Antonello, Angelo del Trionfo
"Mastro pintor e il suo aiutante"

Appunti per una storia immaginaria

di Nadia Scardeoni

 

Mentre me ne stavo incantata davanti al Trionfo della Morte di Palazzo Abatellis, a Palermo, in un dolce pomeriggio di quiete, sentii affiorare un sentimento di pace come se il grande affresco racchiudesse un misterioso benefico prodigio...

Qualcosa di arcano - senza intromissioni o forzature della mente- si impadronì della mia volontà e una sorta di "vademecum" per accedere ai segni più profondi della pittura mi si impose, piano piano, oltre il testo della narrazione.

Lo sguardo si fece penetrante come un radar o uno scandaglio che percepisce la profondità della materia.

Avvertivo la difformità delle orme lasciate dagli stili ...nelle diverse epoche.

Gli stili infatti non hanno una ricetta documentata solo dai semplici ingredienti. Gli stili sono "accadimenti" vasti e complessi che vanno oltre il rappresentato..

E se per una semplice visione non occorre essere tanto informati - l’armonia delle parti è il fine ultimo della rappresentazione iconica e non deve essere sacrificato alla valutazione certosina degli elementi costitutivi dell’immagine stessa - per il restauratore, che debba adoperarsi per ricostruire l’ unità filologica dell'immagine, è necessario e doveroso cogliere la complessità del la lingua che ogni stile incarna…pena l’inadeguatezza del suo intervento e accade , talvolta , che qualcosa di apparentemente "neutrale" sveli allo sguardo più sollecito caratteristiche più intime, più originali.

Il "Trionfo di Palazzo Sclafani" mi apparve dunque , per il susseguirsi di palesi incoerenze stilistiche e di trasgressioni provocatorie , uno dei più ammalianti giochi enigmatici della storia dell’arte: un puzzle di isole narrative composto nel corso di almeno un secolo, da vari maestri che si cimentarono a rappresentare un concetto del tutto "personale e privato" della morte, forse al di là delle attese degli stessi committenti.

Come procedere?

Con una pedante e pedissequa descrizione della dissonanza dei concetti che precedono la formazione del corteo delle rispettabili dame, fatuamente sorprese e indispettite dalla sopraffazione dell’evento mortale rispetto il gruppo itinerante degli esclusi, "sciancati, ciechi, storpi ", invocanti invece la morte quale grande liberazione dal loro stato di indigenza? e che dire del mitico cavallo dalle proporzioni dirompenti e deflagranti? e della descrizione iperanalitica degli spellamenti dello scheletro della "Morte",che imbraccia con baldanzosa giovialità le funeste frecce mortali?

Con la mente assediata da questi martellanti assilli mi colse un "sogno", un sogno alato e provvidenziale.

Così bello da sembrare vero. Così vero e realistico da essere , comunque, "magnifico".

L’Autore a me più caro - Antonello - si affacciò come un angelo , da uno squarcio di nubi da "exvoto", così come nel Trionfo si stagliano, belli e rinascimentali , il mastro "pintor" ed il suo aiutante, creando quasi una metafora a se stante per avvertire lo spettatore di…. un evento singolare.

Antonello da Messina dunque - l’Autore da me prediletto per la grande maestria nell'uso simbolico del colore e per l’aurea mistica delle sue immagini, così cariche di acutezza psicologica , mi soccorse dentro i flutti del moto ondoso che la mia debole perspicacia interpretativa andava sollevando e mi raccontò una storia, dolce e avvincente, che riporterò senza soppressione di virgole o pavide censure:

" Il trionfo è stato eseguito da maestranze fiamminghe che …non avevano molto "garbo" ma che andavano di moda a quel tempo. Il loro disegno era sempre uguale ed erano specialisti per i gioielli e tutte le raffinatezze delle corti….compresi gli affreschi. L’affresco di Palazzo Sclafani è stato commissionato dagli Angioini e poi interrotto . Dopo il 1400 viene ripreso e i residui precedenti non riprendono il corpo dell’affresco nel suo impianto centrale.

Il Trionfo ordinato dalla nobiltà catalana deve rappresentare il passaggio a morte certa e non lascia nulla alla immaginazione: le mummie sono segni eloquenti di morte e quindi sono sufficienti quei personaggi ammassati per stabilire che si muore.

Per il gusto dell’epoca è stato rappresentato un corteo di dame vezzose…così che si provasse anche "gradevolezza" e non solo timore della morte.

Il grande cavallo è come il drago degli evangelari: un animale mitico e non scheletrico , tale da suscitare stupore , ma non paura o ribrezzo.

Anche la morte col teschio è così vivace da non incutere timore alcuno... così come piaceva a quel tempo: tempo di canti e madrigali, giochi di corte, vizi e lazzi…. Un messaggio provocatorio, disincantato e niente affatto moralistico.

Allora ecco la grande intuizione: facciamo morire i Potenti, le Dame, i Cavalieri… ma salviamo gli Artisti… perché possano tramandare la storia degli uomini.

È molto bello quello che il pittore ha voluto rappresentare ed io mi inchino alla sua bravura e talento… anche se il disegno è un po'.... carente!

Sono stato chiamato per rabberciare qualche buco e per fare contenti i frati metto... due teste nuove!

Ma tu mi hai "scoperto" e io ti devo obbedienza.

Antonello da Messina."

Cos' è... se vi pare

Nadia Scardeoni Palumbo

Appunti in corso d'opera

 

L'arte di Antonello da Messina

Un’arte mai sufficientemente apprezzata per la sua "invenzione"profondamente innovativa. Antonello cambia , in modo inequivocabile e irrevocabile, il punto di vista dell’autore .Infatti mentre fra i suoi contemporanei si assiste ad una sequela di ritratti che chiamano l’attenzione sulle proprie sembianze esteriori, Antonello "inventa" un luogo di incontro fra il fruitore e l’opera che colloca in un punto assai recondito della persona ritratta, nell’intimo più intimo che si possa immaginare , aprendo un mondo nuovo: ed è la vita stessa che si delinea attraverso sottili ed inimitabili tratti di finissimo spessore psicologico , rivelandoci , tramite preziosi equilibri formali e sostanziali, il mondo dell’ "altro"

L’arte di Antonello ",una sintesi ineguagliabile di arte-verità-vita , parla la lingua dei sapienti , domina l’istinto di verità che giace in ciascuno di noi e lo fissa nella materia in caratteri palpitanti..

Antonello, l’Angelo del Trionfo, costruisce con la maestria che gli è connaturata il luogo del sacro, la meta dovuta per chi si accinge a mettersi in relazione con l’intimo sereno, eloquente, dolce e severo delle persone da lui ritratte e non può che rapire il nostro sguardo …trattenendolo a lungo ….così a lungo che allontanarsi è doloroso e ingiusto come il doversi sottrarre all’abbraccio della persona amata.

 

Il trionfo della morte di Palazzo Sclafani a Palermo

Il trionfo della morte, di autore ignoto, strappato da Palazzo Sclafani nel 44 in seguito alle lesioni belliche, e oggi installato a Palazzo Abatellis, a Palermo, è un interessante e inquietante documento artistico, in parte ascrivibile al gotico internazionale, il periodo dell'arte - tra la fine del trecento e il primo 400 - che segna l'apertura del "laboratorio enciclopedico " attivato , massimamente, da certe maestranze fiamminghe , itineranti , che pur non avendo molto garbo nella rappresentazione, andavano ai tempi, molto di moda per la versatilità nelle più svariate applicazioni dell'immagine artistica a cassoni, tarocchi, arazzi, oreficeria , ad uso quasi esclusivo dell' "arte cortese".

Erano specialisti per i gioielli e tutte quelle raffinatezze che le corti apprezzavano compresi gli affreschi dove a parità di merito con gli arazzi il disegno era sempre uguale , poco "eloquente" oltre il decorativo.

Palazzo Sclafani è stato edificato - esiste una iscrizione - nel 1330 da Matteo Sclafani, Conte di Adernò , potente feudatario, per superare in magnificenza la lussuosa dimora del cognato Manfredi Chiaromonte .

Ma il trionfo eseguito nell'atrio , fu commissionato - si presume- dalla nobiltà aragonese che ebbe possesso del palazzo, in seguito alle sventure economiche della famiglia Sclafani, fino al 1435, anno in cui fu ceduto ad uso ospedaliero. La data di nascita dell'affresco potrebbe essere dunque intorno ai primi anni del quattrocento ma appare abbastanza evidente che il suo tessuto linguistico non è del tutto unitario e quindi ugualmente databile.

Sembra quasi che vari artisti di passaggio in visita al cantiere aperto …del "trionfo", per una ragione od un'altra, abbiano lasciato un loro "obolo" contribuendo alla formazione di una sorta di mirabile patchwork che ha dato filo da torcere agli storici dell'arte , costringendoli ad accostare temi e stili nella dissidenza evidente delle età , posture, tratti, colore, densità psicologica dei personaggi, inducendoli a rincorrere artisti noti e maestranze meno note per le trazzere del gotico internazionale, sudando varie "ipotesi" come si evince da una congrua e vasta bibliografia.

 

Osservazioni

L'Autore del messaggio della morte che colpisce i potenti della terra prima dei piccoli, degli umili, degli storpi che anzi la invocano esprime una sua peculiare originalità - un pò inopportuna per i tempi - la dove ci induce a pensare che artisti e falconieri si salvino.

Guardando alla "materia dell’opera" nella sua complessità di tratto, colore, impasto, supporto, "ascoltandone il ritmo" , sorprende la serena convivenza di suoni, timbri, toni ….. così distanti.

Si impone al primo sguardo la profonda diversità di "risoluzione pittorica", nei personaggi , negli elementi del paesaggio, che non consente di vagheggiare un " cantiere sui generis" diretto da un unico maestro in balìa di allievi indisciplinati. o pazzi, ma piuttosto ad una serie di innesti - ad opera di diverse mani - sull’idea originaria, rimasta per ragioni a noi sconosciute, inevasa.

Dall’alto , squarci di cielo a merletto come nel Salterio di Queen Mary , una miniatura gotica della fine del 200 della Scuola dell’Anglia Orientale, rappresentante la Strage degli innocenti .

Analoga risoluzione nella Natività del Maestro boemo dell’altare di Hoenfurt.

L’analisi dei materiali e delle tecniche di esecuzione (Sellerio) ha identificato un tessuto omogeneo a partire dal groviglio dei corpi ammassati a terra dalle frecce mortali e via via sulla destra nel dispiegarsi del corteo sinuoso di dame e cavalieri : sono stampini, lamine metalliche, incisioni che costituiscono gli elementi concordi di una unica maniera di comporre l’immagine.

Ma ciò che identifica inequivocabilmente la omogeneità " filologica" di questa parte dell’affresco è la caratterizzazione ricorrente, quasi una "morfosi", di almeno due particolari anatomici dei personaggi : le palpebre e gli orecchi che, così concepiti, accentuano una sorta di "parafrasia grafica " che produce l’ estraneità di dame e cavalieri dal dramma incipiente, per consegnarli ai moti vezzosi di quei tratti psicologici che sono propri del "genere cortese", celebrato dagli arazzi.. L’orecchio reca una conformazione "metaplasica" un po' curiosa , che si riscontra in altri documenti (1) , e la palpebra è assolutamente inconfortabile nella sua improbabile biconcavità .

Nel gruppo dei negletti, a sinistra, si sente invece, aria di casa: palpebre e padiglioni auricolari ripetono le forme alle quali siamo avvezzi.

Una donna, un cieco, uno storpio, un paralitico : un gruppo simbolico che invoca la liberazione dal proprio stato di dolore e di indigenza ma anche un gruppo "itinerante" che appare con analoghe movenze nell’affresco di Andrea Bonaiuti , "Chiesa militante e trionfante", in Santa Maria Novella a Firenze, Capellone degli Spagnoli.( 1365)

 

Note da : SICILIA LIBERATA

Stralci da .: "L'opera degli Alleati per i lavori di restauro delle opere d'Arte in Sicilia"

SICILIA LIBERATA Anno II- N.122 , Mercoledì 3 maggio 1944.

 

Napoli, 3.

(UNN)- Esperti d'arte della Commissione Alleata di Controllo hanno parlato in una intervista, dei lavori di restauro delle chiese e dei monumenti storici ed artistici danneggiati in Sicilia.

Già prima che terminassero i combattimenti nella Sicilia, esperti britannici ed americani, istituivano la sorveglianza speciale per gli edifici danneggiati e si interessavano per ottenere dei soldi per le più urgenti riparazioni.

Il lavoro venne diretto da consiglieri esperti in materia di monumenti e di belle arti in genere, del Governo Militare Alleato.

I funzionari addetti alla direzione dei lavori di restauro hanno detto che i monumenti di grandissima importanza in Sicilia hanno sofferto pochi danni o sono rimasti addirittura illesi.

Così i famosi templi greci di Agrigento, di Segesta, di Selinunte e di Siracusa, le grandi chiese normanne di Monreale, di Cefalù e Palermo, e la famosa Cappella Palatina del palzzo Reale di Palermo sono rimasti completamente intatti ad eccezione di lievissimi danni.

............

Il Tenente Cott, già Condirettore del Museo Artistico di Worceseer, nel Massachusetts, incaricato dei monumenti e delle belle arti in Sicilia, ha parlato dettagliatamente del lavoro svolto per proteggere dalla furia degli elementi e dalla rapina, i monumenti artistici siciliani danneggiati per le incursioni.

Egli ha detto , fra l'altro che il restauro dei dipinti danneggiati è stato posto in opera fin dai primi giorni che seguirono allo sbarco alleato in Sicilia.

A Palermo un grande affresco del XV Secolo, rappresentante il "Trionfo della Morte", venne rimosso dal suo muro vacillante con una operazione delicatissima, rimesso a nuovo e preservato dalla rovina.

Oltre agli edifici ed alle opere d'arte, si sono curate le librerie e gli archivi.

Sono stati trasportati i libri della Biblioteca Nazionale di Palermo dall'edificio danneggiato ad un palazzo cittadino ove sono stati costruiti appositi scaffali per accoglierli.

Le nuove sale della Biblioteca sono ora aperte al pubblico.....

Tutta questa opera ha avuto la sua origine nella Commissione americana per la protezione dei monumenti artistici europei nominata dal Presidente Roosevelt.



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