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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
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VOLONTARIATO – Il sottosegretario Sestini convoca per sabato gli stati generali. Sarà presentata la nuova proposta di revisione della legge 266

 

Sabato prossimo, 8 novembre, si terrà a Roma, presso la sala convegni dell'Inpdap, la presentazione della proposta di revisione della legge quadro sul volontariato. La giornata rappresenta il punto di arrivo di un lungo percorso che nasce da una proposta dello stesso mondo del volontariato, 'autoconvocatosi' il 20 aprile del 2002 a Roma, e diventata oggetto di studio di uno specifico gruppo di lavoro nella IV Conferenza Nazionale del Volontariato, tenutasi ad Arezzo nei giorni 11, 12 e 13 ottobre 2002. Dunque, sabato prossimo, “Giornata degli Stati Generali del Volontariato”, vi sarà la presentazione della proposta di revisione della legge 266/1991. Lo stesso sottosegretario al Welfare, Grazia Sestini, in una nota ricorda come “la legge 266 del 1991, che regola i rapporti tra le organizzazioni di volontariato e lo Stato, e tra le legislazioni più avanzate in Europa, ha accompagnato una crescita ed un'articolazione del fenomeno del volontariato nel nostro Paese, che ha raggiunto, nel passato decennio, una notevole complessità e stratificazione. Proprio questa crescente complessità, e i cambiamenti sociali intercorsi in questo periodo, hanno fatto maturare l'idea di un necessario aggiornamento della legislazione vigente, teso a colmare quelle lacune che si sono inevitabilmente venute a formare nel corso degli anni '90, anche per l'emanazione di altre leggi, prima fra tutte la 328 del 2000 sui servizi sociali integrati”.


La Sestini ricorda poi come sia stato “il mondo del volontariato, con una 'autoconvocazione' il 20 aprile del 2002 a Roma, ad indicare una serie di punti su cui fosse indispensabile procedere con una revisione della legge quadro. Tali suggerimenti sono stati fatti propri dall' Osservatorio Nazionale per il Volontariato, organismo presieduto dal Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, che ha ritenuto opportuno nominare, nel corso del 2002, una commissione di studio che si occupasse di redigere una bozza di modifica della legge, e che ha proficuamente lavorato operando su quei punti sui quali potesse trovarsi un sostanziale accordo tra il volontariato, gli operatori e le istituzioni. Tale testo base è stato quindi oggetto di valutazione ed analisi da parte di uno specifico gruppo di lavoro nella IV Conferenza Nazionale del Volontariato, tenutasi ad Arezzo nei giorni 11, 12 e 13 ottobre 2002 (tutti i testi e le relazioni sono disponibili sul sito del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, www.welfare.gov.it )”. E sulla base di tale complesso lavoro, il Ministero ha costituito un gruppo tecnico per l'elaborazione di un articolato finale, che è stato discusso con gli attori direttamente interessati (fra gli altri, organizzazioni di volontariato, Agenzia per le Onlus, rappresentanti dei Comitati di Gestione, Centri di Servizio per il Volontariato) e portato all'attenzione del nuovo Osservatorio Nazionale per il Volontariato.


Adesso l’ultimo atto.

Sabato prossimo vi sarà la presentazione della proposta di revisione della legge quadro sul volontariato, in una giornata che rappresenta il punto di arrivo, viene ribadito, “di un lungo, partecipato processo, e che segna, allo stesso tempo, l'avvio di una nuova fase tesa all'approvazione di una normativa che, pur nel mantenimento di un impianto considerato tuttora valido e vitale, sia tesa a venire incontro alle esigenze di una società civile sempre più articolata”.

 

Riforma della legge 266, le associazioni: ''Serve un percorso partecipato. Preoccupati dall'idea di volontariato che si evince dal testo''

 

Forum Permanente del Terzo Settore, Anpas, Arci, Auser, Avis, Cesiav, Confederazione Nazionale Misericordie d'Italia, Centro Nazionale per il Volontariato, Csv.net (Coordinamento Nazionale Centri Servizio per il Volontariato), Evan., Fish, Focsiv, La Gabbianella, Legambiente, Movi, Seniores Italia, Società San Vincenzo De Paoli, Uisp. E’ il lungo elenco delle associazioni che hanno sottoscritto un documento, circolato nei giorni scorsi, sul tema della riforma della legge sul volontariato.


Il documento completo comprende anche un quadro sinottico con tutte le proposte in campo di riforma della legge ed un modulo per fare giungere le osservazioni e per indicare l’adesione ai documenti.


Nel merito, il documento sottoscritto dalle associazioni (che si sono ritrovate per discutere e 'contestare' punto per punto la proposta di legge che sarà presentata sabato prossimo dal sottosegretario Grazia Sestini, nel corso della convocazione degli “Stati generali”) si sono confrontate sulla proposta stessa e sul percorso da attuare. Queste le conclusioni.
“Innanzitutto – è scritto nel documento - cogliamo positivamente una ripresa di iniziativa sul tema della riforma della legge 266/91. Ci ha però stupito il metodo con il quale si è giunti al testo propostoci. Infatti nell'incontro dell'Osservatorio tenutosi al termine della Conferenza nazionale del Volontariato di Arezzo lo scorso 13 ottobre 2002 ci era stato proposto un percorso di raccolta di pareri sulla proposta presentata nella medesima Conferenza e discussa nel gruppo di lavoro n.1, che aveva anche elaborato un documento di lavoro ufficiale. Ci era anche stato preannunciato l'insediamento del nuovo Osservatorio che avrebbe dovuto accompagnare questa raccolta di pareri. Tale insediamento è avvenuto invece solo lo scorso settembre”. ”Ci ha inoltre meravigliato – continuano - la presentazione di un testo, sensibilmente differente in più punti da quello discusso ad Arezzo, senza comprendere i motivi dei cambiamenti nuovi e in gran parte differenti da quelli suggeriti dal gruppo di lavoro di Arezzo, sul quale dovremmo esprimere in breve tempo osservazioni, limitando così il confronto. Riteniamo necessario – continuano - che il dibattito sulla riforma della legge 266/91 coinvolga tutto il volontariato italiano, con l'urgenza necessaria per un aggiornamento di cui si parla da anni, ma anche con i tempi e i modi per rendere il dibattito realmente partecipato da tutti. La convention di novembre sarà un utile momento di confronto, ma non potrà esaurirlo”.

Relativamente al merito, le associazioni manifestano “una forte preoccupazione per l'idea di volontariato che si evince dal testo”. Diversi sono i punti non condivisi, che “tendono a mutare la natura del volontariato nelle sue intrinseche caratteristiche di gratuità e solidarietà, a limitarne la sua autonomia nello sviluppo, il suo contributo responsabile alla cultura della solidarietà, al bene comune, nell'esercizio di una vera sussidiarietà”.

 

Specifica il documento: “In particolare, ci preoccupa la scomparsa da diversi articoli del vincolo per il volontariato ad agire "esclusivamente per fini di solidarietà". Il venir meno di quest'obbligo e di questo fine di fatto fa venir meno una caratteristica fondamentale che ha sinora distinto il volontariato dalle altre associazioni e da quelle di promozione sociale in particolare, snaturando nei fatti una peculiarità che dalle origini ha caratterizzato il volontariato nell'universo del terzo settore. La riduzione a due terzi dell'elettività delle cariche associative limita il principio democratico delle organizzazioni che hanno visto in questo aspetto una garanzia dell'autonomia e del principio della libera partecipazione democratica. La proposta di deroghe, avanzata per motivi tecnici da alcune associazioni, qui è così estesa da rischiare lo snaturamento del volontariato inteso dalla legge. Diverso, e da tutelare, è il caso nel quale la presenza nelle organizzazioni di un membro autorevole di un altro ente, promuova il mantenimento dell'ispirazione a principi e valori che i membri dell'organizzazione interpretano nell'azione e nella vita associativa”.

 

Riforma della legge 266: il documento delle associazioni.

 

La questione dei fondi e dei Csv: ''Si compie un vero e proprio capovolgimento''

 

Le risorse per il volontariato costituiscono un aspetto importante che si aggiunge al suo originale "capitale" costituito dall'impegno volontario delle persone che costituiscono l'organizzazione. Ma l'ampliamento delle possibilità di entrate per le organizzazione anche a strumenti di "mercato sociale" quale i titoli sociali (buoni e voucher) rischiano, per le associazioni, di “snaturarne il ruolo”. Lo affermano le associazioni firmatarie del documento di critica alla proposta di legge di revisione della legge 266.

“Riteniamo che le prestazioni delle associazioni di volontariato possono essere regolate solo da convenzioni - affermano -, solo così associazioni che basano azioni e servizi sul lavoro gratuito e lo spirito solidale dei volontari possono raccordarsi con istituzioni ed enti. Infatti, quelli svolti dalle associazioni di volontariato, sono servizi per definizione fuori mercato, altrimenti si finisce col snaturare il volontariato e col mettere in concorrenza volontariato e imprese sociali, soggetti che per la loro diversa natura sono piuttosto chiamati alla cooperazione”.

Quanto alle agevolazioni, per le associazioni “l'articolo in merito alle agevolazioni fiscali ha recepito positivamente le novità introdotte dalla legge 383/00. Ribadiamo la necessità di affrontare il tema della riduzione dell'IVA, pur conoscendo le difficoltà di relazione con la normativa comunitaria”.

L'Osservatorio Nazionale del Volontariato rimane strumento di consulenza del Ministro sulle tematiche del volontariato. “Ma nell'ampliare da dieci a venti il numero dei rappresentanti delle organizzazioni di volontariato – si precisa - si tralascia di indicare che essi, o almeno una parte di essi, siano individuati tra le organizzazioni operanti in almeno sei regioni, affinché possano essere maggiormente rappresentativi della realtà multiforme del volontariato italiano. Trattandosi infatti di un organismo nazionale riteniamo opportuno e necessario che veda la partecipazione di soggetti che abbiano il più possibile uno sguardo e un'esperienza non solo locale, ma il più possibile ampia e rappresentativa...”.


In tema di Centri di Servizio per il Volontariato, secondo i firmatari del documento “si compie un vero e proprio capovolgimento oltre ad una riduzione dei fondi che rischia di limitare la capacità di lavoro dei Centri (…). Con la proposta del Ministero, si rischia di limitare la possibilità per il volontariato di autodeterminare il proprio sviluppo, di determinare liberamente i propri indirizzi, di realizzare forme trasparenti, efficaci ed efficienti di promozione del suo ruolo a beneficio dell'interesse generale. Si rischia così di contrastare lo spirito stesso della nostra Carta costituzionale nello stabilire i rapporti tra società civile e istituzioni, confermato dalle sentenze, 355/92 e 300/93 della Corte costituzionale, che, ben prima della modifica dell'art. 118 che introduce della nostra Costituzione il principio di sussidiarietà, affermano l' «irrinunciabile autonomia alle organizzazioni di volontariato e alle loro attività istituzionali». I fondi dei Centri di servizio sono aumentati in questi anni portando diversi Centri a scegliere di utilizzarne una parte anche per il sostegno economico ai progetti delle organizzazioni di volontariato, per permettere e favorire così lo sviluppo del volontariato e della cultura della solidarietà”. Nella proposta del Ministero i Comitati di Gestione assumono invece un ruolo diretto, “scavalcando i Centri di Servizio gestiti dal Volontariato – continuano -, riservandosi il 40% dei fondi per il loro funzionamento, per il finanziamento diretto dei progetti e del funzionamento delle organizzazioni di volontariato. Ciò comporta anche un problema di verifica e controllo che viene a mancare sui Comitati di Gestione, mentre i Centri sono controllati dai Comitati ai quali rendicontano annualmente sulla base di programmi di attività approvati da essi. Il meccanismo di calcolo del fondo da destinare ai Centri di Servizio, attualmente dell'ordine di un quindicesimo della differenza tra proventi e spese delle fondazioni, è diminuito da un diverso sistema di calcolo proposto sempre nella bozza di riforma. Senza contare che a partire dal 2001 i fondi stanno diminuendo sensibilmente a seguito dell'esiguità delle rendite finanziarie. Meglio sarebbe mantenere un differenziazione tra organismi: da una parte quelli di indirizzo e gestione e dall'altra quelli di controllo, valorizzando la sperimentazione attuata in alcuni ambiti regionali dai centri di Servizio in sinergia con i rispettivi Comitati di Gestione, dove i primi hanno proposto un bando di finanziamento al volontariato con meccanismi trasparenti e pubblici, attuati da commissioni miste con la presenza diretta anche di rappresentanti dello stesso Comitato di Gestione, mentre i secondi approvano il bando all'interno del programma annuale del Centro ed effettuano un reale controllo, lasciando invece l'autonomia dell'indirizzo e dei contenuti al volontariato”.


Ed ancora: “Sarà opportuno individuare forme che favoriscano e normino la compresenza equilibrata nell'azione dei Centri di fondi per i servizi e fondi per il sostegno economico ai progetti delle organizzazioni. Ma queste dovranno evitare rigidi meccanismi che non considerino le diversità di situazione locale, di entità dei fondi, di necessità specifiche e dell'evoluzione dei bisogni del volontariato. Il Volontariato ha sicuramente bisogno di maggiori risorse, di maggiore efficacia ed efficienza nei servizi rivolti al suo sviluppo – si precisa -. Per questo la strada che proponiamo non è quella della diminuzione dei fondi e della loro suddivisione affidata ad altri "illuminati" perché esterni. Proponiamo la strada di una maggiore, più significativa, più vincolante partecipazione del volontariato nei Centri di Servizio come governo dell'indirizzo e della gestione, come utilizzatore attento ed esigente dei servizi, chiedendo maggiore qualità, tempestività, appropriatezza delle risposte. Proponiamo la strada della valutazione attenta e continuativa ed esigente, realizzata dal mondo del volontariato, e dai Comitati di gestione. Riteniamo possibile su questo terreno un'alleanza forte con le fondazioni di origine bancaria, rendendole soggetto riconosciuto e conosciuto dal volontariato per le risorse che mettono a disposizione, su cui sono chiamate nei Comitati ad esercitare un controllo reale, finalizzato a rendere più efficaci le risorse messe a disposizione. Per questo non serve essere soggetto di indirizzo, ma soggetto terzo che "misura" il grado di rispondenza delle azioni al progetto presentato”.


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