I Maestri

"Un grande maestro appare una volta ogni tanto. Possono passare parecchi secoli senza che se ne presenti uno. Lo si riconosce dalla sua vita. Prima vive e poi dice agli altri come possono vivere nella stessa maniera." (S. Radhakrishnam)

Nino Caponnetto

 


 

Il primo contatto con Nino Caponnetto è stato per iscritto.
Eravamo al Convegno di Filaga e gli mandammo a Firenze, gli auguri di compleanno attraverso un semplice quadernetto.
Tante frasi stilate all’impronta…una dopo l’altra.
Io lo ringraziai per quel suo prodigarsi nelle scuole d’Italia, per essere un "testimone attendibile" di cui avevamo tutti molto bisogno.
Poi il primo incontro…troppo divertente, ad una delle assemblee della Rete.
Eravamo in due file che andavano in senso opposto, ci incrociammo e lui salutandomi mi disse …"Ma dammi del tu!!!!"
E io : "Lei sta fresco che "io" …..dia del " tu" a "Lei" ! " e ci mettemmo a ridere mentre le due file ci trascinavano in senso contrario.
Poi fu invitato ad una serie di incontri nel Veneto e quando vidi il programma mi sentii un po’ male.
Gli mandai un fax , mettendo a disposizione la mia cucina e la mia casa per riposare fra un intervento e l’altro.
Mi rispose: "Accetto, sarò a pranzo da te con i quattro componenti della mia scorta".
Lui si è sempre preoccupato di sistemare…innanzitutto la sua "scorta".
Quando arrivò nel vialetto, con un sorriso dolcissimo, mi disse: " Dio ti ha illuminata…nel porgermi questo invito, ne avevo un assoluto bisogno!"" Invece è "lui", Nino Capponnetto che ha una "luce" addosso che io - in vita mia - ho visto assai raramente.

Nadia Scardeoni


 

NEL PRESENTE A TEMPO PIENO
Una vita senza rimpianti
Il rapporto con i giovani, la scuola, l'amicizia, i valori nell'esperienza del fondatore del Pool antimafia.

Intervista a Nino Caponnetto
di Nadia Scardeoni Palumbo
(per gentile concessione di École)

I giovani non sono una categoria a parte, né sono tutti uguali, nascono e crescono in contesti culturali diversi e, a volte, molto distanti. Tu ne incontri? Che spazio hanno nella tua vita? Quali sono le tue percezioni del travaglio che essi affrontano per raggiungere la loro autonomia esistenziale?

Sono molto vicino ai giovani e i motivi sono ben noti. Tre anni fa ho fatto la scelta di passare il resto della mia vita, breve o lunga che fosse, accanto a loro, per crescere insieme a loro, non ho ancora finito di crescere.

Vivo quindi i loro problemi, le loro ansie, le loro delusioni, vivo le loro speranze e il loro disagio soprattutto.

E in questi ultimi tempi avverto molto disagio in loro, però avverto anche una capacità immensa di credere in qualcosa, di sperare.

E' questo che io noto nei giovani d'oggi, questa voglia di rimanere aggregati a degli ideali, alla speranza di costruire, questo e' il dato unificante che colgo in loro.

Può' sembrare un discorso forse troppo facile, forse troppo ottimista ma io la vivo così la mia esperienza esaltante accanto a loro e, per questo, io credo in loro come grande momento di riscatto.

Quando li incontri ripensi a te stesso, alla tua formazione personale? Cosa emerge da questo confronto?

No. E' un paragone che non riesco a fare, forse perché sono passati troppi anni e allora penso che non e' per questa strada che potrei capire i loro problemi. Cerco soltanto di offrire loro un punto di riferimento sicuro. I giovani non hanno bisogno di molte parole, hanno solo bisogno di pochi punti fermi, di pochi esempi, di poche testimonianze di cui potersi fidare. Loro hanno questa capacità incredibile di capire la sincerità della testimonianza che hanno davanti, di capire se è fasulla o se è una testimonianza cui affidarsi e, in questo caso, rispondono in modo meraviglioso.

Ci sono state persone o avvenimenti che hanno influito in maniera determinante nelle tue scelte? E quali sono oggi le esperienze, le memorie che più stabilmente rinforzano le scelte sulle quali hai giocato la tua vita.

E' una domanda troppo ampia per me perché mi induce a spaziare su una vita di 75 anni....nella mia vita ci sono stati tanti momenti tutti diversi, tante scelte, tutte difficili, che mi sono trovato a dover prendere da solo, quasi sempre, nella mia vita di magistrato fino alla scelta, una volta a riposo, di non fare il pensionato ma di girare le scuole d'Italia e parlare ai giovani.

Hai dei desideri da esprimere per i giovani d'oggi? Cosa vorresti fosse fatto per loro, di fondamentale, dalla "comunità educativa" per offrire maggiori garanzie di futuro?

Vorrei che la scuola diventasse veramente quella che io sogno, quella che prima di me sognava don Lorenzo Milani, l'umile parroco di Barbiana: vorrei che la scuola fosse veramente il luogo dell'educazione, della riflessione, della maturazione, il momento formativo più' qualificato, questo vorrei che diventasse la scuola.

Non più un luogo dove si accumulano, più o meno ordinatamente, delle nozioni che possono servire o non servire nella vita ma dove si scoprono veramente i grandi valori; vorrei che l'insegnamento della storia, per esempio, comprendesse gli ultimi cinquant'anni della nostra storia, perché nessuno deve ignorare come è nata questa nostra Costituzione, tutto questo io vorrei fosse insegnato ai giovani.

E invece vedo che in questo c'è ancora molta trascuratezza anche se ci sono insegnanti che io ammiro, che stanno facendo sforzi meravigliosi.

Capiscono il valore di un certo modo di fare scuola, capiscono soprattutto l'importanza di una scuola a tempo pieno; io penso che la scuola oggi possa acquisire valore solo se la si concepisce a tempo pieno, punto di riferimento costante per gli alunni, nell'arco dell'intera giornata per impedire che molti di loro siano abbandonati a se stessi, alla propria solitudine o peggio ancora alla violenza di certi programmi televisivi. Ecco perché bisogna concepire la scuola come luogo aperto in cui gli insegnanti sappiano e siano in grado, naturalmente meglio retribuiti e con una considerazione sociale più' elevata, di aiutarli a crescere e soprattutto sappiano crescere insieme a loro.

EREDITA' MORALE

Questi giovani sono tuoi eredi, cosa vuoi lasciare loro in eredità?

Vorrei che ereditassero, e non da me ma da due persone che l'hanno incarnato fino in fondo, da Giovanni e da Paolo (G.Falcone e P:Borsellino), il senso religioso della vita, il loro senso religioso del lavoro, valore che oggi si sta disperdendo, il lavoro come qualcosa di nobile per cui "spendersi".

Oggi lo stato fa veramente poco per appagare questa aspirazione dei giovani ed è, lo so, uno dei nodi cruciali, ma credo che la stessa lotta contro la criminalità organizzata debba essere indirizzata su queste due linee prioritarie: la riforma della scuola e la riforma del lavoro che risolva il problema dell'occupazione.

Io credo che se non si affrontano seriamente questi due problemi anche l'opera della magistratura, l'opera della polizia giudiziaria, pur così necessarie, pur così meritorie, resteranno senza sbocchi positivi.

Parliamo di sentimenti? Cos'è per te la solidarietà?

La solidarietà' .....la definisce l'art.2 della Costituzione dovuto alla penna di don Dossetti. E' dal suo animo, è dal suo cuore che è scaturito quel bellissimo articolo due che dà l'impronta a tutta la nostra Costituzione, una costituzione personalistica e solidaristica.

La solidarietà è la capacità di tendersi, di piegarsi ad ascoltare coloro che il Vangelo chiama gli "ultimi", gli umili.

Capacità di piegarsi alle loro sofferenze, è capacità di dividere con il prossimo, e questo è forse ancora più difficile, le gioie.

E' la capacità di trasferirci, di vedere se stessi in ognuno dei diversi, in ognuno di coloro che ci stanno vicino, questa è per me la solidarietà.

L'amicizia?

Un valore fondamentale che poche volte ho visto realizzato. Si sta perdendo, e non so perché. Non posso dimenticare le parole che Paolo Borsellino usò in una intervista quando gli fu chiesto se fra i componenti del pool vi fosse amicizia o solo vincolo di lavoro occasionale. Ricordo ancora il suo stupore e il suo sorriso quasi ironico mentre diceva: " Ma a lei pare possibile che si potesse ottenere tanti risultati e in così breve tempo senza che fra noi ci fosse stato qualcosa che ci legasse, senza il dono di una profonda amicizia?".

E l'amore?

L'amore è qualcosa senza cui la vita non ha veramente significato. Dico l'amore in senso lato, l'amore verso il prossimo, verso la natura, verso tutte le espressioni del creato, l'amore sul piano personale.

Il peggiore difetto dell'uomo?

L'ipocrisia, perché presuppone mancanza di amore, viltà, scarso rispetto degli altri. Ecco credo che l'ipocrisia assommi tutti i peggiori difetti dell'uomo.

I GIOVANI SCRIVONO

Hai un amico?

Ho tanti amici, ovunque vado, in qualunque città, mi sento circondato da amici.

Non un amico particolare che puoi frequentare stabilmente, perché la mia vita è molto solitaria, nel senso che si apre e si chiude nell'ambito della famiglia, ma ci sono tante famiglie oltre la mia e una schiera innumerevole di giovani con i quali mi trattengo, con i quali parlo, di cui conosco i desideri e le speranze, che mi scrivono lettere che conservo gelosamente. Un giorno, prima di chiudere gli occhi, vorrei pubblicarle prece' vorrei che tutti si convincessero che questa è una gioventù meravigliosa nella quale bisogna avere fiducia.

Hai un rimpianto?

Ho un solo rimpianto: quello di non aver stracciato, a suo tempo, su insistenza di Giovanni (Falcone) il telegramma con il quale revocavo il mio trasferimento da Palermo a Firenze:

Giovanni Falcone per una sua forma di ingenuità si fidava troppo delle persone e confidava di succedermi dopo il trasferimento a Firenze mentre io sapevo che la lotta per la successione all'interno del Consiglio Superiore della Magistratura sarebbe stata dura e che avrebbe avuto contro tutti coloro che poi hanno amareggiato gli ultimi anni della sua esistenza.

Che cosa e' la solitudine?

La solitudine e' una condizione che accompagna l'uomo sempre.

E' inevitabile, non si può' sfuggire alla solitudine, l'essenziale è saperla affrontare, saper trovare degli antidoti, saper trovare punti fermi di riferimento che possono accompagnarci tutti i giorni, nei quali poter trovare conforto nei momenti di abbandono, nei quali poter trovare speranza nei momenti di disperazione.

Hai trovato cose per le quali vale la pena di vivere?

Si, credo di si. Le ho trovate. Me le hanno insegnate Giovanni e Paolo. Mi hanno insegnato quali sono i valori autentici. Ecco, di questo sono debitore. La mia è stata un'esistenza normale tutto sommato, nella quale ho avuto una fortuna della quale sono grato. Io mi ritengo uno degli uomini più fortunati del mondo e non solo per questa splendida vecchiaia che vivo accanto e insieme ai giovani, crescendo insieme a loro, ma soprattutto perché ho avuto la possibilità di conoscere questi due uomini eccezionali. Ecco vivere quattro anni e mezzo con loro in condizioni estremamente difficili ma con una speranza che si rinnovava di ora in ora, che era più forte di tutti gli ostacoli, uniti dagli stessi ideali, ecco questi quattro anni sono stati per me un'esperienza incredibile, perché ho appreso da "loro" che ci sono valori nella vita per i quali si può anche non dare importanza alla morte.

ottobre 1995


Atti del convegno
SCUOLA E DEMOCRAZIA
Firenze 13 marzo 1994

ALTA INCIVILTA’
(Sintesi dell'intervento di Antonino Caponnetto)

Nel mondo della scuola si tratta di colmare un ritardo di decenni. Un ritardo aggravato dai recenti provvedimenti governativi. Va ribadito il diritto allo studio sancito dalla Costituzione ed e' un compito del nuovo parlamento: assumere il sapere come una risorsa del paese che passa attraverso la scelta di abbandonare il concetto di scuola selettiva, e applicare finalmente la riforma nella scuola superiore. Anche in questo senso mi sembra più valida l'espressione: "I care" che sottintende tutto il significato profondo dell'insegnamento di Don Milani. Per questo penso che sarebbe emozionante tenere a Barbiana un convegno

sulla scuola. Io ringrazio Grimaldi (NdR: Aurelio Grimaldi , autore di "Mary per sempre") per aver espresso alcune riserve sulla proposta di alzare l'obbligo della scuola a 16 anni.

Nel Meridione vi e' una fascia dell'evasione dell'obbligo particolarmente elevata e ci sono tanti che si dedicano a recuperare i ragazzi che evadono la fascia dell'obbligo.

Si allargherebbe infatti la forbice tra chi potrebbe continuare negli studi e chi invece... non potrebbe.

Occorre riassegnare alla scuola il ruolo primario di socializzazione e di formazione.

E' un ruolo sostanziale, soprattutto dove la criminalità ha il sopravvento.

La mafia teme più la scuola della giustizia. L'istruzione toglie erba sotto i piedi della cultura mafiosa. Evitiamo che la scuola sia un mondo chiuso, e in questo senso vanno fatti

molti passi avanti. L'insegnamento dell'educazione civica nella scuola è poi un passo centrale, ma si tratta di un insegnamento che non sembra essere mai partito.

Solo un anno fa una circolare segnalava la necessità di introdurre nelle scuole l'insegnamento del culto della legalità.

Si tratta del rispetto della persona umana, dei diritti di cittadinanza. Il Ministro finalmente se ne e' accorto con trent'anni di ritardo, ma è già un passo avanti.

Anche su questo piano occorre uno sforzo ulteriore…ad esempio occorre aprire la scuola al territorio circostante, alle realtà sociali, di volontariato di impegno.

Sono per un pieno sostegno alla scuola pubblica.

La scuola pubblica deve essere sostenuta assicurando autonomia didattica, il pluralismo culturale e l'anticonfessionalità dell'insegnamento.

C'è il rischio di impiegatizzazione del docente: Vorrebbe dire tradirne il ruolo formativo.

La scuola media deve tendere alla formazione del cittadino, a fare in modo che lo studente, terminato il suo cursus esca con un corredo di nozioni sulla società in cui deve entrare che gli consenta di inserirsi nella polis.

Nel campo dell'Università occorre assicurare servizi sufficienti, necessari per gli studenti.

Assicurare abitazioni decorose, assicurare l'accesso a tutti con facilitazioni economiche anche per quanto riguarda i libri e i mezzi di trasporto.

E' inutile sottolineare l'esigenza che alla ricerca siano destinate più risorse.

Il grado di civiltà di una nazione si misura sugli stanziamenti dedicati all'istruzione e alla giustizia.

Siamo agli ultimi gradini dell'Europa per questo e dunque raggiungiamo un grado di "alta inciviltà".


 

APPELLO

"Questa stagione del tifo per noi sembrò durare poco perché ben presto sopravvennero il fastidio e l’insofferenza…insofferenza alle indagini…insofferenza che finì per provocare ed ottenere, purtroppo, provvedimenti legislativi che fondati su un’ubriacatura di garantismo ostacolarono gravemente la repressione di Cosa Nostra e fornirono un alibi a chi, dolosamente o colposamente, di lotta alla mafia, non ha mai voluto occuparsene….."

Palermo 23 giugno 1992

Paolo Borsellino

 

La storia si ripete

Oggi, come allora, si registra un’involuzione nella lotta alla mafia:

La magistratura viene delegittimata ed isolata, la normativa svilita del suo rigore, da un 41bis sostanzialmente riveduto e corretto, alla modifica del 513, oggi anche retroattivo, per cui si teme la vanificazione di indagini e processi, la prescrizione dei reati e l’annullamento delle condanne; i tempi dei processi si allungano all’infinito e i boss mafiosi tornano in libertà per decorrenza dei termini di custodia; i corpi speciali rischiano di essere smantellati…….

Vogliamo che tutto questo cessi

Rivendichiamo il diritto alla verità, a una giustizia celere ed efficiente che non può prescindere dall’adozione di idonee misure legislative, strutturali ed organizzative che rafforzino l’azione di contrasto alla criminalità.

Esprimiamo la nostra ferma opposizione all’amnistia per i reati di corruzione e condanniamo il linciaggio morale nei confronti di magistrati esposti ed impegnati nel cammino della legalità.

Riteniamo assurda e lesiva del rispetto delle regole costituzionali e democratiche qualsiasi indagine parlamentare volta ad interferire, comunque, nel lavoro svolto dalla magistratura.

Per non tornare indietro

Per non vanificare il sacrificio delle vittime della mafia

Chiediamo al Governo e al Parlamento Italiano

Rigore ed impegno nella lotta alle mafie e al malaffare;

Dignità e rispetto per l’istituzione "giustizia";

La salvaguardia dell’indipendenza della magistratura;

L’approvazione di un testo unico della normativa antimafia;

La conclusione tempestiva dei processi e delle indagini;

L’assegnazione di uomini, mezzi e risorse ai "Tribunali di trincea" ed il relativo ampliamento degli organici giudiziari.

Reggio Calabria costituisce il caso per eccellenza:

Salvatore Boemi ha restituito la delega di coordinatore della DDA, dopo avere chiesto ripetutamente e invano l’aumento dell’organico. Oggi la Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio è al collasso e la giustizia è disarmata.

Per non consegnare questa città e la sua provincia alla criminalità organizzata

Chiediamo la destinazione di un congruo numero di magistrati alla DDA di Reggio Calabria per restituire a questo ufficio l’efficacia delle sue funzioni.

Palermo, 19 luglio 1998

Rita Borsellino, Antonino Caponnetto, don Luigi Ciotti, Adriana Musella, Fulvio Vassallo Paleologo.

Aderisce all’appello l’Associazione antimafia "Rita Atria"


 

RIFERIMENTI



Sariano, estate 94
da sinistra: Nino Caponnetto, Nando Dalla Chiesa, Nadia Scardeoni,
Luciano Violante.



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