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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
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Circolare Ministeriale 22 marzo 1996, n. 116

Oggetto: Orientamenti per l'organizzazione didattica della scuola elementare

L'ordinamento vigente della scuola elementare prevede che il collegio dei docenti, nel quadro della programmazione educativa, proceda all'aggregazione delle materie per ambiti disciplinari, nonché alla ripartizione del tempo da dedicare all'insegnamento delle diverse discipline del curricolo, secondo i criteri definiti dal ministro della P.I. con il D.M. 10 settembre 1991 e la C.M. n. 271/1991 di pari data.

Nel corso del quinquennio di funzionamento del nuovo assetto strutturale ed organizzativo-didattico della scuola elementare, previsto dalla legge 5 giugno 1990, n. 148, si è assistito ad una evoluzione del quadro normativo generale, che ha definito nuovi criteri per l'azione della Pubblica Amministrazione (legge n. 241/1990, D.Lvo n. 29/1993, legge n. 20/1994) ed ha promosso rilevanti innovazioni nel funzionamento delle istituzioni scolastiche, quali la Carta dei servizi emanata con D.P.C.M. 7 giugno 1995, che impegna le scuole nell'elaborazione e nell'adozione di un proprio progetto educativo d'istituto. Inoltre, il recente contratto collettivo nazionale di lavoro ha previsto nuove condizioni di esercizio della funzione direttiva e docente, introducendo, tra l'altro, la possibilità di organizzare su base plurisettimanale l'orario di insegnamento e di programmazione didattica degli insegnanti (commi 2 e 5 dell'art. 41 del C.C.N.L.).

La progressiva realizzazione della riforma della scuola elementare ha impegnato l'Amministrazione scolastica in un azione di monitoraggio, sviluppatasi senza soluzione di continuità durante l'intero arco del quinquennio, al fine di acquisire tutti gli opportuni elementi di conoscenza necessari per la regolazione in itinere dei processi innovativi. Tale attività, grazie all'attivo contributo di tutte le componenti scolastiche, ha consentito di documentare, accompagnare e verificare la progressiva estensione ed il consolidamento della organizzazione modulare.

L'innovazione ha arricchito il curricolo della scuola elementare e promosso più ampie occasioni di scambio e relazioni sociali per gli alunni, in continuità con la tradizionale attenzione della scuola primaria allo sviluppo di tutte le dimensioni della personalità. Le indagini e le azioni di verifica svolte dall'Amministrazione scolastica, i cui esiti sono stati via via comunicati alle scuole, hanno, d'altro canto, segnalato anche i punti di difficoltà e di disagio.

In particolare sono stati evidenziati:

- la permanenza di carenze strutturali nei servizi, negli spazi, nelle attrezzature, nonché la diffusa adozione di orari scolastici eccessivamente compressi;

- l'esistenza di un elevato numero di plessi con un solo corso verticale, che comporta la necessità di attivare il modulo di 4 insegnanti su 3 classi, con le connesse difficoltà operative;

- l'incremento degli interventi di insegnanti "specialisti", previsti da norme diverse dalla L. 148/1990 (sostegno, insegnamento della religione cattolica) o resisi necessari per attuare aspetti innovativi del curricolo (lingua straniera), con conseguenti ripercussioni sulla struttura dell'orario settimanale;

- la presenza di casi di rigidità nella gestione dei tempi e nell'organizzazione degli ambiti, che rischia di generare una didattica formalistica ed espositiva, non coerente con l'idea di scuola come ambiente educativo di apprendimento.

La diffusione degli aspetti di qualità accertata ed il superamento delle situazioni problematiche richiedono un complesso di interventi articolato su diversi piani: tecnico-professionale, amministrativo ed eventualmente legislativo. Quest'ultimo livello è esplicitamente richiamato dall'art. 134, comma 2, del D.Lvo n. 297/1994, che prevede una verifica parlamentare sullo stato di attuazione della riforma.

Nel frattempo, tenuto conto del quadro normativo e del contesto evolutivo già delineati, alcune decisioni di natura tecnico-professionale possono già essere adottate ed a questo scopo si forniscono orientamenti finalizzati a sostenere la progettazione organizzativa e didattica delle scuole, con effetto dall'anno scolastico 1996-97, con particolare riferimento a:

a) il gruppo docente e gli ambiti;

b) il tempo e la qualità della didattica.

ORIENTAMENTI PER L'ORGANIZZAZIONE

DIDATTICA

a) Il gruppo docente e gli ambiti

Il modulo organizzativo costituisce una struttura funzionale, in cui un gruppo di docenti si fa carico del compito comune della formazione degli alunni, sulla base di un progetto unitario, integrato e condiviso.

L'ambito costituisce la specifica area di impegno professionale del docente della scuola elementare, ma non deve determinare una consegna rigida e chiusa e dar luogo ad una meccanica suddivisione degli interventi che porterebbe alla frammentazione della proposta educativa. La configurazione dell'ambito deve tener conto non solo dell'affinità delle discipline, ma anche delle reali competenze dei docenti, delle effettive condizioni organizzative, dell'efficacia didattica. L'ambito, infatti, rappresenta uno spazio operativo e didattico che fa risaltare il valore formativo delle discipline e consente di costruire, in modo aperto e graduale, abilità di indagine, conoscenze, linguaggi e modi di pensare, partendo dall'orizzonte di esperienze e di interessi dei bambini.

Le indicazioni normative concernenti la costituzione degli ambiti sono applicabili in modo agevole e produttivo nelle situazioni in cui opera il gruppo docente costituito da 3 insegnanti su 2 classi.

In questo quadro occorre, inoltre, prestare attenzione alla specificità delle classi iniziali; ai problemi posti dai moduli in verticale, da quelli costituiti da 4 insegnanti su 3 classi, da quelli con presenza rilevante di interventi specialistici; alle caratteristiche dell'organizzazione delle classi a tempo pieno.

In relazione a tali casi, che possono variamente combinarsi tra loro, diventa opportuno progettare soluzioni organizzative più aperte e flessibili, da parte del collegio dei docenti per favorire il progressivo articolarsi degli ambiti e del gruppo docente.

In I e II, l'intervento di un docente con maggior esperienza temporale in ciascuna classe, che svolga funzioni "tutoriali" per agevolare la gradualità negli apprendimenti e nelle relazioni educative, non deve comunque superare i 2/3 del tempo curricolare.

Questa modalità organizzativa si può attuare, ad esempio:

- estendendo i tempi delle discipline di un ambito;

- aggregando ad un ambito un maggior numero di discipline;

- assegnando anche due ambiti allo stesso docente, ma avendo cura -in tal caso- di non attribuirgli lingua italiana e matematica insieme.

Nei casi di moduli 4 su 3 e/o con la presenza di più insegnanti "specialisti", la limitazione dell'eccessiva rotazione e alternanza dei docenti va perseguita mediante una concezione funzionale della contitolarità. A tal fine può essere prevista una diversificata distribuzione degli interventi e delle presenze degli insegnanti nelle classi, nel rispetto delle indicazioni contenute nella L. 148/1990 e nel D.M. 10 settembre 1991.

Nei plessi con un solo corso in verticale, l'uso ottimale delle risorse di personale docente in rapporto all'intero plesso, e non solo ai singoli moduli, consente soluzioni capaci di garantire la stabilità e la continuità dello staff di docenti in ciascuna classe e di assicurare l'orario di attività didattica previsto dalla Legge n. 148/1990 anche nel caso di attivazione dell'insegnamento della lingua straniera, con i relativi momenti di attività pomeridiana.

Nel tempo pieno vanno stimolate occasioni di apertura delle classi, con la formula dei laboratori, e di arricchimento degli interventi, nella prospettiva di un gruppo docente aperto. L'organizzazione didattica avrà riguardo alle specifiche condizioni operative di ogni scuola a tempo pieno e sarà oggetto di analisi e riprogettazione da parte dei gruppi docenti delle classi interessate.

I criteri prospettati interpretano i principi della corresponsabilità e contitolarità non tanto facendoli coincidere con una formale e astratta suddivisione paritaria di tempi e presenze, ma piuttosto fondandoli su regole condivise, sulle effettive disponibilità e competenze dei docenti, sul migliore adattamento ai diversi contesti operativi.

La delibera del collegio dei docenti definisce, perciò, i criteri generali di carattere regolativo per la costituzione degli ambiti, entro i quali i gruppi docenti possono compiere scelte motivate per rispondere a specifiche esigenze e risolvere i problemi più volte evidenziati.

b) Il tempo e la qualità della didattica

La definizione e la gestione dei tempi nella scuola elementare comportano decisioni coordinate da parte del consiglio di circolo, del collegio dei docenti, del gruppo docente.

Al consiglio di circolo compete la definizione delle "modalità di svolgimento dell'orario delle attività didattiche". Si tratta di una decisione fondamentale che la legge di riforma pone quale variabile decisiva per la qualità "dell'insegnamento-apprendimento" e dell'ambiente educativo.

A tal fine si indicano alcuni essenziali fattori di qualità:

- una gestione equilibrata e distesa del tempo scolastico;

- l'orientamento verso almeno due giornate settimanali con attività pomeridiane, in particolare nel caso di prolungamento dell'orario curricolare fino a 30 ore, anche per la progressiva introduzione dell'insegnamento della lingua straniera;

- l'attenzione ai tempi di "cura", ad esempio garantendo una congrua pausa tra l'attività antimeridiana e quella pomeridiana.

Si fa presente che l'assunzione del solo turno antimeridiano è da considerarsi come soluzione eccezionale e transitoria.

Al collegio dei docenti competono:

- la definizione dei tempi massimi settimanali da attribuire alle discipline nel rispetto delle soglie minime previste dal D.M. 10 settembre 1991; tali tempi possono essere considerati come parametri medi di riferimento su base annua, per consentire una gestione più flessibile delle attività didattiche;

- l'elaborazione di indicazioni per una organizzazione dei tempi di contemporaneità finalizzata all'arricchimento dell'offerta formativa e all'insegnamento individualizzato, così come previsto dal II comma dell'art. 41 del C.C.N.L.;

- l'individuazione di criteri generali per orientare le decisioni di competenza dei gruppi docenti, in particolare per quanto riguarda l'alternanza degli insegnanti e delle attività, la distribuzione equilibrata dei carichi cognitivi, la valorizzazione dei momenti di accoglienza e di relazione.

Il gruppo docente individua le modalità per una fluida e articolata gestione del tempo scuola.

Per superare l'attenzione meramente quantitativa ai tempi e ritmi di lavoro, le rigidità delle scansioni temporali, il frazionamento dei quadri orari settimanali, si richiamano le seguenti opportunità, che consentono soluzioni funzionali e aperte:

- la costruzione di orari settimanali (o plurisettimanali), scanditi sulla base di tempi di ambito, distribuendo con flessibilità nel corso dell'anno il tempo di insegnamento di ciascuna disciplina e salvaguardando, comunque, le scansioni quadrimestrali della valutazione degli alunni;

- la previsione di unità temporali distese nella conduzione della classe da parte di ciascun docente, garantendo, in linea di massima, sequenze di attività più ampie dell'ora;

- il contenimento del frazionamento degli interventi degli specialisti, rendendoli meglio articolati;

- una equilibrata gestione della didattica, attraverso la opportuna diversificazione di attività, gruppi, metodologie ed il coinvolgimento attivo degli alunni.

In riferimento alle attività di "arricchimento" formativo, previste dal I comma dell'art. 8 della Legge n. 148/1990, che permettono di fornire una risposta alla domanda sociale di un tempo-scuola più esteso, è da tenere presente che, ferme restando le modalità di utilizzazioni di quote di personale previste nella dotazione organica provinciale, è possibile ricorrere, sulla base di uno specifico progetto didattico, alle attività aggiuntive di insegnamento, finanziabili con il fondo di cui all'art. 71 del C.C.N.L (Fondo per il miglioramento dell'offerta formativa e per le prestazioni aggiuntive) nell'ambito dell'autonomia decisionale delle singole scuole.

GLI SPAZI DI AUTONOMIA PROGETTUALE, I SOGGETTI ED I RUOLI PROFESSIONALI

Il complesso delle indicazioni fornite valorizza gli spazi di autonomia progettuale dei diversi soggetti professionali e collegiali della scuola elementare, che si viene caratterizzando sempre più come ambiente di ricerca in grado di migliorarsi interrogandosi e riflettendo sulle proprie scelte.

Gli spazi di autonomia progettuale non devono tuttavia costituire occasione per scelte arbitrarie e casuali che porterebbero ad ingiustificate differenziazioni del servizio. Sono infatti decisivi, per promuovere la qualità dell'offerta educativa, l'uso ottimale delle risorse, la convergenza e l'unitarietà degli interventi, l'attenzione ai risultati, più che l'omogeneità formale delle procedure.

La progettualità delle scuole si colloca in un sistema articolato di ruoli e responsabilità, che esaltano le funzioni del collegio dei docenti e dei singoli team nella configurazione della proposta educativa.

Nel rispetto delle finalità istituzionali stabilite dai Programmi e dalla Legge di riforma e dei risultati da garantire a tutti gli alunni, i livelli di progettazione essenziali si riferiscono:

- alla contestualizzazione della proposta formativa da parte di ciascuna unità scolastica, mediante l'elaborazione del progetto educativo di istituto;

- alla definizione degli assetti organizzativi e dei percorsi didattici da parte dei gruppi docenti, in base alle caratteristiche degli alunni e dei concreti contesti operativi.

Il consiglio di circolo attiverà gli indispensabili rapporti inter-istituzionali per la predisposizione delle strutture e dei servizi necessari alla qualificazione dell'offerta formativa, facendo ricorso anche ad accordi o protocolli di intesa territoriali.

Il collegio dei docenti, nel garantire il quadro di riferimento unitario del progetto educativo, avrà cura di definire i fattori di qualità dell'organizzazione e dell'azione didattica, individuando altresì standard e modalità di verifica delle scelte organizzative e dei risultati conseguiti. In questa prospettiva possono essere avviate strategie di analisi e di valutazione per consentire la regolazione in itinere dell'azione didattica.

Il gruppo docente gestirà concretamente ambiti, tempi e organizzazione delle attività, con la migliore utilizzazione delle disponibilità, delle competenze e delle esperienze, in un quadro di efficace collaborazione professionale.

L'insieme delle competenze e delle responsabilità attribuite ai vari organismi collegiali evidenzia ancor di più il ruolo strategico che assume il direttore didattico, il quale promuove le condizioni per la valorizzazione delle risorse umane e professionali, adotta -anche sotto il profilo formale- le decisioni necessarie per la qualità del progetto educativo e per la sua attuazione ed assicura il coordinamento generale delle attività di progettazione.

Le attività di formazione in servizio (anche nella forma innovativa di "riflessione" sulla pratica didattica), il corretto impiego delle due ore settimanali da dedicare alla progettazione di team, l'individuazione di funzioni e figure di supporto e di coordinamento specifico, l'opera di promozione e consulenza svolta dagli ispettori tecnici rappresentano ulteriori risorse per lo sviluppo di un ambiente scolastico professionalmente autorevole e socialmente accreditato.

Le finalità e gli obiettivi indicati coinvolgono il sistema scolastico nel suo complesso e sono volte a contenere le disomogeneità qualitative nell'organizzazione evidenziate dall'attività di monitoraggio. Per sostenere tali obiettivi la Direzione generale promuoverà entro la prima decade del mese di maggio p.v., alcuni seminari, anche su base interregionale, riservati ai provveditori agli studi ed agli ispettori tecnici.

Successivamente i provveditori agli studi convocheranno, in collaborazione con gli ispettori tecnici, apposite riunioni con i direttori didattici per un approfondimento delle indicazioni della presente circolare e per la messa a punto delle prospettive di lavoro, da sviluppare in modo coordinato a livello di unità scolastiche in occasione delle verifiche di fine anno e della riprogettazione delle attività per l'anno scolastico 1996-97.


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