ATTIMO FUGGENTE.............

Nadia Scardeoni

E’ perseguibile una analisi appropriata  della funzione docente se non in relazione simbiotica con la  funzione discente?

Assolutamente no,  se riteniamo superata una scuola  del genere "istruzionista".

La  funzione docente ,  pensata anche  in funzione  del discente ma non in un rapporto di stretta reciprocità, si produce spesso in sovrastrutture pseudo-educative ,  ridondanti di un inefficace quanto meticolosa scientificità, utili  forse  per estemporanei rendiconti cartacei  atti a tacitare le ansie sulle novità delle  riforme, ma non per una  costruttiva azione educativa .

Eppure quell’unico universo che popola  quotidianamente le aule scolastiche, può  accreditarsi di un fertile benessere relazionale, dotandosi  semplicemente di obiettivi comuni,  condivisi e perseguibili  da docenti e discenti  “insieme”. Come?

Mi slancio in una fantasia, da attimo fuggente per un  primo giorno di scuola ideale:

“Buongiorno ragazze e ragazzi,  mi presenterò, per ora sommariamente ma per chi avesse ulteriori curiosità sono disponibilissima a dare anche in seguito, ulteriori ragguagli.

Inoltre chiedo anche a voi di presentarvi , come meglio vi piace, in modo che l’avventura  annuale che stiamo per intraprendere insieme, a partire da questo primo giorno di scuola, abbia  nella conoscenza reciproca….dei partecipanti il suo punto fondante.

Vorrei esplicitare inoltre le motivazioni della mia scelta universitaria  e  tratteggiare le implicazioni formative della materia che ho scelto di insegnare e che oggi ci fa incontrare.

Consideratemi una compagna di viaggio dentro l’avventura della ricerca che compiremo insieme, una compagna più matura che vi offre la sua esperienza  per darvi qualche dritta dentro il percorso di conoscenza che ci aspetta.

Non tutti abbiamo la stessa predisposizione all’apprendimento delle stesse materie di studio, dal momento che la nostra situazione attuale è data dallo sviluppo di un patrimonio genetico e culturale che si sono avviluppati agli eventi fondamentali della nostra vita anche indipendentemente dalla nostra volontà.

Desidero pertanto non dare spazio a  categorie di giudizio che siano a beneficio dei privilegiati  (quelli che fra noi non hanno avuto “incidenti di percorso”  per intenderci) e a danno dei più svantaggiati.

Ciò che ci può eguagliare nel merito,  e’ dunque  lo stesso impegno e lo stesso interesse e la stessa  assunzione di responsabilità  verso il lavoro che ci viene affidato.

Recarci ogni mattina , in questo luogo , e’ oggetto di sforzi personali da parte di tutti noi…

Siamo liberi di  vanificare questo sacrificio attivando operazioni più o meno dissociate dagli obiettivi comuni oppure essere fedeli ad un  progetto condiviso che andiamo via, via componendo…

Io, spero vivamente che la vostra scelta vada verso quelle forme  che vi faranno  scoprire  quanto sia incentivante e arricchente vivere la nostra esperienza di studio e di lavoro in un clima di solidarietà di intenti dunque in sinergia.

Esiste una modalità, suffragata dalla psicologia, che, più di qualsiasi altra, dispone e apre alla fertilità comunicativa, al fare-comune ed è il ...mettersi in cerchio: “Quando gli uomini si devono mettere d'accordo, formano un cerchio quasi per una legge segreta".

In cerchio ci si afferma con pari dignità, si converge verso un obiettivo comune, si abbraccia e tutela il patrimonio condiviso, si retrocede per essere più accoglienti, è ininfluente il posto che sioccupa.

Mettersi in cerchio vuol dire saper perdere la propria centralità, essere aperti ai valori di cui ciascuno è portatore, accettare l'altro senza condizioni.

Il cerchio non ha inizio e non ha fine, comincia e termina dappertutto, ricurvo in sé stesso è una figura sincera, forte, concorde.

E’ una metafora accattivante…….

Possiamo anche  scrivere le nostre “desiderata”  rispetto l’anno di scuola che si annuncia.

Le leggeremo insieme e sarà un compito per ciascuno di noi, quanto e come….tenerne conto.

Fantasia da “Attimo fuggente”????

Carl Rogers , e’ stato un precursore in materia e  le sue teorie sull’apprendimento fissano  discriminanti che dovrebbero fornire il vademecum di tutti quegli insegnanti che si adoperano ad  “educare” e non  ad “istruire”.

Ricordiamo a questo proposito una sua singolare provocazione : “ Perché accade , nella scuola,  che i docenti che “sanno” interrogano gli alunni che” non sanno” ?? Non sarebbe più proficuo che fossero gli alunni che "non sanno" a rivolgere domande ai docenti che sanno ?????.

Verona 23 gennaio 2001