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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
- ISSN 1973-252X
Direttore responsabile: Dario Cillo


 
Aborto/ Lettera aperta a Giuliano Ferrara di una ragazza con handicap: "La nostra vita è amara, provi a farmi vivere con lei..."
 

 
Caro Perrino,
io vorrei scrivere a Ferrara ma siccome non so come raggiungerlo e non credo che lui abbia tempo per aprire la mia mail, scrivo a voi di Affaritaliani
sperando che dalle vostre pagine video il messaggio arrivi prima, forte e chiaro.
 
Nella odierna polemica di  Ferrara con il ministro Turco, egli afferma che:  "Il ministro dovrebbe domandarsi, … perchè la signora che ha deciso di abortire
non abbia incontrato sulla sua strada procedure, strutture e persone in grado di spiegarle bene che non era sola, che la comunità si associava a lei per
ascoltarla, aiutarla a superare il suo rifiuto di maternità con argomenti solidali di tipo scientifico, assistenziale e psicologico."
 
Il nascituro era affetto dalla sindrome Klinefelter che ha un quadro clinico complesso ma certamente non tragico come molte malattie genetiche; comunque
spesso associata a disturbi caratteriali con livello intellettivo di regola inferiore al normale.
 
Io sono un'esperta in materia un po' perché, come dice mio padre e tutti quelli che mi conoscono, caratterialmente sono tanto rompicoglioni ma soprattutto
perché, a causa di un parto andato male, ho avuto una paralisi cerebrale che risulta in un livello intellettivo al di sotto delle mie aspettative. Non
che io sia proprio  "tonta"  ma insomma non riesco a gestire contemporaneamente molte variabili quando devo articolare un discorso o un ragionamento. Sono
una persona semplice che capisce l'essenziale.
 
Da esperta posso assicurare a Ferrara che persone con handicap, al di là dell'esistenza di strutture assistenziali, sono sole, sono umanamente sole, non
hanno con chi compartire la propria esistenza malandata. Noi, handicappati italiani, siamo fortunati perché gli italiani sono brava gente e in molti batte
un cuore caldo: siamo il paese più solidale al mondo e sono milioni le persone che fanno volontariato partendo dalle più varie motivazioni.
 
Ma anche il migliore tra i volontari non riuscirà mai a raggiungere con noi la prossimità dell'amore che quello vero è senza motivo. La nostra vita, per
farla breve Ferrara mio caro, è amara. E soli sono i nostri genitori ed amara è la loro vita: il rifiuto della maternità di quella signora è più che comprensibile.
 

Insomma io credo che Ferrara, anche se ha dei coglioni molto piccoli e delle mammelle molto grosse, non possa veramente aprir bocca sulla scelta della signora
di abortire perché non sa di cosa sta parlando. Se volesse imparare per poter parlare con cognizione di causa, potrebbe prendermi in affido temporaneo,
farmi vivere con lui, insegnarmi il mestiere di giornalista (a me piace molto scrivere), darmi da mangiare; insomma avermi sul gobbo per un paio d'anni
almeno. Alla fine credo che diventerà così competente che senza dubbio potrà riuscire un ottimo ministro della sanità, un carismatico ed intelligente membro
della comunità che si associa alle persone che vivono nel dolore e parla anche in loro nome.
 
Per il momento però stia zitto.
 
Cordiali saluti
Olga Andreoli
(scritto con mio papà)  
 
Ore 13:31 - Affari Italiani contatta Giuliano Ferrara per avere una risposta alla lettera che Olga Andreoli ha scritto al direttore de Il Foglio. Impegnato,
forse, nella preparazione della raccolta firme per la sua lista, non dimostra molta voglia di parlare.
 
"Sto lavorando, non ho tempo. Di che cosa si tratta?", chiede Ferrara. Il tema è quello dell'aborto. Olga scrive: 'Alla nascita ho avuto una paralisi cerebrale...'.
"Quindi? Era meglio se non fossi nata? E' questo il punto?", domanda il direttore de Il Foglio. Proviamo a rispondere sempre con le parole di Olga: 'Ferrara
non sa di cosa parla perché...'. "Pazienza. Arrivederci".
 
Ore 13:33 - Ferrara attacca il telefono e chiude la comunicazione    

 


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