolastici e degli Organi collegiali.

I CTI avendo al loro interno oltre al personale scolastico anche personale ASL ed EE.LL. possono già valutare e concordare i tempi di presenza delle varie figure che ruoteranno nell'assistenza specialistica e nell'insegnamento

ecc.

5.5. Compiti di "formazione permanente" del personale

formazione congiunta del personale di varie amministrazioni

formazione dei genitori

formazione specifica di docenti utilizzati nel sostegno o con presenza di alunni certificati in classe.

azioni di formazione sull'accoglienza della diversità rivolte alle classi

formazione del personale ATA

ecc.

A tal fine i CTI saranno collegati ai Centri di ricerca universitari in tema di "disabilità".

6 Le risorse finanziarie dei CTI

Vengono di seguito elencate alcune fonti di possibili finanziamento e alcune linee di spesa dei CTI.

Val la pena di sottolineare che la "struttura" e il "funzionamento" dei CTI non dovrebbero assorbire più di una certa percentuale dei finanziamenti: a tal proposito occorrerà forse condizionare la costituzione del CTI all’impegno di una struttura esistente (quale potrebbe essere la segreteria della scuola capofila, oppure l’eventuale struttura di un centro di documentazione, o ancora altri uffici esistenti presso gli assessorati comunali) di fornire gratuitamente l’appoggio necessario.

6.1 Possibili fonti di finanziamento

La Direzione Generale e il MIUR dovrebbero continuare ad erogare contributi anche negli anni successivi. La Dir. Gen. Veneto potrebbe privilegiare i finanziamenti dei CTI.

Ogni Istituto collegatosi in rete, per costituire il CTI potrebbe cofinanziare il proprio Centro, magari in parte proporzionale ai finanziamenti diretti che il MIUR eroga alle scuole (parte del 90%)

La Regione Veneto potrebbe stabilire di finanziare i CTI

Gli Enti Locali che si sono collegati per costituire nel territorio il CTI, possono sostenerlo con una quota del proprio bilancio.

ecc.

6.2. Possibili canali di spesa

Somma da stabilire dal Consiglio Direttivo del CTI per:

docenti che prestano attività aggiuntive

borse di inserimento lavoro per ex alunni con "abilità diverse"

collaboratori scol. o quant'altro personale che svolga attività aggiuntive connesse al buon funzionamento del CTI

ecc.

Somma da stabilire dal Consiglio Direttivo del CTI per la formazione di cui al punto 2.3.5.

Somma da stabilire dal Consiglio Direttivo del CTI per l'acquisto di Software, Hardware, Libri, Riviste e Materiale didattico vario

ecc.

7 La dimensione territoriale del CTI

Essendo i CTI legati al territorio è ovvio che sarebbe da privilegiare una dimensione territoriale già esistente, come potrebbero essere i distretti scolastici, o i distretti delle asl o anche la stessa asl se di dimensioni piccole. Anche gli "ambiti" di aggregazioni comunali potrebbero fornire una ipotesi di dimensione del CTI

Potrebbe essere utile stabilire una dimensione minimale "scolastica", cioè collegata al numero degli alunni certificati che non dovrebbe essere inferiore a 90-100 da cui deriverebbero una quarantina circa di ins. sostegno + un numero vario di personale di altre Amministrazioni.

Potrebbe essere utile anche stabilire una dimensione "scolastica" massimale di circa 300 alunni, con le eccezioni che potrebbero essere date dai Comuni con oltre 50.000 abitanti. E' certo però che se si istituiscono i CTI affinché gli alunni, i genitori e gli insegnanti siano seguiti meglio e in maniera "personalizzata" (vedi art. 14 della L. 328/00) occorre porre un limite massimo, per non rischiare un lavoro enorme per il CTI

8 Le modalita' di attuazione

8.1 La Gradualità

Ci si rende pienamente conto del grosso lavoro che sta dentro l'idea del CTI, quindi è necessario procedere con gradualità, puntando però nella direzione segnalata.

8.2 La prima data di riferimento

Come prima data di riferimento per l'anno scol. 2001-02 potremmo fissare il 30 aprile 2002. Entro quella data le "reti interistituzionali" che avranno presentato domanda di finanziamento, saranno finanziate tout court, sulla fiducia.

Come seconda data, per i finanziamento dell'E.F. 2002 potremmo fissare il 31 ottobre 2002, pensando che ormai il meccanismo potrebbe essere stato avviato.

8.3 I Documenti necessari

L'Area 3 della Direzione Regionale ritiene valida e sufficiente per il 30 aprile la seguente documentazione:

a) individuazione della scuola capofila della rete CTI per la gestione amministrativa e contabile

b) documento attestante la rete di Istituzioni scolastiche sufficienti a garantire al loro interno una presenza minima di alunni certificati da permettere l'istituzione di un CTI

c) documento attestante la partecipazione almeno di alcuni EE.LL., se non tutti, del territorio attinente alle Istituzioni scolastiche di cui al punto a)

d) la dichiarazione di disponibilità di alcuni genitori singoli o rappresentanti di associazioni, eletti in un'assemblea appositamente convocata da un Dirigente Scolastico, a sostenere con la loro partecipazione e le loro idee le attività del CTI

e) la dichiarazione di disponibilità di alcuni insegnanti, eletti in un'assemblea appositamente convocata da un Dirigente Scolastico, a sostenere con prestazioni, eventualmente svolte anche in orario aggiuntivo, le attività del CTI

f) il nominativo di un Dirigente Scolastico o di un docente Funzione Obiettivo o Vicario, scelto dai Dirigenti scolastici della rete di scuole, che svolga le funzioni di coordinatore o collaboratore del genitore che eventualmente si decidesse di nominare presidente del CTI

g) il reperimento di una "sede attrezzata" del CTI che potrebbe anche essere un'aula scolastica esclusiva o un altro ambiente di proprietà di un Ente Locale, idoneo a contenere sia un ufficio che il materiale didattico e di documentazione.

(eventuali altri suggerimenti)

9) Normativa di riferimento

· C.M. 235/00

· Relazione al parlamento anno 2000

· C.M. 139/00

· Legge Quadro 328/2000

· Piano Nazionale degli Interventi e dei Servizi Sociali 2001-03


Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca

UFFICIO SCOLASTICO REGIONALE per il VENETO

Direzione Generale

Calle dei miracoli – Cannaregio 6071 – 30131 Venezia

 

Venezia, 3 gennaio 2002

Prot. n° 125/D.G.

- Ai Responsabili dei C.S.A.del Veneto

Loro Sedi

Oggetto: C.M. 139/01 – Finanziamenti per l’integrazione scolastica

 

I finanziamenti previsti dalla C.M. indicata in oggetto, integrati con nota n. 1370 del 9.11.2001, vengono ripartiti fra le diverse province con i seguenti criteri, così come risulta dall’allegata tabella A:

 

A) Quota del 90% - Qualità.

Il fondo pari a £ 1.505.114.172 viene ripartito automaticamente per ogni Istituzione scolastica in base al numero degli alunni certificati frequentanti nell’anno scol. in corso.

La cifra pro-capite, su cui ogni scuola può fin d’ora contare, è di £ 171.152 (pari ad Euro 88,39). Ogni scuola riceverà dal C.S.A. della propria provincia i relativi finanziamenti.

 

B) Fondo Regionale per i Centri Territoriali per l’Integrazione (CTI)

Il Fondo Regionale per favorire l'istituzione dei Centri Territoriali per l'integrazione (CTI) è formato con tutti i finanziamenti delle colonne B e C e con il 50% di quello della colonna E della tabella allegata alla CM. 139; in particolare il fondo è formato da:

10% col. B

Tecnologia C

Glip E

Totale

167.234.908

604.347.161

64.390.689

835.972.758

Il Fondo regionale è composto di due parti:

una parte costituita da £ 300.000.000 (Trecento milioni) che viene tenuta a disposizione della Direzione Regionale per essere distribuita in parti uguali dopo il 31 marzo 2002 ai CTI costituiti in Veneto.

una parte pari alla somma rimanente di £ 535.972.758 che viene distribuita ai C.S.A. della provincia in parte direttamente proporzionale agli alunni in situazione di handicap certificata.

Con riserva di successive disposizioni, si trasmette una "bozza" di lavoro sui Centri Territoriali per l’Integrazione.

 

C) Fondi per la Formazione

Nella tabella A) allegata alla presente circolare si dà inoltre ripartizione tra i singoli provveditorati dei finanziamenti relativi al funzionamento del GLIP e alle iniziative di formazione comprese quelle riservate ai collaboratori scolastici di cui alla Nota MIUR prot. n° 1370 del 9 nov. 01. Questi fondi saranno gestiti dai Gruppi di Lavoro provinciali.

 

D) Eventuali Residui

Le eventuali somme che dovessero avanzare dopo il 30 aprile 2002, e quindi, dopo l’ulteriore assegnazione dei finanziamenti alle scuole che si saranno costituite in CTI, andranno distribuite in base proporzionale al numero degli alunni certificati a tutte le istituzione scolastiche del territorio.

Il Direttore Generale Regionale del Veneto

F.to Martinelli dr. Enzo

Allegati n° 2:

- Tabella A: finanziamenti suddivisi per provincia

- Bozza sui Centri Territoriali per l’Integrazione


Venezia, 14 marzo 2002

Prot. n. 1188/F29

 

Ai Dirigenti CSA del Veneto

Agli Istituti scol. di ogni ordine e grado

e p.c. Al Dirigente Generale dott. Martinelli Enzo

Al Vice Dir. Gen. dott. Trovato Rosario LORO SEDI

Oggetto: C.M. 139/01 – Centri territoriali per l’Integrazione

 

Facendo seguito alla Circolare di questo Ufficio prot. n° 125/D.G. del 3 gennaio 2002, sciogliendo la riserva ivi contenuta, si inviano ulteriori precisazioni sulla costituzione dei Centri territoriali per l’integrazione (d’ora in poi CTI).

La data ultima per accedere ai fondi regionali provenienti dalla C.M. 139/01 e accantonati a favore dei CTI è il 30 aprile 2002. Le scuole che dovessero aggregarsi in data successiva verranno eventualmente finanziate con i fondi dell’E.F. 2002.

L’Istituzione scolastica capofila della rete di scuole aggregatesi per formare un CTI riceverà un finanziamento a vantaggio dell’integrazione di tutti gli alunni certificati delle scuole aggregatesi in rete pari ad un importo derivante dalla somma di due quote ( quota A e quota B) così stabilite:

Quota A) l’importo per singolo CTI è indipendente dalla consistenza numerica degli alunni certificati presenti e sarà dato dalla divisione in parti uguali della somma di € 154.937 (£ 300.000.000) per ogni CTI costituitosi in Regione entro il 30 aprile p.v.

La quota massima erogabile per ogni CTI, relativamente alla quota A viene stabilita in venti milioni.

Quota B) è data dai fondi già assegnati a livello provinciale e riservati, in prima battuta, alle scuole che si aggregheranno in CTI. Tali somme provinciali verranno suddivise per il n° degli alunni certificati delle sole istituzioni scolastiche che si saranno aggregate in CTI e distribuite alle scuole capofila in modo proporzionale agli alunni certificati presenti nel CTI. La quota massima erogabile per ogni CTI, relativamente alla quota B viene stabilita in cinquanta milioni.

La Quota A) verrà erogata dall’Ufficio scolastico Regionale, mentre la Quota B) verrà erogata dai singoli CSA.

Proprio per le finalità e le caratteristiche dei CTI essi dovranno attenersi, il più possibile, a regole numeriche e territoriali.

Le dimensioni numeriche dei CTI saranno determinate dal numero degli alunni certificati presenti nella rete di scuole . Essa andrà da un minimo di 90-100 alunni ad un massimo di 300-400. Le eccezioni potranno essere determinate proprio dalla variabile territoriale.

La dimensione territoriale terrà conto appunto delle reti già costituite nel territorio, come per esempio un distretto scolastico, un distretto ASL, una comunità montana o una rete di comuni. Queste dimensioni territoriali, valutate singolarmente, potranno essere motivo sufficiente perché vengano fatte deroghe alla regola numerica di cui sopra.

Ulteriore facilitazione per la costituzione dei CTI può essere anche quella di una prima costituzione "a macchia di leopardo", cioè con vuoti di scuole o comuni nel territorio, che potrebbero aderire successivamente alla rete.

La domanda di accesso ai finanziamenti dovrà essere presentata alla Direzione Generale – Comparto Interventi Educativi, entro il 2 maggio 2002 (farà fede il timbro postale), inviandone copia anche ai CSA della provincia di appartenenza.

Si riterrà sufficiente e valida la seguente documentazione che sarà presentata dalla scuola capofila allegata alla domanda:

Dichiarazione del dirigente scolastico attestante che agli atti della scuola sono state acquisite le delibere dei vari istituti aderenti alla rete;

Documenti (anche lettere di intenti) della partecipazione di associazioni di genitori o di alcuni genitori facenti parte dei gruppi H degli istituti in rete, di tutti o alcuni Comuni, dell’Asl o delle AASSLL di riferimento;

Un documento contenente le linee progettuali del Centro con all’interno la specificazione della sede o delle sedi, della struttura organizzativa, degli obiettivi minini e dei tempi di raggiungimento, del bilancio preventivo ecc.;

Cordiali saluti

Il Dirigente di Area

f.to Viglione dr. Vincenzo


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