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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
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APPELLO PER LA LOCRIDE
Sul trasferimento di Mons. Giancarlo Maria Bregantini

La notizia del trasferimento di Mons. Giancarlo Maria Bregantini è diventata oggi fatto di cronaca: non appartiene più al ristretto circuito dei messaggi via cellulare o via mail  che si sono susseguiti con crescente apprensione in queste ultime ore, inviati dagli amici della Calabria e non solo.

Rivedo il volto di Padre Giancarlo Vescovo che ci parla in video conferenza, ingigantito dal mega schermo della Cittadella di Assisi, il 30 agosto 2007,  durante l’ultimo Corso di Studi Cristiani dal titolo Lo scandalo della mitezza, incontro a cui non aveva potuto partecipare perché a ridosso della celebrazione degli ennesimi funerali dopo l’ennesima strage, cui erano seguite reiterate minacce ed intimidazioni personali.

Quel volto dolente e sereno, quel sorriso di speranza, lo sguardo velato dalla commozione, il dire franco ed asciutto della montagna, la determinatezza dell’azione,  segnata dall’incrollabile fiducia nella possibilità di riscatto delle persone, di tutte le persone della Locride, comunicavano meglio di ogni parola pronunciata,  lo scandalo della mitezza cristiana di fronte alla barbarie ed all’efferatezza del male.

Non ci si può stupire allora che un Pastore così, mite e forte, diventi punto di riferimento per il suo gregge e che questa porzione di popolo di Dio, intra od extra ecclesiale non importa, si stringa in un abbraccio di passione intorno a lui e cerchi di trattenerlo, di non farlo andare lontano, di impedirgli di partire.

Chi ha cuore di sottrarlo? Per quale logica, anche se quella più ovvia e sensata delle necessità di una riorganizzazione della Chiesa, al nobile fine pastorale di beneficare altri fedeli, non possiamo lasciarlo tra i suoi?

Non possiamo aspettare od almeno posticipare?

Sarebbe bello che chi può ancora decidere potesse far cosa buona e giusta: lasciarci convincere dall’amore filiale di queste sorelle e fratelli  e dai loro appelli accorati!

Noi possiamo solo fare nostre, iscrivere nel profondo del cuore e ripetere con fermezza di spirito, le parole della lettera aperta scritta dai genitori e dalle sorelle di Giancarlo Congiusta, ucciso dalla n’drangheta:

Ci interroghiamo su quale terra ha piu' bisogno di uomini come Lei se non la Locride. I familiari delle vittime della 'ndrangheta, i giovani delle sue cooperative, le madri, la diocesi stessa, tutti gli onesti che ancora sperano, rimarrebbero smarriti e senza guida. Chi ha scelto di privarci ancora una volta di un bene prezioso come la speranza?”

Confidiamo, allora in un amorevole ripensamento, in un rinvio lungo, in una sospensione sine die…! Amen.

Grazia Villa

Presidente nazionale dell’Associazione Rosa Bianca

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Chi fa abortire la vita dei giovani merita la scomunica

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