Prima Pagina
Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
Direttore responsabile: Dario Cillo


 

L’integrazione scolastica fa (anche delle) vittime?

 

         La domanda più che sbagliata appare mal formulata, perché  è evidente, almeno a leggere sui quotidiani alcuni recenti fatti di cronaca che hanno coinvolto studenti con disabilità, i loro professori ed i loro compagni di classe, nonché le famiglie dei medesimi che ci sono anche delle vittime, oltre agli innumerevoli “sopravvissuti” o meglio “salvati” da una integrazione accettabilmente funzionante.

        Allora perché rendere obbligatoria la soddisfazione del diritto all’integrazione scolastica anche per i casi più estremi, per quelli ove esistono oggettive difficoltà, se non insormontabili almeno molto grandi,  a garantire il diritto degli altri studenti ad un proficuo apprendimento e talvolta a garantirne l’incolumità, assieme a quella dello stesso studente con disabilità ?

        Innanzitutto perché è un diritto veramente fondamentale, giustamente garantito dalla legge, un diritto che ha fatto fare un grosso passo avanti a tutta la società, che ha aiutato a considerare la persona con disabilità non più come un rischio potenziale ma come un’opportunità di crescita per tutti.

        Come? Semplicemente “facendola conoscere”, permettendole di vivere assieme agli altri, nell’età in cui le menti sono più aperte ed i pregiudizi meno diffusi e dannosi.

        Poi perché se si permettono eccezioni crolla la diga. Troppo forte sarebbe la tentazione di “scaricare” i casi difficili, di fare indebite pressioni sulle famiglie ( quant’è difficile resistere alle pressioni esercitate dalle istituzioni quando si vive in una perenne situazione di incertezza o di emergenza quale quella delle “famiglie con disabilità !), di ricorrere all’istutizzazione ( brutto termine che vale per “reclusione in istituti”), di privare in ogni caso del diritto all’integrazione scolastica, sociale, umana coloro che ne hanno maggiormente bisogno.

        Bisogna però onestamente ricordare  che in questi casi-limite sono necessari mezzi adeguati, personale sufficiente e ben formato, reale collaborazione tra ASL, Comune o  Provincia, Scuola.

        E onesti rapporti con la famiglia.

        Soprattutto riteniamo che ogni soluzione vada ricercata, nell’ambito della normativa, caso per caso, rimuovendo concretamente gli ostacoli che si presentano.

        Se poi la famiglia deciderà autonomamente ed in piena libertà che una valida integrazione scolastica non è obbiettivamente raggiungibile senza costi umani per lei esagerati, che una soluzione di “scuola-parcheggio” non è utile, nessuno allora vieterà alla famiglia di cercare altre strade per conseguire la miglior vita possibile per il proprio familiare con disabilità.

        Tornando all’inizio, la domanda era mal posta.

Qual era la domanda giusta?

“Perché l’integrazione scolastica fa anche delle vittime ?”

Proviamo a rispondere con un paragone: l’integrazione scolastica è un po’ come una medicina che salva o aiuta molte persone e purtroppo, per effetti collaterali o errori umani, ne danneggi alcune.

Sono casi sporadici, statisticamente poco rilevanti, ma esistono e vanno seriamente considerati.

 Voi condannate  forse l’uso dell’Aspirina anche se sapete che ha causato certamente diversi decessi oltre ad aver migliorato la salute di milioni di persone?

Giorgio Genta ABC Liguria


La pagina
- Educazione&Scuola©