Circolare Ministeriale 21 settembre 1994, n. 275

Oggetto: C.M. 9 agosto 1994, n. 257 - Risposta a quesiti

Si fa riferimento ai quesiti pervenuti in ordine alla gradualità dell'applicazione della C.M. 9 agosto 1994, n. 257 recante disposizioni attuative dell'art. 3, lettere f) e g) del D.I. 15 aprile 1994, n. 132 nonché dell'art. 5 dell'O.M. 30 marzo 1991, n. 93 e successive modificazioni ed integrazioni.

Con riguardo ai progetti già presentati si conferma che le linee, le aree tematiche e i criteri metodologici indicati nella predetta circolare non comportano alcuna preclusione pregiudiziale per i progetti eventualmente già presentati dalle istituzioni scolastiche al momento dell'emanazione della circolare.

Essi costituiscono comunque un parametro di valutazione della validità dei predetti progetti rispetto agli obiettivi di riqualificazione del processo formativo, al cui perseguimento sono finalizzate le azioni previste dalle lettere f) e g) delle citate disposizioni.

Per quanto concerne l'assegnazione dei docenti alle attività in questione si ribadisce innanzi tutto quanto stabilito dalla citata O.M. n. 93, che prevede il ricorso in via prioritaria al personale in servizio nella scuola ove il progetto sarà attivato.

Nella scelta del predetto personale si terrà conto dei titoli culturali e professionali dei docenti, nonché delle specifiche esperienze maturate, così come precisato nella C.M. 9 agosto 1994, n. 257. Solo in via subordinata, in mancanza di personale della scuola che dichiari la propria disponibilità a svolgere le attività in questione, si farà ricorso al personale da utilizzare secondo i criteri e le modalità indicate nella citata O.M. n. 93, tenendo conto altresì dei principi di continuità e coerenza fra i requisiti professionali dei docenti e le caratteristiche delle attività di cui sopra si è fatto cenno.


 

Circolare Ministeriale 9 agosto 1994, n. 257

Oggetto: Linee metodologiche e operative per la progettazione delle attività di cui ai punti: f), "realizzazione di programmi di prevenzione e di recupero della dispersione scolastica e degli insuccessi formativi", g), "supporto psico-pedagogico, orientamento scolastico, progettazione educativa e valutazione dei processi formativi", dell'art. 3 del D.I. 15 aprile 1994, n. 132 concernente la determinazione degli organici del personale della scuola

Premessa

Il D.I. 15 aprile 1994, n. 132 nel determinare la dotazione degli organici delle scuole e istituti di ogni ordine e grado per gli anni scolastici 1994-95 e 1995-96, tiene conto per la prima volta anche di indici di disagio economico, socio-culturale e scolastico per evidenziare le diverse situazioni delle province.

Il decreto suddetto, in particolare, prevede, all'art. 3, che le dotazioni organiche comprendano la dotazione di personale docente, determinata anche secondo i suddetti indici, da utilizzare per le finalità che ivi vengono elencate, tra cui, quelle relative ai punti f) e g):

f) realizzazione di programmi di prevenzione e di recupero della dispersione scolastica e degli insuccessi educativi;

g) supporto psico-pedagogico, orientamento scolastico, progettazione educativa e valutazione dei processi formativi.

Tale normativa ha trovato una prima attuazione nel D.M. 31 maggio 1994, n. 178 e nell'O.M. 31 maggio 1994, n. 179, che recano disposizioni integrative dell'ordinanza permanente sulle utilizzazioni e sulle operazioni aventi effetto limitato ad un solo anno scolastico e che stabiliscono nel 15% il limite dei posti della dotazione organica provinciale, comprensiva dei posti di dotazione organica aggiuntiva della scuola materna e secondaria e dei posti di contingente provinciale provvisorio della scuola elementare, da attribuire per utilizzazioni di personale nelle finalità di cui ai punti f) e g).

Le disposizioni citate, alle quali si rimanda per quanto non qui espressamente richiamato, prevedono che tale percentuale debba essere determinata distintamente per gradi di istruzione senza riguardo, per la scuola secondaria, alla distinzione in classi di concorso. Prevedono, altresì, l'assegnazione, con precedenza, dei docenti titolari o in servizio nelle scuole autorizzate ad attivare le attività relative ai punti suddetti, nonché, fatta salva l'inscindibilità degli insegnamenti compresi nella stessa cattedra e la continuità didattica, la possibilità di assegnazione non solo per l'intera cattedra, ma anche per parte di essa, fermo restando l'orario d'obbligo complessivo.

Queste indicazioni sviluppano il quadro già delineato dal D.Lvo 12 febbraio 1993, n. 35 individuando come obiettivo ordinario prioritario per tutte le scuole di ogni ordine e grado una tipologia di interventi volti alla realizzazione della migliore qualità dell'offerta educativa e a superare, in particolare, i fenomeni di evasione, ripetenza, interruzione di frequenza, ritardo nel corso degli studi e abbandono.

In questa prospettiva erano state già avviate, a partire dal 1988, esperienze pilota in aree territoriali circoscritte di alcune province individuate per i più alti indici di rischio educativo e disagio scolastico.

Per le suddette province, per l'anno scolastico 1993-94, a seguito del D.L. 2 agosto 1993, n. 265 sono state assegnate risorse aggiuntive, quantificate complessivamente in 250 unità di personale da utilizzare per la prosecuzione di attività psicopedagogiche, didattico-educative e di laboratorio e per la prevenzione e rimozione dei fenomeni di dispersione scolastica.

Il D.L. 10 giugno 1994, n. 370 ha confermato la possibilità di utilizzare anche per l'anno scolastico 1994-95 le predette 250 unità, che con D.M. 4 agosto 1994 sono state distribuite tra le varie province.

Le indicazioni contenute nella presente circolare sono, quindi, rivolte a promuovere e/o consolidare, in tutte le province e nelle scuole di ogni ordine e grado un sistema ordinario ed integrato di interventi per prevenire la dispersione scolastica e per perseguire obiettivi di qualità e successo dei processi formativi.

La presente circolare contiene, pertanto, le linee metodologiche desunte dai risultati delle esperienze pilota realizzate e le indicazioni operative per l'individuazione delle attività e per l'utilizzazione dei docenti in relazione agli interventi necessari per realizzare le finalità di cui alle lettere f) e g) del decreto in oggetto, relativamente all'anno scolastico 1994-95.

Contiene, inoltre, criteri organizzativi, coerenti con tutte le linee metodologiche sperimentate, per l'avvio progressivo, in tutte le province, di un piano articolato di interventi a livello scolastico e interistituzionale.

I - Linee metodologiche

Il processo educativo deve garantire la centralità dei bisogni formativi di ciascun alunno e raccordare fortemente programmazione, progettazione e controllo dei risultati, per rispondere anche alle attese delle famiglie e all'interazione con l'ambiente sociale.

Alla scuola si chiede, pertanto, di qualificare sempre più l'azione di progettazione educativa e di valutazione dei processi formativi, determinando, a livello centrale e periferico, condizioni che consentano una utilizzazione razionale e ottimale di tutte le risorse, a cominciare da quelle umane e professionali.

In relazione al quadro complessivo delle finalità e degli obiettivi delineato anche dalle emanande norme sull'autonomia, l'articolazione della professionalità docente va realizzata in modo funzionale e flessibile e, nella logica della ricerca-intervento, correlata ad una formazione in servizio che crei le condizioni per una progettazione, verifica e riprogettazione delle attività e per una corresponsabilizzazione sui risultati.

A queste finalità va ricondotta la realizzazione delle attività inerenti ai punti f) e g), nonché di quelle correlate all'utilizzo delle "nuove figure professionali", in quanto in questo modo si creano le condizioni per una coerenza organica tra struttura e funzioni del piano provinciale e dei progetti educativi di istituto.

Il fenomeno della dispersione scolastica e dell'insuccesso educativo, in questo contesto, assume significato di chiave di lettura della qualità del servizio scolastico.

Le situazioni di dispersione scolastica e di insuccesso, infatti, aiutano a "leggere" il disagio e il malessere che si esprimono a diversi livelli nel rapporto scuola-utenti. E' nell'arco di tutto il sistema scolastico, pertanto, che vanno analizzate con attenzione le cause che portano a: abbandono precoce degli studi, bocciature, ripetenze, frequenza irregolare, assolvimento formale dell'obbligo, qualità scadente degli esiti.

Se in alcune realtà la gravità del fenomeno è ancora connessa all'evasione dell'obbligo, che richiede interventi urgenti e mirati, è tuttavia generalizzata, ad esempio, la difficoltà che si manifesta nei momenti e nelle classi di passaggio da un ordine di scuola ad un altro e nell'arco del biennio della scuola secondaria.

Nei momenti di transizione, infatti, si evidenziano in modo più acuto condizioni di demotivazione, accentuate anche dalla carenza o dalla inadeguatezza delle attività di orientamento.

La dispersione scolastica è, quindi, un fenomeno complesso, non riducibile a interpretazioni univoche secondo un modello deterministico di causa-effetto e va analizzato secondo un modello sistemico.

Condizioni esterne e interne alla scuola, infatti, variamente intrecciate alle problematiche del vissuto minorile, si pongono come effetto ma anche come causa di "dispersione", correlandosi anche a disuguaglianze nel contesto sociale economico e culturale più ampio; la complessità della situazione richiede, di conseguenza, un impegno forte di tutta l'amministrazione scolastica ed insieme una collaborazione responsabile di tutte le istituzioni competenti per la piena attuazione del diritto allo studio, che, superando la concezione "giuridico-formale-assistenziale", sia realmente correlato con il miglioramento della qualità del servizio scolastico.

Per coniugare diritto allo studio e qualità dell'istruzione occorre pertanto un'azione coordinata di politica scolastica e di politica sociale e nel sociale, di tipo interistituzionale, che assuma come centrale la realtà dell'alunno e sia funzionale alla organizzazione e realizzazione di un servizio integrato della persona.

Ne consegue che, per un intervento di prevenzione reale, a partire dalla scuola materna, è necessario un approccio che consenta di farsi carico globalmente dei fenomeni rispettando le specificità territoriali e l'originalità delle interazioni nei diversi contesti, valorizzando le relazioni tra gli individui e l'ambiente dal livello micro-sistemico a livello macro-sistemico.

Le linee di analisi e le proposte per l'avvio delle esperienze pilota ricordate in premessa, contenute in un documento pubblicato in Annali della P.I. n. 2/1990 e richiamate in precedenti circolari, hanno posto come prioritaria l'esigenza di una reale presa in carico a livello locale dei bisogni formativi che il fenomeno della dispersione scolastica e dell'insuccesso educativo evidenziano, indicando, come livello operativo, non solo la singola scuola, ma la rete di scuole e il contesto familiare e sociale.

Obiettivi delle predette esperienze pilota sono quelli di:

- riqualificare l'azione educativa e didattica complessiva della scuola;

- realizzare progetti integrati di area, tra le scuole e tra queste e le istituzioni del territorio;

- razionalizzare e ottimizzare le risorse esistenti nell'ottica di un sistema formativo integrato.

Tali esperienze, che vengono qui richiamate, per il loro valore indicativo e/o propositivo ai fini dell'avvio delle attività a partire dal prossimo anno scolastico 1994-95, hanno dimostrato come sia indispensabile porre in stretta correlazione:

- la conoscenza quantitativa e qualitativa dei fenomeni di insuccesso e dispersione e delle cause che li sottendono;

- l'organizzazione degli interventi e delle attività sia in ambito scolastico che extrascolastico in un quadro di coordinamento tra le scuole e tra le istituzioni, a partire da aree territoriali circoscritte (reti di scuole - conferenze di servizio - protocolli operativi - accordi di programma);

- la formazione in servizio dei docenti, l'aggiornamento di tutti gli operatori coinvolti in relazione ad una articolazione funzionale delle attività.

Questo approccio consente, infatti, di modulare compiti e ruoli in modo interdipendente e funzionale agli obiettivi che si individuano come coerenti al livello operativo e decisionale scelto, mantenendo centrale la realtà dell'alunno in una visione globale del sistema.

II - Indicazioni operative per l'anno scolastico 1994-95

Si propongono qui di seguito indicazioni operative che esprimono anche una metodologia di lavoro da assumere, ove necessario, anche processualmente e flessibilmente, ma, comunque, con adeguata motivazione, affinché la programmazione provinciale riferita alle lettere f) e g) risponda nel modo più funzionale possibile alle esigenze concrete di ciascuna provincia, in rapporto alle risorse ivi esistenti.

1. A livello provinciale, per la definizione del piano delle attività, di cui alle lettere f) e g), i provveditori agli studi delle province in cui sono state già attivate le esperienze pilota, si avvalgono della consulenza e delle indicazioni fornite dall'osservatorio provinciale (istituito a seguito delle circolari: C.M. n. 254/1989 e C.M. n. 234/1991) e, in particolare dalla componente scolastica -ispettori, capi di istituto, docenti- dell'osservatorio medesimo.

Nelle altre province, in vista della costituzione dell'osservatorio provinciale, i provveditori si avvalgono di un gruppo di lavoro operativo, appositamente costituito, che assicuri il necessario supporto per l'esame, il coordinamento e l'opportuna integrazione delle risorse e dei progetti in atto, finalizzati alla prevenzione del disagio ed al miglioramento della qualità formativa.

A tale riguardo sembra indispensabile che vengano, comunque, assicurate nell'osservatorio provinciale come nel gruppo di lavoro, specifiche e documentate competenze ed esperienze in ordine a:

- metodi e processi della valutazione scolastica;

- problematiche psico-pedagogiche;

- metodiche tecnologico-operative;

- tecnologie didattiche multimediali.

Sarà altresì assicurata la piena partecipazione e responsabilità del corpo ispettivo, in relazione a compiti istituzionali.

Peraltro, dal momento che osservatorio e gruppo di lavoro costituiscono preziose risorse per l'analisi, proposta e consulenza ai fini dell'avvio e del sostegno delle attività di cui trattasi, le modalità di costituzione e di funzionamento debbono essere studiate in modo da garantire, nella misura massima possibile, snellezza, operatività, flessibilità e funzionalità, anche attraverso l'articolazione interna di commissioni di lavoro.

Il provveditore agli studi si avvale altresì dell'osservatorio provinciale o del gruppo di lavoro, oltre che per la valutazione dei progetti, per:

- il sostegno e la consulenza delle istituzioni scolastiche coinvolte;

- il monitoraggio e le verifiche di qualità delle iniziative poste in essere;

- la programmazione di iniziative di coordinamento tra scuole per il confronto e la circolazione delle esperienze;

- la realizzazione delle iniziative di formazione in servizio e di aggiornamento mirato.

Si ritiene, infatti, essenziale che il personale utilizzato per le attività programmate a livello di singola scuola o tra più scuole, sia immesso in un percorso formativo e in una rete di coordinamento predisposta e sostenuta a livello provinciale per garantire la qualità delle attività medesime e dei progetti e l'attivazione di processi di monitoraggio, verifica e valutazione da realizzare "in itinere" e a conclusione dell'anno scolastico. Nell'ambito del percorso formativo si potranno anche prevedere iniziative di formazione in servizio e aggiornamento da inserire nel piano provinciale, al fine di ottimizzare le risorse professionali acquisite e garantire una ricaduta volta a migliorare l'azione educativa e didattica complessiva della scuola.

Ciò anche al fine di rendere efficace il raccordo funzionale tra i diversi organismi coinvolti nei progetti a livello interistituzionale.

2. Attesa la necessità di formulare un piano organico provinciale coerente nelle finalità ed obiettivi, flessibile ed articolato sul piano operativo, il provveditore agli studi, sulla base dei dati disponibili, scolastici, socio-economici e culturali:

- delinea una mappa complessiva e individua le situazioni territoriali di maggior rischio e disagio educativo;

- definisce i bisogni prioritari;

- quantifica, sulla base della ricognizione, dei progetti presentati dalle scuole e delle disponibilità espresse dai docenti, il contingente di personale da assegnare alle singole scuole e/o a più scuole di un'area tra loro coordinate, secondo i criteri che si indicano.

A tale riguardo si precisa che per le province coinvolte nelle esperienze pilota e/o comunque destinatarie di unità aggiuntive di personale di cui al D.L. 10 giugno 1994, n. 370 e al D.M. 4 agosto 1994, in sede di definizione della mappa dei bisogni deve trovare prioritaria considerazione la prosecuzione, se validata, delle attività previste dalla normativa citata. Ovviamente, tali attività e le relative risorse confluiscono e sono parte integrante del suddetto piano provinciale complessivo che si qualifica anche per gli obiettivi di efficienza/efficacia che la normativa più recente esplicitamente e pressantemente propone.

3. Il provveditore agli studi, nel definire il suddetto piano, sentite le organizzazioni sindacali, terrà conto dei criteri prioritari che qui di seguito si elencano, sottolineando, peraltro, che l'esigenza di rendere gli interventi funzionali agli obiettivi, richiama e impegna, comunque, una valutazione attenta e responsabile del provveditore stesso, anche al fine dell'assegnazione del personale:

a) progetti di scuole situate nelle aree a rischio individuate sulla base degli indicatori scolastici, socio-economici e culturali afferenti il contesto territoriale di competenza, comunque già a disposizione dell'ufficio scolastico;

b) progetti comunque finalizzati alla realizzazione di:

- attività psicopedagogiche per migliorare le condizioni relazionali, comunicative e didattiche dei processi formativi;

- attività di orientamento educativo, di rimotivazione, di accoglienza e di sostegno, con particolare attenzione ai momenti di passaggio e transizione e con modalità anche di tipo tutoriale;

- attività finalizzate a una migliore valutazione dei processi formativi.

4. La qualità dei progetti proposti, secondo le indicazioni di cui al punto 3, dovrà rispondere ai seguenti requisiti:

- analisi degli indicatori scolastici quantitativi e/o qualitativi riferiti al fenomeno della dispersione e delle cause interne ed esterne alla scuola;

- obiettivo prioritario della prevenzione del disagio e della dispersione scolastica nell'ottica del pieno successo formativo;

- puntuale indicazione delle attività didattico-educative, di laboratorio e di supporto psico-pedagogico;

- organicità del progetto che dovrà essere espressione della più ampia ed articolata collegialità all'interno delle singole istituzioni scolastiche;

- esistenza di un quadro organizzativo collegiale, intrinsecamente coerente e funzionale, al fine di garantire la massima circolarità delle esperienze anche mediante la costituzione di gruppi per aree o per materie, commissioni "su compiti";

- i progetti predetti dovranno altresì contenere l'indicazione di parametri e di indicatori oggettivi per le verifiche intermedie e finali nonché per la valutazione del progetto medesimo e dei correlati processi formativi;

- esistenza di iniziative specifiche per la realizzazione della continuità verticale ed orizzontale sia tra le scuole che nel territorio;

- esistenza di specifiche attività per la più ampia e reale partecipazione degli studenti e dei genitori;

- previsione di organiche, articolate e funzionali attività di formazione in servizio di tutto il personale delle scuole interessate nell'ottica della ricerca/azione;

- ottimizzazione delle risorse e dei progetti in ambito territoriale su reti di scuole.

5. Per quanto riguarda le modalità di utilizzazione dei docenti, nel rispetto delle precedenze previste dalla normativa vigente, il provveditore agli studi, sulla base delle priorità come sopra individuate e delle proposte formulate dall'osservatorio provinciale o dal gruppo di lavoro, procede all'assegnazione del personale docente, tenuto conto dei titoli culturali e professionali dei docenti nonché di specifiche pregresse esperienze, funzionali alla tipologia dei progetti proposti.

A tal fine saranno opportunamente considerate competenze disciplinari specifiche oltre che psico-pedagogiche e metodologico-didattiche per la progettazione, documentazione e verifica delle attività.

Per favorire un impiego sempre più razionale delle risorse e la costituzione di una rete di progetto, si ritiene fondamentale la possibilità di utilizzare in modo flessibile il personale, sia a livello di singola scuola che di area, su progetti mirati, in particolare, alla prevenzione della dispersione scolastica e alla realizzazione di attività di orientamento, nell'ottica della continuità educativa e per un più qualificato rapporto con le famiglie e con le istituzioni del territorio.

Come richiamato in premessa, il provveditore agli studi disporrà prioritariamente l'utilizzazione dei docenti titolari e/o in servizio nelle scuole ove si realizzano i progetti di cui al punto 3; utilizzerà i docenti della dotazione organica provinciale (D.O.P.) per la sostituzione dei docenti titolari nelle attività curricolari o per l'integrazione delle risorse professionali necessarie alla realizzazione delle attività.

L'assegnazione potrà essere disposta per l'intero orario di cattedra o anche per parte di esso, fermo restando l'orario d'obbligo complessivo. Potrà essere altresì disposta su più scuole fermo restando il ruolo di appartenenza del docente e la sede di titolarità.

III - Criteri per l'avvio di un piano operativo integrato interistituzionale

Le esperienze pilota fin qui condotte hanno evidenziato, al fine di ricondurre a progettualità unitaria, anche se complessa, gli interventi in materia, la necessità di prevedere, oltre alle intese regionali e provinciali, la stipula di protocolli aggiuntivi di area, per meglio definire a livello locale organizzazione, ruolo e funzioni degli osservatori integrati e attraverso il diretto coinvolgimento di comuni, distretti, UU.SS.LL., scuole, forze sociali e del privato sociale, sostenere l'operatività e la realizzazione dei progetti.

In relazione a quanto prima detto, si propongono criteri per formulare un piano operativo e per attivare la rete organizzativa e di coordinamento, a livello provinciale e di area, nella prospettiva della formalizzazione dell'osservatorio nazionale e del coinvolgimento di tutti gli organismi nazionali, regionali e locali competenti in materia di diritto allo studio.

Per realizzare l'integrazione operativa sul territorio (scuole, USL, servizi sociali, privato sociale ...) la rete di coordinamento ai vari livelli istituzionali va resa stabile e formalizzata attraverso intese, accordi di programma, conferenze di servizi, protocolli operativi.

Gli osservatori permanenti integrati costituiti a livello provinciale e di area, nelle province pilota, sostenuti dal coordinamento interistituzionale e dagli osservatori a livello regionale, pur nella differenziazione delle esperienze, si sono andati definendo come la struttura operativa che consente di correlare conoscenza del fenomeno, programmazione e organizzazione degli interventi e verifica delle azioni intraprese.

Entrambi gli organismi hanno il compito di monitorare il fenomeno della dispersione scolastica, formulare programmi specifici di intervento, sviluppare una cultura "anti dispersione", attivare e sostenere progetti innovativi nel territorio e nelle scuole, finalizzati al successo formativo.

Il riferimento all'area, intesa come unità territoriale circoscritta caratterizzata da problemi comuni, come l'insieme delle relazioni, delle strutture, delle condizioni ambientali che connotano il contesto anche da un punto di vista sociale, culturale, antropologico, economico, si conferma come scelta metodologica essenziale per favorire la realizzazione di progetti integrati nell'ottica della ricerca-azione.

L'area, intesa anche quale ambito operativo, in particolare per la scuola dell'obbligo, configura i bacini di utenza individuabili a partire da una o più scuole medie rispetto alle elementari e materne di provenienza, favorendo l'obiettivo di rendere sistematica la continuità verticale e orizzontale tra le scuole che esistono sullo stesso territorio e il processo di orientamento in tutto l'arco del sistema scolastico.

A livello socio-sanitario e dei servizi territoriali rimanda alle zone di competenza dei distretti di base e del decentramento amministrativo.

Fanno parte dell'osservatorio provinciale, presieduto dal provveditore agli studi, rappresentanti delle diverse componenti provinciali dell'amministrazione scolastica, degli enti locali, delle istituzioni e degli organismi che abbiano competenza diretta e indiretta sul diritto allo studio e sui problemi dei minori, dei coordinatori e/o rappresentanti degli osservatori di area.

In particolare, l'osservatorio provinciale, che al suo interno potrà essere articolato in commissioni di lavoro, ha il compito di:

- raccogliere dati relativi alla D.S. sulla base degli indicatori scolastici, elaborarli e organizzarli in mappe che consentano una lettura dinamica del fenomeno in rapporto al territorio, delle tipologie di insuccesso, sia in relazione agli stessi ordini di scuola che nel passaggio tra un ordine di scuola e quello successivo;

- concorrere alla definizione degli indicatori socio-economici e culturali utili per la costituzione di una banca dati integrata, nella prospettiva anche di una futura definizione a livello regionale e nazionale, degli osservatori integrati;

- promuovere l'elaborazione e l'attuazione di progetti integrati individuando le aree e le scuole di intervento prioritario;

- assicurare il necessario coordinamento delle iniziative attraverso la costituzione degli osservatori di area;

- favorire il rapporto tra le scuole e gli enti operanti nel territorio;

- concorrere a pianificare gli interventi in modo da attuare la massima integrazione tra risorse della scuola e risorse degli enti locali;

- promuovere con enti e organismi interessati la piena utilizzazione degli edifici scolastici e, qualora non già realizzato, elaborare l'accordo quadro di cui alla C.M. n. 59/1992 anche per favorire una programmazione integrata delle opportunità previste dalla Legge n. 216/1991;

- promuovere e realizzare forme di ricerca e di aggiornamento tra gli operatori dei diversi servizi; contribuire alla elaborazione di strumenti di verifica e di valutazione degli interventi realizzati, in collaborazione con gli organismi regionali, gli IRRSAE, le Sovrintendenze scolastiche, le università.

Dell'osservatorio di area fanno parte gli operatori direttamente coinvolti nella progettazione, gestione e verifica degli interventi e delle attività: capi di istituto, operatori psicopedagogici e/o docenti individuati da ogni singolo collegio, ispettori, rappresentanti dell'ente locale, della USL, dei servizi sociali territoriali, del privato sociale organizzato.

Nell'osservatorio di area, attualmente, per gli aspetti logistici ed operativi, collegato ai distretti scolastici, si individua un coordinatore, in genere tra i capi di istituto che ne fanno parte.

L'osservatorio di area, che al suo interno potrà essere articolato in commissioni di lavoro, ha il compito di:

- raccogliere informazioni sia quantitative che qualitative sul fenomeno della D.S. nel territorio;

- promuovere una cultura "antidispersione" e favorire la partecipazione e l'informazione degli utenti, in particolare dei genitori;

- costruire una mappa delle risorse e dei vincoli per affrontare il problema in profondità;

- indicare gli obiettivi di intervento prioritario, sia in ambito scolastico che extrascolastico, con attenzione al tempo educativo dell'intera giornata;

- individuare e contattare i soggetti e gli organismi che erogano servizi e/o costituiscono risorsa;

- prevedere l'utilizzazione piena degli edifici scolastici;

- formulare un piano integrato di area, attivando reti di scuole sia in orizzontale che in verticale, tra scuola e territorio;

- coordinare gli interventi e verificare l'efficacia degli stessi;

- mantenere un raccordo sistematico con gli osservatori provinciali.

La conoscenza del fenomeno comporta aspetti quantitativi e qualitativi che devono essere rilevati a partire da ogni singola scuola, in base a indicatori omogenei che consentano di raccogliere dati e restituirli secondo informazioni organizzate (dalle mappe di scuola e di area a quelle provinciali, regionali e nazionali riferite sia al livello di dotazione che a quello di prestazione delle istituzioni scolastiche).

In vista di una estensione generalizzata del sistema informativo informatizzato decentrato, per avere in tempo reale informazioni omogenee, e della realizzazione del sistema di valutazione nazionale, si richiamano anche gli aspetti organizzativi sperimentali a livello di scuola.

In ogni singola scuola i capi di istituto, avvalendosi della microstruttura operativa di cui alla C.M. n. 254/1989 e alla C.M. n. 400/1991, di commissioni di lavoro individuate nell'ambito del collegio, del supporto degli operatori dei servizi che collaborano continuativamente con la scuola, promuoveranno:

- raccolta dati per ogni singolo alunno nella scuola (C.M. n. 400/1991 - Foglio notizie alunno - C.M. n. 339/1992 - D.M. 16 novembre 1992 - Continuità educativa) relativi alla carriera scolastica e al fascicolo personale;

- organizzazione dei dati riferiti ai gruppi classe e a tutta l'utenza in rapporto ai singoli indicatori contenuti nel foglio notizie;

- gestione dei dati e modalità di informazione all'interno degli organi collegiali e in rapporto agli operatori del territorio;

- attivazione di tutte le procedure per il controllo dell'adempimento dell'obbligo e della frequenza (monitoraggio relativo alle disposizioni contenute nella C.M. n. 400/1991 e interventi idonei).

Avvalendosi altresì dell'indispensabile azione di coordinamento a livello di area e provinciale degli osservatori, i capi di istituto promuoveranno gradualmente anche:

- raccolta ed analisi dei dati di natura socio-culturale ed economica rilevati dagli operatori dei servizi socio-psico-sanitari o forniti alla scuola dalle famiglie;

- attivazione di prove di ingresso, prove di livello, "screening" per l'assunzione di dati qualitativi relativi agli alunni e ai gruppi classe;

- documentazione sulla identità e storia pregressa della scuola (tipologia dell'utenza negli anni - risorse - qualità degli interventi educativi e metodologico-didattici - rapporti con il territorio - rotazione del personale della scuola ...);

- mappa delle risorse interne alla scuola (strutture - attrezzature - spazi) e attivabili all'esterno;

- valutazione dei punti "forti" e dei punti "deboli" nell'organizzazione didattica e metodologica per favorire la presa in carico effettiva degli alunni difficili e/o deboli, la rimotivazione e il successo formativo;

- elaborazione di "progetti-accoglienza" con particolare riguardo alle classi ponte opportunamente correlati ad attività di orientamento;

- valutazione sull'utilizzazione del tempo scuola e introduzione di criteri di flessibilità in risposta ai diversi bisogni formativi;

- organizzazione di attività curricolari, opzionali ed elettive e adozione di strategie per realizzare una progettazione unitaria e integrata (Non la scuola dei progetti ma il progetto della scuola);

- mappa delle risorse del personale e professionali (competenze - abilità) - individuazione dei bisogni formativi in risposta ai punti forti e deboli prima evidenziati - forme adeguate di aggiornamento.

Riepilogo degli adempimenti

Al fine di favorire la gestione della presente circolare vengono di seguito riepilogati i principali adempimenti previsti:

1. Attivazione dell'osservatorio provinciale o costituzione dell'apposito gruppo di lavoro (parte II, punto 1);

2. Definizione della mappa dei bisogni e individuazione delle aree e delle scuole di intervento prioritario.

3. Esame dei progetti presentati dalle scuole sulla base dei requisiti previsti nella parte II, punti 3 e 4; individuazione dei progetti aventi i requisiti sulla base dei parametri qualitativi dedotti dalle indicazioni fornite nella parte II, punto 4.

4. Determinazione quantitativa delle risorse professionali necessarie per l'attuazione delle attività e dei progetti autorizzabili nel limite stabilito per grado di scuola dalla O.M. 179/94.

5. Individuazione dei criteri per l'assegnazione dei docenti nelle attività secondo principi di continuità e coerenza tra requisiti professionali e caratteristiche delle attività medesime e relativo confronto con le OO.SS. per l'assegnazione del personale.

6. Avvio del coordinamento tra i vari livelli istituzionali e costituzione dell'osservatorio provinciale nelle province che non l'abbiano già precedentemente attivato.

7. Definizione dei compiti dell'osservatorio provinciale con particolare attenzione alle attività di monitoraggio e di formazione.

8. Analisi e valutazione delle esperienze, da realizzare entro maggio, al fine di trarre indicazioni per i progetti e le attività relative all'anno scolastico 1995-96.

Questo Ministero si riserva, comunque, di inviare, in corso d'anno, ulteriore materiale di documentazione afferente alle problematiche fin qui trattate.

Sarà cura del provveditore agli studi portare a conoscenza delle scuole i contenuti della presente circolare e indicare gli strumenti di supporto attivati e disponibili presso l'ufficio scolastico provinciale e nel territorio.

Al termine dell'anno scolastico, il provveditore agli studi invierà a questo Ministero -Ufficio studi, bilancio e programmazione, - una sintetica relazione che illustri le attività svolte, le difficoltà incontrate ed i risultati ottenuti, anche sul piano interistituzionale, al fine di una valutazione quantitativa e valutativa, con particolare riguardo al contingente del personale utilizzato per ogni ordine di scuola e ai criteri posti in essere per la individuazione delle aree e dei progetti.