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Prisma

a cura di Elena Duccillo

Rete "sostegno"

RELAZIONE     CONVEGNO

dal Problem Setting al Problem Solving

Verso  l’ integrazione sociale

 

Roma 18 Gennaio 2005

ore 15.00

Aula Magna
I.P.S.I.A. Duca D’Aosta

Via Taranto, 59 / t

Nutrita la partecipazione al convegno “Rete sostegno” che si è svolto ieri presso l’IPSIA Duca D’Aosta di Roma.

Il convegno ha dato il via ad un progetto triennale, che vede la costituzione di una rete di scuole che opereranno sulla definizione e la risoluzione di problemi connessi all’integrazione scolastica, con la filosofia del “prendere dove c’è per dare dove non c’è” , filosofia definita con una battuta dal pedagogista Moliterni nel suo intervento “ cultura robinoodiana”.

Molti i relatori che hanno preso la parola, tutti molto qualificati, diversi tra loro gli “operai della prima ora dell’integrazione” come ha voluto definirli e definirsi l’ineffabile  avvocato Nocera nel suo contributo fatto pervenire all’assemblea. 

Quasi quattro ore di interventi, una breve pausa, un parterre di uditori attenti e molti propositi di collaborazione da tutte le rappresentanze presenti

 A fare gli onori di casa , la preside dott. Flavia De Vincenti che ha aperto con il suo intervento il convegno riprendendo una frase di Levi

“L'uomo è per natura gregario. Ricerca più o meno consapevolmente la vicinanza non già del suo prossimo generico, ma solo da chi condivide le sue convinzioni profonde”

E di convinzioni profonde ne avevano tutti coloro che si sono alternati al microfono: rappresentanti del Miur, della Provincia, dell’Usr, delle Università, delle scuole tutti concordi nella necessità e del vantaggio di lavorare in stretta sinergia per condividere informazioni, conoscenze e dare risoluzione ai problemi emergenti.

Il tema dominante è stato la formazione dei docenti , sia quella iniziale che quella in servizio, si avverte in modo tangibile l’urgenza di dare applicazione all’art. 5 della legge 53/03  ma si richiede ( Prof.ssa de Anna ) che ci sia riconoscimento di questa formazione, che si abbia una forma di certificazione riconosciuta della formazione svolta. Si richiamano altre esperienze scolastiche europee nell’ambito della disabilità che fanno registrare ancora la presenza di classi special,i per mettere in risalto l’esperienza positiva e il grado avanzato della nostra normativa ( dott. Luigi Le Rose ) e si afferma che “non è vero che più ore di sostegno equivalgono a più integrazione”, lasciando intravedere la posizione del Miur sulla questione del sempre più frequente ricorso dei genitori ai tribunali per ottenere le ore di sostegno di anno in anno più esigue. Si afferma che il numero di insegnanti e di deroghe è invariato rispetto allo scorso anno e che il numero degli alunni certificati cresce con il grado di scuola, segno che alcuni disturbi non presi in tempo nei primi anni di scolarizzazione diventano handicap conclamati. Si auspica che la scuola torni in possesso del potere di decisione di quante ore abbisognano ad ogni bambino certificato ( non condivido n.d.r. ) e si accenna alla questione della certificazione delle competenze per l’alunno con disabilità, problema molto sentito nella scuola secondaria. La rappresentante  dell’Ufficio Scolastico Regionale, prof. Livia Brienzo parla dell’effettiva possibilità di attività di formazione in servizio con corsi di perfezionamento o master, giudica il progetto rete sostegno interessante e ipotizza il lavoro congiunto di docenti di educazione fisica con docenti specializzati per promuovere e realizzare attività sportive per i disabili, dichiara che essendosi appena concluso l’anno europeo dello sport bisogna passare dalle parole ai fatti. Gli interventi successivi diventano un po’ più critici specie sulla mancanza di risorse economiche che accompagnino la cultura dell’accoglienza ( dott. Daniela Monteforte ass. della Provincia ) le risorse intellettuali non bastano, l’impegno della provincia è quello di veicolare presso altre realtà le buone prassi perché esse hanno senso se vengono divulgate. La Fiadda nella persona di Silvana Baroni reputa il lavoro di rete di grande aiuto e dichiara che l’associazione in seno all’osservatorio scolastico ha sostenuto la formazione degli insegnanti, afferma come rimando agli interventi precedenti che se è vero che il modello da prendere è quello italiano non ci sono molte cose da correggere ma è anche vero che molti problemi emergenti negli anni si ripetono identici e questo ci fa dedurre che non si è fatta molta strada. C’è anche chi all’interno del convegno rappresenta sé stesso, la propria esperienza tralasciando le molteplici vesti che ne fanno un’autorevole voce nel campo. Viene apprezzato il costituirsi di una rete aperta, concetto apparentemente paradossale di rete che non si chiude, accoglienza di chi vuole lavorare con noi con questo filo magico che ci lega, Miur, Usr, Iusm, associazioni, scuole, per costruire insieme un’esperienza ( isp. Luciano Serra ). Si assimila il progetto a una creatura che deve nascere, molto dipenderà da come la faremo crescere, “… poi ci rivedremo tra tre anni e ci sapremo dire”. Finalmente viene fuori la verità del momento storico difficile che stiamo vivendo nell’integrazione scolastica, fino a questo momento gli interventi avevano appena  toccato il tasto della criticità della situazione scolastica attuale. Per l’ispettore Serra non siamo, ma eravamo l’esempio al quale  guardare, non è così negli ultimi anni, non piace più come attuiamo queste cose, è critico rispetto alla lettura dei dati che si è fatta a proposito di dislessia, la dislessia è solo uscita dall’ombra a suo parere ed è un problema che va conosciuto , a tale proposito cita la circolare del MIUR Prot. n 4099/A/4  del 05.10.2004 di cui egli stesso si è fatto promotore.

Dopo una breve pausa viene data lettura di un contributo molto interessante dell’avvocato Nocera che richiama dal punto di vista normativo la costituzione delle reti di scuole e la stipula degli accordi di programma, consiglia un testo per documentarsi sulla Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute,esprime perplessità sulla tendenza del Ministero ad impostare la scuola come un’azienda non preoccupandosi  in modo adeguato dell’aggiornamento degli insegnanti e mette in guardia sui meccanismi pericolosi che la mancanza di formazione di tutti i docenti può determinare. E’ la volta poi della dott. Bruna Consarell,i Delegata del Rettore dell’Università Roma Tre per l’accoglienza dei disabili che parla dell’Università come della parte integrante e del perno della società e dell’attività dell’ateneo per rendere operante l’integrazione effettiva, cita iniziative e progetti dai contatti con il tribunale dei diritti dei disabili al progetto Erasmus  esteso agli studenti disabili per un periodo di studi all’estero. E’ la volta poi del prof. Carlo Ricci psicologo, presidente dell'Associazione italiana di Psicologia e Terapia Cognitivo - Comportamentale, Istituto Walden di Roma che porta dei dati all’attenzione dell’uditorio contribuendo con un pensiero critico ai lavori. Il 2% degli studenti sono certificati in Italia ( 140.000 ) mentre in paesi come la Francia e la Germania la percentuale sale rispettivamente  al 20% e all’8-10% . Questo grande divario è dovuto al fatto che l’Italia ha criteri di certificazione più restrittivi, diversi da altri paesi europei e se sul principio dell’inclusione in Italia non si discute quello che va rilevato è che c’è un’alta percentuale di studenti con disturbi specifici di apprendimento che in altri paesi è certificata e nel nostro no. Se si includono questi studenti la percentuale raddoppia ma allora per fare inclusione dovrebbero raddoppiare pure i docenti specializzati. Anche il progressivo incremento della frequenza delle scuole secondarie di secondo grado da parte degli studenti con disabilità aumenta di anno in anno, il numero dei docenti, come abbiamo sentito in apertura del convegno è rimasto lo stesso. La strada che si è tentata è quella di restringere ulteriormente le certificazione così da mantenere gli stessi docenti degli anni precedenti, un passo indietro senza dubbi.

Viene poi un richiamo a diffondere seriamente l’uso della  Classificazione Internazionale  della Disabilità  ( ICF ) appropriandoci come scuola dello strumento . un contributo sulla cultura di rete è stato poi fornito dal dott. Pasquale Moliterni , pedagogista che ha affermato che bisogna pensare ai territori come ambienti di apprendimento ed ha parlato del punti nodali del progetto positivamente, sintetizzando la sostanza della “rete sostegno” come lavoro di fronte a problemi complessi per  “sortirne insieme”. In conclusione del suo intervento un breve accenno ad uno dei problemi  più attuali in discussione: il tirocinio e l’attuazione della legge 53/03.

 Momento saliente del convegno è stata la proiezione da parte del prof. Riccardo Celletti, promotore del progetto, di una presentazione “Dal problem setting al problem solving” con la quale ha illustrato le ragioni e le potenzialità del lavoro in rete. Ha definito il progetto un nuovo seme per una pianta nuova riferendosi ad un originario progetto  “Rete H” promosso dal Ministero 10 anni or sono, ha esaltato l’estrema versatilità e utilità di Internet come strumento e illustrato i vantaggi dell’intelligenza connettiva e la necessità irrinunciabile della comunicazione, ha invitato tutti i presenti ad iscriversi a “rete sostegno“ ( basta mandare una email all’indirizzo  rete_sostegno-subscribe@yahoogroups..com ) e ricordato il principio che deve sostenere l’iniziativa prendendo in prestito una frase di Bill Gates “Il potere non deriva da un sapere custodito, bensì da un sapere partecipato” . La Prof.ssa de Anna ha assolto al compito dei ringraziamenti così come ha avuto durante il convegno il compito ( condotto egregiamente ) di moderatore degli interventi:  parole di elogio per la preside dell’Istituto che ha ospitato l’evento e per Riccardo Celletti che è riuscito a far intendere al coloro che sono rimasti fino alla fine la sostanza del lavoro che si andrà a svolgere. Le conclusioni sono state affidate all’ispettrice Luigia Savino che ha definto il dibattito svoltosi ricco ed intenso. Ha ripreso molti dei concetti espressi dal prof. Celletti trai i quali spiccava il rapporto tra apparato burocratico e gruppi fluidi  (“Gruppi fluidi e indipendenti di problem solvers sostituiranno le attuali burocrazie elefantiache.”Tom Peters ) ha rivolto una riflessione alla realtà del disagio sia quello circoscritto che quello non circoscritto ricordando che la scuola deve dare una risposta anche a quest’ultimo; rigettando l’idea della scuola come azienda, ha affermato che compito della scuola è trasmettere cultura: “noi non confezioniamo ma ci impossessiamo”  ha richiamato il vero significato del termine “educazione” nella sua accezione latina per sostenere che è importante la formazione a largo raggio.

Chiudendo il convegno ha affermato che la scuola deve essere autoreferenziale capace cioè di progettare, ma fondamentale è che abbia spendibilità esterna e carica progettuale.

 

Il lavoro di “Rete Sostegno” inizia da qui , spero di aver reso un servizio a coloro che per motivi diversi non hanno potuto presenziare mi scuso fin da adesso se nella relazione ci sono delle imprecisioni, spero vogliate eventualmente segnalarmele.

Grottaferrata 19 gennaio 2005

Elena Duccillo


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