Prima Pagina
Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
Direttore responsabile: Dario Cillo

Ricerca
 
Edscuola Web

 

Sostegno: insegnanti ''flessibili'' per un'Italia a macchia di leopardo

dal Redattore Sociale

Parla il sottosegretario De Torre, che a proposito dei 702 nuovi docenti annunciati ieri da Fioroni, illustra la decisione. Sono nomine dovute a ''nuove certificazioni e aggravamenti''. Il problema delle false certificazioni

 “Non sono insegnanti gettati a casaccio: sono casi che conosciamo bene e che controlliamo”: i 702 docenti di sostegno che si aggiungono ai circa 90mila già in servizio, e che hanno ricevuto il via libera dal ministero della Pubblica Istruzione, andranno a supplire a situazioni ben definite, censite dagli Uffici scolastici regionali e verificate dal personale ministeriale. A spiegarlo è il sottosegretario all’Istruzione Letizia De Torre, che a margine della presentazione del Piano per la disabilità elaborato dal dicastero di viale Trastevere (vedi lanci del 27.09.2007) specifica che si tratta per lo più di “nuove certificazioni e di aggravamenti” e dunque esigenze e bisogni “che a settembre non si conoscono e di fronte ai quali siamo intervenuti dopo gli opportuni controlli”.

 

Non ci sono ancora, i dati definitivi sul numero degli insegnanti di sostegno: circa 90mila, per il momento, ma bisognerà attendere fine ottobre per poter parlare a bocce ferme. Anche perché non è detto che non vi siano nuovi interventi – e nuove immissioni di docenti - nelle prossime settimane. Nessun riferimento sulla dislocazione territoriale delle nuove nomine, ma il problema delle differenze fra regioni e province – e delle sperequazioni conseguenti – è uno di quelli che affligge da tempo il settore della scuola e del sostegno. Un dato che – secondo De Torre e il consulente tecnico Giancarlo Onger - si lega anche, se non soprattutto, alle certificazioni. “Ci sono differenze marcate fra regioni e province”, spiegano. Una provincia come Pavia ha quasi il 3% di alunni disabili certificati sul totale della popolazione scolastica, mentre appena qualche chilometro più in là, a Lodi, questo dato cala al 2,2%, e in altre regioni d’Italia diminuisce ancora fino all’1,8%. “Non è un problema di divisione nord-sud: è un’Italia a macchia di leopardo, che va studiata attentamente”, dice De Torre che rilancia: “Il problema è che spesso sono certificati come disabili anche ragazzi che disabili non sono”.

 

Un esempio? “Il bambino immigrato che non parla  bene l’italiano. E’ un caso non infrequente: è un bambino che ha una difficoltà, ma non si è disabili perché si è immigrati! Dovremmo mettergli accanto qualcuno, ma non un insegnante di sostegno. E così accade in molti altri casi: bambini o ragazzi che hanno difficoltà, ma non una disabilità, e ai quali però viene concessa la certificazione perché ci si rende conto che non potrebbero avere un aiuto se non in questo modo”.

In definitiva, insomma, occorre studiare quali risposte dare alle diverse problematicità che si trovano nel settore scuola, evitando però di catalogarle tutte secondo l’etichetta della disabilità. E allora ecco che il dato sul numero degli insegnanti deve essere collegato – spiegano i collaboratori del ministro Fioroni – anche alle capacità socio-assistenziali dei comuni e delle province. E’ documentato cioè che laddove non ci sono servizi sociali ci sono più richieste di sostegno, e dove invece i servizi sociali funzionano meglio – e dunque le persone con disabilità hanno maggiori prospettive di integrazione nella società nel suo complesso – anche il numero degli alunni disabili e quello degli insegnanti di sostegno è minore. Dunque, regioni, province e comuni devono fare di più e meglio. Ce ne sono alcuni – precisano – che hanno compreso che le risorse per i servizi non sono sprechi ma investimenti, e dunque mettono in piedi corsi di assistenza per gli operatori scolastici, o hanno a disposizione personale qualificato: tutto questo aumenta, e di molto, la qualità dell’integrazione scolastica. “Il solo dato del numero degli insegnanti di sostegno non ci racconta che una parte della questione” – precisa Onger: “Serve non il teleobiettivo, ma il grandangolo, per inquadrare la situazione nel complesso: vi sono realtà con dieci docenti e dieci operatori nelle quali la qualità dell’integrazione della persona disabile è maggiore che in altre con un numero doppio di insegnanti di sostegno e nessun aiuto di altro genere”.

Nocera: ''Disabili a scuola, formazione obbligatoria degli insegnanti curriculari''

Il vicepresidente della Fish: ''No ad una classe apposita di concorso per gli insegnanti di sostegno: meglio innalzare da 5 a 10 anni il periodo di insegnamento obbligatorio e prevedere vantaggi per chi sceglie di rimanere''

No alla “separazione delle carriere” fra insegnanti di sostegno e docenti curriculari, e innalzamento da 5 a 10 anni del periodo di insegnamento obbligatorio per i docenti di sostegno, con la previsione di incentivi per chi sceglie di rimanere ancora. E, più in generale, la formazione dell’intero corpo docente del nostro paese, perché “tutti gli insegnanti devono sapersi prendere cura dei ragazzi con disabilità”. All’indomani della presentazione del “Piano per la disabilità” predisposto dal ministro Fioroni e dopo le considerazioni espresse dal sottosegretario Letizia De Torre, sono questi i punti salienti che Salvatore Nocera, vicepresidente della Fish (Federazione italiana superamento handicap), tiene a sottolineare. “Siamo dell’idea che più che ad una classe di concorso apposita per il sostegno si debba invece mettere in piedi un sistema di prolungamento delle norme attuali”, spiega. “Attualmente gli insegnanti di sostegno hanno l’obbligo di mantenere la loro funzione per 5 anni, dopo di che possono passare alle cattedre comuni: per evitare ogni genere di separazione, ci sembra opportuno innalzare questo periodo minimo a 10 anni, rinnovabili ulteriormente poi di cinque in cinque, prevedendo per chi sceglie di rimanere dei vantaggi sui punteggi nelle graduatorie, sull’abbreviazione della carriera o sul pensionamento anticipato”. Una sorta di bonus per chi opta per la strada del sostegno e continua a percorrerla, e che fa il paio con la perplessità di fronte all’ipotesi dell’anno sabbatico di “riposo” per i docenti di sostegno: “In una situazione di presa in carico collettiva del ragazzo con disabilità non sarebbe una scelta azzeccata”.

 

 

 

Al di là degli incentivi agli insegnanti di sostegno, però, il punto focale per la Fish è quello della formazione obbligatoria degli insegnanti curriculari: “Oggi ci troviamo di fronte ad una situazione folle, per cui se non c’è l’insegnante di sostegno l’alunno è di fatto costretto a uscire dalla classe, visto che non c’è nessuno che sia in grado di lavorare con lui: servono allora – illustra Nocera - corsi di formazione a tutto campo e una seria preparazione di tutti gli 800mila docenti della scuola italiana, perché è la scuola nel suo complesso che deve interessarsi al ragazzo, non solo il singolo insegnante di sostegno”. Se l’integrazione del ragazzo non dipendesse cioè in maniera quasi esclusiva dalla presenza del docente di sostegno, ma coinvolgesse invece l’intero mondo della scuola, i genitori non avrebbero interesse a richiedere l’aumento delle ore di sostegno. “Ma oggi lo fanno” – dice Nocera – “perché in sua assenza vedono il proprio bambino completamente isolato”.

 

 

Convidide, il vicepresidente della Fish, anche l’esistenza del problema delle false certificazioni: ragazzi con problemi di apprendimento o di relazione che pur non essendo disabili vengono certificati come tali per consentire loro di avere una qualche forma di supporto che altrimenti non avrebbero: “Sono d’accordo sulla gravità della questione, e sul fatto che la scuola debba individuare le soluzioni migliori alle esigenze di questi ragazzi”, che sono differenti da quelle dei ragazzi con disabilità e in modo diverso devono essere affrontate. Finora i ragazzi certificati, secondo i dati provvisori del Ministero aggiornati al 26 settembre, sono 174.586. “In base alle nostre informazioni i disabili certificati si aggirano nell’ordine delle 180mila unità: sarà quella la cifra definitiva, con un numero di insegnanti di sostegno pari a circa 90mila”. Così come riferito dagli uffici del dicastero di viale Trastevere. L’incrocio delle due cifre mette in evidenza dunque proprio quel rapporto di un insegnante di sostegno ogni due ragazzi disabili che è individuato come ottimale sia dal Ministero che dalle associazioni: “Il rapporto medio nazionale è ottimo” – conclude Nocera: “Ma sono gli squilibri fra regione e regione a rendere difficile la situazione in alcune zone del nostro paese”.

 

Sostegno, il ''grimaldello'' per diventare insegnanti di ruolo

 

Le cifre del paradosso secondo il sottosegretario De Torre: 60 mila docenti specializzati fanno altro; dei 90 mila oggi destinati ai disabili la metà non è formata allo scopo. Altissimo il turn-over. Verso la separazione delle carriere

 

Una questione è stata più volte sollevata in questi mesi, a proposito del sostegno scolastico degli alunni disabili: quella della specializzazione dei docenti. Nel nostro paese l’insegnamento di sostegno è usato come “grimaldello” per entrare in ruolo, o come anticipazione di un trasferimento: come gli altri lavoratori, cioè, anche il personale didattico docente utilizza tutte le possibilità che la legge concede loro. Il problema è che questo rende altissimo il turn-over e che una marea di docenti specializzati nella disabilità si allontana e diventa insegnante curriculare. “Ci sono circa 60mila docenti specializzati nel nostro paese che non fanno sostegno e paradossalmente dei 90mila che lo fanno solamente la metà è specializzata. E’ un problema serio di risorse umane, perché noi investiamo nella formazione e poi chi abbiamo formato opta per percorsi diversi dalla docenza di sostegno”, afferma il sottosegretario all’Istruzione, Letizia De Torre.

 

 

 

I corsi di specializzazione per docenti di sostegno iniziarono nel 1975: “E’ impressionante il numero di persone che li hanno seguiti, che hanno raggiunto un grado di specializzazione alto e che poi non possono essere affiancati ai ragazzi disabili”. Ecco allora la necessità – e il ministro Fioroni lo ha posto come uno degli obiettivi del Piano per la disabilità – di separare le carriere, e di fare in modo che quella del sostegno sia come una “scelta di vita”: chi sceglierà di esserlo lo sarà (tendenzialmente) per sempre. E fondamentale a quel punto, ancor più di oggi, sarà la condivisione della presa in carico del ragazzo da parte di tutta la scuola e non solo di quella, perché lasciar solo l’insegnante di sostegno, fargli passare anni a far fronte a situazioni difficili come quelle del sostegno significa metterlo in grave difficoltà personali. “E pensiamo anche alla possibilità di istituire l’anno sabbatico, come già alcune regioni stanno facendo”, dice De Torre che ricorda anche un altro fattore: l’importanza di accostare ad un ragazzo disabile un insegnante specializzato nel trattamento della sua patologia. L’obiettivo è cioè realizzare un puzzle per cui in presenza – ad esempio - di un alunno con autismo dovrebbe essere impiegato un docente che ha acquisito conoscenza specifiche su quel disturbo. E se territorialmente si trovano in zone diverse, “non sarà l’alunno a spostarsi, ma deve essere l’insegnante”. Nessun trasferimento coatto, naturalmente, ma una tendenza di massima a favorire questa tipologia di azioni. E le possibili reazioni dei sindacati della scuola? Nessuna paura a viale Trastevere: “Il nostro centro focale è l’alunno, e intorno a lui deve ruotare la nostra attenzione: ma qui parliamo di docenti di sostegno specializzati che nelle nostre intenzioni entreranno a far parte dell’organico di diritto. Esattamente quello che aspettano da sempre”.

 

 

In questo nuovo contesto una cosa dovrà però rimanere ferma, tiene a puntualizzare il sottosegretario: “L’insegnante è dato alla scuola, non all’alunno” e le scuole possono gestirli come meglio credono”. A livello nazionale è deciso solo il rapporto insegnanti-alunni, che (“E le associazioni come la Fish in questo sono concordi”) deve essere di uno a due. Si tratta di una media, perché poi una scuola può anche scegliere di usare due insegnanti con lo stesso ragazzo, ma è necessario superare la convinzione che “quell’insegnante è per lui”. No, dicono al Ministero – quel ragazzo ha con sé tutti gli insegnanti della scuola, e tutti gli operatori e il personale non docente che lo prende in carico: “In caso contrario si calpesta lo spirito della legge, quella 517/77 che ha sancito un passo fondamentale nella storia civile di questo paese”.


Le cifre del ministero: 90 mila insegnanti di sostegno e 175 mila alunni disabili

Le cifre, ancora provvisorie, della Pubblica istruzione. Che annuncia ''702 docenti in più su tutto il territorio nazionale''

 

Settecentodue insegnanti di sostegno in più su tutto il territorio nazionale. E’ questa la decisione che il Ministero della Pubblica Istruzione ha assunto dopo aver ricevuto dalle Direzioni regionali scolastiche i primi dati della verifica avviata sulla situazione degli alunni con disabilità; una verifica richiesta dal ministro Fioroni a seguito delle polemiche sul numero degli insegnanti e sul possibile “taglio” delle ore di sostegno. E’ stato lo stesso titolare del dicastero della Pubblica Istruzione a darne notizia questa mattina nel corso della presentazione del “Piano per la disabilità” elaborato dagli uffici del ministero.

 

“Ho scelto di non rispondere alle polemiche delle settimane passate – ha affermato Fioroni – perché ritengo prioritario rimettere mano all’intero complesso delle politiche italiane sul tema di quella integrazione scolastica dei diversamente abili che costituisce una cifra di civiltà del nostro paese ma che deve essere considerata non solo sul versante della quantità ma anche su quello della qualità”. Il provvedimento adottato va a coprire squilibri individuati a livello provinciale e dei singoli istituti scolastici e – come ha riferito il sottosegretario Letizia De Torre – “è stato attentamente valutato dai nostri tecnici”, che hanno riscontrato la necessità di provvedere alle nomine di nuovo personale docente. Il via libera potrebbe non essere l’ultimo, perché “la verifica globale è ancora in corso e qualora si riscontrassero nuove esigenze verrà deciso un ulteriore adeguamento del personale docente.

 

 

Ad oggi, secondo i dati del Ministero, i ragazzi disabili iscritti all’anno scolastico 2007/08 sono 174.586, con un personale docente impegnato nel sostegno che si aggira nell’orbita delle 90mila unità: un numero che diventerà definitivo solamente alla fine del mese di ottobre, quando tutte le Direzioni generali avranno comunicato a viale Trastevere i dati relativi all’anno scolastico in corso. “Lo sforzo che stiamo compiendo” – ha precisato Fioroni – “è quello di garantire il diritto all’integrazione scolastica in forma più omogenea su tutto il territorio nazionale: vi sono infatti grandi differenze su base regionale e provinciale nel rapporto fra insegnanti di sostegno e alunni disabili e non dobbiamo permettere che il lusso non necessario di alcune realtà pregiudichi i diritti di altre”. L’obiettivo di fondo, ha spiegato il ministro, è che la presa in carico degli alunni con disabilità non ricada esclusivamente sulla scuola o sull’insegnante di sostegno, ma “sia portata avanti da tutte le istituzioni, coinvolgendo le famiglie e tutte le realtà sociali del territorio”.

La pagina
- Educazione&Scuola©