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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
Direttore responsabile: Dario Cillo


 

TERZA RILEVAZIONE FIVOL 2001
SULLE ORGANIZZAZIONI DI VOLONTARIATO

A cura di Renato Frisanco - Settore Studi e Ricerche
Fondazione Italiana per il Volontariato

La rilevazione FIVOL 2001 ha esaminato 13.095 organizzazioni di volontariato di primo livello, ovvero operative e attive sul campo rispetto alle circa 26.400 stimate (Tav. 1). La rilevazione è stata condotta con un questionario di circa 30 domande inviato alle organizzazioni previamente identificate e monitorato a distanza per ottenere il massimo ritorno di informazione. L’indagine nazionale, oltre a descrivere le caratteristiche essenziali delle unità solidaristiche, permette di verificare alcuni processi in atto di questo universo ampio, articolato e dinamico.

Si sta attenuando il divario della solidarietà organizzata presente nelle diverse aree del Paese. Se è vero che il 53,3% delle unità indagate si colloca al Nord (a fronte del 47,9% della popolazione) - è soprattutto l’esistenza di un tessuto civile ricco e di politiche sociali forti, più che emergenze sociali non compiutamente affrontate dallo Stato a sollecitare la crescita del volontariato - si nota tuttavia una riduzione della forbice tra Nord e Sud per il più recente andamento incrementale di organizzazioni solidaristiche in quest’ultima area del Paese negli ultimi 5 anni (1996-2000, +22,3% nel Mezzogiorno e +17,7% al Nord.

La nascita delle organizzazioni esaminate è sempre più espressione della iniziativa di gruppi di cittadini (45 su 100) rispetto alla tradizionale capacità di affiliazione delle centrali nazionali del volontariato o della promozione ecclesiale. Tale origine cresce significativamente e linearmente nel tempo, dalle OdV più remote (37,8% se anteriori alla metà degli anni ’70) a quelle costituitesi più recentemente (51,7%, se nate negli ultimi 5 anni). Si tratta di cittadini interessati ad affrontare temi o problemi sociali dando vita a organismi che nascono su base associativa. Attraverso l’organizzazione essi intendono rispondere sia alle esigenze di tutela e di partecipazione dei soci (fondatori e/o iscritti-sostenitori o beneficiari) che della popolazione-bersaglio che rappresentano per una specifica condizione oppure affrontano tematiche relative alla qualità della vita e dell’ambiente.

Le OdV si distinguono meno di un tempo per la loro identità o matrice culturale. Rispetto all’ultima rilevazione, dove la risposta era forzatamente dicotomica nella scelta tra l’ispirazione "confessionale" e quella "aconfessionale", si è aggiunta una terza opzione ("nessuna matrice esplicita"), indicativa di una pluralità di matrici ideali all’interno delle organizzazioni. Si intendeva così rappresentare quelle OdV emergenti, i cui membri si riconoscono essenzialmente nelle finalità a cui aderiscono, nel rispetto dei valori di riferimento ideale di ciascuno. Risulta così che 44 unità su 100 si attribuiscono tale "laicità" o compresenza, non connotativa per l’organizzazione, di una pluralità di ideologie e fedi, dando conto anche della eterogeneità delle motivazioni che suffragano oggi le opzioni individuali all’impegno militante. Tra le stesse organizzazioni censite nelle due ultime rilevazioni FIVOL quelle che si autodefiniscono "confessionali" si ridimensionano passando dal 38,8% del 1997 al 28,7% del 2001. Si ravvisa pertanto un lento declino della componente confessionale che aveva invece ispirato largamente il movimento alle sue origini, e che tuttora lo anima dentro le strutture ecclesiali. D’altra parte, la crescita più recente delle OdV che sono espressione della volontà di gruppi di cittadini di partecipare e di tutelarsi, ha largamente rafforzato proprio la componente aconfessionale - e apartitica - delle compagini solidaristiche.

E’ un fenomeno sempre più strutturato per operare bene e in modo organizzato. Le organizzazioni di volontariato si rivelano nel tempo realtà più visibili e affidabili, in quanto operano con continuità (92 su 100), per lo più con un orario di apertura settimanale prestabilito (63 su 100), sono sempre più formalizzate e registrate con atto pubblico (6 su 100 sono gruppi informali), dispongono di almeno due organi di governo (9 su 10 ne hanno più di 1). La maggioranza ha anche un regolamento interno con cui i volontari si danno delle linee guida rispetto all’operatività ; si tratta di regolamenti realizzati o rinnovati in un caso su due negli ultimi 5 anni.

Si conferma anche la preminente collocazione delle organizzazioni di volontariato nei settori del Welfare, quelli delle attività socio-assistenziali e sanitarie a cui appartengono 62 organizzazioni su 100. Questa componente diminuisce di 7 punti percentuali (70 su 100) rispetto al 1996 dando conto di un tendenziale allargamento dei campi di impegno del volontariato organizzato, in particolare nei settori della protezione civile, dell’educazione (soprattutto permanente) e della promozione sportiva e ricreativa. Si dilata il campo degli interventi delle OdV dai più tradizionali settori del Welfare ai nuovi campi di impegno civico. Lo attestano anche le cifre: vi è un meno 7% tra le ultime due rilevazioni; inoltre nei settori tradizionali vi opera l’81,2% delle OdV sorte prima della metà degli anni ’70 e il 50% di quelle nate negli ultimi 5 anni.

I volontari. Si può stimare che quelli attivi nelle 26.400 organizzazioni ammontino a circa 950.000 unità e la maggioranza di essi - il 58% - vi opera assiduamente fornendo il proprio apporto con continuità. Mentre vi è stata una crescita delle organizzazioni negli ultimi 4 anni (+14,2% tra il 1997 e il 2000) non così si può dire dei volontari, almeno di quelli attivi in maniera assidua - coloro che forniscono un contributo essenziale e/o costante nella gestione delle attività. Basti pensare che nel 30,9% delle OdV esaminate non vi sono più di 5 militanti e complessivamente nel 56,5% dei casi le persone attive non superano complessivamente le 10 unità. Il dato medio dei volontari per organizzazione nel 2000 è di 21,7 unità (34 nel 1997) ma la mediana è 10. Lo conferma anche il dato di confronto delle stesse organizzazioni esaminate nelle due rilevazioni: dai 38 volontari del 1997 ai 27 del 2000. Le organizzazioni di volontariato sono piccoli gruppi di persone piuttosto che grandi compagini. Anzi tendono a crescere quantitativamente ma ad assottigliarsi quanto a numero medio di persone. Come avviene per le famiglie che aumentano ma si riducono nella dimensione media.

I volontari assidui sono collocati prevalentemente nella classe anagrafica di mezzo (46-65 anni, per il 38,4% delle unità) e si trovano quindi nel pieno della maturità umana e professionale, mentre i giovani (al di sotto dei 30 anni) risultano prevalenti solo nel 8,3% delle unità, aspetto che segnala un problema di ricambio ma anche di convivenza intergenerazionale dentro le OdV. Non vi è invece uno scarto percentuale rispetto al genere: le donne costituiscono il 50,8% dei volontari attivi anche se le OdV a esclusiva o prevalente presenza femminile sono in proporzione inferiore rispetto a quelle a dominanza maschile. Ne è prova anche il fatto che le donne sono all’apice della responsabilità in 3 organizzazioni su 10 e quasi sempre in quelle a prevalente presenza femminile.

Diminuiscono consistentemente le organizzazioni composte dai soli volontari: dal 34% del 1997 al 22,3% del 2000, in ragione di due fenomeni correlati:

·         la crescita degli organismi di tipo associativo e mutualistico: il 65,4% delle unità esaminate opera sia a vantaggio dei propri aderenti che dei non aderenti. In esse i soci garantiscono sostegno economico e base sociale oltre che una mobilitazione generale negli eventi importanti; sono pertanto in aumento le OdV a testa piccola (pochi volontari) e a corpo grande (un discreto numero di associati);

un processo di professionalizzazione in atto del volontariato organizzato, con l’inserimento di operatori remunerati. Mentre nel 1997 le unità dotate di personale remunerato costituivano il 12,3% del totale, nel 2000 raggiungono il 20% (+8 punti percentuali) e sale al 22% se si considerano le consulenze occasionali pagate. Questo fenomeno si rivela soprattutto in OdV che operano in convenzione e che, proprio per stare negli standard e nei requisiti di qualità stabiliti per la gestione dei servizi, sono indotte ad avvalersi di operatori remunerati in grado di assicurare continuità e professionalità adeguata. Tale processo è altresì generato dalla difficoltà di realizzare un sufficiente turn-over tra i volontari. O di gestire tale processo di promozione e cura della componente gratuita. Sta di fatto che 14 OdV su 100 vedono la prevalenza del lavoro remunerato su quello gratuito e quindi compromesso uno dei requisiti di legge di appartenenza al volontariato. Per non poche organizzazioni si tratta di risolvere il problema di coniugare l’anima associativa con l’efficienza gestionale (identità e servizio) o di risolvere il dilemma tra il privilegiare la tenuta dei valori autofondativi, determinati dai volontari che hanno costituito l’organizzazione o l’assecondare opportunità di crescita in complessità organizzativa e gestionale con la necessità di segnare il passo di fronte alla preminente importanza di manager e operatori remunerati che dettano gli obiettivi dell’organizzazione sempre più orientata verso l’efficienza tecnica e quindi verso il modello di impresa sociale.

La stima delle forze remunerate sull’intero fenomeno nazionale è di poco meno di 44 mila unità: 12.000 dipendenti, 10.900 collaboratori e 11.500 persone che ricevono rimborsi spese forfetari (Tav. 2). 9 OdV su 100 dispongono al bisogno anche di esperti consulenti in grado di soddisfare sia le esigenze di gestione e amministrazione dell’organizzazione (es. fiscalista) sia esigenze di specifiche categorie di utenza (avvocato, specialista in campo medico ecc.). Le OdV che più si avvalgono di tali competenze, talvolta anche in forma gratuita, sono le stesse unità che fanno maggior ricorso alle prestazioni di operatori remunerati. Sono quindi risorse aggiuntive e non sostitutive di queste ultime. Il mondo del volontariato organizzato, in definitiva, è in grado di mobilitare, con diverso ruolo e impegno, poco meno di 5 milioni di cittadini. I militanti che operano con gratuità costituiscono un quinto del totale.

Negli ultimi anni si è registrata una forte istanza di pubblicizzazione da parte delle organizzazioni di volontariato (OdV): 75 su 100 risultano infatti iscritte ai registri del volontariato istituiti a livello regionale con la legge 266/91. Nel 1997 erano 52 su 100. Cresce nel tempo anche il rapporto di convenzionamento con il pubblico per la gestione di specifici interventi o servizi: dalle 34 OdV convenzionate nel 1997 alle 42 del 2000. Tuttavia l’iscrizione al registro non significa automaticamente la gestione di un’attività o di un servizio in convenzione con il pubblico. Infatti 1 OdV iscritta su 2 è convenzionata con il pubblico. Però l’essere iscritta aumenta significativamente le probabilità di ricevere dall’ente locale un contributo finanziario (il 52% a fronte del 34% delle non iscritte). Tra le due ultime rilevazioni è cresciuta ancora la propensione delle OdV ad entrare in rapporto con enti e servizi pubblici: infatti l’83,6% delle unità esaminate dichiara di avere avuto nel 2000 una collaborazione operativa con servizi e uffici pubblici oppure di operare in convenzione o di aver acquisito un finanziamento da enti locali. Nel 1997 l’aliquota corrispondente era del 71,6%. E’ crescente soprattutto la propensione ad un rapporto di integrazione (convenzionamento+collaborazione) rilevata con un apposito indice che attesta come 6 OdV su 10 sono significativamente connesse con il pubblico (livello medio-elevato di rapporto), mentre solo il 6,3% manifesta un reale distanziamento dalle istituzioni responsabili delle politiche sociali locali. Il finanziamento pubblico diventa l’entrata prevalente per una quota sempre più elevata di organizzazioni: ne era dipendente il 25% nel 1996 (bilancio annuale) e il 42% nel 2000. I contributi costituiscono ancora la modalità di finanziamento più importante (usufruiti dal 48% delle unità) e precedono le entrate da convenzioni o corrispettivi di servizi resi dal volontariato (35%), mentre le entrate per progetti finanziati alle OdV riguardano non più dell’8% delle unità esaminate. E’ evidente la ancora scarsa propensione a lavorare per progetti nel mondo del volontariato. La tendenza a iscriversi e a collaborare con il pubblico denota una tensione a "fare sfera pubblica", a candidarsi per gestire o integrare servizi, e può essere considerato un indicatore di maturità. Si tratta ora di capire se questa tendenza va nel modello dell’integrazione, se è un processo che porta all’istituzionalizzazione delle OdV, inglobate in una logica di esternalizzazione pubblica dei servizi o a quello della partecipazione per cui il volontariato organizzato assume consapevolmente il ruolo di soggetto di proposta, di elaborazione e di concertazione delle politiche sociali (ruolo " politico ") oggi riconosciutole dalle norme quadro dei nuovi sistemi di Welfare.

E’ in crescendo tra le OdV la tendenza a fare rete, a stare dentro organismi di appartenenza e rappresentanza, a collegarsi sul territorio a coordinamenti e consulte: 77 unità su 100 risultano affiliate, associate o collegate rispetto alle 71 del 1993. Il 38,2% aderisce addirittura a più reti. Il fenomeno è sempre più importante a livello locale dove nascono nuovi coordinamenti e cartelli del volontariato in grado di rappresentarlo nella sua funzione "politica", mentre si va allentando il legame tra le unità affiliate e le sedi nazionali o sovralocali, in virtù di una riconosciuta maggior autonomia della sezione locale che sempre più è chiamata a rispondere direttamente del proprio operato. Il dialogo è molto più frequente con organizzazioni omologhe che con altre realtà del terzo settore con cui le OdV potrebbero integrarsi in progetti di prevenzione o nella gestione di servizi che richiedono umanizzazione, ascolto, relazione e tutela. E senza sostituirsi a tali forze se più adatte a gestire un servizio. Non ancora frequente e intenso è invece il rapporto con i Centri di Servizio per il Volontariato: nelle regioni in cui erano funzionanti nel 2000 solo un terzo delle OdV ha avuto con essi un rapporto significativo in termini di fruizione di prestazioni o di partecipazione ad eventi e iniziative. Tale aliquota scende al 21,4% se si considerano i rapporti plurimi nell’anno. Ciò significa che per i CSV vi è ancora molto da fare per aggregare su progetti e proposte le OdV favorendone la capacità operativa e di elaborazione delle politiche sociali del territorio.

TAV. 1   UNIVERSO DI PARTENZA, FATTORI DI SELEZIONE E CAMPIONE ESAMINATO

REGIONI

UNIVERSO di partenza

ORGANIZ.
ESCLUSE
(*)

ORGANIZ.
IRREPERI-BILI
(**)

UNIVERSO
Identificato

DENSITA’
(Numero di OdV x10.000 AB.

CAMPIONE
(OdV valide
inserite in BD)

V.A.

% su Universo

PIEMONTE

2.509

278

314

1.917

4,5

1.105

58,5

V. D’AOSTA

145

27

9

109

9,0

74

69,2

LIGURIA

1.430

201

222

1.007

6,2

640

62,3

LOMBARDIA

7.081

735

1.035

5.311

5,9

2.432

45,7

TRENTINO

314

15

69

230

4,8

180

78,3

ALTO ADIGE

165

34

18

113

2,4

81

71,7

VENETO

2.699

137

136

2.426

5,4

907

37,4

FRIULI-V.G.

1.055

64 (°)

194

797(°)

6,7

288

36,1

EMILIA-R.

3.581

221

352

3.008

7,5

1.266

39,7

TOSCANA

3.140

340

403

2.397

6,8

1.077

48,1

UMBRIA

652

100

56

496

5,9

261

52,6

MARCHE

1.131

172

58

901

6,2

828

91,9

LAZIO

2.226

272

460

1.494

2,8

638

45,4

ABRUZZO

573

72

138

363

2,8

237

65,3

MOLISE

224

30

20

174

5,3

99

56,9

CAMPANIA

1.635

211

286

1.138

2,0

559

49,1

BASILICATA

271

26

5

240

4,0

171

71,2

PUGLIA

1.643

199 (°)

275

1.169

2,9

577

49,4

CALABRIA

1.055

155

122

778

3,8

410

52,7

SICILIA

1.966

313

476

1.177

2,3

665

56,5

SARDEGNA

1.566

181

157

1.228

7,4

600

48,9

ITALIA

 

 

 

 

4,6

 

49,5

Valore indice

100

 

 

75,5

 

100

 

(*) Per questi motivi: non erano operative nel 2000, hanno chiuso l’attività, si è accertato che non sono OdV o non lo sono più, sono organizzazioni di secondo livello, non si tratta di un gruppo ma di persone di riferimento o di piccoli gruppi dipendenti da una sede locale. (**) Nessuna informazione ricavata su queste organizzazioni dal lavoro di monitoraggio (indirizzo ignoto, prive di telefono, non conosciute in loco) (°) Il dato è solo indicativo, perché stimato.

Fonte: FIVOL 2002

TAV. 2 - IL QUADRO DELLE RISORSE UMANE E DEI SOSTENITORI DELLE ODV

TIPOLOGIA:

% su totale OdV indagate

Stima sul fenomeno nazionale


 

- volontari attivi e continuativi

95,3

550.000

- volontari attivi ma non continuativi (saltuari)

62,8

400.000

- soci, iscritti, tesserati non attivi

55,2

2.480.000

- donatori di sangue (attivi) o di organi

18,9

1.370.000

- obiettori di coscienza

12,1

12.000

- religiosi

11,4

6.000

- persone che usufruiscono di un rimborso spese forfetario

7,1

11.500

- retribuiti a rapporto di collaborazione  

9,6

10.900

- retribuiti alle dipendenze a tempo parziale  

6,0

3.500

- retribuiti alle dipendenze a tempo pieno  

5,9

8.500

- persone a consulenza occasionale 

9,2

9.200

TOTALE

 

4.861.600

Fonte: FIVOL 2002


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