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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
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Direttore responsabile: Dario Cillo


 

Un altro padre lasciato solo  ha deciso di “togliere il disturbo”portando con se il proprio figlio disabile!

Sono la mamma di una ragazza disabile di quasi 35 anni  e scrivo per esprimere tutto il  cordoglio e dolore per queste persone che si sono sentite abbandonate  e lasciate nella solitudine  in una situazione già per se non semplice ma complicata dall’avanzare dell’età  del genitore.

E’ cronaca di questi giorni, ( anche se l’attenzione dei media è tutta incentrata  sulla crisi politica italiana)un’altra tragedia familiare ha portato alla ribalta le famiglie delle persone disabili , ignorate , logorate e usurate ,  di loro si parla solo quando ormai è troppo tardi per offrirgli  uno spiraglio di speranza e di fiducia per il futuro.

Il futuro dei nostri figli, ecco l’angoscia più comune e  questo genitore lo ha lasciato scritto «Non posso immaginare di lasciare mio figlio, nelle condizioni in cui si trova, solo e in questo mondo. Finirebbe in un istituto. > Queste non sono parole da disperazione  , sono parole dettate dalla consapevolezza di non vedere intorno a se nessuna via d’uscita  che garantisca a suo figlio una vita  serena, un’ assistenza amorevole, un’attenzione affettuosa come quella che lui gli ha donato per 35 anni. 
 

Se le famiglie sono lasciate sole  a gestire anche in tarda età una situazione  in cui  le difficoltà, le responsabilità , lo stress , e l’impegno totale per 24 ore al giorno possono togliere ogni forza e  voglia di vivere , questa è la logica e naturale conseguenza.  e chi se ne stupisce o liquida  l’argomento con <è la disperazione> dimostra di non conoscere nulla della disabilità , di quella gravissima in particolare..

365 giorni per 35 anni  significano 12775 giorni  , una vita, due vite , tre con la mamma  mancata da poco,in totale simbiosi ,  in cui non hanno  fatto altro che cercare di offrire il meglio  alla loro creatura, sono  vissuti per  rendergli la vita  più felice possibile, meno faticosa e difficile, accudito e amato , mai nessuna recriminazione su quello che si è forse perduto, l’effimero.

Le leggi  a favore delle persone disabili e del sociale   104/92, 162/98, 328/2000 vengono finanziate solo per i primi due anni ,poi se le Regioni non legiferano autonomamente  rimangono belle parole sulla carta.

Alcune  famiglie hanno chiesto e si sono impegnate   per avere riconosciuto il prepensionamento come lavoro usurante,  e non dovere così rinunciare al lavoro,  siamo stati illusi poi, ancora una volta la politica ha voluto stravolgere  le richieste  e tutto si è risolto in una bolla di sapone .

Ho dovuto scegliere 35 anni fa se essere totalmente madre o separarmi da mia figlia, ho deciso di mantenere unita la famiglie lasciando  il lavoro  e  ora non ho neppure diritto alla pensione , speravo che oggi le donne , madri di ragazzi disabili non dovessero ancora una volta subire la violenza sociale dell’indifferenza   delle istituzioni , ma purtroppo non è cambiato molto per chi come noi pur trovando forze impensabili nell’amore dei propri figli scelgono di essere genitori fino alla fine , ma questa fine dovrebbe essere come quella di tutti ,naturale ,non provocata dalla considerazione  di non contare nulla in questa società .

SE  non si riuscirà a comprendere che la disabilità è un grande tema sociale  e non si prenderanno seri provvedimenti  per coinvolgere le famiglie anche a  livello politico nelle decisioni che le  riguardano  questa ennesima tragedia dettata dalla consapevolezza di  non  vedere e avere riferimenti   a cui affidare il proprio figlio  sarà sicuramente replicata .

Che macigno sulla coscienza di  chi ci governa!

Marina Cometto  TORINO associazione CLAUDIA BOTTIGELLI 


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