Il Ministero dell'Ambiente, in collaborazione con il Dipartimento dei Servizi Tecnici Nazionali, il Dipartimento della Protezione Civile e 'ANPA, ha individuato, anche sulla base dei dati disponibili presso la Protezione Civile e l'Autorità di Bacino del Po, i comuni su tutto il territorio nazionale soggetti a rischio di alluvioni, frane e valanghe (limitatamente alle Alpi centro-occidentali).

Sono 1173 i comuni a rischio molto elevato e 2498 i comuni a rischio elevato. Rispetto agli oltre 8100 comuni italiani si tratta rispettivamente del 14,5% e del 30,8%.

La Lombardia guida la preoccupante classifica sia per numero complessivo di comuni a rischio (687 comuni) sia per la classe a rischio molto elevato (279 comuni).

Segue la regione Piemonte con 651 comuni a rischio di cui 119 a rischio molto elevato.

Nel Centro-sud la Campania risulta essere la regione con il maggior numero di comuni a rischio: 291, di cui 144 a rischio molto elevato.

In temini percentuali l'Umbria ed il Molise guidano rispettivamente le classifiche del rischio globale Umbria 89,1% dei comuni sono a rischio) e del rischio molto elevato (Molise 51% dei comuni sono a rischio molto elevato).

Per i comuni del bacino del Po il rischio è più alto anche perché si è tenuto conto del rischio valanghe.

 

Roma, 31 maggio 1999

 

 

CLASSIFICAZIONE DEI COMUNI ITALIANI IN BASE AL LIVELLO Dl ATTENZIONE PER IL RISCHIO IDROGEOLOGICO, DA UTILIZZARSI NELLE PROCEDURE DI INDIVIDUAZIONE DELLA AREE A RISCHIO DI CUI AL D.L. 180/98, ED AL RELATIVO ATTO Dl INDIRIZZO E COORDINAMENTO (D.P.C.M. 29 SETTEMBRE 1998) NONCHE'  AL D.L. 13105199, N. 132

 

1. SINTESI DEI RISULTATI

Il D.L. 132/99 all'art9 comma 2, prevede che Entro il 30 settembre 1999, le autorità di bacino di rilievo nazionale ed interregionale e le regioni per i restanti bacini, in deroga alle procedure della legge 18/05/89, n. 183, approvano, ove non si sia già proceduto, piani stralcio di bacino diretti a rimuovere le situazioni a rischio più elevato, redatti anche sulla base delle proposte delle Regioni e degli Enti locali……Entro la stessa data, con autonomo provvedimento, le Autorità di Bacino di rilievo nazionale e interregionale e le regioni per i restanti bacini, individua no e perimetrano le aree nelle quali sono possibili problemi per l'incolumità delle persone, danni funzionali agli edifici e alle infrastrutture, con conseguente inagibilità degli stessi, la interruzione di funzionalità delle attività socio-economiche e danni al patrimonio ambientale......"

ll Ministero dell'Ambiente, in collaborazione con il Dipartimento dei Servizi Tecnici Nazionali, il Dipartimento della Protezione Civile e l'ANPA, ha quindi individuato, anche sulla base dei dati disponibili presso la Protezione Civile e l'Autorità di Bacino del Po, su tutto il territorio nazionale comuni soggetti a rischio di alluvioni, frane e valanghe (limitatamente alle Alpi centro-occidentali).

Sono 1173 i comuni a rischio molto elevato e 2498 comuni a rischio elevato. Rispetto agli oltre 100 comuni italiani si tratta rispettivamente del 14,5% e del 30,8%.

La Lombardia guida la preoccupante classifica sia per numero complessivo di comuni a rischio (687 comuni) sia per la classe a rischio molto elevato (279 comuni).

Segue la regione Piemonte con 651 comuni a rischio di cui 119 a rischio molto elevato.

Nel centro-sud la Campania risulta essere la regione con il maggior numero di comuni a rischio. 291, di cui 144 a rischio molto elevato.

In termini percentuali l'Umbria ed il Molise guidano rispettivamente le classifiche del rischio globale (Umbria 89,1% dei comuni sono a rischio) e del rischio molto elevato (Molise 51% dei comuni sono a rischio molto elevato).

Per i comuni del bacino del Po il rischio è più alto anche perchè‚ si è tenuto conto del rischio valanghe.

 

2. DATI UTILIZZATI NELLA DETERMINAZIONE PER LA VALUTAZIONE QUALITATIVA DEL RISCHIO IDROGEOLOGICO SU SCALA COMUNALE

Le valutazioni effettuate sono state basate sia sulle informazione relative agli eventi franosi, valanghivi ed alluvionali che sono stati registrati dal 1918 al 1994, sia su alcune considerazioni di carattere strutturali sulla propensione al dissesto idrogeologico del territorio.

In particolare si è fatto ricorso a:

Dati riportati nella Banca dati AVI predisposta dal Gruppo Nazionale per la Difesa dalle Catastrofi Idrogeologiche (GNDCI) del Consiglio Nazionale delle Ricerche, successivamente rielaborati dalla Segreteria Tecnica per la Difesa del Suolo (STDS) del Ministero dell’Ambiente.

Dati riguardanti le vittime accertate in conseguenza di dissesti idrogeologici.

secondo le informazioni fornite dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri Dipartimento della Protezione Civile (disponibili per le sole Regioni dell'Obiettivo 1) e dal GNDCI.

Classificazione dei territori comunali in base alla propensione al dissesto predisposta dal Servizio Geologico Nazionale.

Valutazione della propensione al rischio idraulico predisposta dal Servizio Idrografico e Mareografico Nazionale, disponibili per le sole Regioni dell' Obiettivo 1.

Elenco dei comuni del Bacino del Po per classi di rischio totale riportato nell'Allegato i all'Atlante dei rischi idraulici e idrogeologici del Progetto di Piano stralcio per l'Assetto Idrogeologico (PAI) dell'Autorità di Bacino del Po.

 

3. DETERMINAZIONE DEL RISCHIO IDROGEOLOGICO SU BASE COMUNALE'

I comuni italiani sono stati classificati in relazione alle informazioni disponibili nelle seguenti tre classi:

Comuni con rischio idrogeologico su base comunale Molto Elevato

Comuni con rischio idrogeologico su base comunale Elevato

Comuni con rischio idrogeologico su base comunale non elevato o non classificabile.

Per i comuni ricadenti nel bacino del F. Po Š stata utilizzata integralmente la classificazione effettuata dall'Autorità di Bacino del Fiume Po, effettuando le dovute - correlazioni tra i tipi di classi adottate.

In particolare i comuni della classe a rischio "Molto Elevato" sono caratterizzati da uno o più dei seguenti fattori:

Ricorrenza elevata di fenomeni franosi o alluvionali (con almeno una delle due tipologie presenti con 4 eventi ogni 10 Kmq di territorio).

Caratteristiche dei terreni con elevatissima fragilità strutturale e con almeno un evento franoso già registrato sul territorio comunale.

La presenza di eventi calamitosi con un numero di vittime' superiore a quattro ed -una propensione al dissesto elevata sia a livello strutturale che su base storica.

I Comuni della classe a rischio "Elevato" sono caratterizzati da uno o più dei seguenti fattori:

Ricorrenza significativa di fenomeni franosi o alluvionali (con almeno una delle due tipologie presenti con 2 eventi ogni 10 Kmq di territorio).

Caratteristiche dei terreni con fragilità strutturale significativa ovvero media, ma con almeno un evento franoso già registrato sul territorio comunale.

La presenza di eventi calamitosi con un numero di vittime superiore a quattro ed una propensione al dissesto significativa sia a livello strutturale che su base storica.

Si riportano in allegato

La sintesi regionale dei Comuni con Livello di attenzione per il rischio idrogeologico "Molto Elevato"( valori assoluti e valori percentuali);

La sintesi regionale dei Comuni con livello di attenzione per il rischio idrogeologico "Molto Elevato" valori assoluti e valori percentuali).

 

 

LA PIANIFICAZIONE DI AREA VASTA E LA DIFESA DEL SUOLO:

STATO DI ATTUAZIONE DEI PIANI TERRITORIALI Dl COORDINAMENTO PROVINCIALI (L.142/1990)

 

La legge 142/1990 e il D.L.vo 112/1998 conferiscono alle Province uno specifico potere oltre che in campo urbanistico, anche per le funzioni di difesa del suolo, di tutela e valorizzazione dell'ambiente e del territoho, di prevenzione delle calamità di valorizzazione dei beni culturali, di viabilità e di trasporti.

In particolare attraverso lo strumento del Piano Territoriale di Coordinamento, l Provincia determina indirizzi generali di assetto del territorio, in attuazione della legislazione e dei programmi regionali, che riguardano.

- le diverse destinazioni del territorio in relazione alla prevalente vocazione delle sue parti;

- la localizzazione di massima delle maggiori infrastrutture e delle principali linee di comunicazione le linee di intervento per la sistemazione idraulica, idrogeologica ed idraulico forestale ed in genere per il consolidamento del suolo e la regimazione delle acque;

- le aree nelle quali sia opportuno istituire parchi o riserve naturali.

Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale ( PTCP) viene così ad assumere il valore e gli effetti del piano di tutela e le disposizioni in esso contenute , per gli aspetti direttamente legati alla problematica della difesa del suolo, possono avvenire sotto forma di intesa e di integrazione con la pianificazione delle Autorità di Bacino.

L'importanza che la pianificazione provinciale riveste per gli obiettivi della difesa del suolo e della tutela dell'ambiente, appare particolarmente evidente nelle aree nelle qualià, in attesa della adozione di Piani di Bacino o di piani stralcio di settore, non sono state individuate le aree a rischio idrogeologico e adottate le necessarie limitazioni alla trasformazione del territorio.

Da una indagine sullo stato di attuazione della pianificazione territoriale provinciale, estesa alle 103 province nazionali, risultano i seguenti dati generali:

in 10 province non sono state ancora attivate le procedure per la redazione dei piani.

- sono stati approvati o adottati 28 Piani Territoriali di Coordinamento Provinciali;

- sono inoltre 7 i Piani elaborati ma non adottati; ( 3 nella Regione Marche e 4 nella Regione Lombardia);

- risultano in corso di elaborazione 54 piani, per 21 dei quali è previsto il completamento e l'adozione entro il 2000; mentre per 33 piani, entro questa data, è prevista la adozione del solo livello preliminare;

La situazione è particolarmente grave nelle regioni del sud, dove risulta adottato il solo Piano di Coordinamento territoriale per la provincia di Ragusa.

La carenza di raccordo tra i vari Enti di governo del territorio che insieme devon concorrere a fornire le necessarie informazioni ed i dati per elaborazione delle strategie complessive;

la carenza d fondi finanzari da destinare alle attività di studio, progettazione e

acquisizione dei dati necessari per l’interpretazione delle tematiche territoriali e per il loro successivo trasferimento nel Piano.

La finalità della protezione del territorio rende inevitabilmente connesse ed integrate tra loro le azioni volte alla difesa del suolo e gli strumenti della pianificazione urbanistica Integrazione che richiede la partecipazione attiva dei vari livelli di governo del territorio attraverso la cooperazione tra gli Enti locali e le Amministrazioni competenti, finalizzata anche alla acquisizione dei dati conoscitivi, programmatici e attuativi delle politiche di difesa ambientale e di salvaguardia del territorio.

Considerando il ruolo che il livello della pianificazione provinciale riveste per gli obiettivi della difesa del suolo e della tutela dell'ambiente, appare indispensabili promuovere e consentire il completamento e l'adozione dei Piani Territoriali di Coordinamento Provinciali, scegliendo forme di integrazione tra il piano generale < PTCP) e il piano specialistico (Piano di Bacino).

Queste tipologie di piano infatti, costituiscono allo stato attuale lo strumento di intervento più idoneo alla scala vasta, configurandosi come il naturale anello di congiunzione tra la pianificazione territoriale di livello regionale e quella di livello comunale che, nelle fasi della sua attuazione, comporta le ricadute più dirette per l'aumento delle problematiche inerenti il tema della difesa dell' integrità fisica del territorio nelle sue più ampie valenze.