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Le qualità durative della Sartorari
di Gian Luigi Verzellesi

La mostra del centenario alla Società Belle Arti offre l'occasione di riconsiderare il lungo buon lavoro della pittrice

Matilde Sartorari (1902 - 1988) spicca tra le persone prime del Novecento veronese come pittrice e disegnatrice di talento genuino, non prigioniero della cultura di base, macchiaiola, da cui è emerso lentamente nel corso del tempo.

La prima mostra della Sartorari si apre a Firenze nel 1919; ma la serie delle personali veronesi ha inizio solo nel 1953 e le rassegne più importanti, dopo quella di San Floriano nel 1975 (documentaria dell'opera posteriore al 1950), integrano la grande mostra, ciclica e antologica, aperta nella veronese Galleria dello Scudo nel 1985. E comprendono in primo luogo l'esposizione del 1994, a Verona, alla Fondazione Miniscalchi, e quella del 1998, a Zevio, in occasione del decimo anniversario della morte.

A queste rassegne principali si ricollega la mostra in corso (fino al 29 giugno, nelle stanze della Società Belle Arti in piazza Dante), che a cent'anni dalla nascita offre l'occasione di riconsiderare il lungo, buon lavoro della Sartorari allungando l'occhio anche su opere inedite, da porre in relazione a quelle già considerate dalla buona critica. Dalle premesse di interpreti come Tinti, De Logu, Zanzi, Bernardi, Carluccio si sono svolti gli studi di A.C. Tommasi (1996), di L. Lorenzoni (1998) e di F. Casati (1998) di garbato spicco rievocativo: studi volti a mostrare come la vena della Sartorari ha saputo rinnovarsi senza irrigidirsi o aggiornarsi passivamente alle sopravvenute oscillazioni del gusto.

Anche in questa mostra, i dipinti più rilevanti sono quelli in cui si svelano certe piccole invenzioni o varianti d'autore, che attestano la presenza attivissima d'una pittrice capace di liberarsi d'ogni greve residuo chiaroscurale, d'ascendenza macchiaiola, e di trasporre (in piccoli squarci di paesaggio soleggiato, o in silenziosi interni in penombra, o in volti scrutati con occhio penetrante) una soppesata misura di quiete, o di tensione interna, come appena scoperta, d'improvviso, da uno scatto del gusto di vedere e di sondare con ammirazione profonda.

Opere come le due nature morte (n.81 e 82), esposte nella saletta d'entrata, mostrano il conseguimento d'una speciale identità pittorica, che si manifesta altrettanto nettamente nel Giardino a Tardes del '32 (n.8), nelle Colline in Toscana del '60 (n.3), nella sottile dosatura luminosa di In bambina del '50 (n.27), nel Parco d'autunno del '40 (n.90) e nel minuscolo e perfetto Paesaggio a Grenoble del '35 (n.34), sapido concentrato di pittura gioiosa.

Nella saletta dedicata ai Fiori , ecco varie prove d'interpretazione traspositiva, non meramente mimetica, tra cui emergono certi Fiori di campo (n.36), papaveri e margheritine, in un bagno di penombra sommessa. Nella stanzetta che ospita dipinti del periodo francese, il talento percettivo di Matilde si snoda sotto lo sguardo del visitatore scintillando in due paesaggi (n. 49 e 52) di finissima realizzazione pittorica, affidata a sfumature riflessi velature luminose, come proferite sottovoce, nel bisbiglio d'acque trascorrenti. Ma è nella camera dei Ritratti che il visitatore avrà modo di riscontrare quanto fosse ricco, e precoce, il talento interpretativo della Sartorari, che già nel '19, a 17 anni, si rivela in pieno delineando le fattezze della Contadina (n.71) - già esposta a palazzo Miniscalchi come il Ritratto di contadina del '28 (n.70), la Signora dagli occhi d'agata del '41 (n.91) - e in un altro ritratto del '19, poco noto, che mostra una donna anziana, con un orecchino d'oro, colta di sghembo con icasticità straordinaria, severa e insieme venata di benevolenza.

Benché coperti di silenzio in un frettoloso bilancio critico del 1986, questi dipinti più intensi della Sartorari, meritano davvero d'essere ammirati, osservati attentamente, studiati.

Le testimonianze della critica più aderente, raccolte ed esibite da Nadia Scardeoni per questa mostra del centenario, danno testimonianza - veritiera non propagandistica - delle qualità durative di una pittrice e disegnatrice (purtroppo la rassegna non include disegni), che, non meno di Pigato e di Stringa, ha dato prove di tenacia diamantina nel difendere la propria ricerca laboriosa da ogni aggiornamento conformistico all'evoluzione delle avanguardie.

Come hanno dimostrato studiosi come Boas, Brandi e Gombrich, più di recente Sini e Derrida (1998), l'artista non ha il dovere di confrontarsi con il proprio tempo o di essere conforme al cosiddetto spirito del tempo (mito hegeliano). Il suo dovere primario (questo aveva capito la Sartorari) è di obbedire alla propria inclinazione interiore, non al flusso delle mode.

ALLEGATI

da INTERLINEA  di EDUCAZIONE & SCUOLA
https://www.edscuola.it/interlinea.html

https://www.edscuola.it/archivio/interlinea/sartorari.html
Matilde Sartorari a cento anni dalla nascita.

dal  BOLLETTINO TELEMATICO DELL'ARTE

http://www.bta.it/txt/a0/01/bta00173.html
Matilde Sartorari, il felice rigore del quotidiano

http://www.bta.it/img/a0/02/bta00219.jpg
di nadia scardeoni palumbo


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