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LA SCUOLA DEL DOMANI

Progetto di Riforma Globale della Scuola

(linee generali)

(Approvato dalla Consulta Nazionale della Scuola di Alleanza Nazionale il 9/12/96)

PRESENTAZIONE

Sono decenni che la Scuola vive di improvvisazione, di esperimenti frammentari e disarticolati. E, più che di le leggi, si tratta spesso di ordinanze o di semplici circolari ministeriali, che estendono quanto sperimentato da un singolo istituto a tutti gli altri, o chiedono adesione a progetti studiati a tavolino da "esperti" lontani dalla realtà scolastica.

Restituire al Parlamento il diritto-dovere di interessarsi della formazione dei giovani significa, invece, per Alleanza Nazionale riportare al centro del dibattito politico il futuro sviluppo della Nazione.

Immaginare proposte di legge, articolate entro un unico progetto globale di riforma, vuol dire rispondere all'esigenza crescente di organicità.

Aver chiamato nella Consulta Nazionale della Scuola chi da anni lavora a contatto della realtà scolastica ha il duplice obiettivo di non perdere di vista né i problemi locali né quelli nazionali, immaginando l'autonomia - di cui tutti parlano anche a sproposito - in un quadro armonico di rinnovamento istituzionale, che parta dalle dimensioni fisiologiche della società: la persona e la famiglia.

Il nostro è, dunque, un proposito ambizioso, di cui sono ora tracciate le linee essenziali, senza la presunzione di sentirsi depositari della Verità, ma in piena consapevolezza di poter stimolare la riscoperta di un ampio, approfondito e, soprattutto, globale dibattito della Scuola di domani, di cui investire non soltanto gli addetti ai lavori. Alla ricerca di nuove strutture e di nuovi valori.

On. Gianfranco FINI

PREMESSA

In quasi tutti i paesi la Scuola si trova al centro di una crisi che investe tutte le componenti delle società: dai valori ai comportamenti, dalle strutture politiche ed economiche ai mezzi di produzione e al mercato del lavoro. Ogni Paese, ad ogni modo, ha tentato di riformare il proprio sistema scolastico per adattarlo alle condizioni della società in costante trasformazione. Ci si è resi conto, nelle altre Nazioni, del valore strategico dell'istruzione e della formazione nella società contemporanea e quindi della necessità di investire fortemente in esse. Purtroppo in Italia questo non è accaduto: nella Scuola si è preferito "intervenire" in modo limitato, settoriale, non coordinato ed inutile, senza peraltro, le risorse adeguate.

La secondaria superiore non è mai stata riformata; la riforma della Scuola media è del 1963, mentre la scuola materna statale è stata istituita nel 1968; la Scuola elementare è stata riformata nel 1990 ed oggi si rende indispensabile una rivisitazione della stessa; la legge nazionale sulla formazione professionale è del 1978. Se poi si aggiunge che da noi l'obbligo scolastico dura solo otto anni, contro i dieci degli altri Paesi europei e che nelle altre nazioni, oltre all'università, esiste una corposa offerta tecnico-professionale post-secondaria, il quadro è completo.

Di fronte alla necessità del rilancio dell'istruzione e della formazione ad ALLEANZA NAZIONALE è parso indispensabile un ripensamento di insieme che porti all'individuazione di nuovi obiettivi, alla predisposizione delle risorse e delle condizioni necessarie perché la Scuola possa raggiungere davvero quegli obiettivi, ridisegnandone l'organizzazione e la fisionomia complessiva.

Abbiamo predisposto un progetto di riforma globale, dalla Scuola Materna all'Università che, a nostro avviso, vuole avere il merito di ridare coerenza e organicità al sistema e di rilanciare a livello sociale il dibattito sul ruolo della Scuola e della formazione. Abbiamo cercato di costruire un progetto strategico unitario per dare futuro alla nostra Scuola, un progetto che tenga presente la stretta indipendenza tra qualità del servizio scolastico e futuro della continuità nazionale su ogni piano, da quello etico, civile e sociale a quello produttivo, economico e politico, anche ai fini di una partecipazione attiva al processo di integrazione europea.

Se è pur vero che ogni società ha una scuola che è riflesso di una cultura sociologica, economica, psicologica e morale, è altrettanto vero che un sistema scolastico deve differire nel tempo, deve seguire la logica della trasformazione della società. Ed il nostro Paese, oggi obbligato ad accettare la sfida europea, non può non vagliare programmi e curricolari scolastici adeguati.

Per ALLEANZA NAZIONALE la Scuola, attraverso un'attenta e forte politica, deve riprendere la sua essenziale funzione di ispirazione e formazione delle coscienze e deve divenire il principale motore della trasformazione della società.

La Scuola deve essere animata da un serio e preciso concetto della cultura e della vita, una Scuola autenticamente formativa e non aridamente informativa, che abbia come primo fondamento la trepidazione dell'Educatore per l'età dell'adolescente e della giovinezza in questa nostra epoca che agli adolescenti ed ai giovani nulla o quasi ha saputo offrire sul piano degli ideali, delle aspirazioni, delle speranze, dei sogni; una Scuola non ancorata al vieto nozionismo nominalistico della pratica didattica corrente, ma aperta ad ogni conquista di armonia interiore del discente; una Scuola che orienti professionalmente il giovane, ma il cui compito primo e più importante deve essere quello della educazione e della formazione dell'uomo, una formazione non grettamente specialistica, ma operante nell'interno della coscienza umana.

La nostra visione della vita si ispira ai grandi valori umani e spirituali. La Scuola, nel suo compito di istruire e di formare uomini e cittadini, non può prescinderne.

La crisi delle ideologie, lo sconvolgimento degli assetti politici e culturali, costringono al recupero di un nuovo umanesimo solidaristico che ripropone la questione pedagogica della riscoperta di valori fondanti; va riproposta una "civiltà dell'essere". Questo traguardo tocca da vicino anche la nostra scuola sul doppio versante della formazione etico-sociale e cognitiva. In tal senso essa deve superare la attuale crisi d'identità divenendo Istituzione autonoma e forte. Per far questo occorrerà impegnare risorse umane: intelligenze, capacità e competenze tecniche e professionali.

I compiti che si presentano ad una Scuola a base sociale ampia sono complessi, considerato il moltiplicarsi delle responsabilità che la Scuola è stata sollecitata ad assumersi negli ultimi anni. Ma questo nuovo ruolo della Scuola non deve far perdere di vista quello che è certamente il suo compito fondamentale, e cioè, il trasferimento di conoscenze e di abilità dalle generazioni adulte a quelle in fase di formazione ed è proprio questo che giustifica la Scuola come istituzione.

La Scuola per ALLEANZA NAZIONALE, deve basarsi sul rispetto della persona umana; deve perciò esaltare il valore ed il merito individuali - senza trascurare i deboli - attraverso una pluralità di percorsi disciplinari, adatta alle capacità delle persone e consona alle finalità che esse si pongono.

Il nostro progetto punta sulla qualità dell'istruzione e, pertanto, respinge l'appiattimento, l'egualitarismo innaturale, l'unicità dei percorsi scolastici, la scuola parcheggio, le promozioni cartacee, i diplomi facili e senza contenuto, la confusione dei ruoli nel processo educativo.

ALLEANZA NAZIONALE spera di poter parlare coi giovani, farsi da loro ascoltare ed ascoltarli, trovare la via delle loro esigenze e quella del loro cuore.

Contemporaneamente, credendo fermamente nell'alto compito affidato a tutti gli operatori scolastici, intende promuovere un riconoscimento ufficiale delle loro professionalità, per farli uscire dal momento di abbattimento nel quale sono stati costretti ad entrare.

Viviamo in un mondo ricco di contraddizioni e di innumerevoli lacerazioni che non riesce più a ritrovare se stesso. Abbiamo perso il valore della sacralità e quindi dell'Essere, abbiamo dimenticato il valore della Nazione, la menzogna della storia ha prodotto la perdita dell'identità dell'Uomo. La sfida attuale e dell'immediato futuro consiste nel determinare una Scuola che sappia adottare sistemi educativi efficaci ed efficienti a ridare fiducia ai giovani ricreando anche la cultura dei valori.

Il ruolo della Scuola, infatti, non può più essere soltanto il mezzo per introdurre i giovani nel mercato del lavoro, la Scuola deve essere un solido molo dal quale i giovani salpano per navigare lungo tutta la vita in un ambiente in continua evoluzione.

E' la qualità dell'istruzione che determina lo sviluppo del Paese, è la qualità dell'istruzione la chiave di fronte alla sfida del futuro.

Per noi di ALLEANZA NAZIONALE è puro convincimento che se è vero che in Italia si è distrutta la Nazione distruggendo la Scuola, è vero, altresì, che l'Europa potrà essere creata solo attraverso la creazione della nuova Scuola.

On. Angela NAPOLI


SCUOLA MATERNA

La scuola dai tre ai cinque anni non è attualmente pensata dalla parte del bambino. Il modo di concepirla è senz'altro errato; da una parte, infatti, viene considerata una struttura con funzioni preminentemente sociali ed assistenziali e da un'altra appare, per alcuni, utile come anticipazione della scuola elementare. Ne consegue, comunque, una attività programmata che non tiene in alcun conto lo sviluppo psicofisico del bambino.

Noi riteniamo necessario precisare alcuni presupposti di base, perché soltanto da una concezione chiara del "cosa debba essere" ed "a che cosa debba tendere" la scuola materna si può rispondere alle esigenze del bambino e, subordinatamente, a quelle della società.

La scuola materna, nonostante la tenerissima età degli allievi cui si rivolge, è pur sempre una "scuola" e pertanto deve essere data la necessaria importanza alla funzione propriamente educativa. Per noi è assolutamente necessario, pur non disattendendo le funzioni sociali ed assistenziali, riaffermare che il motivo principale dell'esistere e dell'espandersi della scuola materna deve trovare giustificazione, anzitutto, nella più approfondita conoscenza della psicologia infantile e, quindi, nella acquisita consapevolezza da parte delle famiglie e della società di quanto benefico sia, per il fanciullo, il contatto con un ambiente stimolante e reattivo qual è quello della scuola materna.

In preciso accordo con il corretto criterio pedagogico e sociologico che sottolinea il valore fondamentale del gruppo familiare come luogo elettivo di socializzazione primaria, il primo grado dell'educazione non può avere forma di obbligatorietà.

Infine, proprio come conseguenza del valore educativo da noi attribuito alla scuola materna, l'educatore deve essere sempre considerato con pari dignità rispetto al docente di ogni ordine e grado di scuola, sia per il titolo di studio conseguito sia per le mansioni svolte.


SCUOLA DI BASE

La formulazione di un piano di studi ed ancor più la sistemazione di un ordinamento scolastico, devono scaturire da una profonda conoscenza dell'animo umano. Non ci si può certamente basare su criteri meramente "funzionali", inserendo un insegnamento ad un'età piuttosto che ad un'altra: ma bisogna esaminare le fasi evolutive ed in quelle la maggiore, minore o addirittura inesistente, capacità di accepire un argomento dato.

Con un sistema oggi in vigore si sprecano solamente enormi quantità di tempo battendo e ribattendo su argomenti che per il bambino sono privi di qualsiasi interesse e di cui non riesce a comprendere il senso; ma soprattutto si perde l'occasione preziosa di fare acquisire al bambino un patrimonio di abilità e di nozioni, adeguate ai mezzi di cui dispone, le quali, poi, approfondite e coordinate, si comporrebbero in vasti quadri storici, artistici, letterari e - con il sorgere della facoltà di discernimento - potrebbero costituire elementi per una valutazione critica, divenire materia del giudicare ed infine consentire allo studente di spaziare su un panorama ricco di acquisizioni, permettendogli di compiere vaste analisi.

L'esasperazione della didattica e del nozionismo ha portato ad una vera e propria secondarizzazione della scuola elementare e non ha tenuto conto delle reali capacità di apprendimento degli allievi, che sono spesso obbligati ad argomentare a livello concettuale su conoscenze, che dovrebbero acquisire attraverso l'esperienza personale e diretta.

Il risultato di tutto questo è un apprendimento confuso, frammentario e superficiale, al punto che, in alcuni casi, in prima media, i ragazzini sanno poco e niente di tutto, non hanno neanche le basi del leggere, dello scrivere e del "far di conto".

La distribuzione poi degli insegnamenti nell'arco del giorno e della settimana, distrugge la facoltà di concentrazione.

Dovrà essere distinta la funzione didattica dalla funzione sociale e le attività didattiche dovranno essere concentrate nelle ore mattutine, maggiormente idonee all'apprendimento.

La scuola dovrà poi dare la possibilità, alle famiglie che lo desiderano, di far partecipare gli alunni, nelle ore pomeridiane ad attività diversificate non facenti parte della programmazione curricolare e quindi non obbligatoria.

Infine, la separazione, in Scuole Elementari e Medie, del grado di istruzione inferiore riteniamo non sia più adeguata ai nostri tempi; cosa questa, peraltro, richiesta dalla necessità di porre in essere la continuità educativa e didattica.

Da questa analisi della situazione nasce la nostra proposta di Riforma del sistema scolastico italiano. Una riforma globale e organica, che segue l'alunno, poi studente, in tutto il suo percorso scolastico, delineando un itinerario didattico coerente, armonioso, adeguato, efficace, interessante, logicamente congegnato; ma parimenti che rende agevole agli insegnanti il compito di accompagnare il fanciullo in questo delicato cammino.

Dovendo aderire a criteri di fattibilità, la Riforma dovrà essere articolata in tre fasi: a breve, a medio e a lungo termine.

Innanzitutto occorrerà, dopo aver riformulato e riunito i programmi didattici delle Scuole Elementari e Medie, ridistribuire gli insegnamenti nell'arco degli otto anni di studi.

Gradatamente, poi, bisognerà adeguare e qualificare il personale direttivo, docente ed amministrativo. Ed infine si dovrà giungere all'aggregazione delle due Scuole.

Il Piano di studi sarà strutturato in modo che ciascun argomento venga trattato in prospettive sempre più ampie ed in modi qualitativamente diversi, oltreché adeguati alle fasi maturative dell'alunno-studente.

Bisognerà congegnare i programmi di insegnamento, offrirli nei modi e nei tempi adatti, al fine di favorire un'acquisizione delle conoscenze e delle abilità duratura ed armoniosa, attraverso la istituzione dei "cicli didattici".

Per questo occorrerà una rivisitazione dell'organizzazione del personale docente in modo da favorire un insegnamento unitario ed organico e consentire che discipline specifiche, per le quali sono necessarie competenze ed attitudini peculiari, vengano insegnate da docenti specializzati. Pertanto dovrà essere previsto un docente unico, nelle prime cinque classi, per il gruppo di insegnamenti principali, e docenti specializzati per discipline quali: la Religione, la Musica, l'Educazione Motoria, le Lingue Straniere, l'Educazione Artistica, ecc...


ELEVAZIONE DELL'ETÀ PER L'OBBLIGO SCOLASTICO

Il prolungamento dell'obbligo fino al sedicesimo anno di età costituisce ormai una scelta scontata per il nostro sistema di istruzione.

Non possiamo, tuttavia, vedere nell'elevazione dell'obbligo l'occasione per una riforma su basi livellatrici dell'intera scuola media superiore, o almeno dei suoi primi due anni.

L'elevazione di altri due anni dell'obbligo non può e non deve costituire il pretesto per l'individuazione di un nuovo biennio a carattere marcatamente unitario, giacché equivarrebbe solo a procrastinare la dequalificazione dei licenziati della attuale scuola media e metterebbe il sedicenne "scolarizzato" del futuro nella condizione di disporre di una formazione generale o, a seconda dei casi, generica, che lo renderebbe atto solo a proseguire gli studi o ad accettare un lavoro dequalificato.

Il prolungamento della scuola dell'obbligo dovrà, invece, favorire una più armonica formazione della personalità dell'alunno, per permettere a tutti l'acquisizione di una solida cultura di base e consentire a ciascuno il migliore sviluppo delle innate capacità e abilità.

La nostra proposta prevede pertanto un biennio diversificato: i normali bienni propedeutici agli studi della scuola media superiore ed un biennio chiamato "scuola superiore del lavoro" che consente ai giovani scelte responsabili e consapevoli oltreché congeniali alle proprie attitudini e capacità per l'inserimento nel mondo lavorativo.

La scuola superiore del lavoro dovrà rappresentare una struttura integrativa tra lo studio e le esperienze di apprendistato lavorativo, e questo in una fase storica in cui il problema della disoccupazione giovanile ha assunto dimensioni ed aspetti drammatici.

La flessibilità degli orari e dei programmi consentirà di ancorare questo tipo di scuola al territorio e alle sue tradizioni professionali e artigianali, privilegiando sia la ripresa di alcune attività che rappresentano il patrimonio più genuino di civiltà della provincia italiana, sia lo sviluppo delle nuove professionalità.


NUOVO ORDINAMENTO DELLA SCUOLA SECONDARIA SUPERIORE

Il dissennato proliferare di parziali provvedimenti legislativi che sono stati deliberati, soprattutto a partire dal 1969, spesso in contraddizione l'uno all'altro, hanno condotto la nostra scuola sull'orlo del caos, o comunque, non certamente al passo con le esigenze volute dalla società moderna.

E', pertanto, improcrastinabile la riforma della scuola secondaria superiore ponendo fine alla dilettantistica politica delle sperimentazioni che hanno finito col cancellare la finalità delle singole scuole.

La necessaria distinzione all'interno del quinquennio di studi fra bienni propedeutici ed un triennio di prosecuzione ha lo scopo essenziale di sottolineare il carattere di rigorosa specificità che deve qualificare soprattutto gli ultimi tre anni del quinquennio. Pretendere di sacrificare i primi due anni di studio dell'istruzione secondaria superiore in un biennio di studi puramente generici e metodologici significa far perdere ai giovani due dei loro più preziosi anni di formazione.

Il triennio di prosecuzione della media superiore verrà suddiviso in due aree. Nell'area umanistico-scientifico-artistica verrà istituito un liceo unico che accolga anche l'attuale istituto magistrale, e nell'area umanistico-tecnico-professionale un istituto tecnico articolato in indirizzi che dovranno a loro volta essere previsti a geometria variabile per rispondere tempestivamente e sempre meglio alle esigenze del mondo del lavoro.

Il liceo unico avrà essenzialmente carattere propedeutico all'università. Il liceo unico sarà articolato in cinque indirizzi : a) indirizzo classico; b) indirizzo scientifico; c) indirizzo pedagogico; d) indirizzo artistico; e) indirizzo musicale.

L'istituto tecnico è da ritenersi valido (con la rivalutazione del concetto dell'umanesimo della tecnica) sia per la qualificazione alle professioni di medio livello che per la prosecuzione degli studi nelle facoltà e negli istituti universitari congeniali ai vari indirizzi.

L'istituto tecnico si strutturerà in una area didattica comune ad una serie di specifici indirizzi che ne qualificano la formazione tecnico-professionale.


ESAME DI STATO

Siamo tutti convinti che occorra procedere alla modifica dell'esame di maturità attraverso una riforma seria che guardi non alla facciata, ma alla ristrutturazione interna. Andrà assicurata serietà nell'accertamento del livello di maturità raggiunto dagli alunni; ma l'innovazione si dovrà inquadrare nella più vasta strategia di rinnovamento della nostra scuola.

La riforma dell'esame di maturità non dovrà consistere solo in una semplicistica modificazione della commissione, ma dovrà prevedere un esame condotto con intelligenza, con professionalità puntando sulla verifica della reale maturità intellettuale e culturale del candidato.

L'esame di maturità, che assumerà la definizione di esame di Stato, dovrà designare il momento conclusivo e molto serio, di un percorso di studi importante, non potrà perciò essere un qualcosa di astratto, di estraneo che viva una vita diversa da quella che si vive durante l'intero percorso didattico-educativo.

Si renderà, pertanto, necessario strutturare l'esame di maturità su prove che verifichino il grado di preparazione raggiunto dai candidati rispetto agli obiettivi didattici e formativi propri degli indirizzi di studio seguiti e tali, altresì, da verificare la personalità complessiva di ciascuno dei candidati stessi rispetto alle ulteriori scelte da compiere.

L'esame di Stato consterà di prove scritte, di laboratorio e/o pratiche (ove peculiari del corso di studi) e orali.

Le prove scritte saranno tre: una prova di italiano che dovrà tendere ad accertare le capacità espressive logico-linguistiche, critiche e culturali del candidato; la seconda e la terza prove, che potranno avere anche carattere grafico o scritto-grafico o tecnico-pratico, verteranno su due materie caratterizzanti ciascun corso di studi.

Le prove orali - precedute dalla discussione delle prove scritte, cui dovrà darsi ampio risalto - si svolgeranno su tutte le discipline dell'ultimo anno in corso.

La commissione d'esame sarà costituita da un Presidente, da un Vice-Presidente e per un terzo delle discipline d'esame da Commissari esterni, tratti da appositi Albi e da Commissari interni per le restanti discipline.

Particolare attenzione dovrà essere posta nei confronti della valutazione, contraddistinguendo ogni fase della prova di esame da giudizi e voti e distribuendo i voti in percentuali sia alle fasi di esame, sia alla presentazione della scuola sia al curriculum del candidato.


AUTONOMIA SCOLASTICA

L'introduzione dell'autonomia scolastica segnerà una svolta importante nella concezione della Scuola, questa, infatti dovrà necessariamente interagire con i bisogni della società.

Ma proprio perché modificherà la antica concezione della Scuola, l'autonomia non potrà essere definita sommariamente, frettolosamente e senza concretezza di particolari; non basterà, infatti parlare di autonomia organizzativa e finanziaria, occorrerà abilitare tutte le Scuole ad intraprendere iniziative culturali, didattiche e di ricerca tali da intervenire correttamente nei processi formativi degli alunni; occorrerà che tutte le scuole equiparino il livello di partenza: edilizia scolastica, laboratori, biblioteche, palestre, ecc., formazione dei dirigenti e dei docenti.

Non si potrà varare l'autonomia se non sarà ultimato il piano di razionalizzazione scolastica.

Ecco perché Alleanza Nazionale non accetterà formulazioni generiche delle norme di legge-delega, in quanto le stesse potranno diventare contenitori nei quali verrà infilato di tutto.

L'autonomia scolastica dovrà, pertanto, essere varata in modo che non venga disgregato il sistema scolastico pubblico e, quindi, in un quadro di certezze del diritto. Ed è per questo che l'autonomia, pur nel rispetto di ciascuna unità scolastica, dovrà essere costruita entro confini ben definiti che la rendano compatibile con le esigenze di unitarietà nazionale e salvaguardino le stesse.


AUTONOMIA DIDATTICA

Sarà certamente la parte più significativa della riforma. Dovrà riguardare le metodologie, la selezione e l'integrazione dei contenuti, ferma restando la salvaguardia della libertà didattica e metodologica dell'insegnante sulla base dei programmi, e non dovrà costituire una sorta di esercizio ideologico per dar vita al Piano Educativo d'Istituto (P.E.I.) le cui "scelte educative di fondo" finiscono col costituire un programma ideologico-politico.

L'autonomia didattica, proprio perché momento centrale dell'innovazione, dovrà essere circoscritta nei limiti insiti nella permanenza del valore legale del titolo di studio e nella conseguenziale unitarietà nazionale che deve mantenere il sistema pubblico di istruzione.

L'autonomia dovrà prevedere, allora, un curricolo nazionale ed un curricolo flessibile, quest'ultimo utile a creare nella Scuola un rapporto non superficiale tra l'incremento dei saperi, l'evoluzione della società e le differenziazioni territoriali. Andrà assolutamente salvaguardata l'unità del sistema formativo nazionale, pur nella varietà delle scelte organizzativo-didattiche locali.


AUTONOMIA ORGANIZZATIVA E AMMINISTRATIVA

L'autonomia organizzativa si rende necessaria per la migliore utilizzazione delle risorse umane e strumentali: dovrà essere realizzata attraverso un budget orario per ciascuna scuola, tenendo conto del numero degli alunni, dei corsi e della tipologia della scuola stessa. Si dovrà, altresì, superare la distinzione tra organici di diritto ed organici di fatto.

L'autonomia amministrativa dovrà concretizzarsi secondo nuova modalità di autogestione del servizio scolastico in stretta interazione con gli Enti esterni, i quali dovranno acquisire una diversa mentalità nei confronti della Scuola; ma le attività riguardanti rapporti con Enti esterni non dovranno essere da nocumento alle attività curriculari indispensabili per l'attuazione dell'autonomia amministrativa ed organizzativa che dovrà passare attraverso una semplificazione e riduzione delle procedure burocratiche.

Occorrerà, infine, sopprimere gli IRRSAE per favorire in proprio, da parte di singole scuole o consorzi di esse, la formazione/aggiornamento del personale in servizio.


AUTONOMIA FINANZIARIA

Ogni scuola avrà un bilancio, autonomo, costituito dal finanziamento ordinario e perequativo dello Stato, dall'autofinanziamento e dalla gestione delle risorse presenti.

Particolare controllo dovrà essere effettuato sull'intervento perequativo dello Stato, al fine di non creare scuole a diverse velocità.


CONCLUSIONI

Per una attenta e scrupolosa introduzione dell'autonomia scolastica, occorrerà prevedere efficaci controlli e puntuali verifiche attraverso un sistema nazionale di valutazione, in grado di assicurare che ogni Scuola italiana rispetti gli standards minimi che dovranno essere previsti per legge. Alla varietà delle situazioni esistenti attualmente in Italia, dovrà corrispondere un adeguato sistema di monitoraggio, capace di rilevarne le debolezze e le insufficienze e di intervenire in modo integrativo.

L'attuazione dell'autonomia scolastica non può avvenire attraverso strategie frettolose, né può essere creata per decreto, ma soltanto mediante una complessa messa in opera che richiederà tempo ed un monitoraggio sistematico.


SCUOLA E FAMIGLIA

La scuola deve proporsi, come scopo principale, la promozione e la formazione completa della persona, affinché ogni allievo possa tendere al suo perfezionamento nella libertà, attraverso l'assunzione di tutte le sue responsabilità individuali e sociali.

La famiglia, oggi sempre più insidiata dalla insufficienza legislativa, dalla crisi economica e occupazionale, dall'individualismo egoistico, dal consumismo edonistico e, più in generale, dalla caduta dei valori e dei modelli etici tradizionali, dovrebbe essere considerata come la cellula fondamentale della società.

Come tale la famiglia è un gruppo primario al quale la società deve riconoscere il suo fondamentale diritto-dovere all'educazione. Ciò non deve significare che la famiglia e la scuola debbano essere antitetiche e/o alternative l'una all'altra.

Tutto al contrario, fra di esse deve intercorrere la più completa collaborazione con l'intento ben preciso di formare la persona e il cittadino.

I genitori sono i primi e i principali educatori dei figli, a loro compete il diritto di scegliere il tipo di educazione da dare ai propri figli, in accordo alle loro convezioni culturali, filosofiche, morali e religiose.

Ed allora lo Stato deve perseguire il raggiungimento della parità scolastica.

La scuola deve riconquistare la fiducia della famiglia, deve essere una istituzione che collabora con la famiglia, senza sostituirsi ad essa.

Ma anche la famiglia deve riconquistare il suo ruolo educativo e non tendere a delegare alla scuola alcuni suoi compiti.

Famiglia e Scuola, entrambe comunità educanti, devono procedere sinergicamente.

La famiglia ha bisogno della scuola per orientare i ragazzi nel complesso campo del sapere, per l'esercizio di abilità e lo sviluppo di specifiche capacità. La scuola ha bisogno della famiglia per innestare il programma formativo in un processo vitale con caratteristiche peculiari.

Occorrerà, allora, che famiglia e scuola riescano a sintonizzarsi in un progetto educativo unitario, fondato su quadri di riferimento concettuali e valoriali comunemente accettati e finalizzato ad obiettivi da perseguire in sinergia, pur operando su posizioni differenziate.


PARITÀ SCOLASTICA

Per la vera parità scolastica occorre partire dalla concezione che la scuola non statale deve essere un servizio pubblico offerto ai cittadini con le stesse caratteristiche di altri servizi offerti ai cittadini con le stesse caratteristiche di altri servizi offerti dal privato-sociale e convenzionati con lo Stato.

In questa luce il problema scuola statale-scuola non statale, perde i suoi connotati di "guerra di religione" tra opposti fondamentalismi e diventa un problema la cui risoluzione deve non demonizzare la scuola non statale e deve, altresì, porre la scuola statale in condizione di competere ad armi pari.

Occorre ricordare che l'articolo 34 della Costituzione della Repubblica assicura l'obbligatorietà dell'istruzione ed il suo effettivo adempimento, sollevando da ogni corrispondente onere i soggetti cui fa carico tale obbligo e prescindendo da ogni considerazione circa il reddito delle famiglie.

L'assorbimento dell'obbligo scolastico può avvenire con la frequenza delle scuole statali o delle scuole non statali abilitate a rilasciare titoli di studio aventi valore legale ed è perciò ingiustificata discriminazione l'esclusione, di chi assolva la frequenza in uno dei due modi diversi, da provvidenze destinate direttamente agli alunni.

Parità è l'elementare principio di libertà che dovrebbe darsi quasi per scontato in uno Stato in cui vengono rispettati i diritti fondamentali dei cittadini e degli uomini.

Non va dimenticato che la risoluzione del Parlamento Europeo, adottata il 14 marzo 1984, all'articolo 9 afferma che "il diritto alla libertà di insegnamento implica per sua natura l'obbligo per gli stati membri di rendere possibile l'esercizio di tale diritto anche sotto il profilo finanziario e di accordare alle scuole le sovvenzioni pubbliche necessarie allo svolgimento dei loro compiti e all'adempimento dei loro obblighi in condizioni uguali a quelle di cui beneficiano gli istituti pubblici corrispondenti".

Ed è assolutamente scorretto dire che la scuola non statale non va finanziata perché è "la scuola dei ricchi", giacché lo Stato attualmente confina i più poveri in una scuola statale che, operando in regime di monopolio, non è costretta a migliorare.

E' necessario, quindi, dar vita ad un sistema formativo integrato, che tuteli i diritti delle famiglie e contemporaneamente, riqualifichi l'istruzione e la spesa ad essa destinata.

Libertà di scelta della famiglia e riconoscimento giuridico del ruolo pubblico svolto dalla scuola non statale: due pilastri che nella legge sulla parità scolastica non possono mancare.

Il riconoscimento giuridico delle scuole non statali deve essere il punto di partenza per affrontare seriamente il discorso della parità, anche perché legato a questo vi è la difesa del diritto del cittadino a fare la scelta in campo educativo.

La parità, sia chiaro, non può comportare l'automatismo del sostegno alla scuola non statale, con lo Stato ridotto solo ad una funziona erogatoria. Ogni scuola statale e non statale ha il dovere di essere una scuola seria.

E' evidente che solo una compiuta autonomia può dare un nuovo assetto al sistema scolastico e formativo assicurando anche le condizioni per la realizzazione della effettiva parità.

La realizzazione dell'autonomia e della parità implica la creazione di un modello generale dell'istruzione che definisca:

  1. le condizioni di accesso, cioè gli standards educativi, organizzativi e gestionali che dovranno essere garantiti per poter accedere al finanziamento pubblico;
  2. gli strumenti di controllo e di verifica per garantire la qualità delle prestazioni ed il rispetto delle intese.

Le scuole non statali che non accetteranno i vincoli ed i controlli dello Stato, non potranno trovare sostegno da parte della spesa pubblica.

Andranno quindi ridefinite anche le modalità di distribuzione e di gestione delle risorse che complessivamente la comunità nazionale determina per soddisfare la domanda di istruzione e di formazione, privilegiando quelle modalità che meglio garantiscono la libertà di scelta delle famiglie e dei giovani.

Per Alleanza Nazionale la parità scolastica dovrebbe essere realizzata attraverso la emanazione di un "bonus virtuale" che ponga ciascun cittadino in grado di "spendere" il suo diritto a conseguire l'istruzione obbligatoria in regime di gratuità in qualsiasi struttura scolastica, statale e non statale.

Il "buono scuola" verrebbe erogato, in ragione di costo unitario per alunno determinato statisticamente, alle singole Scuole. Non ci sarebbe, così, denaro "contante" consegnato alle famiglie.


ORIENTAMENTO SCOLASTICO

Il problema dell'orientamento scolastico è divenuto oggi centro di crescente attenzione da parte di operatori scolastici, psicologi, sociologi, educatori, politici. I processi che determinano la scelta scolastica e professionale sono molto complessi, perché investono l'intera personalità del discente e seguono il suo evolversi e maturarsi.

Orientare l'allievo deve significare da una parte aiutarlo a crescere, rendendolo cosciente delle sue attitudini, possibilità, limiti e condizionamenti, dall'altra informarlo della pluralità delle alternative che ha di fronte, in modo che possa giungere a scelte realistiche e responsabili.

Si tratta pertanto di un problema più educativo che tecnico, poiché si inserisce nel processo di maturazione globale della persona e continuato nel tempo più che momentaneo, in quanto si colloca fin dai primi anni di scolarizzazione in un processo di educazione permanente. E appunto per questo l'orientamento non può considerarsi solo al momento della scelta come fatto di emergenza, bensì richiede una giusta collocazione nell'ambito della formazione globale della persona.

Il problema dell'orientamento scolastico non può dunque essere disgiunto da quello professionale. Deve esserci congruenza fra la scelta degli studi e la scelta del lavoro: l'orientamento infatti deve riguardare tutto l'itinerario formativo, favorendo da parte degli studenti una comprensione critica del sé e del rapporto con la realtà del mondo del lavoro, e quindi, la maturazione di una scelta che superi i condizionamenti ai quali si è inevitabilmente sottoposti sia da parte della famiglia che da parte della società.

Perciò la scuola, accanto e con la famiglia deve essere sede in qualche modo privilegiata di una corretta azione orientativa, azione di cui i giovani non restino più oggetto destinatario dell'intervento altrui, ma diventino protagonisti e collaboratori attivi, insieme agli altri operatori del loro progetto futuro di vita.


FORMAZIONE PROFESSIONALE

La formazione professionale deve costituire un servizio di interesse pubblico ed essere strumento della politica attiva del lavoro. Essa deve servire all'acquisizione di una cultura professionale e rendere effettivo l'esercizio del diritto al lavoro.

Il sistema formativo professionale, che deve rimanere di competenza regionale, dovrà essere rivolto all'orientamento, alla qualificazione, alla specializzazione, all'aggiornamento, al perfezionamento, alla riqualificazione dei lavori; dovrà anche fornire una preparazione culturale ed una flessibilità che renda le persone capaci di adeguarsi ad un mercato del lavoro sempre più in movimento.

Il sistema regionale di formazione professionale deve essere organizzato in coerenza col sistema scolastico generale quale risulta dalle leggi statali.

La programmazione e l'attivazione dei corsi professionali devono essere fondate sulla evoluzione del mercato del lavoro e sulle previsioni del suo andamento qualitativo e quantitativo, in stretto raccordo con le prospettive e le esigenze di occupazione. Pertanto, il sistema formativo deve prevedere l'alternanza tra cicli di studio ed esperienze di lavoro.

Al fine di acquisire gli elementi conoscitivi necessari in materia di programmazione socio-economica e di orientamento e formazione professionale, le Regioni devono istituire osservatori permanenti del mercato del lavoro.


CORSI POST-DIPLOMA

Oggi il mercato del lavoro richiede figure professionali specifiche e personale in grado di gestire contemporaneamente più risorse.

La formazione professionale è diventata un mezzo importantissimo per avvicinarsi più rapidamente al mondo del lavoro e delle grandi aziende.

Naturalmente occorrono un nuovo impianto culturale e formativo della scuola secondaria superiore e nuove finalità conseguentemente assegnate ai percorsi in essa compresi tali da soddisfare l'intera domanda di competenze professionali che i mondi del lavoro, delle professioni e dei servizi richiedono.

La formazione di competenze a carattere specialistico dovrà essere affidata, ai vari livelli, a segmenti formativi post-scolastici, caratterizzati da forte integrazione di formazione teorica e formazione pratica e da un rapporto diretto con il sistema produttivo. Questa è la ratio che dovrà sostenere la istituzione di un livello di studi superiori non universitari collocati in uscita dalla scuola secondaria superiore per la formazione di tecnici specialisti di livello medio-alto. Rimane inteso che la scuola secondaria superiore continuerà ad essere terminale degli studi scolastici e, pertanto, va sottolineato il carattere di non obbligatorietà della prosecuzione in corsi post-secondari.

La funzionalità specifica dei corsi dovrà essere rapportata all'evoluzione della domanda.

Occorrerà, quindi, una seria programmazione nazionale attenta al fabbisogno del sistema produttivo in senso ampio e alle prospettive di libera circolazione della manodopera nel Mercato Unico Europeo.

Particolare attenzione dovrà essere posta all'individuazione dei livelli di interazione istituzionale che saranno: Ministero della Pubblica Istruzione, Ministero degli Esteri, Ministero del Lavoro e Regioni.


LE PARI OPPORTUNITÀ NELL'ISTRUZIONE

La Scuola ha un compito fondamentale nel cambiamento di mentalità, atteggiamenti, modelli culturali, nella percezione dei valori e nell'orientare ad essi i giovani.

Aprire la scuola al discorso delle pari opportunità donna-uomo significa educare ragazze e ragazzi ad assumere con più matura consapevolezza il proprio posto e la propria corresponsabilità nella società.

Le ragazze ed i ragazzi sono bisognosi di essere aiutati a conoscere ed a capire se stessi, a cogliere capacità, tendenze e vocazioni ed a correlare questa conoscenza di sé con un mondo esterno che è fatto di cultura, che è fatto di economia, di lavoro e non lavoro, di una serie di aspetti che caratterizzano poi la drammatica realtà dell'oggi, difficile e in crisi.

E dovrà essere proprio la scuola, a nostro avviso, a farsi carico della cultura delle pari opportunità, non per esaltare le differenze, ma con grande aspetto ed accettazione della reciproca differenza; sarà la scuola che, attraverso le necessarie riforme ed il relativo sistema di orientamento, dovrà porre le giovani generazioni a vivere in termini di parità l'accesso alle professioni, alle carriere e al lavoro.

La scuola è il luogo sociale per eccellenza per i giovani, il luogo di incontro, di scambio di esperienze, conoscenze ed affettività, essa deve educare alla crescita le nuove generazioni di donne e uomini nella reciproca relazione, nel rispetto delle diversità di genere.

Questo intreccio di relazioni tra generi e generazioni, per un'armonica crescita dei giovani deve divenire un obiettivo educativo e formativo prioritario delle pari opportunità nell'istruzione e per esso occorre lavorare e progettare affinché la scuola italiana divenga sempre più il luogo in cui, attraverso il rispetto e la valorizzazione delle giovani identità, femminili e maschili, si prepari un futuro di rinnovato e più ricco scambio tra donne e uomini, un futuro in cui il grande insegnamento che viene dal rispetto per le differenze che esprimono le ragazze e i ragazzi nella loro appartenenza di genere sessuale, apra le porte al rispetto ed alla valorizzazione di tutte le diversità.


ORGANISMI DI RESPONSABILITÀ E DI PARTECIPAZIONE

In una riforma globale della Scuola non possono non essere revisionati gli organi collegiali che, dai decreti delegati del 1974, escono, certamente con un bilancio fallimentare.

Il sistema degli organi collegiali d'istituto e territoriali saranno necessariamente collegati al modello di autonomia scolastica, dovendo coerentemente contribuire alle finalità che lo stesso disegno autonomistico persegue.

La revisione degli organi collegiali si rende, altresì, necessaria al fine di evitare genericità, ambiguità, duplicazione, sovrapposizione dei vari organi e per contenere i rispettivi e derivati rischi di svuotamento e di conflittualità alcune volte registratisi.

Tra gli organi collegiali d'Istituto, dovrà essere istituito il Consiglio di Presidenza, formato dal Capo d'Istituto e dai collaboratori, nonché dal coordinatore amministrativo.

Il Consiglio di Amministrazione dovrà poi sostituire l'attuale Consiglio d'Istituto e l'attuale Giunta Esecutiva.

Tranne che per gli organi collegiali costituiti da soli alunni o da soli genitori, la Presidenza dovrà essere assegnata al Capo d'Istituto responsabile e garante dei risultati del servizio.

Il Consiglio scolastico distrettuale, rivisitato nella sua composizione, dovrà avere funzioni di coordinamento, impulso e programmazione con le varie unità scolastiche territoriali.

Il Consiglio scolastico provinciale, ridimensionato nella sua composizione dovrà avere la funzione della gestione delle istituzioni scolastiche, del personale della scuola, della definizione degli organici e del controllo dello stesso personale e dell'edilizia scolastica.

Il Consiglio Nazionale dell'Istruzione, anch'esso ridimensionato e maggiormente qualificato nella sua composizione, dovrà avere il compito di programmazione, coordinamento, assistenza e verifica delle autonomie scolastiche.

In tutti gli organismi di responsabilità e di partecipazione, tranne che nel Consiglio di Presidenza, andrà previsto l'adeguato inserimento della componente degli studenti.


RECLUTAMENTO DEI DOCENTI E RELATIVA PROGRESSIONE DI CARRIERA

In una scuola rinnovata è indispensabile attuare la valorizzazione della centralità degli operatori scolastici.

La riconquista della qualità del nostro sistema scolastico non può non passare attraverso il pieno riconoscimento e la doverosa valorizzazione della specificità professionale dei docenti. Il tutto dovrà avvenire attraverso una nuova forma di reclutamento del personale docente ed una revisione contrattuale che preveda la possibilità di carriera per il citato personale.

L'insegnamento va pensato e rispettato come professione, distinta dal semplice dottorato.

In ogni corso di laurea andranno, pertanto, inseriti, per chi vorrà dedicarsi all'insegnamento, esami specifici, con adeguati tirocini praticati presso le scuole pubbliche.

Il personale laureato, che avrà sostenuto, durante il corso di laurea, gli esami specifici utili all'insegnamento, dopo aver superato l'Esame di Stato per l'abilitazione all'insegnamento, potrà iscriversi all'Albo Nazionale dei Docenti.

Al fine sia di garantire la qualità della preparazione culturale necessaria all'insegnamento che la tutela dei docenti tutti, verrà istituito, come per tutte le altre professioni, l'Ordine Nazionale dei Docenti per le scuole di ogni ordine e grado.

L'Ordine Nazionale dei Docenti ha personalità giuridica di diritto pubblico, esercita la funzione di tenuta dell'albo e quella di controllo sulla disciplina degli iscritti.

L'iscrizione all'albo è obbligatoria per l'esercizio dell'insegnamento.

I docenti sono iscritti in distinti elenchi, con l'indicazione delle discipline per cui hanno superato il corrispondente Esame di Stato.

Le singole istituzioni scolastiche provvederanno alle assunzioni del nuovo personale docente attingendo dagli elenchi degli iscritti all'Albo di ogni singola Regione.

La progressione di carriera, su richiesta, potrà avvenire, dopo dieci anni nel ruolo di appartenenza mediante:


DIRIGENTE SCOLASTICO

Condizione necessaria per realizzare un nuovo assetto del sistema scolastico, con la piena funzionalità delle Unità Scolastiche, è la rivisitazione della funzione del Capo d'Istituto da concepire come Dirigente Scolastico non più prigioniero di un ruolo burocratico ed esecutivo, ma soggetto responsabile e garante della conduzione unitaria, coerente ed efficace delle singole Istituzioni.

E' chiaro che considerata la vastità delle attribuzioni del Capo d'Istituto, la sua funzione non è assimilabile a quella del docente, del quale deve pur condividere funzioni e competenze per l'opera di promozione e di coordinamento di natura tecnico-educativa richiestagli.

D'altra parte l'articolo 32 del nuovo contratto collettivo di lavoro prevede una dirigenza scolastica non assimilabile a quella amministrativa prevista dal Decreto Legislativo n.29 del 1993.

Questo significa che dovranno prevedersi specifiche disposizioni tali da collocare in un'area distinta nell'ambito del comparto scuola, la dirigenza scolastica.

Il profilo professionale del Capo di Istituto in Italia è, allo stato attuale, alquanto incerto data la commistione di funzioni attribuitegli. Infatti, se da una parte il Capo d'Istituto assolve alla rappresentanza legale della scuola che presiede con le caratteristiche di un dirigente, dall'altra appare come organo tecnico preposto all'attuazione di piani, progetti ed obiettivi.

E' chiaro che con il passaggio all'autonomia scolastica il Capo d'Istituto dovrà diventare titolare di una responsabilità totalmente diversa, nella natura e nella portata, rispetto alla situazione attuale.

Il Capo di Istituto dovrà:

  1. assumere il compito della conduzione unitaria della rappresentanza giuridica della scuola attraverso tutti gli atti relativi alla promozione, al coordinamento ed alla vigilanza dell'intera organizzazione;
  2. assicurare una competenza tecnica e specifica che gli consenta di individuare i bisogni dell'utenza e conseguentemente organizzare, promuovere e valutare risposte che risultino congruenti ai bisogni stessi;
  3. assumere nel contesto di una scuola dinamica, un ruolo tale da evitare conflittualità e contraddizioni nelle varie istanze formative;
  4. rendere fattibile e funzionale, attraverso l'elaborazione, la promozione e l'adozione dei provvedimenti amministrativi ordinari, il perseguimento degli obiettivi istituzionali della scuola.

Per la citata complessità delle funzioni che il Dirigente Scolastico è chiamato ad esercitare, dovranno essere configurate nuove procedure di reclutamento, che attestino, innanzitutto, le reali attitudini al ruolo e che siano reale strumento di formazione professionale.

La nuova forma di reclutamento verrà articolata in quattro fasi:

I fase - Prove scritte di accesso alla frequenza di una Scuola Superiore di formazione.

II fase - Frequenza di un corso biennale di livello universitario presso una Scuola di Formazione.

III fase - Concorso di accesso al ruolo dirigenziale attraverso prove oggettive articolate in relazione ai contenuti ed alle attività del corso. Compilazione della graduatoria degli idonei.

IV fase - Nomina in ruolo. Prova (biennale) con obbligo di permanenza nella stessa sede per almeno un triennio.


HANDICAP E SCUOLA

La legge quadro n 104/92 che ha affidato alla scuola i compiti attinenti alla realizzazione del diritto all'educazione e all'istruzione delle persone con minorazioni fisiche, psichiche o sensoriali non ha avuto piena validità e pertanto si rende indispensabile una sua revisione. E' mancata la necessaria collaborazione ed integrazione fra i diversi servizi ed i diversi operatori chiamati a garantire l'integrazione delle situazioni di handicap.

Innanzitutto andrà prevista una intesa tra i Ministeri che sovrintendono agli Enti e servizi impegnati nelle attività di integrazione: Ministero della Pubblica Istruzione, Ministero della Sanità, Ministero degli Interni, Ministero degli Affari Sociali e Ministero della Ricerca Scientifica.

Andranno, poi, attuate forme che superino la separatezza e la marginalizzazione del cosiddetto "docente di sostegno" per giungere a forme di completa e concreta "contitolarità"  che lungi da essere forme solamente dichiarate si identifichino con la completa "contitolarità" della responsabilità della azione di integrazione.

A questo proposito occorrerà riverificare le modalità con cui attualmente vengono assegnate alle singole scuole le risorse di docenza da destinare al sostegno per la integrazione ed andrà prevista una nuova forma di reclutamento e di specializzazione del personale. Andranno aboliti gli attuali corsi biennali di formazione per docenti di sostegno, e dovranno essere previsti appositi corsi di specializzazione post-laurea; i docenti specializzandi per l'insegnamento di sostegno dovranno svolgere un anno scolastico di tirocinio presso scuole statali.

Per il reale inserimento degli alunni portatori di handicap andranno poi verificati i seguenti punti:

  1. se ed a quali condizioni è realizzabile l'inserimento attivo degli alunni portatori di handicap nel contesto socio-economico attraverso la formazione scolastica;
  2. se la scuola, conservando le specifiche finalità assegnatele, può farsi strumento di transizione alla vita attiva di portatori di handicap;
  3. quali tipologie di handicap tale processo possa riguardare;
  4. quali modalità operative debba mettere in atto la scuola, quali modalità di interazione e quindi quali strumenti e condizioni organizzative debba attuare.

Occorrerà infine prevedere delle indispensabili limitazioni, con l'esclusione di quei casi che, per particolare gravità, non possono essere gestiti all'interno di una normale struttura scolastica.

Per la soluzione delle problematiche connesse ai casi "gravissimi" sarà necessario prevedere la costituzione di centri attrezzati presso una scuola per ogni distretto.


MINISTERO DELLA CULTURA

Non v'è dubbio che la necessità della revisione degli assetti organizzativi e funzionali è particolarmente avvertita nel settore della pubblica istruzione. Ed anche se la revisione del Ministero della Pubblica Istruzione deve essere collegata all'interno della più generale riforma dell'amministrazione statale nel suo complesso, non possiamo non evidenziare come l'organizzazione del Ministero, nelle sue strutture centrali e periferiche, condiziona anche la qualità del servizio scolastico.

Il Ministero dovrà assumere la nuova denominazione di Ministero della Cultura ed esso dovrà accorpare i Ministeri della Pubblica Istruzione, della Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica, dei Beni Culturali, nonché il Dipartimento per lo Spettacolo.

Oltre che all'accorpamento dei Ministeri, si dovrà tendere ad un effettivo decentramento funzionale interno. E ciò mediante la diffusione delle responsabilità e potestà decisionali.

Nella riorganizzazione del Ministero, la figura del Ministro dovrà tornare ad essere quella di un organo di superiore indirizzo nell'ambito delle proprie competenze.

Le funzioni saranno così suddivise:

A completare il modello dovrà esserci poi, con funzioni simili alle attuali, la Divisione.

Nell'attuale contesto risulta indispensabile decongestionare l'attività amministrativa, trasferendo dal centro alla periferia la emissione di atti di gestione, il decentramento di alcune potestà decisionali, dislocandole fra gli organi periferici, per consentire che l'azione sia rispondente alle esigenze di quelle realtà locali con le quali le istituzioni scolastiche sono chiamate ad interagire ed a confrontarsi.

Nella fase di costruzione delle autonomie scolastiche, che comporterà il mutamento radicale del modo di essere dell'intero sistema, al cui centro verrà posta la scuola come erogatrice di un servizio, il Ministero per la Cultura sarà chiamato a riappropriarsi coerentemente dei suoi fondamentali compiti istituzionali, ovvero quelli di indirizzo, di coordinamento, di programmazione, di controllo e di valutazione.

In un sistema di autonomie dovranno pur sempre configurarsi dei centri di imputazione delle problematiche di ciascun segmento di istruzione, in quanto, pur nella coerente articolazione dei processi formativi, che debbono essere raccordati per un principio di continuità educativa, rimangono esigenze di guida dei singoli settori, ognuno dei quali conserva le proprie peculiari caratteristiche e finalità, tanto che ciascuno di essi si conclude con il rilascio di un titolo di studio con valore legale.

La riforma dell'apparato amministrativo non potrà certo riguardare solo il Ministero inteso come Amministrazione Centrale, ma dovrà essere ovviamente estesa anche all'Amministrazione scolastica periferica, la quale dovrà essere potenziata, soprattutto a livello regionale, affiancandole ai compiti di gestione, attività di assistenza, consulenza e programmazione territoriale.


VALUTAZIONE DEL SISTEMA SCOLASTICO

In tale prospettiva ai Provveditorati agli Studi dei capoluoghi di Regione, verranno demandate le attribuzioni delle attuali Sovrintendenze Scolastiche che saranno abolite e gli stessi Provveditorati dovranno costituire il punto di snodo della politica scolastica nazionale sul territorio, il raccordo fra le funzioni statali e le funzioni regionali in materia di istruzione.

Ponendo mano ad un complessivo riassetto del sistema scolastico si rendono indispensabili strumenti di verifica e valutazione del funzionamento del sistema scolastico ai vari livelli.

Le procedure di verifica-valutazione, proiettate al miglioramento dell'esistente, principalmente nel nuovo regime delle Autonomie scolastiche, devono poter produrre i necessari correttivi delle disfunzioni riscontrate all'interno del sistema.

Andrà quindi attuato un sistema di controlli che garantisca:

  1. la tutela del diritto dell'alunno ad una prestazione educativa e didattica adeguata e commisurata alle proprie potenzialità;
  2. la conformità dell'intervento formativo agli obiettivi fissati dallo Stato;
    1. gli standards minimi di produttività del servizio scolastico.

Andrà distinta la questione della valutazione/verifica da quella dei controlli.

  1. QUESTIONE DELLA VERIFICA /VALUTAZIONE

A livello di singola unità scolastica i processi di valutazione dovranno coniugare la didattica, la progettualità e la gestione interne.

A livello di circuito nazionale dovrà essere definita la politica di programmazione e di indirizzo del servizio nazionale scolastico.

  1. QUESTIONE DEI CONTROLLI

I controlli andranno azionati in via ordinaria e continuativa dal Dirigente scolastico, in via sistematica e periodica da specifici organi dell'Amministrazione Scolastica Centrale ed in via straordinaria su specifica e necessaria richiesta.

Per la questione della verifica/valutazione il controllo si eserciterà:

Per il resto il controllo si eserciterà sui deliberati e sulle iniziative degli organismi di responsabilità e partecipazione delle unità scolastiche.

INDICE


Presentazione

Premessa

Scuola materna

Scuola di base

Elevazione dell'età per l'obbligo scolastico

Nuovo ordinamento della scuola secondaria superiore

Esame di stato

Autonomia scolastica

Autonomia didattica

Autonomia organizzativa e amministrativa

Autonomia finanziaria

Conclusioni

Scuola e famiglia

Parità scolastica

Orientamento scolastico

Formazione professionale

Corsi post-diploma

Le pari opportunità nell'istruzione

Organismi di responsabilità e di partecipazione

Reclutamento dei docenti e relativa progressione di carriera

Dirigente scolastico

Handicap e scuola

Ministero della cultura

Valutazione del sistema scolastico


Responsabile: On. Angela NAPOLI

Con la collaborazione di:

Anna Maria Albano

Manfredo Anzini

Domenico Caroprese

Serena Cortinovi

Giovanni Ruggiano

Aldo Zandi


Questo file è stato prelevato dal sito Internet della Federazione provinciale dei Circoli di Alleanza Nazionale di Piacenza (http://www.anpiacenza.org).

Versione elettronica redatta il 12 marzo 1997. Liberamente distribuibile. Vietato apporre modifiche o aggiunte. Vietata la distribuzione a scopo di lucro.