VILLAGGIO PLANETARIO O TORRE DI BABELE?

di Riccardo Petrella
(sintesi e traduzione di Christine Callet)

 

Vi propongo alcune riflessioni sulle autostrade dell'informazione. Che cosa troviamo dietro questo battage? Della retorica; retorica sulla promessa dell'avventura. Solo i timorosi, i pigri e gli imbecilli rifiutano l'avventura. E' un'avventura fondata sulla mobilità che, contrariamente a ciò che si pensava 25 anni fa, è senza limite, grazie alle reti informatiche; quindi, la libertà di arrivare all'infinito.

Su queste autostrade circoleranno delle macchine e, in tal modo, verrà sacralizzato l'oggetto simbolo del nostro secolo. Tutto sarà possibile per queste macchine, perfino penetrare i segreti della C.I. A, si potrà vedere tutto, il viaggio sarà consentito anche alle famiglie finora sedentarie. Si andrà in fretta, molto in fretta, con questa macchina virtuale, dalla propria poltrona, dove si vorrà, quando si vorrà, con chi si vorrà. Secondo elemento di retorica: il matrimonio, quello del telefono con la televisione, di essa con il computer, del computer con il libro, del libro con il telefono ecc. E da questi matrimoni nasceranno bambini, dovunque si vorrà, come si vorrà. Ma queste unioni saranno belliche: Sony e Philíps si sposano per uccidere Matsushita, il quale, alleato con Time-Warner o Murdoch, vuole distruggere Sony e Philips.

Autostrade, è stato detto? Allora, come su quelle vere, non si vedrà più ciò che è bello perché si andrà troppo veloce, passeremo accanto all'essenziale: Invece di essere dei luoghi d'incontro, gl'incroci saranno dei posti pericolosi e che saranno da evitare. Vogliamo parlare seriamente? Ciò che fa davvero paura è che autostrade e matrimoni daranno vita, non alla Worid Wide Web ma a una Mafia finanziaria mondiale. C'è già una conseguenza di questa società d'informazione e di comunicazione: la criminalizzazione della finanza a livello mondiale, la mondializzazione del capitale finanziario che, ormai, sa, vuole e può produrre per chi vuole. Da tre anni si vedono già le crepe nella democrazia nazionale rappresentativa nel mondo, da quando la Mafia della speculazione finanziaria, in tre giorni, ha distrutto lo SNM grazie alle tecnologie dell'informazione e della comunicazione che le permettevano di gestire istantaneamente più di mille miliardi di dollari nel mondo.

Ma verranno create queste autostrade, nonostante tutto, per il semplice motivo che c'è chi le vuole, c'è chi investe per esse: nel mondo è già stato deciso l'investimento di settecento miliardi di scudi per i prossimi dieci anni, dal pubblico e dal privato, dal Nord Arnerica, dall'Europa occidentale, dal Giappone, dalla Corea, da Taiwan, da Singapore, da Hongkong.

Ma il problema fondamentale è di sapere chi farà le autostrade, per chi e per che cosa. Allora si assiste all'abdicazione del mondo politico, non è il politico che prende qui l'iniziativa, esso si fa da parte per lasciare il palcoscenico ad altri attori. Negli Stati Uniti, sopra Clinton, sopra Al Gore, ci sono i nuovi giganteschi e dinamici industriali americani, la politica nazionale sembra incapace di rivalizzare con Time-Warner o Murdoch. Allora dov'è il bene pubblico, dov'è l'interesse comune? Nel rapporto Bangemann si legge: " ... bisogna lasciare che siano i mercati a guidare le società europee verso la società dell'informazione; bisogna saper ascoltare i bisogni delle imprese per dotarsi delle attrezzature più efficaci ed essere cosi competitivi sui mercati mondiali. "

A poco a poco, ognuno di noi si trova davanti ad una difficoltà crescente nel volere definire l'ambito del sociale. Stiamo, a poco a poco, perdendo la nozione di cosa sia la società. Certo, la Sig.a Thatcher ha già risposto: "Non esiste la società, esistono solo i mercati". Non riusciamo più ad individuare questo processo nel quale io sono con te, coesisterò con te, mi svilupperò con te, finirò con te. Ormai, tutti accettiamo questa perdita d'identità, è un'evoluzione che, per noi, è un dato di fatto, inevitabile. Andiamo verso queste autostrade mondiali della comunicazione, andiamo verso questa città mondiale, andiamo, senza meta precisa, verso questo spazio infinito.

Orbene, che cosa possiamo proporre?

La rivolta! Tutti siamo troppo passivi: Ci vuole la rivolta, quella pacifica, certo. Ma, come, per far che cosa? Innanzi tutto appropriarsi dell'idea: creiamole, queste autostrade, ma appropriandocele, a partire dalla gente, pensando alla gente, cercando di farla partecipe. Proprio lì troveremo lo spazio sociale, il famoso " Social Cyberspace". Se dobbiamo mettere assieme questi otto miliardi di persone che saremo fra pochi anni, che non sia attraverso i mercati, che non sia attraverso il privato. Partiamo assieme con uno spirito sociale mondiale che si definisca attraverso la volontà, il dovere di portare la dignità a miliardi di persone.