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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
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Occupanti abusivi

di Rolando Alberto Borzetti

 

DI FATTO E IN DIRITTO

Lo Stato deve garantire al maggior numero possibile di cittadini un diritto sociale, quale è appunto quello dell’abitazione. Esso rientra tra i diritti inviolabili dell’uomo, riconosciuti e garantiti dall’articolo 2 della Costituzione, e trova un riconoscimento espresso nell’art. 25 della dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e nell’art. 11 del patto internazionale dei diritti economici, sociali e culturali.

L’abitazione costituisce indubbiamente, per l’importanza che riveste nella vita di ogni uomo, un bene primario che deve essere tutelato in modo adeguato e concreto. La casa è il luogo in cui si riunisce la famiglia; in essa l’individuo cresce.

I giovani che intendono, formare una nuova famiglia, debbono avere a disposizione una casa per realizzare una intimo legame tra loro. Per questo, la Costituzione all’art. 47 prevede che la Repubblica debba favorire il diritto alla proprietà dell’abitazione, con misure che possano aiutare le persone più bisognose ad avere un alloggio in proprietà e, quindi, rendendo concreto questo diritto.

In più occasioni la Corte Costituzionale ha affermato che rientra, tra i compiti della Repubblica, quello di favorire l’accesso all’abitazione ai cittadini più deboli. La difficoltà di avere una casa costituisce insomma una delle preoccupazioni alle quali le amministrazioni pubbliche devono offrire risposte efficaci, in particolare attraverso i piani di edilizia economica e popolare.

I riferimenti costituzionali del “diritto alla casa” sono gli art. 2, 3 e 32. Infatti le politiche legislative in materia abitativa sono basate sulla tutela dei diritti inviolabili della persona, tutela che è strettamente legata ai compiti che lo Stato ha nel rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale.

Nella Carta dei valori, della cittadinanza e dell’integrazione dell’ aprile 2007 viene affermato “L’Italia è impegnata perché tutti possano fruire di una abitazione adeguata ai bisogni della propria famiglia e a costi ragionevoli. Chi si trovi in stato di bisogno o, sia costretto a subire costi eccessivi per la propria abitazione, può rivolgersi alle autorità pubbliche o alle associazioni sindacali per ricevere assistenza o ottenere il rispetto dei propri diritti”.

 

Commento sull’inserto pubblicato sul quotidiano “Latina Oggi” e “Corriere della Città” del 20/07/2011, relativo alla “disperata” protesta posta in essere da due cittadini Pometini:

Sono solidale con la posizione assunta con il Sig. DE FUSCO e pertanto, mi congratulo con il primo cittadino del Comune di Pomezia, che si è dimostrato sensibile alla situazione dei due “sfortunati” cittadini,  a cui la GIUSTIIZIA ha  tolto le case, illegalmente occupate. Detta situazione comunque mi porta ad una piccola riflessione, ovvero se i beni immobili, magari (forse) siano stati tolti  a qualcuno che ne aveva già il possesso o più  diritto ad averne l’ assegnazione. Non so, se gli aspiranti “suicidi” siano nelle liste di attesa di un alloggio E.R.P., e, in caso positivo quale sia il punteggio loro assegnato.

L’encomiabile sindaco, salvatore dei due disperati, che ben li conosce personalmente e con cui è legato da amicizia, a mio avviso, prima di distogliersi da compiti Istituzionali aventi il criterio del beneficio, in favore della collettività (infatti si legge che  veniva distolto da un importante incontro), era bene,  che si documentasse sui beni patrimoniali dei due aspiranti suicidi o meglio se per caso possedessero più mezzi di trasporto o magari lussuosi e costosi fuoristrada.

Altra cosa che avrei verificato, prima di promettere sistemazioni abitative, in barba a coloro che attendono la graduatoria per  l’ottenimento di una casa popolare (ma che per dignità non si arrampicano o danneggiano i beni pubblici), sarebbe stata la loro dichiarazione dei redditi. Ciò in virtù, del fatto che  non vorrei avere poi la sorpresa che gli stessi,  magari risultassero appartenere alla categoria privilegiata dalla sorte, di dipendenti pubblici o magari facenti parte dell’elenco dei  dipendenti comunali, o a partecipazione pubblica;  pertanto in detto caso ben stipendiati. Chissà se essi addirittura abbiano  altri membri del  proprio nucleo famigliare con altrettanti benefici e introiti mensili.

Magari se così fosse, il primo cittadino assegnando un appartamento con oneri a carico del comune rischierebbe, sia d’immagine, che penalmente; in quanto se allocati illegittimamente si configurerebbe il reato di abuso d’Ufficio.

Piccola preghiera al rieletto sindaco è quella di tenere conto (come finora fatto), che i soldi che spende non sono i suoi personali, ma della popolazione, che lo ha votato per ben amministrare. Pur rimanendo lontano da sospetti, ritengo che  le amicizie personali vanno curate e mantenute con il proprio portafoglio. Dico ciò, in quanto ho constatato da un giornale locale, che in particolare, uno dei due arrampicatori, in occasione della rielezione del sindaco DE FUSCO, unitamente ad un consigliere comunale lo innalza gioiosamente.

Per finire..

Premiare persone che negli ultimi anni, scavalcando qualunque graduatoria,  si sono impadronite con la violenza di abitazioni che spettavano ad altri. Persone, oltretutto, che non potrebbero propriamente essere definite “in stato di bisogno” ammesso che questa possa essere una giustificazione.

Chiedere il dissequestro, da parte del Signor De Fusco, per far rientrare le famiglie, che evidentemente non avevano e non hanno diritto, visti i provvedimenti giudiziari presi a carico di questi ultimi, è un ulteriore incentivo alla diffusione dell'illegalità pubblica e privata, nella quale sembra ormai irrimediabilmente impantanata in primis questa città e questo  Paese.

 


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