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Nadia, una vita alla pari

di Franco Bomprezzi (fbompre@tin.it)

Franco Bomprezzi affida a Vita un bellissimo ricordo della moglie, recentemente scomparsa. Così ricordiamo Nadia e, insieme a Franco, ringraziamo tutti dei numerosi messaggi

Possono le vicende personali avere un valore generale, senza che questo giudizio derivi solo dai propri sentimenti? Io credo di sì. E oggi, a pochi giorni dalla perdita di mia moglie Nadia, trovo molte risposte alle mie scelte di vita e di impegno professionale. Le ho avute assistendo al ricordo commosso di tanti suoi amici, recenti e antichi, che conservano vividi ricordi di una persona capace di porsi sempre in ascolto, e di donare generosamente agli altri almeno un sorriso e un consiglio concreto.

Nadia viveva in carrozzina dall'età di tre anni, da quando un camion l'aveva travolta a due passi da casa. Per lei dunque, come per me, la disabilità era la condizione “normale” di vita. Con grinta e determinazione è divenuta, negli anni, un esempio concreto di che cosa significhi mettere a disposizione la propria esperienza di vita, con semplicità, con praticità. Ha aiutato innumerevoli giovani paraplegici (e non solo) ad avere più grinta, più rispetto per se stessi, per la propria immagine, per la propria autonomia. Ha affrontato la vita con durezza, e con gioia. Mi ha messo spesso in difficoltà, perché ogni volta dovevo verificare la distanza che intercorre tra le parole e i fatti. Ha saputo organizzare una vita indipendente per noi due, senza scegliere percorsi burocratici o aiuti assistenziali, ma usando energia e buon senso. Non si è mai pianta addosso. Eppure da anni viveva le conseguenze devastanti di una serie di scompensi fisici, che la costringevano a ricorrere sempre più all'aiuto altrui. Ma anche in questa situazione era lei che rappresentava, anche per le persone che la accudivano, una fonte inesauribile di consigli e di attenzioni affettuose e pressanti. Il suo scambio era sempre alla pari. Dava e riceveva, ogni giorno. Fino a quando il gioco della vita ha mantenuto un equilibrio accettabile. Poi, con grande dignità, ha scelto di staccarsi da un involucro che non le si adattava più. E ha rinunciato a combattere. Ora devo continuare io, anche per lei. Ci proverò.


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