Circolare Ministeriale 2 marzo 1994, n. 73

Oggetto: Dialogo interculturale e convivenza democratica: l'impegno progettuale della scuola

Il rilievo, sempre più accentuato, del fenomeno multiculturale nella società odierna, il persistere di aspetti conflittuali, ma soprattutto le attese per una risposta educativa della scuola, richiedono che il sistema formativo nazionale riesca ad affrontare, sulla base di una proposta educativa credibile, le situazioni di contrasto culturale e di intolleranza che si riscontrano purtroppo anche in ambiente scolastico.

Si tratta, per la scuola dell'obbligo e del pre-obbligo, di controllare e generalizzare un intervento educativo già largamente praticato e, per la scuola secondaria superiore, di raccordare le iniziative istituzionali alle esperienze dei giovani, per promuovere una riflessione intenzionale e sistematica, nell'ottica della continuità del sistema scolastico e come risposta ai bisogni formativi.

In tale prospettiva risulta necessario segnalare l'esigenza di trovare un modo ordinario, istituzionale, per affrontare tutti i problemi che i giovani, oggi, propongono alla scuola.

Ci' comporta che la scuola renda sempre più adeguato il suo campo operativo e decisionale, favorendo i processi di responsabilizzazione sociale.

Il gruppo interdirezionale di lavoro per l'educazione interculturale e l'integrazione degli alunni stranieri, operante presso la Direzione generale per l'istruzione elementare, ha prodotto, in materia, l'unito documento di sintesi al quale si potrà fare riferimento, per riflettere sull'argomento in oggetto e per promuovere iniziative ed interventi specifici. A tal fine, si considera, inoltre, opportuno richiamare per una approfondita e comparata analisi i documenti in nota alla presente C.M.

E' da sottolineare che l'educazione interculturale non si esaurisce nei problemi posti dalla presenza di alunni stranieri a scuola, ma si estende alla complessità del confronto tra culture, nella dimensione europea e mondiale dell'insegnamento, e costituisce la risposta più alta e globale al razzismo e all'antisemitismo.

Essa comporta la disponibilità a conoscere e a farsi conoscere, nel rispetto dell'identità di ciascuno, in un clima di dialogo e di solidarietà

E' in questa prospettiva, e in rapporto al tema della convivenza democratica, che si inserisce la considerazione delle 'minoranze linguistiche' e delle varietà regionali e locali della nostra società nazionale.

L'educazione interculturale si esplica nell'attività quotidiana dei docenti, sulla base di una rinnovata professionalità e si sviluppa in un impegno progettuale e organizzativo fondato sulla collaborazione e sulla partecipazione.

Ci' vuol dire non solo scambiare informazioni, ma vivere e far vivere esperienze, attivare un continuo confronto non solo tra gli operatori della scuola, ma anche tra i soggetti impegnati nei servizi di territorio o investiti di responsabilità sociali.

La collaborazione con l'extra-scuola si pu' utilmente indirizzare, oltre che agli enti locali, agli organismi non governativi, alle associazioni di volontariato e alle comunità straniere.

I soggetti e le modalità di collaborazione variano in funzione degli ambiti di intervento e assumono particolare rilievo per le attività di integrazione degli alunni stranieri e delle minoranze.

A livello provinciale si raccomanda la più diffusa e partecipata attivazione degli organi previsti dalle circolari ministeriali in materia: comitati di coordinamento, uffici di riferimento, referenti tecnici, che potranno proporre strutturati strumenti di rilevazione, degli atteggiamenti e delle situazioni, allo scopo di documentare la riflessione ed estendere i livelli di consapevolezza dei giovani.

Per l'elaborazione dei progetti specifici di studio potranno essere istituiti nella scuola gruppi di lavoro, come espressione dei collegi dei docenti.

Si invitano i sovrintendenti scolastici regionali e i provveditori agli studi, secondo le rispettive competenze, a promuovere incontri dei capi di istituto, coordinati dagli ispettori tecnici, per un approfondimento, un dibattito, seguito da proposte operative, sulla base delle indicazioni dell'unito documento di studio e di tutti gli altri documenti citati.

La B.D.P. potrà offrire il supporto delle necessarie indicazioni bibliografiche, anche con riferimento alle iniziative del C.E.D.E. e degli I.R.R.S.A.E., oltre agli atti dei più recenti convegni e seminari sull'argomento.

Questo Ministero si riserva di assumere ulteriori iniziative per fornire alle scuole adeguati strumenti didattici interculturali.

I provveditori agli studi vorranno altresì incoraggiare ricerche ed esperienze sul campo e promuovere periodicamente il loro confronto nelle sedi locali corrispondenti a contesti problematici omogenei, secondo un'articolazione per tematiche e per livelli di studio.

La Confederazione europea dei sindacati ha promosso per il 21 marzo p.v. una giornata internazionale di lotta contro il razzismo e l'intolleranza, volta a sensibilizzare i giovani al rispetto di ogni persona, qualunque sia la sua identità etnica o culturale.

Nell'aderire all'iniziativa, si invitano i provveditori agli studi a promuovere nelle scuole di ogni ordine e grado una riflessione al riguardo, sulla base delle indicazioni fornite dall'unito documento di studio.

 

Gruppo interdirezionale di lavoro per l'educazione interculturale e l'integrazione degli alunni stranieri

IL DIALOGO INTERCULTURALE E LA CONVIVENZA DEMOCRATICA
(documento di sintesi)

 

PARTE I - Il quadro di riferimento

1. L'educazione interculturale

L'educazione interculturale promuove il dialogo e la convivenza costruttiva tra soggetti appartenenti a culture diverse.

Si ritiene opportuno individuare in materia, per un primo orientamento, alcune idee guida, che emergono da un dibattito ancora aperto e da una ricerca pluridisciplinare, nel confronto problematico con una realtà in divenire.

La riflessione sul concetto di cultura ne ha ampliato il significato, fino a investire l'intero modo di vivere, di pensare e di esprimersi di un gruppo sociale; si riconosce, così, la capacità di tutti i popoli di produrre 'cultura'.

Si conviene che 'i valori che danno senso alla vita non sono tutti nella nostra cultura, ma neppure tutti nelle culture degli altri: non tutti nel passato, ma neppure tutti nel presente o nel futuro. Essi consentono di valorizzare le diverse culture, ma insieme ne rivelano i limiti, e cioè le relativizzano, rendendo in tal modo possibile e utile il dialogo e la creazione della comune disponibilità a superare i propri limiti e a dare i propri contributi in condizioni di relativa sicurezza' (pron. C.N.P.I. 13 aprile 1992).

Allo stesso tempo si rinviene nel valore universale della persona il fondamento di una comune cultura e si riconosce nella Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo (ONU, 1948) l'espressione di valori di generale consenso. Ad un approccio relativista viene dunque a corrispondere una visione universalista. Il riconoscimento delle differenze si colloca in un quadro di ricerca delle somiglianze.

L'educazione interculturale si impernia, appunto, sui motivi dell'unità, della diversità e della loro conciliazione dialettica e costruttiva nella società multiculturale.

Un'enunciazione di portata generale è contenuta negli Orientamenti didattici per la scuola materna: 'L'accentuarsi delle situazioni di natura multiculturale e plurietnica, di fronte alle quali si verificano talvolta atteggiamenti di intolleranza quando non addirittura di razzismo pu' tradursi in occasione di arricchimento e di maturazione in vista di una convivenza basata sulla cooperazione, lo scambio e l'accettazione produttiva delle diversità come valori ed opportunità di crescita democratica'.

Il confronto interculturale introduce anche una riflessione sulla propria cultura e ne rafforza la consapevolezza.

Nel dibattito su questi temi emerge il concetto di 'disponibilità critica allo scambio' e si invoca il rispetto dei diritti dell'uomo come condizione per un rapporto interattivo. Vi sono addirittura, si osserva, 'controculture' (ad esempio, razzista, della mafia, della droga) che richiedono una specifica attività di prevenzione e di contrasto.

2. Educazione interculturale e società multiculturale

La società multiculturale

L'educazione interculturale nelle sue articolazioni costituisce la risposta educativa alle esigenze delle società multiculturali.

Le società multiculturali sono caratterizzate dalla presenza, in un determinato contesto, di più culture. In essa, i soggetti e i gruppi si connotano come elementi di una realtà complessa, che interagiscono secondo dinamiche diverse, in funzione degli ambiti e delle condizioni di incontro.

Nella ricerca sull'intercultura, si richiama la consapevolezza della propria identità e delle proprie radici come base essenziale per il confronto; d'altra parte si sottolinea, di questa identità, la struttura composita, il carattere dinamico e l'articolazione secondo livelli diversi di appartenenza: locale, regionale, nazionale, europeo, mondiale.

Immigrati e minoranze nella società multiculturale

La riflessione sulla società multiculturale è stata sollecitata dall'evidenza del fenomeno migratorio e dall'incremento della presenza straniera nelle scuole. Al riguardo si distinguono, anche per una diversa disciplina, la componente comunitaria (cittadini dei Paesi della CEE) e quella extracomunitaria. In quest'ultima sono da distinguere ulteriormente gli appartenenti ai Paesi tecnologicamente avanzati, con alto tenore di vita (ad esempio, gli statunitensi) e gli immigrati dai c.d. 'Paesi in via di sviluppo'. Particolare rilevanza, anche per l'individuazione delle strategie scolastiche opportune, assume il 'progetto migratorio' (permanenza temporanea o con aspettativa di rientro nel Paese d'origine; prospettiva di stabilizzazione nel Paese ospitante; attesa di sistemazione definitiva in un Paese terzo).

Nella società italiana, accanto alle c.d. 'nuove minoranze' costruite dagli immigrati, sono da considerare le categorie degli 'emigrati di ritorno' e, quindi, le minoranze storiche di cittadini che la nostra costituzione tutela sotto la denominazione di 'minoranze linguistiche'.

Il C.N.P.I., dopo aver ricordato che l'Italia è lo Stato comunitario con il più alto numero di minoranze, rileva che 'sarebbe quanto meno assurdo se la scuola italiana, su tutto il territorio nazionale, si impegnasse a studiare, capire, considerare usi, costumi, storie, spiritualità assai remote dalla nostra, e non realtà straordinariamente più vicine, ricche di elementi di grande affinità compartecipi da tempo di valori, interessi, riferimenti giuridico-istituzionali, memorie individuali e collettive comuni, come appunto, la realtà delle minoranze linguistiche' (pron. 15 giugno 1993).

Si possono distinguere le minoranze delle c.d. 'penisole linguistiche' di territori di confine (francesi, tedesche, ladine, slovene), maggiormente tutelate, anche in virtù di accordi internazionali, e le minoranze delle c.d. 'isole linguistiche' (albanesi, catalane, croate, franco-provenzali, friulane, greche, ladine, occitane, tedescofone, sarde).

Gli zingari, poi, si caratterizzano come gruppo etnico, che si presenta nella nostra società in parte come minoranza interna, per l'avvenuta assunzione della cittadinanza italiana, e in parte come componente straniera, per un più recente ingresso in Italia, soprattutto dai territori della ex Jugoslavia. Essi si qualificano ulteriormente per i frequenti spostamenti sul territorio, che li fanno ascrivere alla categoria dei nomadi, comprendente anche soggetti di cittadinanza e nazionalità italiana. Dal punto di vista linguistico parlano una varietà di dialetti, a volte commisti con elementi di dialetti italiani.

In quest'ottica -e anche con riferimento al tema della convivenza democratica- l'attenzione si estende alle varietà culturali, regionali e locali, che animano la società nazionale e alla condizione degli ebrei italiani, che sono parte integrante del nostro popolo e della nostra storia, pur affermando, sotto il profilo culturale-religioso, la loro identità e le loro specifiche diversità

E' da sottolineare la diversa posizione giuridica delle minoranze di cittadini italiani e delle minoranze straniere, anche per quanto riguarda le garanzie costituzionali. I ministri europei responsabili per le questioni di emigrazione hanno sollecitato 'un atteggiamento di apertura nei confronti delle culture e dei costumi introdotti dagli immigrati a patto che siano compatibili con le leggi nazionali' (Conferenza in Lussemburgo, 17-18 settembre 1991)

In prospettiva si deve peraltro considerare la possibilità di acquisto della cittadinanza italiana da parte degli immigrati e, quindi, della loro parziale e progressiva trasformazione in minoranze interne. Infatti, in base alle nuove norme sulla cittadinanza (legge 5 febbraio 1992, n. 91), 'lo straniero nato in Italia che vi abbia risieduto, legalmente senza interruzioni fino al raggiungimento della maggiore età, diviene cittadino se dichiara di voler acquistare la cittadinanza italiana entro un anno dalla suddetta data' (art. 4, 2); inoltre la cittadinanza italiana pu' essere concessa 'allo straniero che risiede legalmente da almeno dieci anni nel territorio della Repubblica' (art. 9, 1. f).

La prevenzione del razzismo

Il dialogo interculturale e la convivenza nella società multiculturale richiedono la prevenzione e il contrasto di ogni forma di razzismo e di intolleranza.

Anche se la critica scientifica ha dimostrato l'irrilevanza del concetto di razza, una persistente mentalità razzista induce all'insofferenza nei confronti delle etnie e delle culture diverse.

Pertanto, come rilevato dal C.N.P.I., l'educazione interculturale costituisce la risposta più alta e globale a tale fenomeno (pron. 24 marzo 1993). In questo quadro, una specifica riflessione individua nel pregiudizio e nello stereotipo un tratto ricorrente dell'intolleranza.

La prevenzione dell'antisemitismo

La prevenzione dell'antisemitismo comporta una riflessione sulle radici storiche e ideologiche del fenomeno e sull'enormità del genocidio, nonché una migliore conoscenza dell'ebraismo e dell'apporto dei cittadini italiani di religione e cultura ebraica al progresso civile e scientifico della nostra società

In una prospettiva più ampia, il documento di intenti firmato il 10 febbraio 1993 dal ministro della P.I. e dalla presidente dell'U.C E.I. (Unione Comunità Ebraiche Italiane) considera che 'l'obiettivo primario della scuola è quello di educare i giovani ad un atteggiamento che superi ogni visione unilaterale dei problemi ed avvicini alla intuizione di valori comuni pur nelle differenze culturali e religiose, secondo un itinerario formativo che prepari ad essere cittadini d'Europa e del mondo nel rispetto e nella valorizzazione delle diversità' e che 'tale obiettivo deve perseguirsi attraverso uno studio finalizzato alla conoscenza di culture e religioni diverse previste nei programmi scolastici nell'ambito delle premesse e delle aree disciplinari, proponendo anche strumenti che stimolino ed agevolino lo sviluppo di tale conoscenza'.

L'Europa e il mondo come società multiculturali

In una prospettiva allargata, si disegna come società multiculturale l'Europa, nella struttura unitaria della CEE e nella più ampia configurazione 'dall'Atlantico agli Urali' comprensiva dei Paesi dell'Est.

Nell'ambito della Comunità europea, al concetto di migrazione subentra quello di mobilità. L'educazione assume così il compito di promuovere la disponibilità e la capacità di lavorare con operatori di altri Paesi a tutti i livelli e anche al di fuori del contesto nazionale.

Lo stesso fenomeno delle migrazioni si colloca nel quadro europeo e nelle sue mutate dinamiche e richiede soluzioni concordate.

Una comune cultura europea affonda le radici, per diffuso riconoscimento, nell'eredità filosofica dei greci, giuridica dei romani, religiosa del cristianesimo e nella razionalità autonoma del pensiero moderno.

Le risoluzioni dei ministri dell'istruzione dei Paesi della CEE e del Consiglio d'Europa riguardanti la dimensione europea dell'insegnamento (1988 e 1991, rispettivamente) considerano come patrimonio comune europeo da salvaguardare i principi dei diritti dell'uomo, della democrazia pluralista, della giustizia sociale, della solidarietà e della preminenza del diritto.

L'insegnamento pu' così sottolineare gli sviluppi paralleli di movimenti culturali e correnti di pensiero e cogliere riferimenti e influssi tra le culture nazionali dei Paesi europei. La reciproca conoscenza, alimentata a tutti i livelli, consente di avvicinare le istituzioni, le formule organizzative e i modi di vita, senza porsi come fine ultimo l'uniformità

In questo quadro si è inserita la nuova fase del processo di integrazione europea, la cui più significativa espressione è il trattato di Maastricht che, nel sottolineare l'interesse della Comunità ad un generale innalzamento della qualità della istruzione, valorizza la dimensione europea dell'insegnamento, quale elemento di arricchimento e di reciproca integrazione fra le culture.

Il mondo, infine, si viene a proporre come società multiculturale globale, caratterizzata dall'intensità degli scambi a tutti i livelli e dall'interdipendenza delle economie, per effetto del progresso scientifico-tecnologico, della rapidità dei trasporti e dell'immediatezza dei mezzi di comunicazione a distanza.

La dimensione europea e la dimensione mondiale si conciliano nell'impegno interculturale 'in un'Europa che conduca verso il mondo' (v. C.M. 15 luglio 1989, n. 246 relativa al 'Progetto giovani').

E' qui da sottolineare che la proiezione verso il mondialismo non pu' prescindere, in questo momento, dal rafforzamento della dimensione europea nella formazione dei giovani.

Dalle 'educazioni' all''educazione'

Nella dimensione mondiale, con riferimento al tema dei diritti dell'uomo, si affermano i motivi della pace, della collaborazione internazionale, del rapporto con i Paesi in via di sviluppo e dell'equilibrio ecologico.

Ulteriori intrecci si riscontrano con l'educazione alla legalità come promozione di una cultura dei valori civili (v. C.M. 25 ottobre 1993, n. 302) e con l'educazione alla salute, che svolge in chiave interculturale i motivi dello 'star bene con se stessi in un mondo che stia meglio; star bene con gli altri nella propria cultura e nel dialogo interculturale; star bene con le istituzioni in un'Europa che conduca verso il mondo' (v. citata C.M. 15 luglio 1989, n. 246).

Risalendo alle radici, il rapporto interculturale risulta uno sviluppo della relazione tra il 'sé' e 'l'altro', ne esalta la fun-zione costruttiva e implica la capacità di concepire la propria identità come potenziale 'alterità', nell'ottica dell'interlocutore.

Nel rilevare che alcune educazioni specifiche possono essere assunte in senso lato e risultare, almeno in parte, comprensive di altre, giova comunque sottolineare che le varie educazioni costituiscono momenti di un medesimo processo formativo. In questo senso anche il 'Progetto ragazzi 2000' riconduce le diverse tematiche educative ai due poli della 'identità' e dell''alterità', che confluiscono nel concetto generale di educazione (v. C.M. 2 agosto 1991, n. 240).

La varietà delle prospettive dell'educazione interculturale in relazione ai diversi tipi di società multiculturale risulta espressa sinteticamente dalla C.M. 4 marzo 1992, n. 15324, riguardante la settimana 1992 per il dialogo interculturale: 'Gli obiettivi da conseguire sono quelli di una sensibilizzazione al valore positivo del rapporto con l'altro nei vari tipi di società multiculturale (il mondo come società umana ravvicinata e interagente; l'Europa nell'avanzato processo di integrazione economica e politica in corso; la società nazionale con la presenza di minoranze e di immigrati) e, quindi, dell'affermazione di una cultura del rispetto, della solidarietà e della convivenza pacifica'.

3. L'educazione interculturale nell'ordinamento

I concetti sopra esposti trovano fondamento normativo in numerosi documenti comunitari e internazionali nonché in testi legislativi e sono sviluppati negli stessi programmi di insegnamento delle scuole di ogni ordine e grado.

Documenti internazionali

La Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo (ONU, 1948), con l'enunciazione di valori di generale consenso, costituisce un riferimento essenziale per l'educazione interculturale. Allo stesso tempo, il tema del riconoscimento delle specificità individuali e, quindi, della loro valorizzazione, rappresenta appunto, uno sviluppo dei principi della Dichiarazione.

Sono da sottolineare le significative consonanze tra la Dichiarazione del 1948 e la nostra Costituzione, entrata in vigore nello stesso anno e alimentata dalle medesime radici storiche e culturali.

Sono state successivamente introdotte nel nostro ordinamento, per effetto di leggi di ratifica, la Convenzione europea dei diritti dell'uomo del 1950 (legge 4 agosto 1955, n. 848), la Convenzione internazionale contro il razzismo e l'eliminazione di ogni forma di discriminazione razziale del 1966 (legge 13 ottobre 1975, n. 654) e la Convenzione internazionale sui diritti del fanciullo del 1989 (legge 27 maggio 1991, n. 176).

Questi documenti sono a fondamento non solo dell'educazione interculturale nella dimensione mondiale, ma anche della tutela delle minoranze e degli immigrati, nonché della prevenzione del razzismo.

La scuola è chiamata, allo stesso tempo, a far conoscere i principi contenuti nei testi richiamati e ad assumerli come motivi fondanti della propria attività educativa.

La normativa comunitaria

Nell'anno 1988 i ministri dell'istruzione dei Paesi della CEE hanno emanato una risoluzione sulla dimensione europea nell'insegnamento.

In questa dimensione l'educazione interculturale si propone in un ambito delimitato, in una prospettiva ravvicinata e in relazione a un processo avanzato di integrazione economica ed anche politica.

Il trattato di Maastricht ha fornito ulteriore sostegno normativo agli interventi comunitari nel settore dell'istruzione.

Un recente 'Libro verde sulla dimensione europea dell'istruzione', presentato dalla commissione delle Comunità europee (settembre 1993), con riferimento al nuovo contesto legislativo, illustra gli obiettivi, i soggetti, le strategie e gli strumenti di questa dimensione.

Normativa per gli alunni stranieri

Per quanto riguarda l'inserimento scolastico degli alunni stranieri, il testo essenziale di riferimento è costituito dalla Direttiva CEE del 25 luglio 1977, n. 77/486, riguardante i figli dei lavoratori comunitari che, superando i modelli della 'separazione' e dell''assimilazione', corrisponde al modello della 'integrazione', cioè dell'accoglienza dell'immigrato nella società ospitante come soggetto caratterizzato dalla particolarità culturale.

Il modello adottato comporta l'insegnamento della lingua dello Stato ospitante, adattato alle specifiche esigenze dell'a-lunno straniero; la promozione dell'insegnamento della lingua o cultura d'origine; il coordinamento dell'insegnamento della lingua e cultura d'origine con l'insegnamento normale.

Questi principi sono stati affermati in un primo tempo per i soli appartenenti ai Paesi della Comunità (D.P.R. 10 settembre 1982, n. 722) e successivamente estesi, con il pieno riconoscimento del diritto allo studio, agli alunni extracomunitari (legge 10 dicembre 1986, n. 943, artt. 1 e 9).

Alla luce del principio della 'valorizzazione della diversità', il modello di 'integrazione' si svolge in quello di 'interazione', che implica il coinvolgimento degli alunni italiani e stranieri in progetti interculturali comuni.

Tutela delle minoranze linguistiche

Per quanto riguarda la tutela delle minoranze linguistiche di cui all'art. 6 della Costituzione, valgono le disposizioni contenute negli statuti delle regioni a regime speciale e negli statuti e nelle leggi di alcune regioni a statuto ordinario.

Per la scuola soccorrono anche i principi dell'educazione interculturale e gli itinerari operativi che ne conseguono, nonché le indicazioni dei programmi per la scuola media, di cui si citano alcuni passi che possono essere esemplari per le scuole di ogni ordine e grado.

'La particolare condizione linguistica della società italiana, con la presenza di dialetti diversi e altri idiomi ... richiede che la scuola non prescinda da tale varietà di tradizioni e di realtà linguistiche ..., e questo vale tanto più per gli idiomi alloglotti'. ... 'Dei dialetti e delle lingue delle minoranze linguistiche si accennerà alla funzione, sia nel passato, sia nel presente ...' (programma di italiano).

'Si ravvisa la necessità di fornire l'informazione basilare sull'origine e sulla storia delle singole minoranze linguistiche presenti in Italia e ci' in particolare modo nelle zone abitate da dette minoranze' (programma di storia).

'Nel quadro delle finalità dell'educazione civica trova una sua collocazione l'attenzione per i problemi delle minoranze linguistiche -da approfondire in modo particolare nelle zone in cui esse sono presenti- per quanto riguarda il loro significato sul piano sociale e gli ordinamenti ad essi riferiti' (programma di educazione civica).

L'educazione interculturale nei programmi scolastici

Già i programmi per la scuola media dell'anno 1979 affermano: 'Ponendo gli alunni a contatto con i problemi e le culture di società diverse da quella italiana, la scuola media favorirà anche la formazione del cittadino dell'Europa e del mondo, educando ad un atteggiamento mentale di comprensione che superi ogni visione unilaterale dei problemi e avvicini all'intuizione di valori comuni agli uomini pur nella diversità delle civiltà, delle culture e delle strutture politiche'.

I programmi per la scuola elementare dell'anno 1985 rilevano che 'La scuola deve operare ... perché il fanciullo abbia basilare consapevolezza delle varie forme di diversità o di emarginazione allo scopo di prevenire e contrastare la formazione di stereotipi e pregiudizi nei confronti di persone e culture'.

Questi principi trovano convalida nella legge di riforma dell'ordinamento della scuola elementare (legge 5 giugno 1990, n. 148) che inserisce, nelle finalità generali, 'il rispetto e la valorizzazione delle diversità individuali, sociali e culturali'.

Gli orientamenti didattici per la scuola materna (1991), oltre al passo già richiamato (par. 1), contengono la seguente affermazione: 'Un risalto del tutto particolare spetta all'educazione alla multiculturalità, che esige la maggiore attenzione possibile per la conoscenza, il riconoscimento e la valorizzazione delle diversità che si possono riscontrare nella scuola stessa e nella vita sociale in senso ampio'.

Per i programmi vigenti nella scuola secondaria superiore è necessario un sistematico impegno ad esplorare e interpretare le potenzialità interculturali di ogni disciplina.

I recenti programmi sperimentali per la scuola secondaria superiore (1992) riscontrano una 'situazione socio-ambientale caratterizzata da forte complessità e da un accentuato pluralismo di modelli e di valori' e contengono significativi spunti di carattere interculturale nella trattazione delle varie discipline. Essi si pongono così anche come possibile chiave di rilettura degli stessi programmi vigenti. Ad esempio i programmi di lingua straniera per il biennio propongono le finalità della 'formazione umana, sociale e culturale mediante il contatto con altre realtà, in un'educazione interculturale che porti a ridefinire i propri atteggiamenti nei confronti del diverso da sé'.

PARTE II - La progettualità: strategie e risorse

4. Il clima relazionale e l'attivazione del dialogo

L'impegno interculturale si alimenta nella scuola in un clima relazionale di apertura e dialogo che coinvolge tutta la comunità educativa.

La competente attenzione degli insegnanti e la loro testimonianza personale sono determinanti per attivare l'interazione positiva; esse si fondano su una professionalità intenzionalmente indirizzata a promuovere una comunicazione all'interno della quale gli insegnanti stessi accettano di 'mettersi in gioco'.

La disponibilità professionale dell'insegnante si avvale anche del contributo degli studi sulle dinamiche relazionali e delle relative tecniche, attraverso le quali l'intenzionalità progettuale diviene attività didattica.

I luoghi della scuola, in una questione dinamica e interattiva, comunicano a quanti li frequentano -bambini, ragazzi, giovani e famiglie- messaggi 'suggestivi' intorno alla qualità delle relazioni ed ai significati di regole condivise.

5. Discipline e intercultura

Alcuni approfondimenti hanno posto in evidenza gli apporti che ciascuna disciplina pu' offrire a un progetto interculturale, traendo spunto dalle indicazioni dei programmi scolastici e avvalendosi di una loro lettura 'verticale'.

Si è così rilevato che l'insegnamento della storia deve riconoscere gli apporti e i valori autonomi delle diverse culture e liberarsi da rigide impostazioni a carattere etnocentrico o eurocentrico, per un'analisi obiettiva dei momenti di incontro e di scontro tra popoli e civiltà. Allo stesso tempo la storia pu' aprirsi alle problematiche della pacifica convivenza tra i popoli e affrontare il tema del razzismo, nelle sue manifestazioni e nei suoi presupposti e il tema delle migrazioni, come vicenda storica ricorrente.

L'insegnamento dell'italiano consente, secondo le possibilità dei vari livelli scolastici, una considerazione interculturale delle vicende della lingua (origini latine, scambi con altre lingue moderne, rapporti con i dialetti), un approccio (con letture antologiche ed esemplificazioni) alle altre culture, europee ed extraeuropee, e una riflessione sui loro rapporti. Anche la lettura degli autori italiani pu' offrire contributi all'approfondimento delle tematiche di maggior rilievo per l'educazione interculturale.

Del pari l'educazione artistica e l'educazione musicale (nelle diverse denominazioni e modalità relative al livello di studi) consentono un approccio alle altre culture e ai loro rapporti.

L'apprendimento delle lingue straniere, oltre ad offrire strumenti di comunicazione ed a promuovere la disponibilità ad altri apprendimenti linguistici, avvicina a un diverso modo di organizzare il pensiero e alla cultura che in ciascuna lingua si esprime.

La geografia presenta una forte valenza interculturale per la progressiva apertura dal vicino al lontano e, quindi, dalla realtà locale a quella nazionale, dal contesto europeo a quello mondiale. Essa pu' cogliere le implicanze degli interventi dell'uomo sull'ambiente e avvalersi di una cartografia aggiornata.

Le discipline scientifico-matematiche forniscono un contributo fondante all'educazione interculturale, in quanto promuovono la capacità di ragionamento coerente e argomentato, l'apprezzamento del confronto di idee, l'atteggiamento critico.

Il riferimento al contributo, personale o di gruppo, di studiosi di varie nazioni al progresso scientifico pu' dimostrare il debito di ogni Paese nei confronti degli apporti esterni. Nella scuola secondaria superiore, le scienze biologiche, strutturando in un quadro scientifico le informazioni possedute dagli studenti, possono sottoporre ad analisi il concetto di razza e smentire i pregiudizi correnti.

Le ore di insegnamento espressamente dedicate all'educazione civica possono consentire l'illustrazione dei principi della Costituzione, in armonia con la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo e la presentazione delle istituzioni comunitarie e internazionali.

6. Attività interdisciplinari

L'elaborazione di progetti interdisciplinari consente poi un ampliamento di prospettive e una convalida del discorso interculturale con un approccio a più voci, coinvolgente per gli alunni.

La presentazione di altre culture in un'ottica interdisciplinare, che investa le espressioni letterarie, artistiche e musicali, gli elementi storici e geografici e gli aspetti della tecnica e del lavoro risulta assai più significativa. Più in generale l'allineamento temporale dello svolgimento dei programmi a livello secondario consente di cogliere gli intrecci delle correnti di pensiero, letterarie e artistiche di determinati periodi storici.

Collegamenti utili anche in funzione interculturale possono essere sviluppati tra gli insegnamenti relativi ai linguaggi non verbali che, nella terminologia dei programmi per la scuola elementare, assumono la denominazione di 'educazione alla immagine', 'educazione al suono e alla musica' ed 'educazione motoria'. E' anche da valorizzare l'ulteriore riferimento dell'educazione motoria alle attività ludiche.

L'educazione alla convivenza democratica (nella scuola elementare) o civica (nella scuola secondaria), ponendosi come approccio trasversale alle discipline mette in luce la convergenza degli insegnamenti e si avvale degli interventi coordinati dei docenti per promuovere comportamenti civilmente e socialmente responsabili.

Anche in questo ambito si possono seguire i fili conduttori dei diritti dell'uomo, della pace, della collaborazione internazionale, del rapporto con i Paesi in via di sviluppo, dell'equilibrio ecologico, già indicati a proposito della dimensione mondiale nell'insegnamento (v. precedente paragrafo 2).

Ulteriori collegamenti tra le attività interdisciplinari e le attività integrative (v. paragrafo seguente) possono agevolare l'approfondimento di tematiche quali le migrazioni, il razzismo, l'antisemitismo.

Anche l'analisi del pregiudizio nei fondamenti psicologici e nei presupposti storici di determinate manifestazioni pu' essere utilmente svolta in un contesto interdisciplinare.

7. Attività integrative

La comprensione delle altre culture e dei problemi della società multiculturale è agevolata da una serie di interventi che possono essere svolti ad integrazione delle attività culturali, in orario scolastico o extrascolastico ed anche con il contributo di enti e istituzioni varie.

La ricordata valenza interculturale del 'Progetto giovani' e del 'Progetto ragazzi 2000' consente un raccordo di iniziative e di risorse.

Mass media, spettacoli teatrali e cinematografici

L'utilizzo dei mass media per progetti interculturali, presuppone un'educazione alla corretta funzione di tali mezzi che viene sollecitata dai documenti programmatici per la scuola.

Si tratta, in sostanza, di 'avviare tempestivamente i bambini ad una fruizione attivamente critica dei messaggi ... e di attrezzarli ad una efficace difesa nei confronti dei rischi di omologazione immaginativa ed ideativa che la comunicazione mass- mediale comporta', e, allo stesso tempo, di 'favorire la comprensione dei linguaggi specifici dei mezzi di comunicazione sociale'.

Un'attenzione critica e selettiva consente di avvalersi in chiave interculturale dei programmi radio-televisivi ordinari. Una speciale considerazione meritano le rubriche mirate ad approfondimenti culturali e i programmi destinati alle scuole.

Anche la produzione filmica costituisce una risorsa suggestiva, a prescindere dall'intenzionalità didattica di alcune pellicole, per l'individuazione dei quadri culturali diversi e per la riflessione sulle tematiche del pregiudizio razziale, degli squilibri mondiali, delle migrazioni, ecc.

Ricerche specializzate hanno segnalato una serie di film 'consigliabili', fermo restando che la fruizione si qualifica in rapporto alla capacità dei docenti di presentare e di esaminare criticamente il prodotto nel contesto scolastico.

Analoghe considerazioni valgono per lo spettacolo teatrale, che consente spesso agevoli raccordi con le attività curricolari.

I programmi scolastici sollecitano il coinvolgimento degli alunni nella produzione di reportages fotografici, filmati, spettacoli teatrali, che possono contribuire a ricerche o riflessioni su tematiche interculturali.

Viaggi e scambi

Le scuole possono poi promuovere l'avvicinamento delle altre culture con viaggi di studio, scambi di insegnanti e di alunni, gemellaggi, corrispondenza interscolastica. Si richiamano qui la circolare 11 settembre 1991, n. 272, per gli 'scambi di classe con l'estero', la circolare 14 ottobre 1992, n. 291 per i 'viaggi di studio' e la circolare 9 febbraio 1993, n. 33 per gli 'scambi di insegnanti'.

I viaggi e gli scambi esaltano la loro funzione interculturale con un'adeguata considerazione del 'prima' e del 'dopo' e cioè con un'attività preparatoria di reperimento e illustrazione di materiali e con una successiva riflessione sui risultati e il coinvolgimento dei non partecipanti. In questo quadro sono da ritenere momenti essenziali dei viaggi gli incontri e i confronti con rappresentanti della società e della cultura del Paese ospitante.

Le diverse modalità di avvicinamento culturale sopra indicate possono integrarsi utilmente: così gemellaggi e corrispondenze assumono maggior significato se vengono sostenute da una conoscenza diretta.

Con riferimento a iniziative promosse in passato da alcuni enti locali, sono anche da segnalare i viaggi e le visite ai luoghi di sterminio che, con l'ausilio di una adeguata preparazione e di un'assistenza competente, possono promuovere la consapevolezza dei crimini del razzismo.

Risorse del territorio

Anche le iniziative in sede e gli spostamenti nel proprio ambito territoriale possono assumere significato interculturale nella ricerca di segni e testimonianze della presenza e degli incontri di civiltà diverse.

E' pertanto da raccomandare l'impiego consapevole delle risorse culturali del territorio, in collaborazione con gli enti locali e altre istituzioni.

La presenza di comunità di immigrati, anche se non rappresentate nella scuola, consente di attivare dibattiti con loro membri ed anche ricerche e confronti all'esterno della scuola stessa.

8. Il 'Liceo Europeo'

Nel settore dell'istruzione classica è stata attivata un'interessante sperimentazione di 'Liceo Europeo', utilizzando le strutture di nove convitti nazionali o educandati femminili.

Al liceo sono ammessi sia cittadini italiani che cittadini degli altri Paesi europei, in regime di convittualità o di semiconvittualità

Il progetto è inteso a promuovere la formazione di una 'coscienza europea' per assicurare una pacifica e proficua convivenza dei vari popoli europei.

La ricerca delle radici comuni europee mira alla comprensione delle ragioni che rendono necessaria una unione più reale, anche politica.

9. Alunni stranieri a scuola

La qualità del progetto

Nel ribadire che l'educazione interculturale, nei suoi molteplici aspetti, connota costantemente il processo formativo ed impegna comunque la progettualità scolastica, occorre tuttavia attivare strategie mirate in presenza di alunni stranieri, in funzione dei bisogni rilevati.

L'obiettivo dell'interazione e, quindi, quello delle paritarie condizioni di accesso al diritto allo studio, rafforza la necessità di momenti formativi qualificati.

In presenza di alunni stranieri si pone in primo luogo il tema dell''accoglienza'. La scuola deve tener presenti le condizioni di disagio generale delle famiglie e, in particolare, i problemi conseguenti allo sradicamento dell'alunno dall'ambiente originario. Il rapporto con le famiglie e con le comunità consente la conoscenza delle diverse situazioni, con riferimento agli orientamenti e ai modi di vita del Paese di provenienza (rapporti sociali, impostazioni pedagogiche, metodi e programmi scolastici), alle condizioni socio-economiche e alle particolarità di ciascun caso.

Nella scuola materna l'incontro con le famiglie e con il bambino passa da una prima fase di accoglienza, alla conoscenza, alla relazione, all'interazione. Tutto ci' deve avvenire creando nella sezione una serie di opportunità per aiutare il bambino a familiarizzare con l'ambiente attraverso il linguaggio dei sensi, della gestualità, del movimento, l'uso del disegno, delle immagini e delle varie forme del linguaggio verbale.

Con riferimento ad ogni ordine e grado scolastico, la socializzazione tra alunni italiani e stranieri (anche attraverso le attività ludiche e i linguaggi non verbali) è il primo presupposto per lo svolgimento di attività interculturali comuni ed elemento di facilitazione per l'apprendimento dell'italiano come lingua seconda da parte degli stranieri, in situazioni di 'piena immersione'.

L'insegnamento linguistico, peraltro, richiede una progettazione didattica specifica in relazione alle singole situazioni di bilinguismo nel contesto dei programmi di educazione linguistica rivolti alla totalità degli alunni. Parimenti sono da attivare eventuali unità di apprendimento in singoli settori culturali secondo le esigenze di ciascun allievo.

Nelle attività interculturali possono essere illustrati, secondo il livello degli studi, aspetti ed elementi culturali, linguistici, storici e geografici del Paese d'origine degli stranieri presenti in classe e introdotti confronti tra gli stili di vita, ponendo in risalto le diversità in un quadro di riconoscimento delle somiglianze

Le attività di confronto richiedono misura e attenzione alle sensibilità individuali. Non si tratta di enfatizzare la qualità di 'straniero', ma piuttosto di accoglierlo nell''ordinario' della vita scolastica in una società pluralista.

La didattica interculturale implica anche un'attenzione alle modalità più opportune per presentare la propria cultura all'alunno straniero e per coinvolgerlo nel dialogo con i compagni italiani.

Per l'organizzazione di corsi di lingua e cultura d'origine richiesti da gruppi etnici concentrati sul territorio, soccorrono, in mancanza di risorse specifiche, gli interventi degli enti locali e delle comunità di immigrati.

Le scuole sono chiamate ad agevolare queste iniziative, assicurando il collegamento programmatico con le proprie attività e fornendo, per quanto possibile, locali e attrezzature (v. C.M. 26 luglio 1990, n. 205, par. V).

La normativa come risorsa

La scuola che persegue come obiettivo l'educazione interculturale coglie, dunque, la diversità come occasione per un rapporto costruttivo e arricchente per tutti.

Da ci' consegue che il criterio direttivo fondamentale dell'azione educativa e didattica della scuola non pu' che essere quello del pieno coinvolgimento dell'alunno straniero nella 'ordinarietà' della vita scolastica e, quindi, nella 'ordinarietà' delle sue risorse.

Tale criterio certamente non esclude la necessità di taluni momenti formativi metodologicamente diversificati e qualificati, per superare particolari situazioni e favorire il massimo sviluppo delle potenzialità esistenti.

Gli strumenti normativi presentano inoltre margini di flessibilità e di adattabilità che, convenientemente utilizzati, possono costituire validi elementi di potenziamento dell'ordinaria attività didattica.

Per la scuola materna, il centro dell'intervento educativo potrà essere posta soprattutto 'la comunicazione' che costituisce l'ambito nel quale si realizza l'occasione primaria della relazione con gli altri.

Gli interventi individualizzati e per piccoli gruppi, particolarmente idonei a favorire una positiva interazione fra tutti i bambini, vanno realizzati preferibilmente nei momenti di contemporaneità di più insegnanti nella scuola.

Tutto ci' richiede una idonea articolazione modulare dei tempi e degli spazi di insegnamento-apprendimento.

Per la scuola elementare l'organizzazione modulare comporta un uso mirato e flessibile delle risorse e consente di ottimizzare gli interventi, adeguandoli alle specifiche esigenze degli alunni, configurando una scuola meglio capace di recepire la diversità. In particolare, le disposizioni previste dall'art. 9 della legge di riforma permettono un efficace utilizzo della contemporaneità, che si traduce operativamente nella realizzazione di interventi individualizzati e di lavori di gruppo idonei a rimuovere le situazioni di difficoltà e di svantaggio.

L'insegnamento individualizzato e le classi aperte previste dalla legge 4 agosto 1977, n. 517 (art. 2) possono costituire una prima risposta alle esigenze di integrazione dell'alunno straniero e, in particolare, alla richiesta di momenti specifici di 'rinforzo' linguistico.

Anche il nuovo sistema di valutazione della scuola elementare rivolge particolare attenzione agli interventi individualizzati i quali debbono '... incidere positivamente sulle condizioni che possono favorire e facilitare processi di apprendimento adeguati per tutti gli alunni ...' (O.M. 2 agosto 1993, n. 236).

Per la scuola media, scuola 'di tutti e di ciascuno', valgono le indicazioni sulla individualizzazione degli itinerari di apprendimento presenti nella parte II della 'Premessa generale' dei programmi di insegnamento e sulla possibilità di prevedere, nell'ambito della programmazione educativa e didattica, attività di integrazione.

Si richiama, in particolare, il paragrafo 4 della medesima 'Premessa', che impegna il collegio dei docenti ad assumere anche i 'problemi proposti da particolari situazioni di emarginazione culturale e sociale', promuovendo interventi capaci di rimuoverli, fra i quali rientrano le attività di integrazione anche a carattere interdisciplinare organizzate per gruppi di alunni della stessa classe o di classi diverse, e le iniziative individualizzate di recupero. Sulla necessità di tali interventi compensativi e di potenziamento insiste anche il documento illustrativo della nuova scheda di valutazione, trasmesso con C.M. n. 167 del 27 maggio 1993; interventi che possono anche assumere, nell'autonoma decisione dei collegi dei docenti, le forme previste dall'art. 7 della legge n. 517 del 1977 (c.d. 160 ore).

Sempre ai fini anzidetti si rammenta che la programmazione pu' prevedere anche 'l'organizzazione flessibile ed articolata delle attività didattiche (attività interdisciplinari, interventi individualizzati, nonché raggruppamenti variabili di alunni, anche di classi diverse ...') (dalla parte III della richiamata 'Premessa').

Maggiori opportunità offre, a tale riguardo, per sua natura, il modello di scuola a tempo prolungato, ove i margini di flessibilità e di autonomia didattica sono presenti in misura ancor più rilevante.

Nella scuola secondaria superiore, dove la presenza straniera è più limitata e meno problematica, assumono maggiore rilevanza il motivo del confronto culturale a distanza e il tema della prevenzione e del contrasto del razzismo e dell'antisemitismo (v. C.M. 11 marzo 1993, n. 71 relativa al piano nazionale di aggiornamento e C.M. 25 gennaio 1994, n. 20 relativa all'adozione dei libri di testo).

Per i vari livelli scolastici, ove le situazioni degli organici lo consentano, possono essere presentati ai provveditori agli studi particolari progetti educativi rientranti nell'ambito dell'art. 14, 6° comma, della legge n. 270/1982. L'unità (o le unità) di personale docente aggiuntivo assegnato alle scuole a seguito della approvazione del progetto sarà convenientemente utilizzato nell'ambito di una programmazione educativa e didattica rispettosa del principio dell'unitarietà e collegialità dell'azione educativa.

Per l'istruzione degli adulti sono da richiamare la C.M. n. 312 del 21 ottobre 1991, riguardante i corsi di alfabetizzazione e la C.M n. 176 del 28 giugno 1990, riguardante i corsi sperimentali di scuola media per lavoratori. La flessibilità di questi corsi, convenientemente utilizzata, potrà fornire agli allievi stranieri di età superiore ai 16 anni ampie possibilità di crescita culturale ed una risposta alla specifica richiesta di insegnamento dell'italiano e di informazione sulle nostre istituzioni. Ulteriori possibilità sono offerte dai corsi serali di qualifica negli istituti professionali, con modalità di frequenza anche parziale per blocchi di insegnamento o per alcuni insegnamenti soltanto (C.M. 25 luglio 1990, n. 7809, Direzione generale istruzione professionale).

L'istruzione degli adulti, avvicinando in sede educativa i processi di integrazione dei genitori e dei figli in età scolare, ne consolida la reciproca comprensione nell'ambiente familiare.

Per tutti i livelli scolastici è possibile il ricorso alle sperimentazioni di cui agli artt. 2 e 3 del D.P.R. 419/74: con riferimento all'art. 3, solo in presenza di significative modifiche strutturali.

Per ulteriori indicazioni, si rinvia alle circolari n. 301/89 e n. 205/90, nonché, per gli zingari e i nomadi, alla circolare 16 luglio 1986, n. 207. Si richiamano anche la circolare del Ministero della Sanità del 23 marzo 1993, n. 8, relativa alla soppressione della ratifica ministeriale per l'iscrizione alle scuole secondarie degli alunni provenienti dall'estero, la circolare del Ministero dell'Interno 20 luglio 1993, n. 32 relativa ai 'minori stranieri privi di permesso di soggiorno in stato di abbandono in Italia' e la recente circolare del 12 gennaio 1994, n. 5, che ha precisato che i minori con presenza irregolare debbono essere iscritti alla scuola con riserva.

9. Formazione del personale

L'educazione interculturale, come impegno generale della scuola nei confronti del fenomeno del pluralismo culturale (del quale l'eventuale presenza straniera è soltanto un aspetto) coinvolge tutti gli insegnanti e tutti gli operatori scolastici.

Si pone qui in risalto il tema della formazione, iniziale e in servizio, del personale e, in prospettiva, della formazione universitaria dei docenti.

Il C.N.P.I. così disegna, in prospettiva, la figura dell'insegnante con riferimento al nuovo sistema di formazione universitaria degli insegnanti (legge 19 novembre 1990, n. 34, artt. 3 e 4). 'Si tratta di assicurare ... sia le necessarie conoscenze culturali di tipo filosofico, storico-sociale, antropologico, linguistico e pedagogico, anche in prospettiva comparativa, sia le competenze metodologiche che riguardano la gestione della classe, la conciliazione degli obiettivi cognitivi e affettivi con quelli comportamentali, l'animazione dei gruppi, l'individualizzazione dell'insegnamento, la didattica disciplinare e interdisciplinare per problemi, per obiettivi e per concetti, sia infine le competenze istituzionali che consentono di interagire produttivamente con i colleghi, con le famiglie e con le istituzioni pubbliche e private, anche di altre nazioni' (pronuncia 23 aprile 1992).

A seguito delle CC.MM. 301/89 e 205/90 si sono registrate numerose e significative iniziative di aggiornamento nella scuola dell'obbligo

Per la scuola secondaria superiore, questo Ministero ha assunto, tra le attività interdirezionali di aggiornamento anche attività di educazione interculturale come 'analisi, ricerca e sviluppo di forme o materiali che permettano il confronto tra culture diverse, allo scopo di eliminare l'intolleranza ed il razzismo emergenti e consentano anche un inserimento lavorativo degli extracomunitari' (C M. 11 marzo 1993, n. 71).

Si confida che gli orientamenti qui espressi possano trovare ulteriori esplicazioni nelle iniziative di aggiornamento delle scuole e delle altre istituzioni.

A questo proposito svolgono un ruolo significativo tutte quelle attività di formazione rivolte all'acquisizione di competenze comunicative e relazionali.

10. Libri di testo, biblioteche e mediateche

La C.M. 25 gennaio 1994, n. 20, relativa all'adozione dei libri di testo per il prossimo anno scolastico, ha richiamato l'attenzione sulla 'educazione alla legalità e al rispetto della diversità, per richiamare gli alunni a cogliere il senso dei valori posti a base del vivere civile e l'importanza di una solidale convivenza nei confronti di chi appartiene ad altre culture'.

E' da auspicare un ulteriore impegno delle case editrici e degli autori per lo sviluppo, nei libri di testo, dei motivi interculturali, ormai affermati nel dibattito pedagogico e nella saggistica.

Alcuni enti locali hanno promosso la costituzione di 'biblioteche multiculturali' che possono rappresentare un riferimento utile per la progressiva integrazione delle biblioteche scolastiche con uno 'scaffale multiculturale' comprendente anche materiale multimediale nonché una fonte per le raccolte antologiche.

11. Verso una cultura di rete

La complessità dei fenomeni che caratterizza la società multiculturale e le responsabilità educative che ne derivano esigono l'impegno progettuale e intenzionale dell'amministrazione e delle istituzioni scolastiche.

La progettualità si realizza attraverso elaborazioni diversificate per livello, competenze e ruoli nella prospettiva di una 'cultura di rete' in grado di corrispondere ad esigenze di organicità e di razionale ed efficace impegno delle risorse.

La promozione di questa cultura rappresenta un'ulteriore esplicazione dell'educazione interculturale e, allo stesso tempo, un'indicazione operativa per attuarla.

E' necessario che tutte le risorse di cui pu' usufruire l'attività educativo-didattica, nel suo svolgersi ordinario, vengano prese in considerazione per promuovere e realizzare gli specifici progetti di istituto e territorio.

In una tale ottica gli apporti che ciascun soggetto individuale o collegiale pu' offrire sono fondamentali.

Nella collegialità, in particolare, confluiscono e si compongono le elaborazioni dei singoli; gli organi collegiali della scuola ai diversi livelli (provinciale, distrettuale, di istituto e di circolo) sono inoltre i soggetti idonei a riconoscere e a valorizzare i contributi di istituzioni diverse da inserire in un programma comune nelle finalità, pur se specifico negli obiettivi.

Lo sviluppo dell'autonomia scolastica, secondo il disegno dell'art 4 della legge 24 dicembre 1993, n. 537, potrà offrire alle scuole ulteriori margini di iniziativa e di flessibilità per l'elaborazione e l'attuazione di progetti a carattere interculturale, anche nell'ambito dei rapporti interscolastici e della collaborazione interistituzionale.

In tale contesto generale si colloca la sintesi degli orientamenti emersi in materia che questo gruppo ha elaborato, per offrire un supporto a progetti di educazione interculturali coerenti con gli obiettivi generali dell'azione formativa della scuola e adeguati al singolo ambito operativo.



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