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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
Direttore responsabile: Dario Cillo


 

eduardo galeano

 

 

"Ormai è venuta l'ora di smettere di essere testimoni delle nostre disgrazie"

“La condizione di far sì che il dolore diventi eloquente è la condizione di ogni verità” .......... Th. W. Adorno

 

 Questo piccolo mondo assassino
   E' puntato sull'innocente
      Gli toglie il pane di bocca
         E dà la sua casa alle fiamme
            Gli prende le vesti e le scarpe
               Gli prende il tempo e i figli
                  Questo piccolo mondo assassino
                     Confonde i morti con i vivi
                        Assolve il fango, grazia i traditori
                           La parola trasforma in rumore
                              Grazie mezzanotte dodici fucili
                                 All'innocente rendono la pace
                                     E tocca sempre alle folle
                                        Sotterrare quella sua carne
                                           Sanguinosa e il suo cielo nero
                                              E tocca alle folle comprendere
                                                 Quanto debole è chi assassina..........
p
aul eluard


 

                   

 
 
A testa in giù

Nei paesi più poveri della Terra i bambini, per imparare a vivere, devono frequentare la "scuola del mondo alla rovescia", dove apprendono che la povertà è un giusto castigo per l’inefficienza; che la disuguaglianza è una legge naturale che ha come corollari il razzismo e il maschilismo; che la realtà è quella che si vede in televisione; che il crimine è nero o giallo o di altri colori, ma mai- o quasi- bianco, e così via. Il piano di studi prevede corsi obbligatori di impotenza, amnesia e rassegnazione, grazie ai quali gli oppressi del pianeta imparano a subire la realtà invece di cambiarla, a dimenticare il passato per permettere ai dittatori di ogni tempo di restare impuniti, ad accettare passivamente il futuro, perché tentare di immaginarselo è un vizio che viene regolarmente punito…
Galeano completa, in questo volume, la storia raccontata in Le vene aperte dell’America latina con una rappresentazione provocatoria e paradossale del capitalismo e delle sue basi etiche, economiche e sociali. Raccogliendo e rielaborando una ricchissima messe di dati e informazioni sulla situazione del Terzo Mondo, di fonti inedite, di casi tratti dalla cronaca più recente, l’autore va oltre il libro di denuncia: con una prosa corrosiva e raffinata il cui sarcasmo cela l’indignazione, costruisce un attacco decisivo al neoliberismi, "l’espressione più efficiente del crimine organizzato", mettendo a nudo le contraddizioni, i costi umani, gli effetti disastrosi per l’economia mondiale e il futuro della Terra. E ammonisce i potenti: attenti ai cunicoli e nei sottoscala di quelle stesse "scuole" allievi clandestini si impegnano nella rifondazione della democrazia e nel recupero della tolleranza, della solidarietà e della comunione con la natura. Sottovalutare questi piccoli combattenti sarebbe un errore perché, come dice un adagio sudamericano, "ognuno è così piccolo come la paura che prova e così grande come il nemico che si sceglie".
 
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Manicomio


di Eduardo Galeano - da Carta.org


Tempi della paura. Il mondo vive in uno stato di terrore, e il terrore si traveste: dice di essere opera di Saddam Hussein, un attore già stanco del tanto lavorare come nemico, o di Osama bin Laden, professionista della minaccia. Ma il vero autore del panico planetario si chiama Mercato. Questo signore non ha nulla a che vedere con l'indimenticabile luogo del quartiere dove si va in cerca di frutta e verdura. E' un onnipotente terrorista senza volto, che sta in ogni luogo, come Dio, e crede di essere, come Dio, eterno. I suoi numerosi interpreti annunciano: "Il Mercato è nervoso", e avvertono: "Non bisogna irritarlo".Il suo frondoso manuale criminale lo rende temibile. Ha trascorso la vita rubando il cibo, assassinando lavori, sequestrando paesi e fabbricando guerre.Per vendere le sue guerre, il Mercato semina paura. E la paura crea il clima.

Eduardo Galeano

da

http://www.tribuastratte.it/suk/settembre-ottobre/galeano.htm

 

Per dire no *


di Eduardo Galeano - 04 febbraio 2003


Il presidente del pianeta annuncia il suo prossimo crimine in nome di Dio e della democrazia. Così calunnia Dio. E calunnia, anche, la democrazia, che è sopravvissuta con fatica nel mondo nonostante le dittature che gli Stati Uniti vanno seminando dappertutto da più di un secolo.
Il governo di Bush, che più che un governo sembra un oleodotto, ha bisogno di impadronirsi della seconda riserva mondiale di petrolio, che giace sotto il suolo dell' Iraq. In più, ha bisogno di giustificare i suoi investimenti militari ed ha bisogno di esibire sul campo di battaglia gli ultimi modelli della sua industria bellica.
Si tratta di questo. Tutto il resto, sono solo scuse.
E le scuse per questa ormai prossima carneficina offendono l' intelligenza. L'unico paese che ha usato armi nucleari contro la popolazione civile, il paese che ha lanciato le bombe atomiche che cancellarono Hiroshima e Nagasaki, pretende di convincerci che l'Iraq sia un pericolo per l'umanità. Se il presidente Bush ama tanto l'umanità, e davvero vuole scongiurare quella che è la più grave minaccia per l'umanità, perchè non si bombarda da solo, invece di pianificare un nuovo sterminio di popoli innocenti?
Il prossimo 15 febbraio immense manifestazioni invaderanno le strade del mondo.
L'umanità è stufa di essere usata come alibi dai suoi stessi assassini. Ed è stufa di piangere i suoi morti alla fine di ogni guerra. Questa volta vuole impedire la guerra che li ucciderà.

*testo scritto per la Rete Sociale Mondiale nata a Porto Alegre (di cui
fanno parte CUT. Sem Terra, ATTAC Francia, Focus on Global South, Marcia mondiale delle donne)

http://www.comune.pisa.it/legambiente/alberopazzosei.htm#editoriale

 

IL DIRITTO AL DELIRIO

di Eduardo Galeano

 

Ormai sta nascendo il nuovo millennio. La faccenda non e' da prendere troppo sul serio (…). Il tempo si burla dei confini che noi inventiamo per credere che lui ci obbedisca (…). Il tempo continua, silenzioso, il suo cammino lungo le vie dell’eternita' e del mistero. In verita', non c’e' nessuno che sappia resistere: (…) chiunque sente la tentazione di domandarsi come sara' il tempo che sara'. Benché non possiamo indovinare il tempo che sara', possiamo avere almeno il diritto di immaginare come desideriamo che sia.

Nel 1948 e nel 1976, le Nazioni Unite proclamarono le grandi liste dei diritti umani: tuttavia la stragrande maggioranza dell’umanita' non ha altro che il diritto di vedere, udire e tacere. Che direste se cominciassimo a praticare il mai proclamato diritto di sognare? Che direste se delirassimo per un istante?

Puntiamo lo sguardo oltre l’infamia, per indovinare un altro mondo possibile: l’aria sara' pulita da tutto il veleno che non venga dalla paure umane e dalle umane passioni; nelle strade, le automobili saranno schiacciate dai cani; la gente non sara' guidata dalla automobile, non sara' programmata dai calcolatori, ne' sara' comprata dal supermercato, ne' osservata dalla televisione; la televisione cessera' d’essere il membro piu' importante della famiglia e sara' trattato come una lavatrice o un ferro da stiro; la gente lavorera' per vivere, invece di vivere per lavorare; ai codici penali si aggiungera' il delitto di stupidita' che commettono coloro che vivono per avere e guadagnare, invece di vivere unicamente per vivere, come il passero che canta senza saper di cantare e come il bimbo che gioca senza saper di giocare; in nessun paese verranno arrestati i ragazzi che rifiutano di compiere il servizio militare; gli economisti non paragoneranno il livello di vita a quello di consumo, ne' paragoneranno la qualita' della vita alla quantita' delle cose; i cuochi non crederanno che alle aragoste piaccia essere cucinate vive; gli storici non crederanno che ai paesi piaccia essere invasi; i politici non crederanno che ai poveri piaccia mangiare promesse; la solennita' non sara' piu' una virtu', e nessuno prendera' sul serio chiunque non sia capace di prendersi in giro; la morte e il denaro perderanno i loro magici poteri, e ne' per fortuna ne' per sfortuna, la canaglia si trasformera' in virtuoso cavaliere; nessuno sara' considerato eroe o tonto perche' fa quel che crede giusto invece di fare cio' che piu' gli conviene; il mondo non sara' piu' in guerra contro i poveri, ma contro la poverta', e l’industria militare sara' costretta a dichiararsi in fallimento; il cibo non sara' una mercanzia, ne' sara' la comunicazione un’affare, perche' cibo e comunicazione sono diritti umani; nessuno morira' di fame, perche' nessuno morira' d’indigestione; i bambini di strada non saranno trattati come spazzatura, perche' non ci saranno bambini di strada; i bambini ricchi non saranno trattati come fossero denaro, perche' non ci saranno bambini ricchi; l’educazione non sara' il privilegio di chi puo' pagarla; la polizia non sara' la maledizione di chi non puo' comprarla; la giustizia e la liberta', gemelli siamesi condannati alla separazione, torneranno a congiungersi, ben aderenti, schiena contro schiena; una donna nera, sara' presidente del Brasile e un’altra donna nera, sara' presidente degli Stati Uniti d’America; una donna india governera' il Guatemala e un’altra il Peru'; in Argentina, le pazze di Plaza de Mayo saranno un esempio di salute mentale, poiche' rifiutarono di dimenticare nei tempi dell’amnesia obbligatoria; la Santa Chiesa correggera' gli errori delle tavole di Mose', e il sesto comandamento ordinera' di festeggiare il corpo; la Chiesa stessa dettera' un altro comandamento dimenticato da Dio: “Amerai la natura in ogni sua forma”; saranno riforestati i deserti del mondo e i deserti dell’anima; i disperati diverranno speranzosi e i perduti saranno incontrati, poiche' costoro sono quelli che si disperarono per il tanto sperare e si persero per il tanto cercare; saremo compatrioti e contemporanei di tutti coloro che possiedono desiderio di giustizia e desiderio di bellezza, non importa dove siano nati o quando abbiano vissuto, giacche' le frontiere del mondo e del tempo non conteranno piu' nulla; la perfezione continuera' ad essere il noioso privilegio degli dei; pero', in questo mondo semplice e fottuto ogni notte sara' vissuta come se fosse l’ultima e ogni giorno come se fosse il primo. da  carta

 

 "l'Argentina, vittima obbediente" 

Intervista a Eduardo Galeano:
 
Da Rebelión del 23 gennaio 2002
"La lezione per il mondo è: non accettare il discorso del Fondo monetario internazionale, che conduce allo sterminio"
Di Jaime Avilés, La Jornada
Montevideo, 22 gennaio. Dalla sponda orientale del Rio de la Plata, a 40 chilometri da Buenos Aires, pieno di una tristezza che non pretende di nascondere ma che lo nutre di scoperte e rivelazioni nel terreno del linguaggio, Eduardo Galeano osserva la crisi terminale dell'Argentina: un paese, dice, "vittima della dottrina universale che accettò di seguire" e che "ora, per di più, viene punita da obbediente".
Nella Casa de los Pájaros (dei Pappagalli), dove vive con Elena Vilagra nel quartiere Malvín, camminando con il suo cane Morgan per le brevi colline che scendono verso la spiaggia, cenando con i suoi amici in un ristorante italiano, sui muri del quale appare ritratto insieme ad Antonio Skármeta, Joan Manuel Serrat o José Saramago, e parlando infine con La Jornada fino a tarda notte nel sotterraneo di un antico mulino adibito a bar, lo scrittore uruguayano ragiona ad alta voce. Parla lentamente, ma a volte prende un ritmo più veloce per sottolineare con la voce le parole più importanti di ogni frase.
L'Argentina ha fatto tutto quello che gli ha ordinato il Fondo monetario internazionale ed ora è distrutta. Qual è la lezione per il Messico?
Non è solo una lezione per il Messico, ma anche per il mondo. In generale, io direi di non credere alla favola: bisogna avere un po' più di attenzione; i discorsi del potere non esprimono, occultano, mascherano. La lezione è che non bisogna continuare ad accettare questo discorso che conduce allo sterminio, non solo delle economie nazionali, e che ha orrende conseguenze, e non solo economiche. Un discorso che non si traduce solo nell'impoverimento della maggioranza e in una concentrazione offensiva della ricchezza, in quello schiaffo, il quotidiano insulto, che è l'ostentazione del potere dei pochi in mezzo all'abbandono dei molti…
Quali sono le conseguenze non economiche?
Primo, l'impoverimento del prestigio della democrazia. Ora la si identifica con la corruzione, con l'inefficienza, con l'ingiustizia, che è il peggio che possa accadere alla democrazia. In fin dei conti, democrazia significa 'potere del popolo': e fino a che punto è stata umiliata questa parola, che ha finito per convertirsi nel contrario di giustizia. Molta, moltissima gente ogni volta di più si addolora, soprattutto tra i giovani. La democrazia è una grotta di ladroni che non è utile per nessuno, e che non fa nulla di più che offendere i poveri.
Questa è la visione della democrazia che una quantità immensa di persone ha, per lo meno nei paesi latinoamericani, e questa è la conseguenza culturale più grave; perché c'è una cultura democratica che rende possibile che l'esercizio della democrazia sia qualcosa di più che un gioco di ombre cinesi sulla parete.
Un liquido di coltura per il fascismo…
Un altro danno tremendo sono le grandi offese che ha sofferto in tutti questi anni la cultura della solidarietà. I legami della solidarietà sociale hanno espressioni culturali nate dal vincolo con gli altri. In un sistema che predica l'egoismo e lo pratica, la cultura della solidarietà sta rimanendo sempre più oltraggiata. Oggi la cultura che predomina è quella del 'si salvi chi può' e 'a chi tocca è fottuto'. Anche questo mi fa molto male. Ti racconto cose che mi dispiacciono di questa realtà culturale, e che si traducono in un cambiamento del linguaggio: c'è un maledetto adeguamento del dizionario.
Te lo domando per la malinconia che prospera in paesi come l'Argentina e l'Uruguay, formati principalmente da immigrati nostalgici dell'Europa.
Sì, questi sono paesi che hanno in maggioranza una popolazione di immigrati. E' interessante notare che qui c'è, in fondo, una 'perplessità universale', di fronte alla grandezza di una crisi come quella che sta soffrendo l'Argentina, che è una vera tragedia. Perplessità universale che viene dal fatto che non si capisce come è possibile che sia successo questo in un paese bianco, ben nutrito, senza problemi di esplosione demografica; ma il fatto in sé mette in discussione le teorie di antropologi, sociologi, politologi e altri 'ologi' che identificano, per esempio, sottosviluppo e povertà con esplosione sociale. Cose, ci dicono, che succedono nelle regioni buie del pianeta, le regioni condannate a patire la povertà per il colore della pelle, dovuto a meticciati che non hanno dato buoni frutti. Però, contro queste interpretazioni razziste dello squallore umano, si producono episodi come questo dell'Argentina, e non si spiega come siano potuti accadere.
Però l'Argentina ha tutto -gli ricordo-, acqua, petrolio, grano, carne, un territorio gigantesco e vuoto. Alcuni settori della sinistra pensano che possa salvarsi da sola.
Galeano scarta l'idea.
Questo è impraticabile. Da solo non si salva nessuno. L'unica via d'uscita per i paesi latinoamericani, per non perdere tutto o per recuperare parte di quello che si è perso, sarebbe che riuscissimo ad essere capaci di unirci. In America latina i presidenti si riuniscono ma non si uniscono; hanno questa usanza, si scambiano discorsi, posano nelle foto. Però non sono capaci di unirsi per fare fronte comune contro la finanza internazionale che ci governa, contro l'usura del debito esterno che ci sta strangolando, contro il precipitare dei prezzi di tutto quello che vendiamo. Se i presidenti si unissero, forse si potrebbe fare qualcosa per non assistere con fatalismo a questo destino di imposizione universale della disgrazia, un destino a cui pretendono di condannarci. Lì c'è un'altra voce al nuovo dizionario.
Quale?
Il nuovo nome della dittatura finanziaria è 'comunità internazionale'; qualsiasi cosa tu faccia per difendere quel poco che ti rimane di sovranità, è un attentato contro la comunità internazionale, e non un atto di legittima difesa contro l'usura che pratica la banca che governa il mondo, e alla quale quanto più paghi più devi. Per questo, in un paese come l'Argentina è smantellato tutto, l'economia, lo stato, l'identità collettiva della gente che ora non sa più chi è, perché è, da dove viene o dove va. C'è uno svuotamento spirituale, che corrisponde simmetricamente allo svuotamento materiale di un paese saccheggiato fino allo scheletro.
Trad. di Fabio Bianchi


Versione originale
Entrevista a Eduardo Galeano: Argentina, víctima "obediente"
''La lección para el mundo es no comprar el discurso del FMI, que conduce al exterminio''
Jaime Avilés, La Jornada
Montevideo, 22 de enero. Desde la banda oriental del río de La Plata, a 40 kilómetros de Buenos Aires, lleno de una tristeza que no pretende ocultar pero que lo nutre de hallazgos y revelaciones en el terreno del lenguaje, Eduardo Galeano observa la crisis terminal de Argentina, un país, dice, "víctima de la doctrina universal que aceptó, cumpliendo con todo lo que le mandaron" y al que "ahora, encima, castigan por obediente".
En la Casa de los Pájaros, donde vive con Elena Vilagra en el barrio Malvín, caminando con su perro Morgan por las breves colinas que bajan a la playa, cenando con sus amigos en un restaurante italiano, en cuyos muros aparece retratado junto a Antonio Skármeta, Joan Manuel Serrat o José Saramago, charlando, en fin, con La Jornada hasta altas horas de la noche en el sótano de un antiguo molino habilitado como bar, el escritor uruguayo reflexiona en voz alta, con palabras lentas, que a veces alarga para subrayar su importancia dentro de la frase.
-Argentina hizo todo lo que le ordenó el FMI y está destruida. ¿Cuál es la lección para México?
-No es sólo una lección para México, sino para el mundo, pero en general yo diría que no se crean el cuento: hay que tener un poco más de cuidado; los discursos del poder no expresan, ocultan, disfrazan. La lección es que no hay que seguir comprando ese discurso que conduce al exterminio, no sólo de las economías nacionales, sino que además tiene horrorosas consecuencias y no sólo económicas. Un discurso que no se traduce sólo en un empobrecimiento masivo y en una concentración ofensiva de la riqueza, en la bofetada, el cotidiano insulto, que es la ostentación del poder de unos poquitos en medio del desamparo de tantos...
-¿Cuáles son las consecuencias no económicas?
-Primero, el desprestigio de la democracia. Ahora se la identifica con la corrupción, con la ineficiencia, con la injusticia, que es lo peor que podría pasarle a la democracia. Al fin y al cabo, democracia significa "poder del pueblo" y hasta qué extremos ha sido humillada esta palabra, que ha terminado por convertirse en antónimo de justicia. Mucha, muchísima gente cada vez más lo siente así, sobre todo entre los jóvenes. La democracia es una cueva de ladrones que no sirve para nada y que no hace más que lastimar a los pobres.
''Esta es la visión de la democracia que está teniendo una inmensa cantidad de gente, por lo menos en los países latinoamericanos, y ésta es la consecuencia cultural más grave, porque hay una cultura democrática que hace posible que el ejercicio de la democracia sea algo más que un juego de sombras chinas en la pared''.
-Un caldo de cultivo para el fascismo...
-Otro daño tremendo son las grandes lastimaduras que ha sufrido todos estos años la cultura de la solidaridad. Los lazos solidarios sociales tienen expresiones culturales nacidas del vínculo con los otros. En un sistema que predica el egoísmo y lo practica, la cultura de la solidaridad está siendo muy mal herida. Hoy por hoy la cultura que predomina es la del sálvese quien pueda y cada quien a lo suyo, y el que caiga que se joda. Y eso también me duele muchísimo. Te cuento cosas que me duelen de la realidad cultural actual y que se traducen en un cambio de lenguaje: hay una jodida actualización del diccionario.
Le pregunto por la melancolía que prevalece en países como Argentina y Uruguay, formados básicamente por inmigrantes nostálgicos de Europa.
-Sí -acepta-, estos son países que tienen una población de inmigrantes en su abrumadora mayoría, y allí es interesante anotar que eso está en el fondo de una perplejidad universal ante la magnitud de una crisis como la que está sufriendo Argentina, que es una verdadera tragedia. Perplejidad universal porque no se entiende cómo es posible que ocurra esto en un país blanco, bien nutrido, sin problemas de explosión demográfica, pero el hecho en sí cuestiona las teorías de antropólogos, sociólogos, politólogos y otros ólogos que identifican, por ejemplo, subdesarrollo y pobreza con explosiones sociales, cosas, nos dicen, que suceden en las regiones oscuras del planeta, las regiones condenadas de antemano a padecer la pobreza por su color de piel debido a mestizajes que no dieron buenos frutos. Pero contra esas interpretaciones racistas de la desdicha humana se producen episodios como este de la Argentina y no se explican cómo pudo ocurrir.
-Pero Argentina tiene todo -le recuerdo-, agua, petróleo, trigo, carne, un territorio gigantesco y vacío. Algunos sectores de izquierda piensan que podría salvarse sola.
Galeano descarta la idea.
-Eso es impracticable. Solo no se salva nadie. La única salida para los países latinoamericanos para no perderlo todo o recuperar parte de lo que se ha perdido es que seamos capaces de unirnos. En América Latina los presidentes se reúnen pero no se unen; hacen esas cumbres, intercambian discursos, posan para la foto, pero no son capaces de unirse para hacer frente juntos a la banquería internacional que nos gobierna, a la usura de la deuda externa que nos está estrangulando, al derrumbe de los precios de todo lo que vendemos. Si los presidentes se unieran quizá se podría hacer algo para no asistir con fatalismo a esta suerte de imposición universal de la desdicha como destino al que pretenden condenarnos. Pero allí tienes otro aporte al nuevo diccionario.
-¿Cuál?
-El nuevo nombre de la dictadura financiera es comunidad internacional; cualquier cosa que hagas para defender lo poco que te queda de soberanía es un atentado contra la comunidad internacional, no un acto de legítima defensa contra la usura que practica la banquería que gobierna el mundo y a la cual cuanto más le pagás más le debés. Por eso, en un país como Argentina está desmantelado todo, la economía, el estado, la identidad colectiva de la gente que ya no sabe quién es, para qué es, de dónde viene o a dónde va. Hay un vaciamiento espiritual que simétricamente corresponde al vaciamiento material de un país saqueado hasta las telarañas.

 LA JORNADA - Venerdì 2 novembre 2001

 
utopia  :

"Lei è all'orizzonte" dice Fernando Birri

"Mi avvicino di due passi, lei si allontana di due passi.

 Cammino per dieci passi e l'orizzonte si sposta dieci passi più in là.

Per quanto io cammini, non la raggiungerò mai.

A cosa serve l'utopia?

Serve proprio a questo: a camminare."

e.  galeano

 

 

 

1957: L'Hombrito
Il Che

Nella valle dell'Hombrito i ribelli avevano allestito un forno per cuocere il pane, una tipografia dotata di un vecchio ciclostile e una clinica che occupava una stanza in una capanna. Il medico è Ernesto Guevara, conosciuto come il Che, che, oltre al nomignolo, aveva conservato alcune abitudini tipiche dell'Argentina, come il maté e l'ironia. Pellegrino dell'America, si era unito all'esercito di Fidel nel Messico, dove si stabilì dopo la caduta del Guatemala e dove si guadagnò da vivere come fotografo facendosi pagare un peso per ogni foto e come venditore ambulante di stampe della Madonna di Guadalupe.
Nella clinica dell'Hombrito, il Che assiste una serie di bambini con la pancia gonfia, quasi dei nani, ragazze invecchiate e disfatte dalle troppe gravidanze e dal poco cibo e uomini secchi e vuoti come zucche, perché la povertà fa diventare mummie viventi.
L'anno scorso, quando le mitragliatrici hanno falciato la guerriglia, il Che ha dovuto scegliere fra una cassa di pallottole e una cassa di medicinali. Non poteva portarle entrambe e decise per le pallottole. Adesso accarezza il suo vecchio fucile Thompson, l'unico strumento chirurgico in cui crede.

 

1965: Havana
Questo seminatore di rivoluzioni

Il guerrigliero ascetico parte per altre terre. Fidel rende nota la lettera di addio del Che Guevara: Nessun vincolo formale mi lega più a Cuba, dice il Che, solo i legami che non si possono spezzare.
Il Che scrive anche ai genitori e ai suoi figli. Ai figli chiede di essere sempre capaci di sentirsi toccati nel profondo da qualsiasi ingiustizia commessa contro chiunque in qualunque parte del mondo.
Qui, a Cuba, con l'asma e tutto il resto, il Che è stato sempre il primo ad arrivare e l'ultimo ad andarsene, in guerra e in pace, senza mollare neppure per un istante.
Di lui si sono innamorate le donne, gli uomini, i bambini, i cani e le piante.

 

1967: Yuro Ravine
La caduta del Che

Pallottole di mitragliatrice gli spezzano le gambe. Seduto, egli combatte finché il fucile non gli viene strappato dalle mani.
I conquistatori si avventano sul suo orologio, sulla sua borraccia, sul suo cinturone, sulla sua pipa. Uno dopo l'altro, parecchi ufficiali lo interrogano. Il Che rimane tranquillo mentre continua a perdere sangue. Il Vice Ammiraglio Ugarteche, audace lupo di terra, comandante della marina di un Paese che l'oceano non bagna, lo insulta e lo minaccia. Il Che gli sputa in faccia.
Da La Paz arriva l'ordine di uccidere il prigioniero. Una fucilata. Il Che muore, ucciso a tradimento da una pallottola pochi giorni prima del suo compleanno, la stessa età in cui anche Zapata e Sandino furono uccisi a tradimento.
Nella cittadina di Higueras, il Generale Barrientos mostra il suo trofeo ai giornalisti. Il Che giace in una lavanderia. I flash delle macchine fotografiche lo uccidono per l'ultima volta. La sua faccia ha occhi che accusano e un malinconico sorriso.

 

1967: Higueras
Le campane suonano per lui

Morì nel 1967 in Bolivia perché sbagliò le previsioni sul quando, sul dove e sul come? O non morì affatto, in alcun alcun posto, perché non sbagliò su ciò che conta nonostante i quando e i dove e i come?
Egli credeva che ci si doveva difendere dalle trappole dell'avidità senza mai abbassare la guardia. Quando era presidente della Banca Nazionale di Cuba, firmava le banconote con il nome "Che" per prendersi gioco del denaro. Amava le persone e disprezzava le cose. Egli pensava che il mondo in cui non si riusciva a distinguere l'essere dall'avere, era un mondo malato. Non tenne nulla per se stesso e non chiese mai nulla.
Vivere è offrire se stessi, pensava; ed egli offri se stesso.

 

Eduardo Galeano

da

http://www.tqs.it/nautilus/galeano.htm

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patriagrande.net

Hasta Siempre

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Periodismo Sin Máscara
Mario Benedetti
Por Cristina Castello

“Un largo amor es diálogo entre las diferencias”

Mario Benedetti se presta en este breviario a desnudar su alma.

Sueños y esperanzas de un hombre poblado de palabras

-¿Qué es una hoja de papel?

-Es poder atender los temas que me esperan en la cola que los escriba.
-  En el umbral de otro siglo:  todos juntos y  llenos de ausencia, ¿porqué?

-Porque estamos solos. Y la soledad es lo contrario de la solidaridad.

-¿La pobreza es violencia?
-Las políticas que ocasionan la pobreza son violencia.

-Cosa extraña el alma de un narco, ¿no?

-No es un alma: es una caja con un “debe” y un “haber”.

-De nuevo los muros: ahora Melilla y Tijuana. ¿El hombre siempre contra el hombre?
-Sí, y hoy los muros se levantan entre opulentos y pobres cada vez más pobres.
-¿Qué son andamios?
-Son la metáfora de la esperanza de reconstruir un país.
-En el ’96 se suicidaron 14 chicos en capital, ¿por qué?
-Por la violencia de hoy. Y porque los mayores no los preparan para enfrentar obstáculos.
-¿La ironía es una sutileza de la inteligencia?
-Es un ingrediente de humor que quita el filo de navaja que tiene la agresión.
-¿Qué hay detrás de las rejas?
-Amputación del futuro y Antología de horrores. Sobre todo para los inocentes.
-¿La poesía es revelación, develación... qué?
-Es el hambre de muchos jóvenes y una especialista en gambetear  la censura.
-¿Por qué en publicidad son todos jóvenes, ricos y lindos?
-Porque son estereotipos-ideales para que los alcancen pocos. Y para que se sepa quiénes mandan.
-Poetas: Yeats, Eluard, Auden, Prevert… ¿quién para usted?
-Mi poeta máximo es César Vallejo.
-El hombre tiene infiernos interiores, ¿cuáles?
-El odio. Ahí están sus hogueras.
-¿Qué trayectoria tienen las palabras?
-Nacen y mueren en el silencio..
-¿Cuáles son las caras más hermosas?
-Las máscaras: las oficialmente hermosas pero sin carácter.
-¿Que es un “desexiliado”?
- Alguien que desde Europa no pudo ver la Vía Láctea. Y que  cuando volvió acá sus hijos querían quedarse allá.
- ¿La ilusión tiene alas y la esperanza alas con pies?
- Sí, la ilusión es frágil y frívola. La esperanza viene con mejores intenciones: con solidez.
- Nos decimos libres, ¿lo somos?
- No, somos esclavos del consumo como mandato.
- ¿Qué es lo más difícil de saciar?
- El hambre espiritual y afectiva.
- ¿Cuál es el secreto para un largo amor?
- El diálogo entre las diferencias.
- ¿Los relámpagos son fuegos artificiales de los ángeles?

- Nunca me comuniqué con ellos pero sé que se enamoran. A lo mejor lo festejan así.
- ¿Paz es la forma santa del amor universal?
- Paz  es aceptar la diferencia del otro. Si fuera así se aceptarían judíos y palestinos y no habría guerra.
- La ciudad y el hombre, ¿imagen salvaje, no?
- La ciudad puede ser liberación o prisión.
- ¿Quién pude ampararnos?
- Nuestra propia conciencia.
- ¿El verdadero amor resiste todas las pruebas?
- Con respeto a paciencia mutua, solidaridad y afecto, la pareja es una garantía.
-¿Qué música tiene hoy la humanidad?
-No tiene música sino ruido de ametralladoras. Tétrico.
- ¿Qué ganará en el hombre: lo sublime o lo miserable?
-Ojalá que gane por lo menos lo solidario.
-¿Cómo soportar el mundo?
-Con amor.

Buenos Aires (Argentina), 24 de octubre de 1996
Publicado en Revista “Gente”


© Cristina Castello
www.paginadigital.com.ar/cristinacastello

a cura di

nadia scardeoni
.....  

E se orientarsi significa, fondamentalmente,  poter fissare un punto amabile dell'orizzonte, mettiamoci in  cerchio affinché ognuno di noi possa scrutare un frammento dell'orizzonte che posto accanto ad un altro frammento ci consenta di delinearlo con maggiore chiarezza.......

Pagine di Resistenza

Sopravvivenza, Resistenza, Dissidenza
di Serge Latouche

Chicos

Intercultura

Danilo Dolci Project   

Bozza di Manifesto

 

 


La pagina
- Educazione&Scuola©