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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
Direttore responsabile: Dario Cillo


 

Lì, 13.11.2006

- Sindaco e Assessore ai servizi sociali Comune di Loreto
E p.c. - Presidente Giunta regionale
- Assessore Politiche sociali
- Dirigente Servizio Politiche Sociali

Oggetto: Finanziamento CoSER. Riferimento lettera Comune di Loreto dell’8.11.2006

Con un certo imbarazzo rispondiamo alla Vostra lettera. Per quanto riguarda i contenuti delle nostre note non possiamo che rimandarVi alla loro lettura chiedendovi la pazienza di leggere con attenzione.
Forse riuscireste a capire, voi che siete amministratori e non gestori di strutture, perché è un grave errore che venga inserita in una delibera che finanzia delle Comunità un Istituto (ma poteva essere qualsiasi altro) come quello della Divina Provvidenza. Una comunità e un Istituto, almeno l’assessore ai servizi sociali dovrebbe saperlo, sono due cose diverse.
Per quanto riguarda invece le Vostre considerazioni di politica sociale sul ruolo degli Istituti (aggiungendo ai diversi tipi di welfare anche quello storico), vi preghiamo di essere cauti; dovreste sapere, cosa ha prodotto la logica istituzionale in Italia. Andate a chiedere come si viveva nel welfare storico? Negli orfanotrofi, nei manicomi, nei grandi istituti per persone disabili.
Luoghi che hanno prodotto grande sofferenza nelle persone; che hanno segnato la vita di molti che vi hanno risieduto.
Il superamento della logica istituzionale, seppur con grande lentezza, ha accompagnato la legislazione italiana di questi anni; anche la nostra Regione ha lavorato in questo senso; un lavoro che deve continuare, come abbiamo cercato di motivare, senza confusioni.
Questo è quello che interessa le associazioni che aderiscono a questo Comitato. Non altro. Non serve richiamare il lobbismo della nuova imprenditoria sociale, nè pregiudizi di tipo religioso.
Non dimenticate che questo Comitato è costituito per la gran parte di associazioni di familiari di persone in difficoltà. Sanno bene in quali luoghi vorrebbero che i loro figli risiedano quando non potranno più vivere nella loro casa. Vogliono luoghi che siano il più possibile simili a quelli in cui hanno abitato i loro figli; di piccole dimensioni e inserite nei normali contesti abitativi. Luoghi il più possibile normali. Questo è quello che chiedono e che chiediamo. Avreste dovuto capirlo.
Da parte di amministratori ci saremmo aspettati altri argomenti, è un peccato che non vi appartengano; state tranquilli non siete sotto assedio.

Alla regione Marche che legge per conoscenza rinnoviamo la richiesta di modifica della delibera. Per un solo motivo: essa finanzia le comunità, non gli Istituti.

A nome delle associazioni
Fabio Ragaini


Comunicato stampa

Ancona, 28 ottobre 2006

                                                                                                                                                                                                                                      

Per la regione Marche un istituto di 52 persone è una piccola comunità

            La regione Marche lo scorso 16 ottobre con la DGR 1168/2006 ha stabilito i criteri di compartecipazione alla spesa, tra gli enti, per la gestione di Comunità (CoSER) per disabili gravi.

            Le CoSER sono piccole comunità residenziali di 8-10 posti inserite nei normali contesti abitativi in alternativa alle logiche istituzionalizzanti delle vecchie strutture residenziali per disabili. Un disegno che  questo Comitato ha sempre appoggiato con molta forza nella prospettiva della massima integrazione nella società delle persone disabili.

            Purtroppo la Regione ha inserito tra le comunità destinatarie del finanziamento anche l’Istituto Divina Provvidenza  di Loreto (400.000 mila Euro), struttura composta da 52 persone peraltro non tutte disabili. Una residenza che nulla ha in comune con le comunità. Il fatto che la stessa sia organizzata su cinque piani non può significare che si sia in presenza di 5 comunità. Si tratta di un istituto su cinque piani.

            Il Comitato aveva espresso l’assoluta contrarietà all’inserimento di questa struttura in un provvedimento riguardante le CoSER, formulando peraltro ipotesi alternative per l’eventuale finanziamento.

Non può però accettare in alcun modo l’assimilazione di un istituto ad una comunità. Non si può inserire tra le comunità una struttura che ha una organizzazione del tutto differente da quella prevista dalla regione Marche per le comunità socio educative riabilitative. L’Istituto Divina Provvidenza non ha nulla in Comune con le altre comunità (dalla tipologia di utenti, alle modalità di pagamento di retta da parte degli enti). E’ un Istituto e non è accettabile alcuna forma di confusione. Se dopo questo finanziamento si permetterà a questa struttura di 52 persone anche   di essere classificata tra le comunità si metterà la parola fine al modello comunitario iniziato dalla regione Marche con le comunità alloggio nate alla fine degli anni ’90. Questo Comitato non può accettarlo e si batterà con tutte le sue forze perché questo non avvenga.

Ogni cosa ha necessità di essere chiamata con il proprio nome. Assimilare un istituto ad una comunità significa stravolgere completamente l’idea che sta alla base della costruzione delle piccole comunità e del loro inserimento nel territorio. Significa far rientrare la logica istituzionale non dalla finestra ma dalla porta principale.

Il Comitato chiede pertanto alla regione di modificare subito il provvedimento prevedendo il finanziamento delle comunità che siano tali (8-10 persone) e stabilendo come chiesto più volte l’impossibilità di accorpamenti.

 Comitato Associazioni Tutela


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