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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
Direttore responsabile: Dario Cillo

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Ecumenismo: da GRAZ a STRASBURGO
 "il figlio dell'uomo non ha un cuscino dove posare il capo" 

dossier
a cura di Nadia Scardeoni
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Riconciliazione: terra promessa, terra sconosciuta
di Nadia Scardeoni 

"Davanti a Dio la riconciliazione è possibile solo quando passa attraverso il nostro prossimo: la riconciliazione è un rapporto a tre".
La provocazione del pastore della chiesa valdese, Paolo Ricca , ha subito varcato i limiti della pacata esposizione esegetica per obbligarci dentro una traccia, un cammino libero da equivoci: la relazione, il dialogo diretto, il dialogo a tre sono il fondamento della riconciliazione, unica via per integrare l'incarnazione dell'Uomo a sé stessi, all'altro, a Dio.
Ricca ha fornito così gli zaini per Graz, di preziosi strumenti di viaggio, ordinandoli sul tavolo delle conferenze, e con un gesto di vera conciliazione: ci ha perdonati.
Ci ha perdonati per il dolore, per l'esclusione, per le disparità, per le ferite che le chiese protestanti hanno subito nel tempo, dentro le loro storie di donne e di uomini in cammino verso Dio.
Infatti, quando la logica di Cristo si fa stringente, non occorrono grandi inviti, virtuosi ghirigori per delineare i nessi, le strutture portanti della "casa comune".
I materiali di costruzione, sono disseminati nelle storie interiori delle donne e degli uomini fedeli ad un Dio che non ha dimora stabile se non il cuoredell'uomo stesso:

                                       "il figlio dell'uomo non ha un cuscino dove posare il capo"
                                              "non potreste vegliare un'ora con me?"

Per rintracciarli occorre dimenticare gli arredi della casa di origine e della casa madre e costruire opzioni sincere verso ciò che è sostanzialmente efficace per edificare il luogo dell'incontro.

I percorsi sono infiniti così come infiniti sono gli sguardi e i cieli.

Così come infinite sono le asperità del terreno oggi, quando le nostre ali sono ancora così pesanti.
Ma il tempo non ci è più amico; troppe brutture, troppe violenze ci hanno ridotto il cuore in frammenti, ci stanno dicendo che è giusto, doveroso, non più procrastinabile il gesto della riconciliazione.
Da dove cominciare?
Inutile cercare sugli scaffali, fra i sacri testi non c'è una teologia della riconciliazione.
Né possiamo assolverci, andando di buon'ora, a confessare diligentemente, il nostro travisamento quotidiano dell'amore e dell'amicizia; anche le buone intenzioni purtroppo non bastano più.
Occorre agire.
Occorre agire nei tre possibili aspetti della Riconciliazione: "Riconciliazione della memoria, delle chiese, dei nemici".
La memoria custodisce tutte le nostre ferite, con tutti gli errori e gli orrori nostri ed altrui.
La memoria va allora liberata: "tutti i tagli della nostra storia devono essere portati alla luce, tutti i demoni fatti uscire per essere esorcizzati". Ma occorre ricordare insieme: "solo la vittima può perdonare il carnefice" e " solo dopo una lettura comune, si può costruire una storia comune".
Le chiese si sono prodigate nella riconciliazione all'interno delle loro confessioni ma ciò che più manca è il confronto nella parità, l'accoglienza reciproca, la comune professione di fede.
Occorre togliere le scomuniche, celebrare l'ospitalità eucaristica perché "siamo tutti ospiti dello stesso Cristo."
Riconciliarci con i nemici, infine, ci inchioda.

Occorre alzare un nuovo sguardo capace di scorgere l'altro nella sua vicenda umana, capace di cogliere la sua amabilità, la sua bellezza: "noi siamo belli, perché Dio ci ama".
Occorre allora saper cogliere la bellezza delle nostre diversità, la necessità e la bellezza di essere uniti nella diversità.
Occorre riscrivere ecumenicamente la storia delle chiese per raggiungere l'unità attraverso la ricchezza dei percorsi e la serenità dei confronti.

Una vasta e profonda provocazione per la resurrezione del "cristiano inedito", quello dal "bagaglio leggero".
Il vademecum per Graz è pronto.
giovedì 23 gennaio 1997

(per gentile concessione di "QUALEVITA")

da interlinea in Cronache e Riflessioni
http://www.edscuola.com/archivio/interlinea/cronache.html 
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http://www.gesuiti.it/popoli/anno1997/06/ed199706.htm 

stralci
Un appuntamento importante aspetta le Chiese cristiane d'Europa alla fine di questo mese di giugno: la seconda Assemblea ecumenica di Graz, in  Austria: si prevedono ottomila partecipanti, di cui 700 delegati ufficiali. Il tema all'ordine del giorno è: La riconciliazione, dono di Dio e sorgente di vita nuova. Esso verrà analizzato nei suoi vari aspetti da numerose personalità ecclesiastiche e laiche appartenenti alle differenti Chiese cristiane. L'Assemblea, infatti, è organizzata congiuntamente dal KEK, la Conferenza delle Chiese Europee (un organismo che comprende oltre 115 denominazioni cristiane non cattoliche, di tradizione ortodossa, anglicana e protestante) e dal CCEE, il Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee (un organismo auspicato dal Concilio e costituito formalmente nel 1971, che svolge la sua attività di servizio e di collegamento tra le Conferenze episcopali cattoliche del nostro continente).
L'Assemblea di Graz è l'ideale continuazione di quella di Basilea del maggio 1989. La riflessione di allora era su Pace nella giustizia........

..Il card. Martini, arcivescovo di Milano, che ne fu il principale organizzatore e che insieme al metropolita Alessio di Leningrado (oggi patriarca di Mosca e di tutte le Russie) ne presiedette i lavori, precisava allora che attraverso questo tema "che richiama direttamente il problema dell'ambiente, ci si vuole lasciare interrogare alla luce del Vangelo di Cristo, che è il Vangelo della pace, e si vuole lanciare a tutte le Chiese un chiaro appello alla responsabilità.
Senza dimenticare le dimensioni sociali, economiche e politiche che vi sono implicate, secondo una tipica angolazione teologica ed ecclesiale, vorremmo innanzi tutto riuscire ad individuare il cammino concreto per una nostra conversione coraggiosa, a trovare i modi per ripresentare il nostro messaggio e la nostra testimonianza e per offrire il nostro contributo a una riflessione etica rinnovata, oltre a porre un gesto capace di sensibilizzare cristiani e non cristiani sui temi della pace e della giustizia, riscoprendo la responsabilità che al riguardo l'Europa ha nei confronti del mondo". A Basilea, per la prima volta nella storia si è celebrata un'assise molto numerosa di tutti i cristiani europei.

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http://www.cdt.ch/magazinearch/121307/magazine/uniti2.htm 
stralci

...........Ai vertici delle chiese cristiane l'ecumenismo appare difficile (come dimostra il mancato  incontro fra il Papa e il patriarca ortodosso  russo Alessio II) che cosa succede a livello della base delle chiese?
...... Credo che nella base la gente non avverta più del tutto le differenze su cui disquisiscono i  vertici. Il cristiano semplice e che vive un certo rapporto con la sua chiesa dà importanza alle  verità fondamentali e non si perde su quelle minori.

 Stando così le cose il problema resta quello  del dialogo fra base e vertice delle chiese.

 Questo è il grosso problema: cercare di superare il distacco sempre crescente fra le posizioni ufficiali sostenute e la base. Il  problema è stato sollevato a Graz, anche se
 non ci sono raccomandazioni particolari nel documento finale su questo punto.

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http://www.fub.it/telema/TELEMA11/Ravasi11.html 

........"Nelle fedi che si moltiplicano c'è una domanda di comunione La religiosità mediatica si esprime attraverso liturgie più rischiose di quelle tradizionali. E favorisce la proliferazione di culti molto spesso inqualificabili o addirittura pericolosi. Ma il dialogo spirituale telematico risponde anche a un bisogno di amore.
La globalizzazione apre l'umanità a progetti comuni."

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http://www.we-are-church.org/it/attual/Genre.html 

...........Un buon punto di partenza per la riflessione sulle prospettive della nostra testimonianza e' costituito dal documento discusso dall'Assemblea/Sinodo  sul tema "Dire la salvezza alle donne e agli uomini del nostro tempo": e' un testo che parla sostanzialmente della nostra ricerca di fede e anche della nostra inquietudine, come credenti in ricerca, nell'ambito della struttura complessa della societa' di oggi.
    Credo che il punto cardine di questo documento si trovi nel riconoscimento che il senso profondo della nostra esistenza dimora in una Parola che e' esterna a noi, che non ci appartiene e non possiamo gestire. Non risiede in noi stessi, il senso delle nostre esistenze - per quanto la nostra ricerca personale di senso debba avere spazio -, ma in una Parola che ci raggiunge dall'esterno: questo e' un annuncio fondamentale per noi protestanti, che credo dobbiamo continuare ad offrire, anche nel contesto attuale. Non vi e' parola umana che possa fondare il nostro agire e pensare, la Parola di Dio e' esigente, non offre risposte facili, anzi ci chiama ad essere qualcosa di diverso da cio' che siamo "per natura".........

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http://www.we-are-church.org/it/attual/Long.Charta.html 
Gli evangelici sulla Charta Oecumenica

...........L'Italia e' certo uno di quei paesi in cui l'ecumenismo non e' l'interesse  fondamentale delle chiese. La chiesa cattolica - ce lo siamo sentiti ribadire anche in coincidenza con l'incontro di Strasburgo - continua a ritenere di rappresentare piu' del 99 per cento dei cittadini italiani e che quindi il dialogo con le altre chiese cristiane conti poco.
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http://www.we-are-church.org/it/attual/Charta.NSC.def.html

LA CHARTA OECUMENICA: CHE FARE?

...........La Charta Oecumenica "descrive fondamentali compiti ecumenici e ne fa derivare una serie di linee guida e di impegni.
Essa deve promuovere, a tutti i livelli della vita delle Chiese, una cultura ecumenica del dialogo e della collaborazione e creare a tal fine un criterio vincolante.
Essa non riveste tuttavia alcun carattere dogmatico-magisteriale o giuridico-ecclesiale.
La sua normatività consiste piuttosto nell'auto-obbligazione da parte delle Chiese e delle organizzazioni ecumeniche europee. Queste possono, sulla
base di questo testo, formulare nel loro contesto proprie integrazioni e orientamenti comuni che tengano concretamente conto delle proprie specifiche sfide e dei doveri che ne scaturiscono" (Introduzione).*

http://www.gesuiti.it/popoli/anno2000/08/ar000808.htm 
La Carta Ecumenica europea

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STRASBURGO

http://spazioweb.inwind.it/gris_cerignola/ecu/ecu5.htm 

La terza Assemblea Ecumenica Europea si è tenuta dal 19 al 22 aprile 2001 a Strasburgo (Francia), per iniziativa del Consiglio delle 34 Conferenze Episcopali  Europee (Ccee) e della Conferenza delle Chiese Europee (Kek), che raggruppa 124 Chiese tra ortodosse, riformate, anglicane, libere e vecchio-cattoliche dell'Europa.
Alla manifestazione, sul tema «Io sono con voi», hanno partecipato cento tra leader e delegati delle Chiese e cento giovani delle varie confessioni cristiane. Le altre due Assemblee precedenti si sono svolte rispettivamente a Basilea (Svizzera) nel 1989 e a Graz (Austria) nel 1997.
Proprio dall'assemblea di Graz era partito l'invito a realizzare una Carta ecumenica che impegnasse le Chiese su alcuni punti. Così il 22 aprile, a Strasburgo, città simbolo - sede del Parlamento europeo, del Consiglio d'Europa e dell'Alta Corte per i diritti umani -, si è arrivati a un documento base, che il metropolita Jérémie per la Kek e il cardinale Miloslav Vlk per il Ccee hanno firmato nella chiesa luterana di Saint Thomas.
Nella città alsaziana, però, non si respirava l'ottimismo di Basilea o l'entusiasmo del popolo di Graz, ma il disagio di questa stagione ecumenica.

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http://www.we-are-church.org/it/attual/Vescovi-guerra.htm 
Ibiúna, San Paolo, 15/ 22 ottobre del 2001

Noi firmatari, vescovi e pastori evangelici e cattolici del Brasile e di altri Paesi dell'America Latina, riuniti per delle giornate di studio, riflessione e preghiera, ad Ibiúna, San Paolo, dal 15 al 22 ottobre del 2001, abbiamo deciso di esprimere la nostra angoscia e  preoccupazione di fronte all'attuale situazione internazionale.
Condanniamo ogni e qualsiasi atto terroristico, come quelli dell'11 settembre scorso che hanno suscitato rifiuto e costernazione universali per la loro follia e per le migliaia di vittime che hanno provocato, anche tra i gruppi di soccorso. Si è udito, da ogni parte, un grande clamore per la giustizia seguito da gesti di compassione e solidarietà con le vittime e i loro familiari. Per altro lato, l'indebita trasformazione di questa richiesta di giustizia in atti di vendetta e di rappresaglia, con bombardamenti aerei    contro l'Afghanistan, è ugualmente terrorismo, praticato, ora, da governi che si presentano come democratici, civili e cristiani.
I bombardamenti stanno provocando innumerevoli vittime innocenti, compresi donne, bambini e anziani, la distruzione dell'infrastruttura, l'aumento della fame e della disperazione, l'aggravamento della situazione sanitaria, gettando sulla strada milioni di rifugiati. Si è incentivata, deliberatamente, una recrudescenza della guerra civile tra fazioni politiche rivali, con rinnovate sofferenze per la popolazione. Oggi il clamore per la giustizia è accompagnato da un crescente grido per la pace che si esprime in ripetute proteste e marce contro la guerra, in manifesti e celebrazioni ecumeniche e interreligiose a favore della pace.
Ci uniamo a tutte queste persone e istituzioni religiose e civili e alle nostre comunità, per proporre, alla luce della Parola di Dio e di questo anelito profondo dei nostri popoli, un rinnovato impegno per la giustizia e il dialogo, la solidarietà e la pace.

"Il frutto della giustizia è la pace" (Is 32.7)
La prolungata indifferenza internazionale di fronte a situazioni di disumana miseria che colpiscono una parte maggioritaria e crescente della popolazione mondiale sta lasciando una scia di sofferenza e di morte in tutto il mondo e sta generando risentimenti e rivolte contro i pochi Paesi che impongono questo nuovo ordine internazionale e ne godono i frutti, con l'appoggio di organismi internazionali e delle loro politiche di aggiustamento economico. Queste politiche neoliberiste stanno provocando disastri economici e finanziari in molti Paesi piegati sotto il peso di un debito estero impagabile o colpiti da bruschi movimenti e attacchi alle monete locali da parte del capitale speculativo.
Si assiste al ritorno, nei Paesi poveri, di malattie ed epidemie come il colera, la tubercolosi, la febbre gialla, la malaria, che sembravano sotto controllo, e la nascita di pandemie, come quella dell'Aids, che devastano continenti interi.
Dietro quasi tutte le guerre attuali, si muovono gli interessi delle industrie belliche e la disputa per il dominio dei mercati e per il controllo delle risorse naturali strategiche, come il petrolio e il gas.
Senza il superamento delle tensioni provocate dall'esclusione e dall'emarginazione delle grandi maggioranze; senza l'impegno concertato e sincero per diminuire le disuguaglianze internazionali, per eliminare la fame, il razzismo, la discriminazione contro le donne e le minoranze etniche e religiose, per cancellare o ridurre il debito dei Paesi poveri e per limitare la distruzione e i danni ambientali, difficilmente saranno generate condizioni per una pace duratura.
"Mai più guerra! Mai più guerra! È la pace che deve guidare il destino di tutta l'umanità. Se volete essere fratelli, lasciate cadere le armi dalle vostre mani!", è stato il grido di Paolo VI, il 4 ottobre del 1965, di fronte all'Assemblea dell'Onu, a New York, oggi ferita dagli attentati.
Persone e Paesi che hanno sofferto gli orrori e la follia della guerra senza limiti di qualunque tipo e che si è consumata nell'olocausto nucleare di Hiroshima e Nagasaki, possono unirsi alla voce e alla testimonianza di saggi e pastori, come il Mahatma Ghandi, Martin Luther King e Oscar Romero, martiri della giustizia e della pace, che hanno vissuto la nonviolenza attiva come atteggiamento spirituale e politico.
Di fronte alle moderne armi di distruzione di massa e alla guerra nucleare, chimica o biologica, che mettono a rischio la sopravvivenza del pianeta terra e della stessa umanità, non si può non ricordare la condanna etica pronunciata senza esitazione da Giovanni XXIII nella Pacem in Terris: "... Non è più possibile pensare che in questa nostra era atomica la guerra sia un mezzo adatto
a risarcire i diritti violati" (n. 127).

A coloro che oggi intendono giustificare la guerra, ricordiamo la ferma parola del Concilio: "Qualunque azione bellica che miri alla distruzione indiscriminata di città intere o di vaste regioni con i loro abitanti è un crimine contro Dio e contro lo stesso uomo, da condannare con fermezza e senza esitazioni" (GS n. 479).

Quello che si sta spendendo nell'attuale operazione militare contro l'Afghanistan sarebbe sufficiente a eliminare in questa nazione e in molte altre la fame, la miseria e la distruzione a cui sono sottoposte, inaugurando relazioni di rispetto e di cooperazione, di aiuto e solidarietà e non aggravando sofferenze e piantando nuovi semi di odio e di incomprensione.
L'unico cammino di pace è quello del superamento delle ingiustizie e delle divergenze, nel quadro di un dialogo supervisionato da legittime istanze politiche e giuridiche internazionali, che dovrebbero essere maggiormente rispettate e rafforzate, come l'Onu e il Tribunale Internazionale dell'Aia, dove i sospettati di crimini di guerra o di terrorismo devono essere condotti, giudicati e puniti, se vengono trovati colpevoli.
Guerra e vendetta intraprese contro un'altra nazione sovrana, praticamente indifesa, in maniera unilaterale e imperialista, da uno o più Paesi, che sono allo stesso tempo parte in causa e giudici, distruggono le basi della convivenza internazionale e instaurano la legge della foresta e del più forte, eliminando le garanzie del diritto.
Una delle prime vittime della guerra è la verità. Le guerre moderne sono ingaggiate nei campi di battaglia, ma anche e soprattutto nei mezzi i comunicazione sociale. La menzogna e la manipolazione della verità, la demonizzazione dell'avversario e l'intossicazione della popolazione con desideri di vendetta e di odio rendono difficili il negoziato, il dialogo e la restaurazione della concordia e della pace.
Denunciamo e condanniamo, con ogni veemenza, la caricatura che si sta diffondendo della fede islamica e del mondo arabo e che circonda di sospetto persone, popoli e religioni. Ad essi chiediamo perdono per l'ingiusta offesa che viene loro dall'Occidente cristiano. Questo aggrava soltanto i fraintendimenti, alimenta i pregiudizi e aumenta le tensioni internazionali.
Uno sguardo a noi stessi e alla situazione che viviamo ci invita ad un atteggiamento di ascolto, di preghiera ma anche di deciso impegno per la ricostruzione della giustizia e della pace che ha inizio nel nostro quotidiano, attraverso gesti contro le ingiustizie e le disuguaglianze, i pregiudizi e le discriminazioni, attraverso atteggiamenti di compassione con i poveri e i piccoli, di lotta per politiche sociali inclusive e per un nuovo ordine internazionale.
La giustificazione della guerra non è né umana né evangelica e Gesù pone tra le beatitudini quella che siamo chiamati a realizzare in questo momento, quella dei costruttori di pace: "Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio" (Mt 5,9)

( da "Adista" n.78 del 5-11-2001)

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http://www.we-are-church.org/it/attual/Teol3mondo.htm 

ASSEMBLEA DEI TEOLOGI DEL TERZO MONDO A QUITO dal 24-9 al 1-10: IL DOCUMENTO CONCLUSIVO

.............. Una teologia della speranza, della creazione, per "la nascita della giustizia": questo l'obiettivo dell'Associazione dei teologi del Terzo Mondo (Eatwot), tornata a riunirsi nella V Assemblea generale, a Quito dal 24 settembre al  primo ottobre, sul tema "Dare ragione della speranza che è in voi: intrecciando i fili della nostra continua lotta in un arazzo di speranza nel 21.mo secolo". Tra le sfide raccolte dall'Assemblea, quella di rafforzare la teologia india, la teologia nera, la teologia    della liberazione femminile: in assoluta controtendenza rispetto alle indicazioni emerse dalla Riunione plenaria della Cal, la Pontificia Commissione per l'America Latina (dei cui Atti diamo conto nel numero blu allegato), che denunciava il pericolo di una ripresa della Teologia della Liberazione, proprio nelle "nuove manifestazioni", tra l'altro, della teologia india e del "femminismo estremo". .........

-----------Concludiamo con alcune parole Akan (Ghana) di vita e speranza che abbiamo utilizzato molte volte durante l'assemblea:
"Biribi-wo-soro (c'è qualcosa nei cieli);
Nyame, biribi wo soro na, ma embeka yen nsa (Dio, c'è qualcosa nei cieli, fa' che ci raggiunga).
 Sappiamo che c'è unità nei cieli
Fa' che ci raggiunga
Sappiamo che c'è pluralità nei cieli
Fa' che ci raggiunga
Sappiamo che c'è coerenza nei cieli
Fa' che ci raggiunga
Dio, c'è qualcosa nei cieli
fa' che ci raggiunga.
La nostra speranza è reale."

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http://www.we-are-church.org/it/mondo/OpusDei.htm

http://www.we-are-church.org/it/stato.html#glob

http://www.we-are-church.org/it/omo.html#ecumen

http://www.adista.it/numeri/adista99/adista78.htm

http://www.peacelink.it/users/marino/testirel/_txtrel.htm 
testi su:  CHIESE / RELIGIONI

http://www.we-are-church.org/it/attual/Legrand.htm 
L'ecumenismo di Basilea

http://www.we-are-church.org/it/mondo/MartiniDante.html 
In viaggio verso Dio di Carlo Maria Martini
.....
La missione profetica e "teologica" è affidata a ogni cristiano. E se l'essere profeti esige il coraggio della "parresia", non bisogna
 tuttavia dimenticare che la verità da riproporre al mondo e alla chiesa deve essere anzitutto "contemplata" in Dio...........

.........Per ciascuno resta soprattutto il senso della corresponsabilità, il "mai senza l'altro", la capacità di sentire come proprio il male del
mondo e di unificare l'esistenza affinché le nostre passioni e i nostri affetti diventino capaci di costruire rapporti "ecclesiali", di
tenerci uniti come convocati da Dio, per incamminarci verso di lui e essere con lui, "oggi", in paradiso.
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PROPOSTA DIDATTICA di INTERLINEA:

* http://www.edscuola.com/archivio/interlinea/infneg.html  : Infanzia: diritti negati
* http://www.edscuola.com/archivio/interlinea/alex2.html  : Il ponte di Alex
* http://www.edscuola.com/archivio/interlinea/edsol.html : Educazione al pensiero solidale
* http://www.edscuola.com/archivio/interlinea/pace.html : Parole di pace

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PREMESSE

http://www.edscuola.com/archivio/interlinea/primale.html

...........Nella fase legislativa che si è aperta sul terreno scolastico si impone un nuovo pronunciamento a favore dello sviluppo della scuola pubblica, nello spirito
della Costituzione repubblicana.
Il modello di scuola democratica appare infatti minacciato dall' affermarsi di una spinta verso una privatizzazione di tutto il sistema formativo che reca
con sé i rischi di risorgenti particolarismi e confessionalismi.

Intendiamo pertanto ribadire e rilanciare il concetto, storicamente acquisito, di libertà nella scuola, espressione di una visione dell'educazione fondata
sulla libertà dell'apprendere e dell' insegnare, costruita sul dialogo non solamente inteso come accettazione e riconoscimento delle diversità e delle
differenze, ma soprattutto come costruzione di valori che rispettino il diritto di ogni cittadino ad una completa realizzazione della propria formazione
scolastica.

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I principi di un'etica mondiale

Dichiarazione per un'etica mondiale.Parlamento delle religioni mondiali
(Stralcio dal documento del 4 settembre 1993, Chicago -USA)

Il nostro mondo sta attraversando una crisi fondamentale: una crisi dell'economia, dell' ecologia, della politica mondiale. Ovunque si lamenta l'assenza di una grande visione, lo spaventoso ristagno di problemi irrisolti, la paralisi politica, un ceto politico poco più che mediocre, senza intelligenza e prospettive, in generale un troppo scarso senso del bene comune.

Troppe risposte vecchie per sfide nuove. 

Centinaia di milioni di persone del nostro pianeta sono sempre più vittime della disoccupazione, della miseria, della fame e della distruzione delle famiglie.

Svanisce di nuovo la speranza di una pace duratura tra i popoli. Le tensioni tra i sessi e le generazioni hanno raggiunto un livello preoccupante.

I bambini muoiono, uccidono e vengono uccisi.

Diventa sempre più grande il numero degli stati scossi da casi di corruzione politica ed economica. La convivenza pacifica nelle nostre città è resa sempre più difficile dai conflitti sociali, razziali ed etnici, dalla diffusione delle tossico-dipendenze, dal crimine organizzato, dall'anarchia. Gli stessi vicini di casa vivono spesso nulla paura. Il nostro pianeta continua a essere saccheggiato senza alcun riguardo.

Incombe il pericolo di un tracollo degli ecosistemi. Con particolare turbamento noi vediamo che in non pochi luoghi di questo mondo capi e seguaci di religioni non cessano di fomentare aggressioni, fanatismi, odi e ostilità xenofobe, quando addirittura non ispirano e legittimano conflitti violenti e sanguinosi.

La religione viene spesso sfruttata per scopi di pura politica di potenza e addirittura per legittimare la guerra.

Tutto ciò ci riempie di orrore.

Noi condanniamo tutte queste degenerazioni e dichiariamo che le cose non devono andare in questo modo. Esiste già un ethos capace di opporsi a queste funeste degenerazioni globali. Quest'ethos non offre certo soluzioni dirette per tutti gli immensi problemi del mondo, è però in grado di fornire il fondamento morale per un migliore ordine individuale e globale: una visione capace di trarre fuori gli uomini e le donne dalla disperazione e dalla disponibilità alla violenza, e le società dal caos.

Noi siamo uomini e donne che si riconoscono nei precetti e nelle pratiche delle religioni del mondo. Noi affermano che tra le religioni c'è già un consenso che può costituire il fondamento di una etica mondiale: un consenso di fondo minimo circa i valori vincolanti, norme irrevocabili e comportamenti morali fondamentali.

Dal : IV. Mutamento di coscienza

Tutte le esperienze storiche attestano che la nostra terra non può essere trasformata senza che venga raggiunto a medio termine un mutamento di coscienza nel singolo individuo e nella collettività. Ciò è già venuto in luce in questioni come la guerra e la pace, l' economia o l' ecologia, nelle quali, durante gli ultimi decenni, sono stati raggiunti mutamenti fondamentali. Mutamenti analoghi devono essere raggiunti anche nel campo dell 'etica. Ogni singolo individuo non possiede soltanto una dignità inviolabile e diritti inalienabili; egli ha anche un'indeclinabile responsabilità nei confronti di ciò che fa e non fa. Tutte le nostre decisioni e azioni, ma anche le nostre rinunce e i nostri fallimenti hanno delle conseguenze. Tenere desta, approfondire e trasmettere alle future generazioni questa responsabilità è il compito specifico delle religioni. Insistiamo su questo punto con semplicità e realismo e invitiamo a tenere presente che: 

1. Un consenso universale su molte singole questioni etiche controverse (dalla bioetica sessuale all'etica dei mass media e della scienza, fino all'etica economica e politica) è difficile. Però nello spirito dei principi comuni qui sviluppati si dovrebbero poter trovare soluzioni appropriate anche per molte questioni finora controverse.

2. In molti campi della vita si è già formata una nuova consapevolezza della responsabilità etica. Noi perciò vediamo con favore che per molte categorie professionali, come ad esempio i medici, gli scienziati, i commercianti, i giornalisti, i politici vengono approntati dalle competenti organizzazioni professionali, nazionali o internazionali, opportuni codici etici che offrono vini di elettricità più concrete per le questioni scottanti delle loro rispettive categorie.

3. Soprattutto, noi invitiamo le singole comunità di fede a formulare il loro specifico ethos: quello che esse, sulla base della loro tradizione di fede, hanno da dire, ad esempio sul senso del vivere e del morire, sulla sopportazione del dolore e sulla remissione della colpa, sulla dedizione disinteressata e sulla necessità della rassegnazione, sulla compassione e sulla gioia.

Tutto ciò approfondirà, specificherà e concretizzerà l'ethos mondiale conoscibile già ora.

Per concludere facciamo appello a tutti gli abitanti di questo pianeta: la nostra terra non può essere cambiata in meglio senza che venga cambiata la coscienza del singolo.

Noi auspichiamo un mutamento di coscienza individuale e collettivo, un risveglio delle nostre forze spirituali mediante la riflessione, la meditazione, la preghiera e il pensiero positivo, una conversione dei cuori.

Uniti possiamo spostare le montagne. Senza rischio e disponibilità al sacrificio non si danno mutamenti fondamentali nella nostra situazione. 

Perciò noi aderiamo a un ethos mondiale comune: a una migliore comprensione reciproca come pure a forme di vita socialmente adeguate, promotrici di pace e in armonia con la natura.

Noi invitiamo tutti gli uomini, religiosi o no, a fare lo stesso.


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